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st64 Apr 2013
I want.......
Quiero un corazon, lleno d'amor
Un corazon.

A heart.....
Por que tu no esta ahi?
Soy tan solo, tu no esta ahi.

Full.....
Toco justo guitarra, por te olvidar
Por que tu no esta ahi?
Soy tan solo, tu no esta ahi.

Of.....love.
Donde es mi corazon?
Creo esta perdido.


S T,  6 Abril 2013
Un poco de amor....

Corazzzzzzzzon!
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
d3x Apr 2014
Quién menos pensé, me necesitaba.
Nunca imagine que alguien tuviera la necesidad de mi palabra, de escuchar mi voz, de saber que estoy ahi. De saber que aunque no me tiene cerca, de saber que no me tiene a su lado estoy y estare ahi. De sentirme cerca, sentir mi alma tan pura ahi. Quien menos pensé, tenia la necesidad de mi.
Alimentarse con un ser tan puro, como lo era yo.
Saber que tenia alguien a su lado, saber que podia confiar en alguien. En alguien que realmente valía la pena. El sentir que podia abrir sus heridas a alguien. Sentir que su alma podia llenarse de esperanza. Sentir que todo podria cambiar al abrirse, al abrir su ser interior. Al dejar salir un tipo de "yo interior" con alguien que entenderia perfectamente. Alguien que no iba a permitir que su alma, se fuera al vacio una vez más.
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
Vierra Apr 2017
Light will give way to darkness, ever challenging for the attention of mere mortals.

The dark will be thick and comforatable. A dim ahi flickers in pō and ka noe. It will be delightful when ke ahi make.

Lā will return and the shade will be the only cool the natives will have.

The gods smile in the background, ever watchful of the dance.

Lono and Pele dance in rythem, while Kūkailimoku kahea with Hi'iaka.

It rains here in Waianae because she loves me, the one from yellow and red. Bird feathers are her drapes of honor and bloodline. The anae will run again as the rivers open because of the ua. Her particular nature revolves around the seasons of unordinary times when plants are fed and coffee is feasted.

I am a drunkard of blood that does not belong to me. She is the one whom I yearn to taste. The blood of Royalty above Royalty.

Please hear my words that I cannot speak of.

He mea iki, Ka ikaikakapu. I am of Oahu and she is of Hawai'i.
Only a sea's voyage away.
Tuesday Pixie Nov 2014
I have a right to stand
I'm claiming it now.

Turangawaewae; 'a place to stand'
Is a deep empowerment from the land
Learnt through ancestral connection
Strengthened through ahi ka; 'keeping the fires burning'
Well, my ancestral stories ain't so impressive
There were few battles
Though my granddad worked for the air force in world war two
- As an accountant
We didn't encounter the gods or try to bring down the sun
Though when my Grandma arrived here she built up the soil
Soul of the Earth
For 70 years
As the city sprang up around her
And my mother aged 11 played follow the leader with a goat in the next door construction site
Where her house is now
My uncle found an old mans false teeth in a cup
Climbing through an abandoned house
My aunt visited James K Baxter's Jerusalem
She wasn't a fan of his poetry
But his wisdom spoke to her
My other aunts jumped through the neighbours trees
Who threatened to shoot them
My father followed my mother here
After her O.E with my sister in the oven
He ******* about John Key as much as anyone
And praises this land; it is home.

I stood on a windy cliff surrounded by pohutukawa and learnt the whisper of the sea
Roughing it on an island I tried determinedly to turn into a pukeko
I got my first cut, bruise, scrape from this land
My first breath, poem, touch of a violin, my first kiss was here
I know the rough patches, the fringe scene, where the best soil is
(It's at my grams house)
I know how to spot a drug house, which cafes will let us jam, where the open mics are 5 days of the week.
I know Kirikiriroa.

My fires have been burning
And I have a right to stand
I have learnt through my own evolution
Through Janet Frame's railroad country
Through a history
Cities growing and spreading
They weren't just here
As it has always seemed to me.

The countryside, what was here before?
Landscapes of forest and mountain
Familiar yet unknown to me.

When I go away I will know the difference
When I return I will know this land
The depth recognized through contrast
Defined by difference
As the sun and moon complement
Light and dark
Sorrow and joy
And,
As in yin and yang
I will know nothing is completely separate.

