Submit your work, meet writers and drop the ads. Become a member
tangshunzi Jul 2014
Margaret Elizabeth porta un senso assassino di vestiti da sposa stile a qualsiasi cosa che fa .Che si tratti di progettare per la sua linea di gioielli o styling il suo pad città .non c'è dubbio che questa ragazza è uno da guardare .Ultime sulla sua lista di successi ?Sposarsi con il suo bel fidanzato .sulle rive del Rhode Island.E ' tutto ciò che vi aspettereste da un designer di talento come un matto.e Leila Brewster non perde un colpo .Date un'occhiata nella galleria completa



di chicche (tra cui peonie rosa a'plenty da Sayles Livingston Fiori !) .E non perdetevi il film giorno delle nozze da 3 Belles Productions abiti da sposa 2014 .
Si prega di aggiornare il tuo browserShare questa splendida galleria ColorsSeasonsSummerSettingsCountry ClubStylesCoastal

Da Sposa ( progettista e proprietario di Margaret Elizabeth) .** sempre immaginato sposarmi presso il Dune Club .circondato da una grande varietà di familiari e amici .Il posto era davvero importante per noi .come abbiamo entrambi amiamo l'acqua e voleva sposarsi in riva al mare .Il Dune Club è un luogo particolarmente speciale per me causa di tutto il tempo che ** trascorso con la mia grande famiglia allargata .Mia nonna era una wedding planner incredibilmente di talento e abbiamo trascorso ore e ore seduto su quella spiaggia.molto sognare di questo giorno .Dal momento che lei non è più con noi .volevo essere sicuro che ** incorporato il maggior numero di elementi possibile da quelle conversazioni lato della spiaggia .

nostre tovaglie erano una di quelle cose .Abbiamo lavorato con biancheria La Tavola a venire con un corallo .crema e oro picchiettato schema dei colori e Sayles Livingston per tutti i fiori .Squadra Sayles ' creato le strutture ramo che pendevano sopra i tavoli .** amato questi perché hanno creato una sensazione che ricorda di Sonoma .in California .una delle nostre città costa occidentale preferita e il luogo del nostro impegno .Mentre l' arredamento e del nostro matrimonio era così divertente per la progettazione .la maggior parte del nostro weekend stava trascorrendo del tempo con tutti i nostri amici e parenti che si sono recati a Rhode Island per festeggiare con noi .

Il mio momento preferito del vestiti da sposa matrimonio era proprio dopo la cerimonia - Lane e mi aveva appena finito di camminare lungo la navata e abbiamo avuto questo momento breve dove c'eravamo solo noi in piedi sul prato .guardando verso l'oceano .È stato un momento tranquillo e bello che sarò sempre tesoro

Fotografia : Leila Brewster | Cinematografia : . 3 Belles Productions | Event Design : The Bride | design floreale : Sayles Livingston Flowers | Abito da sposa: Monique Lhuillier | Cancelleria: Smock Letterpress| Scarpe : Valentino | Altri Abiti : Ivy e Aster | Abbigliamento dello sposo : Hugo Boss | Catering .Torta + Dessert : The Dunes Club | Hair + Trucco : La La Luxe | Gioielli : Margaret Elizabeth | Biancheria: La Tavola | Veil + capelliaccessori: made ​​by Bride | Sede : The Dunes Club | vino: Bluebird ViniIvy \u0026 Aster e Monique Lhuillier sono membri della nostra Look Book .Per ulteriori informazioni su come vengono scelti i membri .fare clic qui .Sayles Livingston Progettazione e noleggio La Tavola bisso sono membri del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Sayles Livingston design VIEW PORTFOLIO La Tavola bisso Affitto
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-c-1
http://www.belloabito.com/goods.php?id=782
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-2014-c-13
Narragansett .Rhode Island Matrimonio da Leila Brewster_abiti da sposa on line
Mas vueno pa enterrar
Contra perde
Mas vueno mira mi cuerpo abajo
Contra mira mi cuerpo perdido
Si, iyo ya cavar con el tierra,
Iyo ya entera complaciente
Iyo ya entera na mi cuerpo
Pero tu ya dale patada pa adrento
Ya basha tierra mas manada na suficiente
Ellos ya poner cinco grande piedra ariba
Seguro ya yo subir
Seguro hinde ya yo vivir
Hinde pa campante, ya pone pa colebra
Ya entra, yan camang, ya porsa
Yan junto comigo, ya besa
Ya bira na cabeza y pescuezo
No hay iyo luchar y defenderse
Hasta cuando kamo mata con el muerto?
Hasta cuando kam derramar sangre con el tierra mojado?
Hasta cuando yo muri?


**Svelte Rogue, ACS
This is my first Chavacano poem. It is a dialect in the Philippines which has similarity to Spanish. The poem speaks about my torments and tormentors on a recent event in my life. I did a mistake that caused them to do their acts. I was sorry and still am. I accepted defeat and didn't fight back, never did. I helplessly accept the pain every time. I fake a smile, keep my head up, and carry on. I die every day. I die a little inside every time they push me below.  The question is, until when?

PS. I will be adding the English and Tagalog (Language in the Philippines) version of this poem.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù dà colli e dà tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l'altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s'affretta, e s'adopra
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
Victor Marques Nov 2012
O Nosso tempo deixa de ser tempo

    Hoje é um tempo novo de descoberta e actualização da nossa vida.
Por vezes, ficam para trás as coisas mais bonitas e simples que nos fazem tão felizes e não custam nada a fazer. O amor é um sentimento gratuito e duradouro. O sorriso também é eficaz e permanece na mente de quem o dá e recebe. Agradecer a Deus e às pessoas que nos rodeiam fortifica o nosso espirito por vezes ocupado com tantas banalidades.
    Temos uma natureza que ressuscita todos os dias profícua em dar e nunca pede nada em troca, simplesmente respeito pela criação de tudo que a ela envolve e a nós também.
O tempo se perde no próprio tempo que deixa de ser tempo para quem corre todos os dias atrás de um autocarro, metro, táxi ou outro qualquer devaneio próprio do nosso tempo.
    Vivemos num mundo surdo e cheio de poluições que afectam e matam seres humanos que nem se apercebem da causa da sua morte. Comemos alimentos cheios de pesticidas, herbicidas e por vezes contaminados. Falta ao homem do nosso tempo, tempo para si e seu deleite pessoal.  O Homem perdeu a sua ligação com a natureza das mais diversificadas maneiras: deixou de viver num ambiente campestre, começando a viver em verdadeiras prisões citadinas onde a Indústria e um trabalho fácil atrai multidões.
   O nosso tempo é um tempo de teclados, de écrans gigantes, de mexer de dedos, de mensagens virtuais que não transmitem coisa nenhuma.
   Um tempo que deixa Deus num plano quase esquecido do nosso dia-a-dia.
Este tempo que deixa de ser tempo é louco. Matam-se pais, filhos, irmãos…
Este tempo é um tempo em as pessoas vivem e morrem penando e sentindo cada vez mais a falta de dinheiro, trabalho e uma vida cheia de felicidade.

  Victor Marques
tempo, natureza, Deus
'A femmena è na bella criatura
e quase sempe è ddoce comm' 'o mmele;
ma è vvote chistu mmele pe sventura,
perde 'a ducezza e addeventa fele.
Diego Scarca Jan 2010
*****, io vorrei
che tu, mio padre ed io
ci potessimo rivedere
e dimenticassimo per mezz'ora
la città che ci ignora,
la città che ci separa.

*****, tu non sai come io vorrei
che per un momento
si potesse stare insieme
ad ascoltare il vento
che scuote le foglie
del frutteto di mio padre
sotto il cielo che stanotte
è una lastra di vetro.