When I go away I will know
So fully
And I will return and say:

This is my place to stand
My turangawaewae
My Aotearoa
Turangawaewae means 'a place to stand' in Maori. This is often linked to the marae as the foundation and is about inner strength and confidence to stand as well as an external right to stand. It has links to rights to a space which are kept through ahi ka 'keeping the fires burning' - tending to your land, looking after it, utilising it. If the fires are not kept burning for three consecutive generations the right to the land is extinguished. A right to land can be claimed through ancestral connection to the area, by reciting the stories of your people. I don't really have those, I'm mostly English. But it is also about a deep connection to land, and being empowered by this. My connection to this land is undeniable. My right to stand is connected to this. I feel grounded in a culture I've only partially been touched by, my roots are so deep in this soil and intertwined with theirs. http://www.teara.govt.nz/en/papatuanuku-the-land/page-5
Elena Ramos Jan 2017
Cuando daba por perdido todo, entonces me encontre con la luz. No tuve miedo por un momento ya que todo el dolor que sufria habia desaparecido. Era entonces que descubri que habia muerto. Mi enfermedad me agarro por sorpresa al igual que todos. No dio tiempo ni de un solo suspiro para darnos cuenta que habia terminado sin antes haber comenzado. Fue una batalla donde yo no tuve lugar alguno. Mi cuerpo era un extraño que atormentaba mi alma y ganas de vivir. Esa luz era el tunel de mi salida. Al darme cuenta, algo tarde, habia desalojado mi cuerpo. Fue entonces que habia muerto, pero mi alma estaba perdida en un infinito sin entrada ni salida. Sometida a una tortura toda mi vida y en un abrir y cerrar de ojos se esfumo. La luz brillaba tanto que penetraba hasta mis pensamientos. Luego de un rato, el camino se volvio algo magico, ya no tenia miedo y solo pensaba en lo hermoso que era. Mi cara era hermosa sin signos de tristeza o dolor que algun dia vivieron en mi. Entonces ahi deje mi cuerpo y mi alma floto hasta lo mas alto donde era libre y lo mejor era que podia ver lo que yo quisiera. Busque a mi madre y trate de abrazarla, ella no me sentia pero le susurre al oído que la amaba. Para mí sorpresa ella sonrió. Abandoné ese escenario y me fui al jardín mas bello donde veia peces nadar y flores de todo tipo. Poco  a poco me desvanecia hasta que mi persona desaparecio y fue ahi donde algun dia existi y todo lo que vi fue real pero me llevaba un recuerdo que espero no perder donde sea que este.
Santiago Jun 2015
Ya me voy para siempre
Para nunca volver
El amor que yo quise
No me quiso querer

Ya me voy derrotado
Me duele el corazon
Por que el amor de mi alma
Por que el amor de mi alma
Solito me dejo

Voy a vagar, por ahi
Trataré de pasar
Mi vida mas tranquila
Si sigue este dolor
No le sorprenda que
Mi hogar sea una cantina

Ya me voy derrotado
Me duele el corazon
Por que el amor de mi alma
Por que el amor de mi alma
Solito me dejo

Voy a vagar, por ahi
Trataré de pasar
Mi vida mas tranquila
Si sigue este dolor
No le sorprenda que
Mi hogar sea una cantina

Ya me voy derrotado
Me duele el corazon
Por que el amor de mi alma
Por que el amor de mi alma
Solito me dejo
Aaron LaLux Jul 2016
Vegas Baby


Eating sushi,
in the center at the top of the pyramid,
this is The Life,
point blank period.

Hamachi Ahi,
uni unagi,
we eat everything,
up to the last big fish in all the seven seas,
seven seas seven sins,
at the table gamblin’,
wash it all down with all green everything,
green dollars green eyes,
green grass green tea,
from poor to rich tables turn lights switch look how the pendulum swings.

Eating sushi,
in the center at the top of the pyramid,
this is The Life,
point blank period.

Built on the backs,
of high hopes and low self esteems,
where every game is fixed,
and sits upon a million broken dreams,
see I’ve seen,
a man lose everything due to his greeds,
in his passionate pursuit to procure his wants,
he lost all of his necessary needs,

see,
this is Vegas Baby,
where bad things seem good,
and good things seem shady,

though luckily,
I’ve mastered the art of the sin,
so I rarely play,
and when I do play I play to win,
loaded dice cards up my sleeve,
I know the dealer and I paid off the magician,
for I am one of those,
who made it to the top of the pyramid,
so now I sit in a penthouse suite with a sweet freak in my sheets at the Luxor,
I told you before this is The Life point blank period.

Eating sushi,
in the center at the top of the pyramid,
this is The Life,
point blank period.

As I soak,
my bruised bones and my blood diamonds,
in a bubble bath of passionfruit and guava,
this is no joke I exude The Good Life without even tryin’,
my karma mixed with my commas brought me to nirvana,
no Kurt Cobain,
just hurt and pain,
mixed up with this money made my a monster,
no Meek Mills,
or weak wills,
just this student from the School of Hard Knocks that graduated with honors,
some how,
so now,
I’m swimmin’ in endorphins with a princess no tiara,
no tomorrow,
no time to borrow,
and I Bet we’re gonna make Love *** Magic no Future or Ciara,

that’s a pop reference,
if you didn’t get it yet,
Future Ciara I Bet,
Love *** Magic trick,

or treat,
see,

there’s tons of puns and subliminal messages,
in almost ever line I write,
sometimes the sublime subliminals are so subtle,
that I don’t even catch them they escape no alibi,
copy cat killers,
can imitate but never copyright,
they’re just imitation fillers,
while my literature stays genuine,
all illegitimate posers attempts at insight,
pale in comparison to my legitimate ledgers of time,

I’m,
often imitated,
but never duplicated,
I’m,
the Word of God,
plus what Satan said this,
is,
the balance of extremes,
forearms tattooed with pitchforks,
back tatted with angel wings,
this is what happens,
when fashion meets passion,
this is a combination of everything and everything,
this is it that is all,
I am infinitely everything,

and I meditate on all of this,
right here at this restaurant as they stare,
an American dream living legend,
awake in a never-ending nefarious nightmare.

Eating sushi,
in the center at the top of the pyramid,
I told you this is The Life,
point blank period… ∆

Aaron L∆ Lux

Volume 1 of my new trilogy about Hollywood is now available worldwide.
I’ve decided to donate ALL of the profits of this new trilogy to three charities.
Volume 1 profits will go to a charity that prevents abuse and ****** assault on children.
Please support my new book and by doing so you’ll not only be helping prevent ****** assault, but you’ll also be helping set an important precedent in making a statement to other artist,
saying that we all need to start giving back and helping each other more than we have.
PLUS you’ll also be getting an epic book of poetry from an epic best selling poet.
Let’s make charity cool and change the perception of coolness for the better.
Who cares what car you drive or what clothes you wear anymore?
What matters is what you’re doing to help those with less.
We live in this world together and can all give more.

It took me six months and thousands to create this trilogy in it’s entirety,
all I'm asking for in return is a few bucks and a few minutes of your time.
We made the last book I published #1 worldwide and we can do it again.
Simply purchase a copy now for less than it cost for a cup of coffee,
and/or PLEASE WRITE AN HONEST REVIEW about the book.
I’ve priced the book as low as I possibly could with Amazon.
And honestly If you really don’t have 3 dollars to spend,
at least REPOST this message,
or RESPOND to this message,
or something,
anything.
Love.


Here is the link for purchasing/reviewing the book: https://www.amazon.com/dp/B01I4621OE
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
Quizá fue una hecatombe de esperanzas
un derrumbe de algún modo previsto
ah pero mi tristeza sólo tuvo un sentido.

Todas mis intuiciones se asomaron
para verme sufrir
y por cierto me vieron.

Hasta aquí había hecho y rehecho
        mis trayectos contigo
hasta aquí había apostado
a inventar la verdad
pero vos encontraste la manera
        una manera tierna
        y a la vez implacable
        de desahuciar mi amor.

Con un solo pronóstico lo quitaste
de los suburbios de tu vida posible
lo envolviste en nostalgias
lo cargaste por cuadras y cuadras
y despacito
sin que el aire nocturno lo advirtiera
ahi nomás lo dejaste
a solas con su suerte
        que no es mucha.

Creo que tenés razón
la culpa es de uno cuando no enamora
        y no de los pretextos
        ni del tiempo.

Hace mucho         muchísimo
que yo no me enfrentaba
como anoche al espejo

y fue implacable como vos
        mas no fue tierno

ahora estoy solo
francamente
                        solo.

Siempre cuesta un poquito
empezar a sentirse desgraciado

antes de regresar
a mis lóbregos cuarteles de invierno

con los ojos bien secos
por si acaso

miro como te vas adentrando en la niebla
y empiezo a recordarte.
James Newman Sep 2019
Pe'ahi


The emotions are rising
like an unbreakable wave
it is reaching its peak
do I dare to be brave?
I've tried to surf  this before
always knocked right back to the shore
swimming against the currents seems counter productive
so I'm searching for a flow that's more constructive
cause drowning is no way to breath
and the clear open water is not always what it seems
I'm jaded here
sitting and watching the sunset by the beach
but this stubbornness keeps the big waves out of reach
carmel Dec 2020
Existe una melancolía hermosa y dolorosa en la idea de lo que pudo ser y no fue, en esos hubieras sueños perdidos en el aire, dulce espacio de la imaginación de vidas alternativas y metas truncadas.
2020 No te voy a poder olvidar
llegaste a crear espacios en mi, vacíos que me hicieron ver mi oscuridad
llegaste a encerrarme en mi en mi mente, en mis demonios, me diste espejos de amor y espejos de dolor, me entregaste a los maestros correctos en los momentos indicados.
me recordaste que en el pasado existe la puerta de mi infancia, mi refugio un lugar en honor al buen trabajo de mis papas, mis hermanos, mi familia.
2020 llegaste a romperme como hace tiempo no me rompia la vida, llegaste a abrirme para derramar agradecimiento

2020 me enseñaste a soltar expectativas de un futuro, a fluir y ver cada día como una nueva aventura, a agradecer esta broma de la vida con respeto y con risas surfeando el sufrimiento.
este año llegó a enseñArme a tener amor propio y cuidarme, a conocer mis límites y reconocer mis demonios ponerles nombre sentarme a solas con ellos a tomar té, a veces vino, a veces whisky, A decir no me juzgo y no espero nada de ti, no me juzgues que esto es lo que ahi y me ha costado a:os todo lo que ves, todo lo que en mi he construido para mi no para ti ni para  nadie que no llegue a este mundo a llenar las expectativas de nadie a quitar el ego y ser parte de algo más grande, a confiar en mí y el universo, sabes este 2020 es un aprendizaje de saber fluir.