Seduti intorno a un fuoco
o sotto un pergolato di rami
a guardarci negli occhi
come se con gli occhi
noi potessimo parlare,
mentre lontani si odono
i rintocchi di una campana
e si perde nella notte
l'abbaiare dei cani.
*****, la nostra vita è disumana.

*****, tu non sai
che cosa non darei
perché per un momento
si potesse stare insieme
ad osservare le stelle
del firmamento
che brillano stanotte
come se brillassero
per la prima volta.

Io vorrei, *****,
che la nostra vita fosse
ad una svolta,
che si mettessero da parte
i dubbi, i sospetti,
e che insieme ci mettessimo
a rileggere, perché no,
i sonetti del Petrarca
e a declamarli ad alta voce
lungo un viale di pioppi,
sotto la luna che ci rischiara,
come se nel mondo
noi non fossimo sconfitti,
come se non ci dessero per morti,
come se i nostri versi nella notte
risuonassero più forti
perché li abbiam riscritti.

Come se tu, mio padre ed io,
*****, noi non fossimo
dei derelitti.
Diego Scarca, Architetture del vuoto, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, 2007
Piper Oct 2013
You're far from the drumbeat
Young girl
Lions and zebras in cages
You never liked their stripes
Father would grind his teeth
At the sight of those
Dom perde
Once you saw a man
Lying in the street—a kaffir
His skin raised and bloodied in lines
Across his chest
Reminding you of standing between bars and
Those streaked beasts  
Stamping in their own mess
Kept far away from your
White silk tunic
Still young enough to marvel
What would father think
******* swollen with milk for
Bearing a child the color
Of Christmas chocolate
"An abomination above all others"
Father always fired the dienaar seuns
On the day of their thirteenth birthday
For your protection
He said
For your protection.
Quando tra estreme ombre profonda
in aperti paesi l'estate
rapisce il canto agli armenti
e la memoria dei pastori e ovunque tace
la secreta alacrità delle specie,
i nascituri avvallano
nella dolce volontà delle madri
e preme i rami dei colli e le pianure
aride il progressivo esser dei frutti.
Sulla terra accadono senza luogo,
senza perché le indelebili
verità, in quel soffio ove affondan
leggere il peso le fronde
le navi inclinano il fianco
e l'ansia dè naviganti a strane coste,
il suono d'ogni voce
perde sé nel suo grembo, al mare al vento.
Matthieu Martin Jul 2015
Às vezes me pergunto qual é o sabor do teu beijo.
Como é a sensação de colocar a mão sobre tua cabeça e sentir o deslizar dos teus cabelos entre meus dedos...
se tua língua é tão intensa quanto teu olhar,
se é tão habilidosa com ela quanto é com as palavras.
Como deve ser o toque dos teus braços ao cercar o meu corpo..
Imagino se o calor do teu hálito é capaz de acalentar uma alma que a saudade já congelou...
minha mente se perde em ilusões, sonhos, devaneios;
me pergunto se o que dizem sobre escorpião é verdade...
Mafe Oct 2012
"Uma corte recheada de incertezas.
Diz o mestre:
- A todos vocês condeno essas correntes ventrais.
Condeno essa pressão cardíaca, essa confusão mental.
Não desejeis vós que o sentimento profundo lhes fosse concedido?
E quem há de me jurar que com ele não viria tremenda descordenação,
tremendo derrocamento?
Ouçam o bardo correndo louco entre as paredes de pedra.
Ouçam o gondoleiro, barcarolando as canções de amor.
Ouçam o basbaque som dos encantados,
os afeiçoados e doados de coração.
Eis a verdade, corte, corte de sentimentos.
Jaz aqui o vento que me tragou a esta ilusão.
Gritam altissonantes os mares,
arriscai-vos corações,
antes que o mar os leve a vossos esquifes,
antes que seja muito tarde para arriscar.
Porém que seja espúrioso o vosso amor.
Pois é sentimento que se perde em lamentações,
e para vive-lo, arriscar é necessário, não aja com esquivança,
uma vez entrelaçado, o amor é mais que a promessa,
é a eternidade, é um fado, é um facho,
é imensurável,
é imane,
é ilibado,
insinuante sinal de maravilhas,
ofusca os olhos de quem sente,
faz plenitude e traz saudade a quem não tem,
mas ainda sim muito além,
é uma reta paralela, e dele deve ser padrinho em solenidade,
é um pardieiro implorando piedade, e nós somos a reconstrução.
Então amem corte, mas paguem o preço,
na labuta e na luta,
pois o amor é um mestiço, meio amargo, meio doce,
mas é nato em perfeição."
Siska Gregory Dec 2016
Drome is gemaak om n lang nag interesant te maak.
Dis n sprokies verhaal van goeie dinge of selfs die slegte.
Van kastele en weelde, n lewe vele meer voor sal soek of selfs drome van cowboys en crooks met perde wat gallop op en af die berge, opsoek na diamante en gewere.
Dan is daar die nagmerries wat mens se hare laat rys, n skrik en n gesnik en wakker voor die wekker en n gewonder wat sopas gebeur het!
n Droom kan beloon, n droom kan verloon, n droom kan waarheid word dit hang af *** jy voel.
Egter klein bietjie raad van n nuwe jaar se digter… droom n droom, leef die oomblik met of sonder die donker nag, want n ware droom is oomblik van waarheid waaruit jy jou kastele kan bou in n ware sprokiesland vandag. 2016/01/26
Di te amore m'attrista,
mia terra, se oscuri profumi
perde la sera d'aranci,
o d'oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi n'è tocca la foce.

Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d'altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle perdute cose.
Victor Marques Oct 2012
Lembro meu Pai António Alexandre Marques

Na vida de todos nós,
Temos pais e avós.
Os dias passam sem despedida,
Amo meu pai toda a vida.

As videiras são teu paraíso,
Uvas do lagar se pisam sem aviso.
Vida por vezes sorridente,
Se ganha e perde num instante.

Foste podador da boa colheita,
Vinho que com Deus se deita.
As folhas das videiras avermelhadas, verdes e amarelas,
São teus anjos, tuas sentinelas.

Deus também amou o vinho,
Pois Cristo Sofreu sozinho.
As tuas memórias são sonhos lindos bem meus,
Amor eterno de filhos teus.

Victor Marques
A quoi passer la nuit quand on soupe en carême ?
Ainsi, le verre en main, raisonnaient deux amis.
Quels entretiens choisir, honnêtes et permis,
Mais gais, tels qu'un vieux vin les conseille et les aime ?

Rodolphe

Parlons de nos amours ; la joie et la beauté
Sont mes dieux les plus chers, après la liberté.
Ébauchons, en trinquant, une joyeuse idylle.
Par les bois et les prés, les bergers de Virgile
Fêtaient la poésie à toute heure, en tout lieu ;
Ainsi chante au soleil la cigale-dorée.
D'une voix plus modeste, au hasard inspirée,
Nous, comme le grillon, chantons au coin du feu.

Albert

Faisons ce qui te plaît. Parfois, en cette vie,
Une chanson nous berce et nous aide à souffrir,
Et, si nous offensons l'antique poésie,
Son ombre même est douce à qui la sait chérir.

Rodolphe

Rosalie est le nom de la brune fillette
Dont l'inconstant hasard m'a fait maître et seigneur.
Son nom fait mon délice, et, quand je le répète,
Je le sens, chaque fois, mieux gravé dans mon coeur.

Albert

Je ne puis sur ce ton parler de mon amie.
Bien que son nom aussi soit doux à prononcer,
Je ne saurais sans honte à tel point l'offenser,
Et dire, en un seul mot, le secret de ma vie.