A vomitar mis miedos, llorar mis traumas y pintar mis dolores. A ser un perfecto ser imperfecto, sin esperar más ni menos de mi ni de nadie, a tomar las cosas como son, y no como quisiera que fueran

este año aprendí la diferencia entre un amigo y un conocido, un abrazo a un saludo a distancia, una llamada, este a;o me enseñaste a no tener miedo a estar sola y en soledad gozar el vacío de mi ser, que si suelto mejores cosas llegan y si no llegan al menos me tengo a mi y eso de menos no tiene nada.

Este año aprendí que la paz mental, que el centro interior no se deja por nada ni por nadie, aprendi una leccion que no voy a olvidar, prefiero vivir en armonía sin estar despertando mis heridas y gozando aunque no todo este como “ debería de ser”

Aprendí a valorar la fragilidad de tocar la mano de un extra:o, toser en publico, compartir una cerveza, escuchar una multitud, ir a un concierto, besarme con extraños, hacer nuevos amigos, bailar en la multitud, ver a los ancianos sin miedo a enfermarnos

2020 has sido extrañamente uno de los años de más sanacion, quien diría que ocupaba una pandemia mundial para perderme y volverme a encontrar
Emanuel Martinez Nov 2010
Tengo un petalo
De la primera vez que te vi
Una sola flor te di
Todo lo que degaste
Fue el auroma de gardenias
Y unos petalos que con el viento
Volaron y flotaron hacia mi

Y el tiempo paso
Pero tu no regresabas a mi
Nadamas sostenia los petalos
Pensando ala mejor podria sentirte a ti
Y tu fragancia regresaba por ahi
En ese momento con nostalgia
Pensaba por que tu no estas aqui

Y el tiempo paso
Los petalos se secaron y volaron lejos
Por desasos como tu memoria
Corrieron sin poderlos rescatar

Y ahora tengo un solo petalo
De la primera vez que te vi
Es el ultimo que quedo
Los demas el viento llevo

Ultimo petalo tambien
Casi desaparecio con tu memoria
Pero inevitable mi corazon
Nunca olvidara to fragrancia
Siempre te conservara
Cuando un petalo caiga cerca de mi
Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.
Fa Be O Jan 2013
no sabia que lo que yo sentia
tuviera nombre...
le llamaba amor,
le llamaba tentacion,
le llamaba frustracion,
le llamaba decepcion,
le llamaba inspiracion.
y no, no llegaba
ninguna palabra
ni a la mitad.
y tu lo dijiste:
incondicional
esa palabra que lo explica todo:
el porque de mis desvelos,
el sentimiento de enojo
cuando mis ojos
captaban los tuyos mirando a otros,
y aun así pensar que eran hermosos,
la razón por la cual
mi orgullo no existe contigo,
lo que excusa
que yo te bese donde quieras:
en el cuello cuando estamos solos,
en la mejilla cuando hay que pretender
simplemente amistad.
incondicional:
que me rompas el corazón
de mil maneras,
a tu forma, cuando quieras;
y que vuelva otra vez,
a perdonarte mil veces
como a ti te gusta,
pidiéndote que me quieras
un poquito mas,
un poquito mas así....
incondicional:
que sepa siempre
cuando se trata de amar,
cuando de los negocios,
y cuando de solo idear....
que cambie mi voz,
que te complazca
una noche
con mis gemidos sin aliento,
con mi llanto de placer,
y al otro día
que te informe ,
bien seria y profesional,
los detalles de aquel plan....
incondicional
saber que ahi voy a estar,
que voy a ser lo que necesites,
cuando lo necesites.
incondicional
*incondicional
1/10/13
Emma Oct 2014
Te busco en las esquinas del pueblo
Te busco en los ojos de los caballeros  
Te busco como una niña perdida
busca a su madre
Con angustia, con miedo
Miedo a encontrarte entre otros brazos
Miedo de hallarte con otra boca
Pero aun asi tengo esperanzas
de encontrarte entero
porque de poder encontrar pedazos tuyos
eso si pude hacer
Encontre tus ojos mientras miraba el cielo estrellado
una noche oscura en el Beni
Halle tu sonrisa por ahi en el mar
azul de Brasil
Senti el rozo de tus dedos
Mientras el viento jugaba con mi pelo
en pleno Los Angeles
No te he perdido para siempre
Eso me sigo diciendo
Y sigo viajando porque
te sigo buscando con esperanzas
de poder juntar todos los pedazos tuyos
y que formen el rompe cabezas
mas bien rompe corazones y mentes y almas
y que finalmente te pueda nuevamente ver

Deje mi corazon en tus manos hace mucho tiempo
y al irme, me lo quise llevar
termino en dos pedazos
yo con una mitad y tu con la otra
espero que al igual que yo estes buscando la otra mitad
Me gusto mas cuando me veo con tus ojos.
d3x Oct 2014
Que mejor que estar a tu lado, pegadita junto a ti y sentirte respirar, dime tu, que mejor que eso?
Nada se compara. Dejame ahi, no me levantes, y si lo vas hacer, que sea con un simple beso y una enorme caricia. Una enorme pa' que me despiertes, pa' darte un enorme beso y asi, quien se pegue a mi, seas tu. Pegate, con calma, no hay nada de prisa. Tengo el tiempo que quieras, el tiempo que necesites. Toma todo el que quieras pero pegate, hazme sentirte, mas alla de sentirte respirar, sentir tu calor. Ese calorcito que solo yo provoco al darte un simple beso, besame y hazme sentir asi. Cero miedo, cero prisa. Tomando nuestro propio tiempo, en nuestro propio mundo. Besame suavecito, cosa de que poquito a poquito, vayas bajando. Despacio con ternura y con cautela. Que tus ricas manos vayan tocando cada parte de mi piel, cada parte de mi ser. Baja, continua. Dejame dejar este escrito aqui, pa' terminar lo que viene ahora...que deleite.
Santiago Nov 2015
Hoja En Blanco
Monchy y Alexandra

Fue imposible sacar tu recuerdo de mi mente
Fue imposible olvidar que algun dia yo te quise
Tanto tiempo pasó desde el dia que te fuiste
Ahi yo supe que las despedidas son muy tristes
Nunca me imagine que un tren se llevara en su viaje
Aquellas ilusiones que de niños nos juramos
Todos tus sentimientos los guardaste en tu equipaje
Quiciste consolarme y me dijiste yo te amo
Desde entonces no supe que seria de tu vida
Desde entonces no supe si algun dia regresabas
Los amigos del pueblo preguntabas si volvias
Llorando di la espalda no les pude decir nada
Ayer que regresé a mi pueblo
Aguien me dijo que ya te casaste
Mirame y dime si ya me olvidaste
Me marcharé con los ojos aguados
Despues le pregunté a la luna
Me dio la espalda e intento ocultarse
Hasta la luna sabe que me amaste
Hasta la luna sabe que aun me amas
Y vuela vuela por otro rumbo
Ve y sueña sueña que el mundo es tuyo
Tu ya no puedes soñar conmigo
Aunque mis sueños se iran contigo
Es tan triste tener que decirte que me olvides
Otro amor ha llegado a mi vida y no te quiero
Es muy tarde no puedo negarte que me muero
Pero no callaran mis palabras pa' decirte
Que soñaré contigo siempre que cierre mis ojos
Que entonaré por ti mis cantos tristes noche a noche
Que lloraré sin ti cuando recuerde que estoy solo
Y al recordar que duermes en los brazos de otro hombre
Me pregunto si aun reflejas algo de mi vida
Si en tu memoria vive aquel amor de tantos años
Aquel hombre que siempre te ha querido desde niña
Que llora porque el amor de su vida se ha casado
Es triste ver que un tren se aleja
Y en el se va lo mejor de tu vida
Dime el motivo de tu despedida
¿Por que te fuiste dejando mil penas?
Un dia recibi tu carta
Quice leerla y era una hoja en blanco
Pues de tu vida nunca supe nada
Como preguntas que si aun te amo
Geovanni Alfaro Oct 2015
The gentle chug of your heart challenged the tick-tock, tick-tock of the clock
- I heard it - and I became aware
that the blacks of your eyes, with intense revolutions, saw me as past tense.

In response, the cave of my head opened up wider than ever before in an attempt to make you smile.
What was accomplished was an awful spillage of cream cheese which fell right in front of your feet.

You did smile though, it was an awkward smile but you smiled wider than ever before.
Y ahi tu sin ningun miedo recogistes y comistes mis palabras como si fueran forever-scented strawberries.
Sdru Aug 2013
Aqui no hay nada mas que hacer
tus ojos ya no son mis ojos
en el espejo no veo reflejo
antipatico de tu parte, inutil de la mia

Para que pensar en volver, si ya no existes mas
no has muerto pero tus pensamientos si
que raro es respirar aqui
es vergonzoso como me dejaste, como acabaste conmigo

Siempre lo expresaste, siempre lo dijiste
imaginate que no estemos juntos algun dia
que tu me veas a mi y yo te vea a ti
con nuestras vidas hechas, que pensarias?