Rodolphe

Que la fortune abonde en caprices charmants
Dès nos premiers regards nous devînmes amants.
C'était un mardi gras dans une mascarade ;
Nous soupions ; - la Folie agita ses grelots,
Et notre amour naissant sortit d'une rasade,
Comme autrefois Vénus de l'écume des flots.

Albert

Quels mystères profonds dans l'humaine misère !
Quand, sous les marronniers, à côté de sa mère,
Je la vis, à pas lents, entrer si doucement
(Son front était si pur, son regard si tranquille ! ),
Le ciel m'en est témoin, dès le premier moment,
Je compris que l'aimer était peine inutile ;
Et cependant mon coeur prit un amer plaisir
À sentir qu'il aimait et qu'il allait souffrir !

Rodolphe

Depuis qu'à mon chevet rit cette tête folle,
Elle en chasse à la fois le sommeil et l'ennui ;
Au bruit de nos baisers le temps joyeux s'envole,
Et notre lit de fleurs n'a pas encore un pli.

Albert

Depuis que dans ses yeux ma peine a pris naissance,
Nul ne sait le tourment dont je suis déchiré.
Elle-même l'ignore, - et ma seule espérance
Est qu'elle le devine un jour, quand j'en mourrai.

Rodolphe

Quand mon enchanteresse entr'ouvre sa paupière,
Sombre comme la nuit, pur comme la lumière,
Sur l'émail de ses yeux brille un noir diamant.

Albert

Comme sur une fleur une goutte de pluie,
Comme une pâle étoile au fond du firmament,
Ainsi brille en tremblant le regard de ma vie.

Rodolphe

Son front n'est pas plus grand que celui de Vénus.
Par un noeud de ruban deux bandeaux retenus
L'entourent mollement d'une fraîche auréole ;
Et, lorsqu'au pied du lit tombent ses longs cheveux,
On croirait voir, le soir, sur ses flancs amoureux,
Se dérouler gaiement la mantille espagnole.

Albert

Ce bonheur à mes yeux n'a pas été donné
De voir jamais ainsi la tête bien-aimée.
Le chaste sanctuaire où siège sa pensée
D'un diadème d'or est toujours couronné.

Rodolphe

Voyez-la, le matin, qui gazouille et sautille ;
Son coeur est un oiseau, - sa bouche est une fleur.
C'est là qu'il faut saisir cette indolente fille,
Et, sur la pourpre vive où le rire pétille,
De son souffle enivrant respirer la fraîcheur.

Albert

Une fois seulement, j'étais le soir près d'elle ;
Le sommeil lui venait et la rendait plus belle ;
Elle pencha vers moi son front plein de langueur,
Et, comme on voit s'ouvrir une rose endormie,
Dans un faible soupir, des lèvres de ma mie,
Je sentis s'exhaler le parfum de son coeur.

Rodolphe

Je voudrais voir qu'un jour ma belle dégourdie,
Au cabaret voisin de champagne étourdie,
S'en vînt, en jupon court, se glisser dans tes bras.
Qu'adviendrait-il alors de ta mélancolie ?
Car enfin toute chose est possible ici-bas.

Albert

Si le profond regard de ma chère maîtresse
Un instant par hasard s'arrêtait sur le tien,
Qu'adviendrait-il alors de cette folle ivresse ?
Aimer est quelque chose, et le reste n'est rien.

Rodolphe

Non, l'amour qui se tait n'est qu'une rêverie.
Le silence est la mort, et l'amour est la vie ;
Et c'est un vieux mensonge à plaisir inventé,
Que de croire au bonheur hors, de la volupté !
Je ne puis partager ni plaindre ta souffrance
Le hasard est là-haut pour les audacieux ;
Et celui dont la crainte a tué l'espérance
Mérite son malheur et fait injure aux dieux.

Albert

Non, quand leur âme immense entra dans la nature,
Les dieux n'ont pas tout dit à la matière impure
Qui reçut dans ses flancs leur forme et leur beauté.
C'est une vision que la réalité.
Non, des flacons brisés, quelques vaines paroles
Qu'on prononce au hasard et qu'on croit échanger,
Entre deux froids baisers quelques rires frivoles,
Et d'un être inconnu le contact passager,
Non, ce n'est pas l'amour, ce n'est pas même un rêve,
Et la satiété, qui succède au désir,
Amène un tel dégoût quand le coeur se soulève,
Que je ne sais, au fond, si c'est peine ou plaisir.

Rodolphe

Est-ce peine ou plaisir, une alcôve bien close,
Et le punch allumé, quand il fait mauvais temps ?
Est-ce peine ou plaisir, l'incarnat de la rose,
La blancheur de l'albâtre et l'odeur du printemps ?
Quand la réalité ne serait qu'une image,
Et le contour léger des choses d'ici-bas,
Me préserve le ciel d'en savoir davantage !
Le masque est si charmant, que j'ai peur du visage,
Et même en carnaval je n'y toucherais pas.

Albert

Une larme en dit plus que tu n'en pourrais dire.

Rodolphe

Une larme a son prix, c'est la soeur d'un sourire.
Avec deux yeux bavards parfois j'aime à jaser ;
Mais le seul vrai langage au monde est un baiser.

Albert

Ainsi donc, à ton gré dépense ta paresse.
O mon pauvre secret ! que nos chagrins sont doux !

Rodolphe

Ainsi donc, à ton gré promène ta tristesse.
O mes pauvres soupers ! comme on médit de vous !

Albert

Prends garde seulement que ta belle étourdie
Dans quelque honnête ennui ne perde sa gaieté.

Rodolphe

Prends garde seulement que ta rose endormie
Ne trouve un papillon quelque beau soir d'été.

Albert

Des premiers feux du jour j'aperçois la lumière.

Rodolphe

Laissons notre dispute et vidons notre verre.
Nous aimons, c'est assez, chacun à sa façon.
J'en ai connu plus d'une, et j'en sais la chanson.
Le droit est au plus fort, en amour comme en guerre,
Et la femme qu'on aime aura toujours raison.
Jy het die reg tot lewe
Oh grondwet, die dood lag jou uit!
Die sardoniese blik
van 'n gesteelde besluit,
**** jy nie die klop-klop van vier perde hoef
wyle die openbaring in
jou blaaie kom poef.

Skaam jy jou nie
vir sulks blatante leuen,
of het jy jou ore aan Satan verleen
toe jy jou hoop soos saad versprei
om naief- die jeug, in die versoekingte lei.

Ons eet karkas-krummels
as 'n daaglikse brood
Terwyl jy ons verseker
dat jy die waarheid ontbloot
soos die arme tiener meisie,
geryp; en nou - dood.

Jou bedoelings was goed,
maar jou kakpraat te groot.
Olivia Kent Dec 2013
Une lettre français!
 
Ne jamais révéler ce qui vérités que vous ressentez.
Les sentiments ont été conjuré. il vous a fait si triste.
Sentiments inhumés trouvés.
Ne savais pas que vous aviez.
Confus et si peur.
Mon co-accusés faisaient.
Dans un traumatisme.
Où l'amour a volé son armure.
Tout pour une dose de amore honnête.
Un visage toujours caché afin qu'il ne se perde pas.

La véritable amitié de la vie, la cause de ce gel.
Une fois très fort, maintenant si tristement perdu.
Vous a envoyé une carte pour le moment de l'année.
Probablement jeté dans la poubelle de la peur.

Je pourrais vous aimer jamais plus.
Cela aurait pu être plus jamais.
Mais maintenant, ma douce amie reposer en paix.
Peut sommeil éternel pas venir trop tôt.
Pour la gloire de l'amitié coincé au fond de cette tombe!
Avec l'amour d'un ami poétique.
Puisse notre amitié vraiment jamais de fin!
par ladylivvi1

© 2013 ladylivvi1 (Tous droits réservés)
A French Letter!

Never revealing what truths you are feeling.
The feelings were conjured. it made you so sad.
Found interred feelings.
Never knew that you had.
Confused and so frightened.
My co-accused fell.
Into a trauma.
Where love stole his armour.
All for a dose of honest amore.
A face still concealed so it dosen't get lost.

True life friendship the cause of this frost.
Once very strong, now so sadly lost.
Sent you a card for the time of the year.
Probably discarded in the dustbin of fear.

I could love you never more.
Could have been forever more.
But now my sweet friend rest in peace.
May eternal sleep not come too soon.
To the glory of friendship stuck deep in it's tomb!
With the love of a poetic friend.
May our friendship truly never end!
By ladylivvi1

© 2013 ladylivvi1 (All rights reserved)
Joseph Floreta Oct 2016
Ketal ya tu ahora?,
Y ya perde man etu dayun,
Ya promete tu cay jende tu cumigo ay deja,
pero donde ya tu ahora?
el promesas ya ulvida.

Era ay jende ya lang iyo cuntigo ya conose,
para el dolor de este amor
ay jende tanto vien duele para sinti,
Como cuando ay ya ama ya iyo cuntigo
amo pa tu ay sal'le y deja cumigo na ere,

Porque gaha etu ya sal'le na mi vida?
Cosa ba iyo ya hase?
por pavor manda sabe cay mas pa iyo na loco
por cuantos anyo cay kita ya man junto
y todo amor ay pwede iyo dale
ya oprese iyo para kita dos ay keda alegre.
por pavor manda sabe si donde iyo ya palta?
El mga vonito memorya etu ya dale
el amo ta sinti cumigo duele
cay todo aquel yos memorya,
amor y promesas
nuay valor y todo pamparonadas.
Donde ya tu ahora?
#Zamboangan #Chavacano #fiesta Pilar
Meus caros, eu vi!
Quem sabe num sonho, ou talvez não fosse exatamente um sonho
Quem sabe as luzes estivessem baixas demais
E a escuridão que promove vultos, houvesse enegrecido minha mente
-Entorpecido por meus próprios pensamentos-
Ali estava, a visão atemporal da existência

Trafegando por aterradores espaços infinitos
A escuridão assombrava o devastado pântano das almas amaldiçoadas
ouvia-se os gritos daqueles que encontravam ali o fatal destino
Os mortos que estavam aprisionados ansiavam por companhia
Uma fumaça fétida pairava sobre as águas apodrecidas
Animais se decompunham retidos pela lama pegajosa
Vermes se proliferavam naquele ambiente hostil enquanto o atormentador zumbido de moscas preenchia o silêncio daquele lugar horrível
As criaturas mais horrendas e bestiais ali faziam sua morada
à espreita das desavisadas presas que por aquele caminho se perderam

Há um homem perdido em seus próprios passos
Ele caminha ao longo da estrada
Entre-a-vida-e-a-morte
Ele está vivo, mas nunca viveu
Como também está morto, sem de fato ter morrido
Anseia por luz, mas se perde na escuridão do pântano

O bater de asas dos abutres lhe contam que tudo é um sonho, mas também uma profecia
Abaixo da árvore da vida sete urubus mortos estão se decompondo
Não há quem possa devorar seus cadáveres apodrecidos
Uma formosa águia sobrevoa o pântano
Sete ratos tentam se esconder
Sete cobras tentam fugir
Mas a águia devora os sete ratos
E também devora as sete cobras

O homem se torna dois, e um terceiro que não é homem
Ambos deverão transitar pelo inferno
Arrastar-se pela terra infértil da morte
Um morrerá para si mesmo
E renascerá como a fênix mitológica
O outro morrerá eternamente
Consumido pela legião de sombras
Sua tristeza será incomensurável
E como se uma ira brotasse em seu âmago
E uma dor gigantesca consumisse todo o seu ser
Sem derramar uma lágrima
Mergulhará sua existência nas águas esquecidas do Lethe
Embora o primeiro igualmente experimentasse dor tamanha
Ele encontrará seu guia dentro de si mesmo
Pois o guia na escuridão é a luz
Na luz nenhuma escuridão prevalece

O terceiro é como se jamais existisse
Permanecendo no limbo do crepúsculo
Sem dormir ou acordar
Apodrecendo como os urubus mortos aos pés da árvore da vida
Sem jamais experimentar seus frutos

Os três se tornam um só novamente
Mas algo havia mudado
Já não poderia mais ser o mesmo

E como num súbito – abri meus olhos
Não poderia ter sido um sonho
Por mais que estivesse sonhando…
Meus caros, eu vi!
Muzaffer Jun 2019
getto sokakları
sonbaharda ölü renge bürünüyor
ve anlaşılması güç bir nedenle
bir kefen içinde soğuduğunuz
ve şişmeye başladığınız hissi
evlerin pencerelerine yansıyor
meşgule vererecek korkusuyla
her sabah köşesinden geçiyorum
diyagonal adımlarla en sevdiğim evin
geçiş izni bakışlar ve yüzündeki edayla
up date ediliyor her sabah
günaydın geçiyor gözlerinde alt yazı
çok özledim dün sabahtan bu yana
clark çekmeyi bilmiyorum henüz
günaydın çekiyorum utangaçlığımla
diri tutmaya yetiyor ilk göz teması
yirmi adım sonunda
kayboluyor endişem sokak sonunda
mektuplar yazıyorum öğle yemeğinde
sabah vermek gayesiyle amigdalamda
haftasonu bi kahve içebilir miyiz?
ciddi biri yoktur umarım hayatında!
adın ne sahi? sahipsizim, sahiplenmekten korkma
vesaire, ve benzeri, ve daha bir sürü zırva
akşam çöküyor umutlarıma, sokak lambasında
perde tadilatta oluyor o saatlerde
yine de bir ümit utangaçlığımda
şişman kadın çoktan çıkmış oluyor geçerken
kapkara bir perde camın dudaklarında
sabah olacak yine yarın diyorum
bir kelebek gülümseyecek yanağında
mektubu veremeyeceğim yine
o yazana dek, akut utangaçlığıma
seviyor biliyorum, seviyorum ben de
ya o düşecek camdan, ya ben bakarken
vuslat çukuruna..
Rui Serra Jan 2014
No limiar do momento, minha alma demente vagueia, e sinto a angústia de não ter algo que necessito para viver.
A amizade que dois amigos podem ter, aquele sentimento profundo e dócil que tem de ser recíproco; e que se quem o dá, o não recebe, sente-se vassalo da solidão e perde-se no tempo.
Palavras profundas deambulam ao sabor do vento, ao encontro de quimeras já distantes.
Vem amigo dá-me a tua mão.
Rui Serra May 2014
Nada tenho a perder
Os amigos já partiram
Ritual
Penso em solidão, na tristeza
Mas um sonho continua vivo
Tento prosseguir nesta terra
Já sem dono
Agora na estrada, percebo
Os homens - seres incorrectos
Neste jogo, onde se perde e se ganha
Estão as almas
e as vidas por um fio
Talvez hoje, talvez mais tarde
TU
Irás descobrir, o que ainda tens a fazer
Não te preocupes, continua.
Rui Serra Jan 2014
Calcuteia a areia
Perde-te no mar
Boneca de trapos
Continua p’las dunas
Vives num ambiente campestre
O orvalho rola . . . p’la face
E a rosa abre-se
Para o mundo
Marco Raimondi Sep 2017
Narrador:
Nestes flancos escuros, onde ardor carece
Um anseio de longo vislumbre subia;
Ora Idália aos céus: "Canto do sol que emudece,
Dai-me prazer de outrora, bela sinfonia
Harpar áurea passageira, graça que visita;
Ó filha das luzes, que te cobres e te hesita?"