Hoy veo esa situacion pero ahi algo que no cuadra
yo no te puedo ver a ti
mis ojos no me permiten tener ese talento
no puedo ver a gente que ya no esta en este mundo

No hay nada mas que hacer
Amanece en la ciudad
Y una sola estrella arriba
Pa' deslumbrar
Ella esta cansa de parrandiar 
Pero se queda pa' el despierto saludar
Tiempo de gozaera 
Tiempo pa desayunar
Una mangu bien prepara'o
Pa' esos amanecio's despertar
Y no se preocupe
Por si su alarma no escuchais
Porque la estrellita esta ahi
Sin descansar pa' calentar
Dicen que no se ve
Lucecita que viene a jugar
Ella se juega escondite
Dime lucecita a donde estas?
Puerto Rico, inspirado de la salsa
d3x Jul 2014
-
el dolor siempre es necesario.
muchos estan cegados y no encuentran nunca un motivo o una razon por la cual el dolor se necesite...
pero al final de todo, lo necesitas.
el ser humano siempre va a carecer de muchas cosas, pero nunca de dolor.
con esto no quiero decir que la felicidad no se necesite, porque se necesita y mucho. pero ciertamente las cosas buenas y malas vienen de la mano.
toda felicidad va a llegar con algo malo y todo lo malo va a venir con algo bueno. pero en realidad, sin dolor no serias nadie.
imagina un mundo lleno de felicidad, un mundo donde todo sea perfecto...
no puedes imaginarlo, porque la perfeccion no es real. lo perfecto es una vision que creas con tus propios ojos. lo curioso es ¿por que el ser humano no crea una vision perfecta con el dolor? es obvio que nadie quisiera crear del dolor alguna vision de perfeccion ya que es eso, dolor. a veces duele demasiado a un punto que te deja ciego...pero al final del dia, nadie hace el intento de sacar lo perfecto de ahi. solo sacan tiempo para crear visiones perfectas acerca de cosas sin valor y sentido alguno. yo en mi caso, no saco lo perfecto del dolor. tan siquiera logro buscarle lo positivo a las cosas malas. pero si en este mundo hay alguien de la manera que estoy describiendo, realmente lo envidio. quisiera poder crear una vision perfecta de todo y cada uno de los dolores que he tenido en esta vida. yo por lo menos, no puedo. pero quien puede es dichoso y afortunado. quien puede, estoy segura que entiende a la perfeccion que el dolor es necesario. que necesitas dolor para crecer y continuar con la travesía mas larga y corta de todas, la vida.
esto es solo un punto de vista, algo que me paso por la mente. nada importante.
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? Perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d'amore.