Hemera:
Que cessa-me, quão não depor a fatal império
Se minha luz, qual na própria noite encerra,
Tem de sua aurora, vasto mistério,
E perde-se nas trevas, no silêncio da Terra?
Senti, da mais cruel noite, doloroso espinho
Mas de teu ventre, escuro nascedouro, dei ao mundo claros caminhos;

[...]
Muzaffer Aug 2019
dün
bugün gibiydi aslında
aynı oksijeni soluduk
aynı güneşte
aynı güneşe akşam
perde çekince
burulurduk sofrada
evlenir gider biri
ya da
rızkı kesilince

dün
bugün gibiydi aslında
bedenler büyüdü biraz
bir de gezindikçe yollar
ve
büyüdü çoraplar yürüdükçe
arlanmadı kopya çekti okullar

dün
bugün gibiydi aslında
asmalar, kelebekler
ve kuşlar
başak sarısı tarla
buluta kafa tutan dağlar
baştan çıkaran deniz
ve
köpüklü aldığı duşlar

dün
bugün gibiydi aslında
ömrü kısa bazısı
eşikten mezara aşklar
ilahi emrin mottosu
merkeze alınan ruhlar
her dakika sevişen dünya
ve
her dakika doğan çocuklar

dün
bugün gibiydi aslında
yeniler, eskiler
ve hepsi
farklı tat'da
Na sombra uma mulher jaz morta, despida e dependurada pelo tornozelo, seus braços esticados portam dedos inchados de sangue coagulado, enquanto seus anéis apertam estreitos entre suas falanges, e as pontas de suas unhas quase tocam o chão. Posso ainda escutar seus gritos atormentados ecoar ao longe, posso ainda ver seus olhos escancarados diante uma plateia que saboreia sua tortura, posso ainda ver seu corpo obeso se debater em fobia e desespero numa tentativa ridícula e frustrada de escapar. Imóvel, resta apenas uma ***** enorme de banha e tetas caídas, algo em mim se compadece por esta criatura patética, algo não consegue segurar as gargalhadas. É apenas um corpo, nada demais. Se estrebuchou de forma caricata e cômica, desengonçada, amarrada de ponta-cabeça, toda espalhafatosa, desajeitada, seu desespero é hilário, acho que é a coisa mais patética, mais desprezível, mais insignificante, mais burlesca, mais tosca, que imaginei. Apenas um corpo escroto que em breve será engolido pelos vermes do vazio, sem nunca ter representado qualquer coisa além de uma involuntária comédia . Apenas um corpo. Já não sofre, nem se deleita, há somente um caminho incerto pelo qual percorro, e que ela já conhece a chegada.

Estarei eu ao fim dependurado pelo tornozelo? Ou quem sabe dando gargalhadas ao ver a fraqueza dos homens? Ou ainda mais, serei eu a amarrar os tornozelos da humanidade? Todos são os algozes, todos riem da desgraça que não lhes pertence, mas ao fim todos terminam dependurados pelos tornozelos.

Devo continuar caminhando. O corredor é muito escuro, devemos estar no subsolo, esse barulho nojento é perturbador... Um ninho de baratas! Saiam dos meus pés! Saiam dos meus pés! Não há como evitá-las. Elas sobem e se aninham no meu corpo, se reproduzem na minha virilha, fazem sua morada em meus orifícios. Sou tomado por baratas. Sou o homem-barata, o homem fétido, o homem-praga. Aqueles milhões de patinhas que caminham no meu corpo realizam uma massagem profana, sou tomado por um prazer proibido, me deleito com o perfume nefasto, nauseabundo, a ânsia me regurgita um animus enterrado, o horror de estar completamente desencontrado de tudo o que é convencional, a minha criança enlouqueceria ao me defrontar e saber que carrego seu destino com o pênis encoberto por uma gosma preta que se forma ao espremer as baratas que ali se encontram num movimento de masturbação decrépita. Minha mãe, ah, minha mãezinha tão simplória, tão católica, tão temente à um deus inexistente, com suas orações decoradas, com seus hinos de louvor,  seus terços pendurados na cabeceira da cama de madeira antiga e seu falar típico de quem decorou e aprendeu suas frases mais interessantes nas missas tediosas do Padre Adalberto, para mim a melhor hora da missa é a hora que ela acaba, minha mãezinha, ah minha querida mãezinha, definharia até a morte no exato instante em que me visse trepando freneticamente com baratas esmagadas no meu pau. E meu pai, sempre austero, seja lá o que se passa em sua cabeça, como uma parede pintada de bege escuro, como um corredor estreito e sem espaço nas laterais, simplesmente reto como uma tábua de madeira seca, inflexível, adepto de tradições antigas, de costas dadas não reconheceria esta figura repugnante, a se satisfazer de tão nefasto pecado, como uma prole de sua descendência.

Todos desejam esmagar o homem-barata. Mas ninguém quer limpar a gosma fedida. Deixem que as formigas carreguem essa coisa nojenta! Eles dizem. Que prazer insano é este de ser mutilado e fodido até às entranhas? De saber que não há mais volta para tamanha perdição? Isso é deixar todos os dentes da boca apodrecerem. Eis que entendo a velha! Eis que compreendo as gargalhadas de quem acaba de perder todos os dentes podres num chute violento de quem perde a paciência. Eis que pertenço onde de cá estou. Há uma beleza magnética no horror, algo que me arrasta para o interior do objeto horrendo, me distanciando sou arremessado às entranhas da podridão, como um espelho a revelar em mim mesmo aquele objeto da experiência, que em repulsa não posso parar de olhar.

O motorista tira a roupa, a velha tira a roupa, e todas essas pessoas horrorosas tiram a roupa, eu já estou nu e besuntado por essa gosma cinzenta de entranhas de baratas que exala esse odor nauseante que penetra as narinas de qualquer um que se aproxime, odor hipnótico para aqueles que compreendem o segredo. Parece que sou o mais desejável nesta câmara escura. Se aproximam de mim como animais ferozes a saltar de forma muda em direção a um pedaço de carne.
Muzaffer Mar 2019
rem yeri
mağduruyum uzun zamandır
imarlı ifrazlı
hatta
ifrazatlı uykularım var
geçer diyor mütehassıs
saatleri geçirme
bir poşet leblebi yazıyor rengarenk
otanı için depresif günlere
koridor...
dar ve loş
ne güzel de bakmış o yıllar
susçu cazibe
kreşondo çakıp durdu
yüzdü denizlerimde

su dalgası
perma
küt

hepsi içimde
kalıcı yaralar gibi
devşiriyor her defasında
yeni bir kesiğe
son geyşa da gitti
şeyla bakıyorum maziye
dün de
kalsa da dikiş izi
sırıtıp
tepemi attırıyor
makas unutuyor kimi
ölmezsem bir ümit sözde

ama geçti bor’un festivali
woodstock gündem’de
eski kayıtlara bakıyorum
jimmy esrarla sahnede
ama tırmalamıyor kulağı
üflüyor sadece
kim anıyor beni bilmem
belki hapın etkisinde
yürüyorum

yollar buz
başım kel
gözüm perde

ne zaman kliniğe gelsem
kayıp oluyorum bu evrende
akşam soğuk bir odam var
bir mum, biraz meze
bir de şarap olur mutlaka
gülümser plaktan zeki
göçerim hayallere

yakışıklı ölümdür tek arzum
şişmeden kafa, gövde

uzatırlar bir şarkıya kefeni
usulca girerim içine...
Victor Marques May 2022
Quando passamos num bonito lugar,
Onde temos muita vontade de estar,
A noite parece dia feito luar,
Talentos da minha poesia por explicar,
Conexões com pessoas de outras terras,
Visões passadas de paz e guerras.

Parece que nos conhecemos numa vida anterior,
Que o nosso espírito quer estar num estado superior.
A energia da alma nunca é destruída,
Ele passa de vida para vida,
A energia de sempre querer viver,
Passa de ser para ser.

Espírito meu que pareces  embarcar numa viagem,
Pareces ser um alegre trem sem carruagem.
Queres te purificar para a Deus e universo agradecer,
Reencarnando muitas vezes sem querer,
A vida perde sentido por vezes com a racionalidade,
Pois a morte terrena é sempre uma realidade.

Victor Marques
vidas passadas, alma, reencarnaçaõ
Mariana Seabra Sep 2022
Não são os outros! Nunca foram os outros.

Não é o lugar! Nunca foi o lugar.

Sou eu!



Já quis partir em retiros para o Tibete. Ou em viagens espirituais para a Tailândia. Já quis correr o mundo à procura de algo que só podia encontrar em mim. Parece-me interessante, aliás, ainda o quero fazer pela pura necessidade que tenho de experienciar. No entanto, é inútil. É mirar ao fracasso, e é condenação interior a uma busca incessante que não traz paz, só traz correria desenfreada, sem meta final onde possa descansar, uma armadilha que me obriga a jogar por algo que nem vale a pena ganhar.
Prefiro a tranquilidade que me consigo proporcionar. Em vez de correr, prefiro caminhar. Prefiro aceitar a incompletude, para não ter de me andar a perseguir por lugares onde nem sequer passei. Prefiro pensar no que tenho. Prefiro aceitar o que tenho. Prefiro limar o que tenho. Prefiro amar o que tenho. Não me falta peça nenhuma! Só me falta descobrir uma maneira de lhes dar sentido... de me ordenar.

É inútil acharmos que temos de sair do sítio para viver e, consequentemente, evoluir ou mudar, ou correr de lugar para lugar, à procura da essência mais profunda que nos constrói. Quando as raízes são profundas, não há razão para temer o vento! O nosso cérebro não sabe distinguir entre a experiência vivida e a experiência imaginada, para ele é tudo igual. Somos biliões de informações! a que este magnífico pedaço de ***** cinzenta atribui significado. Experiências reais ou imaginárias, que se convertem em memórias, memórias que ganham uma nova vida de cada vez que as recordamos, histórias que repetimos a nós e aos outros, até sermos só pedaços daquilo que lhes contamos.

Prefiro esquecer!
Escrevo as histórias que nunca contei, para depois as tentar esquecer...

Só me oriento pelas minhas próprias pegadas e, quando escrevo é apenas através de experiência pessoal. Não recorro à generalização de vivências tão únicas, mas, como admito ser-humana, sei que por muitos outros são partilhadas, e sem o meu consentimento, generalizadas. Nasci para escrever poesia, mas não sei se nasci para ser poeta. A escrita é um dissecar do próprio íntimo. Escrever é sangrar para o papel. E se o que eu escrevo fizer sentido para um outro alguém, então ótimo, é como se partilhássemos o mesmo abraço enquanto o meu poema durar. E se o que eu escrevo não fizer sentido para ninguém, não importa. Escrevo para mim. Qualquer outra pessoa que me tente ler, irá observar-me através de um vidro duplamente espelhado. O que pensa observar de mim é, nada mais nada menos, do que o seu reflexo a acenar de volta para si. Porque a poesia é assim! dizem-me que não pertence a quem a escreve
mas sim
a quem a lê.
Sou do contra, não vivo à vossa mercê! A poesia é minha! O amor é meu! A dor é minha! E se a estou a partilhar, não é por motivos altruístas, não quero ser vista nem entendida. E se a estou a partilhar, é só porque estava sufocada, porque o poema já me estava a arder nas veias, muito antes do próprio poema começar. E se o estou a partilhar, é porque não tive escolha, era escrever ou morrer! e depois de estar cá fora, depois do fogo apagar, depois das cinzas pousarem e da ferida parar de jorrar... só depois, muito depois, é que uso o meu discernimento, volto atrás no tempo e decido se o vou partilhar, ou se é só meu, e de quem me veio inspirar.

Sou líder de mim mesma!

Sento-me na mesa-redonda do Eu e converso com todos os meus familiares, amigos, parceiros, desconhecidos, inimigos, anjos e demónios, todos com a minha cara, todos com a minha maneira de pensar, todos a olhar de volta para mim à espera que comece a falar...Quem diria, que de uma mesa tão cheia e diversificada, poderia comprimi-la, agrupa-la numa só pessoa, com uma única fachada virada para o exterior! Adoro a complexidade que de mim emana! Adoro ser várias, e ao mesmo tempo ser coesa. Ser o sol que mantém todas de mim em órbita, a força universal que me mantém presa,
Fiel a quem sou,
Com alma pura e coração digno de entrar na corte real da nobreza.
Entro em longos debates com todas as versões de mim, sobre qual de nós seguir. Creio que, desde tenra idade, tornei-me boa ouvinte para dentro. O dito mundo real não me bastava, muito menos me alegrava ou inspirava, então, recuei. Retraí-me para o vasto mundo interior da minha mente e, inventei mundos novos. Foi assim que descobri a melhor companhia que podia ter. Nunca me sentia sozinha, desde que me tivesse presente. Depois de aprender a escutar o que vem de dentro, aprendi a escutar o que vem de fora. No final do debate, decido seguir a mim mesma. Nenhuma de mim ficará para trás! Nem as que já morreram e tive de enterrar! mesmo que não saiba para onde seguir. Talvez em frente. Diria que, por esta altura, seguir em frente é uma especialização minha.  

Como qualquer líder, às vezes também me falho.

Como qualquer líder, debruço-me obsessivamente sobre as falhas até descobrir como as preencher. Puno-me por elas e, finalmente, permito-me aprender.  

Como qualquer líder, sou consumidora assídua de pequenas e grandes lições.

Como qualquer líder, cometo erros. E, como qualquer líder, tento não repetir os mesmos.  

Só não sou como qualquer líder. Não nasci para guiar outros, porque também eu estou perdida. Não quero que me sigam! Aliás, se for possível, sigam o caminho oposto ao meu. E não me peçam para vos seguir! Só me sei seguir a mim, e mal.  

Nasci para desbravar o mato à machadada, na exata medida em que for avançando nele. Não me ofereçam florestas já desbravadas! Fiquem lá com elas. Não me ofereçam sonhos que não me pertencem! Prefiro deitar-me mais cedo para ter os meus. Não me vendam a vossa verdade! É um negócio sujo, onde eu ficaria sempre a perder. A verdade do outro, que fique o outro com ela. Prefiro explorar a minha.  

Deixem-me ir!

Quero ver por mim. Ouvir por mim. Tocar por mim. Cheirar por mim. Saborear por mim. Cair por mim. Levantar pela minha própria mão. Vivam as vossas experiências e deixem-me viver as minhas!  

Deixem-me tirar as minhas próprias conclusões! Tomá-las como certas, só para mais tarde descobrir que estão erradas. E está tudo bem, crescer é mesmo isso.  

Deixem-me ser mutável! Não me queiram vendada, de ideias fixas ou radicalizadas. Sou adepta do equilíbrio, apesar de nem sempre o conseguir manter. No meu mundo tudo tem permissão para existir, simultaneamente. Todos têm permissão para ser. Há um espaço invisível sem paredes para o delimitar, um lugar inspirado no Lavoisier, onde nada se perde, nada se cria, tudo se pode transformar.

Deixem-me ser! Só peço que me deixem ser! E serei feliz, mesmo na minha profunda infelicidade.  