Anche peria tra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovanezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell'età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? Questi
i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
La mattutina pioggia, allor che l'ale
Battendo esulta nella chiusa stanza
La gallinella, ed al balcon s'affaccia
L'abitator dè campi, e il Sol che nasce
I suoi tremuli rai fra le cadenti
Stille saetta, alla capanna mia
Dolcemente picchiando, mi risveglia;
E sorgo, e i lievi nugoletti, e il primo
Degli augelli susurro, e l'aura fresca,
E le ridenti piagge benedico:
Poiché voi, cittadine infauste mura,
Vidi e conobbi assai, là dove segue
Odio al dolor compagno; e doloroso
Io vivo, e tal morrò, deh tosto! Alcuna
Benché scarsa pietà pur mi dimostra
Natura in questi lochi, un giorno oh quanto
Verso me più cortese! E tu pur volgi
Dai miseri lo sguardo; e tu, sdegnando
Le sciagure e gli affanni, alla reina
Felicità servi, o natura. In cielo,
In terra amico agl'infelici alcuno
E rifugio non resta altro che il ferro.
Talor m'assido in solitaria parte,
Sovra un rialto, al margine d'un lago
Di taciturne piante incoronato.
Ivi, quando il meriggio in ciel si volve,
La sua tranquilla imago il Sol dipinge,
Ed erba o foglia non si crolla al vento,
E non onda incresparsi, e non cicala
Strider, né batter penna augello in ramo,
Né farfalla ronzar, né voce o moto
Da presso né da lunge odi né vedi.
Tien quelle rive altissima quiete;
Ond'io quasi me stesso e il mondo obblio
Sedendo immoto; e già mi par che sciolte
Giaccian le membra mie, né spirto o senso
Più le commova, e lor quiete antica
Cò silenzi del loco si confonda.
Amore, amore, assai lungi volasti
Dal petto mio, che fu sì caldo un giorno,
Anzi rovente. Con sua fredda mano
Lo strinse la sciaura, e in ghiaccio è volto
Nel fior degli anni. Mi sovvien del tempo
Che mi scendesti in seno. Era quel dolce
E irrevocabil tempo, allor che s'apre
Al guardo giovanil questa infelice
Scena del mondo, e gli sorride in vista
Di paradiso. Al garzoncello il core
Di vergine speranza e di desio
Balza nel petto; e già s'accinge all'opra
Di questa vita come a danza o gioco
Il misero mortal. Ma non sì tosto,
Amor, di te m'accorsi, e il viver mio
Fortuna avea già rotto, ed a questi occhi
Non altro convenia che il pianger sempre.
Pur se talvolta per le piagge apriche,
Su la tacita aurora o quando al sole
Brillano i tetti e i poggi e le campagne,
Scontro di vaga donzelletta il viso;
O qualor nella placida quiete
D'estiva notte, il vagabondo passo
Di rincontro alle ville soffermando,
L'erma terra contemplo, e di fanciulla
Che all'opre di sua man la notte aggiunge
Odo sonar nelle romite stanze
L'arguto canto; a palpitar si move
Questo mio cor di sasso: ahi, ma ritorna
Tosto al ferreo sopor; ch'è fatto estrano
Ogni moto soave al petto mio.
O cara luna, al cui tranquillo raggio
Danzan le lepri nelle selve; e duolsi
Alla mattina il cacciator, che trova
L'orme intricate e false, e dai covili
Error vario lo svia; salve, o benigna
Delle notti reina. Infesto scende
Il raggio tuo fra macchie e balze o dentro
A deserti edifici, in su l'acciaro
Del pallido ladron ch'a teso orecchio
Il fragor delle rote e dè cavalli
Da lungi osserva o il calpestio dè piedi
Su la tacita via; poscia improvviso
Col suon dell'armi e con la rauca voce
E col funereo ceffo il core agghiaccia
Al passegger, cui semivivo e nudo
Lascia in breve trà sassi. Infesto occorre
Per le contrade cittadine il bianco
Tuo lume al drudo vil, che degli alberghi
Va radendo le mura e la secreta
Ombra seguendo, e resta, e si spaura
Delle ardenti lucerne e degli aperti
Balconi. Infesto alle malvage menti,
A me sempre benigno il tuo cospetto
Sarà per queste piagge, ove non altro
Che lieti colli e spaziosi campi
M'apri alla vista. Ed ancor io soleva,
Bench'innocente io fossi, il tuo vezzoso
Raggio accusar negli abitati lochi,
Quand'ei m'offriva al guardo umano, e quando
Scopriva umani aspetti al guardo mio.
Or sempre loderollo, o ch'io ti miri
Veleggiar tra le nubi, o che serena
Dominatrice dell'etereo campo,
Questa flebil riguardi umana sede.
Me spesso rivedrai solingo e muto
Errar pè boschi e per le verdi rive,
O seder sovra l'erbe, assai contento
Se core e lena a sospirar m'avanza.
Yo creo que jesus
Pidio estar en la cruz
Yo creo que me has sacado los ojos
Yo creo que me hechas mentiras.
Decirme lo que quiero escuchar.
(cruz que no esta ahi.)
O...
A veces siento que tengo ojos
en todas partes.
Persiguiendolos.
nada escapa de sus fatidicas vistas.
ni siquiera yo mismo
he conseguido librarme
de tan languidas visiones.
en rojo
y *****.
Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di què popoli antichi? Or dov'è il grido
Dè nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo dè provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
que es esto? de verdad existe un problema?
a distancia te estoy viendo todo el tiempo.
de verdad ameritas otro poema?
o es que el fantasma no deja de acecharme.
Velo de seda, blanco espectral.
Mas bien son tus pérfidos abrazos por la espalda.
Besos en mi nuca que ni siquiera estan ahi.
Y es que solo me queda el vago y amargo recuerdo
de tu mirada.
Y promesas agrietadas.
Janielle Mainly Feb 2015
Entre vivos y fantasmas,
Ahi es donde vivo yo..
Donde nuestras emociones ya no son enteras,
Pero nuestra capacidad de revivirlas si,
Como estar atrapado atras de un cristal,
Aunque estemos en el medio de todo,
De tanto sentir ya no sentimos..
No creo en mi
No creo en nadie
Solo creo en no creer que puedo hacer
lo que quiero
No entiendes?
Yo tampoco quiero entender
Pues no tiene sentido creer
En la vida, o en algun ser
Adios, Que le vaya bien
Tampoco creo en el ayer
Espero que alguien me ayude a crecer
a vivir sin miedo , a desatar mis penas.
Siempre, siempre estas,
pero quien?
No hay nadie ahi,
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso dè Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova trà nembi, e noi la vasta
Fuga dè greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. À tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
Dè colorati augelli, e non dè faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
Dè celesti si posa. Oh cure, oh speme
Dè più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator dè casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.
If I could show you how I feel, I’d take your hand and then unveil,
The deepest parts of the abyss,
I’d plant a kiss upon your lips.
I’d grip you tighter and swim higher,
until the water seems real tired.
I’d take you up into the clouds and wake the tides up,
then make them crash.
I’d make them splash right up to us,
to show you that this world would be nothing with out us.
I’d grab you once more and take off,
right into the milky way to show you how big this love can be for us.
I’d take it up a notch higher,
and fly you to infinity and still a bit higher.
Because this universe can be unjust,
but i’d choose no where else,
without you and without us.
So close your eyes mi amor,
And let me show you,
que no hay temor.
Después de aquí somos uno,
y si no estas tu,
ya del mundo no ahi ninguno.
I’ll be yours forever more,
so take my hand and lets explore,
the corners of this gran amor,
and every corner of this world.
Speaking Eyes Jan 2021
Me quedé ahi parada…
sintiendo todo el dolor del mundo…
tanto dolor... de ese que te paraliza…
que te quita el aire, te lo saca desde adentro.
Un golpe profundo,
certero...
que removió mis raíces…