Nasci para ser uma selvagem autodomada. Uma líder seletivamente dedicada. Uma humana fortemente frágil, com uma beleza feia, como me dizia uma bela cigana, e obcecada com a sua própria caminhada.  

Posso viajar para o sítio mais lindo do universo! Posso deslocar os olhos pelas mais belas paisagens! Posso conhecer os seres mais fascinantes! Posso ler as palavras mais requintadas! Poderia até beber da fonte da juventude eterna!  

Mas se eu não estiver em mim, se não estiver comigo, não há nada. Não há nada! Não há coisa alguma que chegue até mim se eu não estiver dentro de casa para a receber, para lhe abrir a porta, cumprimenta-la com um sorriso, um olhar cativo de quem está lá para a acolher. Não há beleza que me toque, porque não há ninguém cá dentro para ser tocado. Às vezes, viro uma casa assombrada. Abandonada, com vida morta. Há o receptáculo! Esse fica, até que a Terra decida vir recuperá-lo e, com todo o direito, levá-lo de volta para si.  Há o corpo em piloto automático, só não há a alma que o irradia, ou que o faça completo.  

Sei quando estou comigo. Tal como sei quando me abandono. "Só não sei para onde vou de cada vez que me decido abandonar", isto foi outra coisa que aquela bela cigana que me disse, ou estarei a sonhar? A realidade e o imaginário tornam-se mais difíceis de separar.
Onde me escondo de mim mesma?
Sou mestre a desaparecer, sem aviso prévio de quando irei voltar...se irei voltar. Que péssimo hábito! Que mecanismo de defesa ridículo! Foi uma maldição que me deitaram e, agora, tenho de a conseguir quebrar.
Tenho de me quebrar!...
Abrir-me até ao meu interior, olhar para dentro do poço, mesmo que me dê vontade de vomitar, principalmente, quando me dá vontade de vomitar...por mais que me custe olhar. Não posso desviar o olhar! Tenho de remexer nas minhas entranhas, sentir nas minhas mãos o que está avariado, e descobrir como o remendar.
E quebro-me! vezes sem conta. E pego nas peças que estilhacei contra o chão, e corto-me com elas, e brinco com elas, e algures, a meio desta sádica brincadeira, há uma ou outra que decide encaixar, e dão-me sentido, uma nova forma, um eu mais polido, mais perto de nunca ser perfeito e completo.

Percebo quando me vou. Fica tudo mais *****. O vazio absorve-me. O mundo desaponta-me. A poesia desaparece. O barulho do silêncio torna-se ensurdecedor. O corpo mexe-se, mas não age. O olhar fica turvo e as lentes que uso não me permitem ver com clareza. A empatia vira apatia. A falta de emoções torna-me robotizada. Não há amor! É ensurdecedor! Não há amor...

A magia que me move decide esconder-se de mim. Não sei se para brincar comigo, não sei se para me provocar, não sei se para despertar a besta que dorme sossegada. Só sei que, de tempo a tempo, a minha alma decide jogar à apanhada e é a primeira a escapar. Alma rebelde e insurreta! Nunca te ensinei a ficar! Perdoa-me, por favor, também não me ensinaram a mim. Mas, ao menos, ensinei-te a voltar. Depois, como que por infantilidade, ou talvez por vontade de regressar a casa, começa a sussurrar-me...Ouço-a chamar baixinho por mim e, lá vou eu toda contente atrás dela, deixo o seu jogo continuar, só por curiosidade de desvendar até onde é que ela vai, onde é que ela pretende levar-me.

Quanto mais me aproximo de mim, mais cores se erguem à minha volta. A paz invade-me e reconquista o seu devido território no meu peito. A poesia ressurge e faz-me ressurgir.  O silêncio volta a ser música para esta alma sensível. O corpo age com intenção. O olhar fica cristalino e escolho ver o mundo através de lentes que o retratam mais bondoso, pelo menos para mim. As emoções retomam o seu percurso natural no meu sistema, com a intensidade de vulcões ativos. A empatia é reflexo do amor que sinto e que transborda. A magia mastiga-me e cospe-me para o mundo em forma de luz.  



De tempo a tempo, perco-me de mim.

De tempo a tempo, reencontro-me.  

E, deste tempo que se aproxima, só quero uma coisa: quero voltar a mim!

Quero abraçar-me! como se estivesse a despedir-me do amor da minha vida, às portas do aeroporto. Quero acarinhar-me e amar-me. Quero voltar a mim!

Quero ver o que vou encontrar quando a mim regressar.  

Perco-me de mim. Demasiadas vezes, perco-me de mim.  

Quando me reencontro, já não estou no ponto onde me perdi. Já sou uma mistura entre aquela que se perdeu e a que está prestes a renascer. Diria que passo muito tempo no limbo da existência e da não existência. 

Quando me reencontro, sou algo diferente. Quem sabe melhor, quem sabe pior...essas reflexões deixo para os que me oferecem opiniões não solicitadas. Sei que sou algo diferente, o resto é ruído.  

Nasci para criar. Nasci para me reinventar.  

Dito isto, acolho a destruição e o caos que vem de dentro como parte do meu processo de criação pessoal.  

Disto isto, quando me reencontrar, é só uma questão de tempo a tempo para me voltar a perder.
(Sur sa comédie du trompeur puni.)

Ton Cléonte, par son trépas,
Jette un puissant appas
À la supercherie
Vu l'éclat infini
Qu'il reçoit de ta plume après sa tromperie,
Chacun voudra tromper pour être ainsi puni ;
Et quoi qu'il en perde la vie,
On portera toujours envie
À l'heure qui suit son mauvais sort,
Puisqu'il ne vivrait plus s'il n'était ainsi mort.
Il en est encore une au monde,
Je la rencontre quelquefois,
Je dois vous dire qu'elle est blonde
Et qu'elle habite au fond des bois.

N'était que Vous, Vous êtes brune
Et que Vous habitez Paris,
Vous vous ressemblez... sous la lune,
Et quand le temps est un peu gris.

Or, dernièrement, sur ma route
J'ai vu ma fée aux yeux subtils :
« Que faites-vous ? - Je vous écoute.
- Et les amours, comment vont-ils ?

- Ah ! ne m'en parlez pas, Madame,
C'est toujours là que l'on a mal ;
Si ce n'est au corps... c'est à l'âme.
L'amour, au diable l'animal !

- Méchant ! voulez-vous bien vous taire,
Vous n'iriez pas en Paradis ;
Si son nom n'est pas un mystère,
Dites-le moi » - Je le lui dis.

- « Que fait-elle ? - Elle... attend sa fête.
- C'est dire qu'elle ne fait rien.
Comment est-elle ! - Elle est parfaite.
- Et vous l'aimez ? - Je le crois bien.

- Vous l'adorez ! - J'en perds la tête.
- Vous la suivriez n'importe où ;
Ah ! mon ami... quel grand poète
Vous faites... oui, vous êtes fou.

Mais si votre femme est sans tache,
Sans le moindre... petit défaut,
Inutile qu'on vous le cache,
Ce n'est pas celle qu'il vous faut.

Il faut partir... battre les routes,
Et vous verrez à l'horizon
Luire enfin la femme entre toutes
Que vous destine... la Raison.

Voulez-vous que je vous la peigne
Comme on se peint dans les miroirs ?
Ses cheveux mordus par le peigne
Ont des fils blancs dans leurs fils noirs ;

Elle n'a... qu'une faim de louve,
Et du cœur... si vous en avez ;
C'est une femme qui se trouve
Un peu comme vous vous trouvez.

Elle n'est ni laide ni bête,
Avec... comment dire... un travers...
Un petit coup... quoi ! sur la tête,
Et capable d'aimer les vers ;

Ni très mauvaise ni très bonne,
Tâchant de vivre... comme il sied,
Et... dans un coin de sa personne
Elle a... mettons... un cor au pied !

- Ah !... quelle horreur !... jamais, Madame !
- Je vous dis, clair comme le jour :
Ce qu'il faut avoir dans la femme
N'est pas la femme, c'est l'amour.

Pour avoir l'amour, imbécile !
On ne prend pas trente partis,
La chanson le dit, c'est facile :
Il faut des époux assortis.

L'amour n'est pas fils de Bohême ;
Il a parfaitement sa loi :
Si tu n'es digne que je t'aime
Je me fiche pas mal de toi.

Bonsoir ». Ainsi parla ma fée
Qui parle... presque avec ta voix ;
Puis je la vis, d'aube coiffée,
Reprendre le chemin des bois.

Son conseil est bon ; qu'il se perde,
Saint Antoine, on peut vous prier ;
Mais partir !... au ****... et puis, merde !
Je ne veux pas me marier.
Victor Marques Mar 2023
A noite vem com seu silêncio em demasia,
Gritando ao luar pela luz do dia.
A vida perde sentido por vezes  sem querer,
Acordo com o aroma do amanhecer.
Amar com gratidão sol que queima desejos,
Amor da alma, dos teus beijos.


Ouvir regatos que levam pouca água,
Amar com leveza e sem mágoa.
Sentir a noite que procura ser suave,
Penando por amor  feito ave,
Cruzando o céu aberto da minha liberdade .

Noite de adorno, de enfeite,
Luar onde meu ser se deite.
Caminhos cruzados do olhar,
Ser Terra,  céu e mar.
Num barco sem velas navego,
E assim ao mundo me entrego.


Victor Marques


Amor, cego,  ave
On me demande, par les rues,
Pourquoi je vais bayant aux grues,
Fumant mon cigare au soleil,
À quoi se passe ma jeunesse,
Et depuis trois ans de paresse
Ce qu'ont fait mes nuits sans sommeil.

Donne-moi tes lèvres, Julie ;
Les folles nuits qui t'ont pâlie
Ont séché leur corail luisant.
Parfume-les de ton haleine ;
Donne-les-moi, mon Africaine,
Tes belles lèvres de pur sang.

Mon imprimeur crie à tue-tête
Que sa machine est toujours prête,
Et que la mienne n'en peut mais.
D'honnêtes gens, qu'un club admire,
N'ont pas dédaigné de prédire
Que je n'en reviendrai jamais.

Julie, as-tu du vin d'Espagne ?
Hier, nous battions la campagne ;
Va donc voir s'il en reste encor.
Ta bouche est brûlante, Julie ;
Inventons donc quelque folie
Qui nous perde l'âme et le corps.

On dit que ma gourme me rentre,
Que je n'ai plus rien dans le ventre,
Que je suis vide à faire peur ;
Je crois, si j'en valais la peine,
Qu'on m'enverrait à Sainte-Hélène,
Avec un cancer dans le cœur.

Allons, Julie, il faut t'attendre
À me voir quelque jour en cendre,
Comme Hercule sur son rocher.
Puisque c'est par toi que j'expire,
Ouvre ta robe, Déjanire,
Que je monte sur mon bûcher.
Muzaffer Feb 2019
Alta Gracia’da akşam oluyor
ve hala gitarımda bir telim eksik
Adabel’de kesti veresiyeyi
kapısına tekme attığım için
son paramla mama almıştım Lorenzo’ya
kafayı bulmadan önce azgın kedime
kim bilir nerde düzüşüyor bunak
bense pinekliyorum küf kokan pencerede
Mercedes geçse bir ıslık çalmam kafi
ama o’da geceleri çıkıyor işe
evi beş blok ötede gitsem
ama ya müşteri varsa içerde
Mercedes bir fahişe
aseksüel arkadaşız
yani ilişkimiz o minvalde
üfleyip püflüyorum son sigaramı
kafam karışık
bir G teli yüzünden
gitarı mı vursam
kolundan savurup duvara
küçük Miguel nerdesin velet
onun zulası vardır keman sepetinde
Miguel oniki yaşında benim öğrencim
Pado çalıyor beynimde her gece
oysa ben Blues üstü Jazz severim
çöküyorum olduğum yere
bir iki damla kalmış
dün geceki şişede
dikiyorum kafaya
ilk defa geç kalıyorum işe
Si’yi Sol’a
tak diyor temiz ruhlar
E’yi B’ye
üst perde’den çal
kleptoman şarkıları
sabahta vur tekmeyi kapısına
say eline mangırları...



Vaha
hi da s Apr 2018
cada véu de fumaça que sopro dessa minha boca
e que se perde no meio do ar
e some.
é só mais uma preocupação dentre outros véus que fogem sobre os dentes e a gengiva
e a garganta
que fica seca porque esquece de engolir saliva
daí o coração bate devagar e vai sossegando aquele palpitar visível no antebraço.
cada vez mais calma.
mais calma.
calma.

agora os olhos semicerrados encaram a tela branca.
um bela cena de enforcamento por causa de amor perdido passa na tela.
isso se chama poesia visual.
há uma representação ali.
a calma.

pegou no sono e perdeu o fim do filme.
Mariana Seabra Mar 2022
Fecho os olhos levemente

E deixo o sono me embalar.

Ah…Que venha rapidamente!

Pois nesta realidade triste,

E infelizmente,

Só em sonhos te consigo tocar.



Corro para ti-

Desesperadamente-

E desta vez não desvias o olhar.

Ah!

Finalmente…

Treme agora o corpo de quem sente

O medo de estar tão perto!-

tão, tão perto de te amar.



Falham-me as pernas que nem mexo,

Inunda-se um brilho no olhar,

Enquanto te admiro,

Questiono-me,

Se realmente estou a sonhar.

Alma ansiosa e impaciente…

Nem espera pela resposta,

Não perde tempo para te beijar.

  



Ah…!

Triste mente consciente…!

Não tarda vais fazer-me acordar.

Imploro-te,

Dá-me só mais dois segundos

Para esta memória eternizar.



Olhas para mim e sorris,

Como se soubesses…

O que estou eu a pensar…

Pois a magia que nos invade

Não cabe em explicações

Profundas

Ou em qualquer outro lugar.



O tempo não existe em sonhos,

Não te deixa saber que estás a viajar.

Mas o relógio, na hora certa,

Deu as doze badaladas

Que me iriam transformar.



(…)



Ah…!

E até hoje…

Não sei se me deixaram desperta…

Só sei que esta alma inquieta,

Tão insolente e incorreta,

Naquele sonho quis ficar

E até hoje…

Sei que nos braços da pessoa amada,

Numa dança feliz e apaixonada,

Ficou uma alma aprisionada,

Que não conseguiu mais acordar.
Quando tra estreme ombre profonda
in aperti paesi l'estate
rapisce il canto agli armenti
e la memoria dei pastori e ovunque tace
la secreta alacrità delle specie,
i nascituri avvallano
nella dolce volontà delle madri
e preme i rami dei colli e le pianure
aride il progressivo esser dei frutti.
Sulla terra accadono senza luogo,
senza perché le indelebili
verità, in quel soffio ove affondan
leggere il peso le fronde
le navi inclinano il fianco
e l'ansia dè naviganti a strane coste,
il suono d'ogni voce
perde sé nel suo grembo, al mare al vento.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù dà colli e dà tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l'altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s'affretta, e s'adopra
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
'A femmena è na bella criatura
e quase sempe è ddoce comm' 'o mmele;
ma è vvote chistu mmele pe sventura,
perde 'a ducezza e addeventa fele.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù dà colli e dà tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l'altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s'affretta, e s'adopra
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

— The End —