Y sigo caminado por muchos de estos mismos caminos
que caminamos juntos, que construimos con amor…
en los que veo y siento ese amor…

Pienso que sería más fácil sólo huir de esta realidad,
inventarme una nueva vida…
tatuarme la piel para que sea diferente,
cambiar de color de cabello,
cortarlo…
vestir y hacer cosas diferentes…
explorar ser alguien más…

Y para qué?
Para en la noche sentir que no hay lugar al que pueda huir…
para darme de cara contra la almohada
tratando de olvidarme de todo…
agradeciendo por los dolores físicos,
que disimulan un poco el dolor que llevo en mi alma…
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d'in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? Perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d'amore.

Anche peria tra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovanezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell'età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? Questi
i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
deadboycreek Mar 2018
ya te guardé en un lugar seguro 
en los bolsillos junto a monedas 
en los pies, no es metáfora 
se cuando estás cerca
lo saben mis pupilas 
me delatan, se dilatan 
al encontrarse con la imágen tuya
con las manos nos entendemos
nos saludamos de lejos

-Hey 
-Hey
-¿Estás bien? 
-Aha 
(No estaba bien) 
-¿A dónde van? 
-A comprar dulces
-¿Quieres un tambor? 
-Okay 
- Tengo que irme, tengo clase. 
  Mi maestro se parece a Milhouse

Al despedirnos, 
me abrazas como si supieras 
que algo se está deshaciendo 
como una bola de estambre en mi interior
se hace pedazos al ritmo del reloj 
hay agua en algún lugar cálido de tus ojos
me quedo quieta para no arruinarlo 
y dejar que se arruine solo 
es una causa perdida 
esto de sentir 
he decidido regalarte 
otro pedazo de papel
ésta vez con tinta negra y palabras mías
la vez pasada te dibuje con el sol en los ojos
una ofrenda a la nébula de tus mejillas
que tanto me gusta
que veas cuanto me gustas
y que es una causa perdida
esto de escribir
no iré a la escuela mañana 
es miercoles, 
el peor día de la semana 
ombligo odioso 
me da miedo entregarte esto 

Los dias, los meses 
copias fotoestáticas 
deja te describo un jueves
que es como todos los jueves
mes tras mes
días malos 
independientes a ti 
implícitos en ti
y tu mirada
cuando hablamos y me siento contenta
cuando te veo y me siento peor
porque es una causa perdida 
esto de existir
el otro día había música
y supe por alguna razón 
que iba a voltear y estarías ahi 
y sí estabas ahí
de hecho estabas ahí
como si me esperaras 
aunque se que no me esperabas 

al despedirnos 
me das un beso de esos que son al aire
que se dan a nadie 
se cae al suelo sin recibirse 
al rozar mi mejilla con tu barba
jeffrey robin Oct 2015
.




(                                      
                                )
(                    
        ­          )
(
\/
/\
/    \


=====

Little Johnny Angel

Little Mary over there

Wants you to take her home

//

Born for pure poverty

Broken cities of the hills

Soldier boys and run a way slaves

simple prostitutes in love




Fires burning let us go

& find those whom we must know

Before the blood begins to flow

••

Ahi little Johnny Angel

little MARY is all alone
Me deje ir
Toque fondo
Y cuando estava ahi
Me di cuenta
Que estaba
Completamente sola
Era yo acompañada
Pero no de personas
Sino
De mis miedos
De dolor
De mentiras
Crei que talvez
Seria encontrada
Pero como?
Si yo
No estaba dispuesta a encontrarme
Asi
Que decidi buscarme
A buscar mi proposito
Y empezar a cultivarme
Para crecer
Para encontrar la paz
Decidi que tengo que ser crucial
Con lo que acepto
Y que me empezaria
A aceptar
Porque me quiero
Con lo bueno de mi
Pero sobre todo con lo malo
Porque lo de afuera
No es importante
Es solo un buque
El que carga mi alma
Todo es energia
Y esta bien ser selectivo
Con la energia que quieres a tu lado
Me reclamo a mi
Y a todo lo que me hace ser yo
Me acepto
Con mis inmensas ganas de amar
Con mi torpeza
Con lo sencible que soy
Con mi ojo mas pequeño
Con mis derrotas
Y mi mayor deseo
Es
Que tu tambien.
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

— The End —