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Akarshi Mehrotra Jun 2013
The palpable concern which I get and which is on its increment every day..
“YES ITZ MIE DAD”
The love preserved deep in heart and with an apt attitude towards life..
“YES ITZ MIE DAD”
The balanced and the devoted way towards his profession
“YES ITZ MIE DAD”
The curiosity and depth as if a techie in computer..
“YES ITZ MIE DAD”
The infallible way in which i always get my queries sorted out .
“YES ITZ MIE DAD”
The glance which exalts us every weekend..
“YES ITZ MIE DAD”
The person whom I accolade..
OH! YES ITZ MIE DAD..
For MY adoring FATHER who is my idol in true aspect..:)
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
Eclipsing Moon Nov 2011
Mie Takuye Oyasin
A Poem by Eclipsing Moon-blood red


we are all related in NA sioux language.transcendental look at relationships...



Words of the creation, softly ,jaggedly, tumbled from my mouth...



Blindingly Lit by the Cosmotic forces, thunderingly struck ...





As a two headed drum of goatskin, beats the primal rhythm...



Twump...pa Thump...resoundingly beckoning all spirit matter to proclaim....



I am worthy ...We are worthy ..We are all related in creation..

.
tangshunzi Jun 2014
Pianificare un matrimonio Texas tutto il tragitto dall'Inghilterra non è esattamente quello che chiamerei un compito facile .ma per questa splendida sposa e lo sposo è stato uno che è venuto insieme senza soluzione di continuità .Sto parlando di una squadra impressionante di fornitori .amici favolosi + parenti e romantico giorno di tempo piovoso tutti insieme per creare una relazione seria sognante .Vedi tutto catturato da Geoff Duncan proprio qui .

ColorsSeasonsFallSettingsInnOutdoorStylesCasual Elegance

Da Sposa.Dopo Jon ed io siamo fidanzati nel gennaio 2013 .ci fu inizialmente un sacco di avanti e indietro sopra dove il matrimonio reale avrebbe avuto luogo .Jon è vestiti da sposa dalla costa meridionale dell'Inghilterra .e miè èdal Texas .e anche se la gente continuava a dirci che era il nostro matrimonio.quindi dovremmo avere nel posto che ci rende felici .ci stavaè èvuole che sia davverodifficile per tutti della nostra famiglia e gli amici per farlo .Alla fine abbiamo deciso che aveva più senso avere in Texas.come ** TALE una grande famigliaèe al momento abbiamo pensato che sarebbe sicuramente ottenere un tempo migliore ( sì proprio! ) Ed essere in grado di avere il matrimonio all'aperto.Inoltre .un paio di Jon ' amici inglesi ci ha detto cheñ è èEtter nonèce l'ha nel Regno Unitoè èvolevanoè eo da qualche parte esotica .come il Texas !è è/ em >

Jon e io sapevamo che didnè èvogliono avere il matrimonio in una grande cittàècosì Dallas .dove hoè èoriginario .è stato escluso abbastanza rapidamente .La nostra posizione di nozze e il tema di ispirazione in realtà provenivano da uno dei matrimoni Jon ' groomsmen "che abbiamo partecipato insieme il primo fine settimana mi sono trasferito nel Regno Unito all'inizio del 2011 . Loro matrimonio era nelle Highlands scozzesièpiù disabitata .selvaggia .zona remota voipoteva immaginare .Abbiamo volato da Glasgow .affittato una macchina e guidato altre 3 ore a nord nel bel mezzo del nulla .La maggior parte delle persone che frequentano il matrimonio alloggiavano nello stesso albergo ( o nelle vicinanze ).per tutto il weekend ed è stato questo ( probabilmente centinaia di anni) edificio in pietra si affaccia su un bellissimo lago .La vecchia chiesa caratteristico era solo la strada - e stranamenteèversò prima.durante e dopo tutta la loro cerimoniaèsuona familiare .E 'stato davvero romantico anche se durante la cerimonia .perché eravamo tutti rannicchiati in questa calda chiesetta con il vento e la pioggia che urla fuori .Abbiamo apprezzato molto l'idea di fare una cosa simile dove tutti alloggiava nella stessa zona ed era in campagna - e tutti abbiamo potuto trascorrere il weekend insieme .Abbiamo pensato cheè ñal sicuro dalla pioggia in Texas estate.anche seèci stavaè èaspettano Scozia meteo !

organizzare il matrimonio in Texas da Londra non ha dimostrato di essere un compito facile .In un primo momento ** pensato che ero in cima delle coseènon eroè èlavoro e sono stato in grado di ottenere la maggior parte dei miei grandi fornitori prenotati.Ma poi ** trovato un nuovo lavoro nel mese di luglio e che ' quando le cose sono diventate davvero difficile .** sottovalutato quanti piccoli dettagli ci sarebbeèma fortunatamente per meèmia mamma e papà davvero tirato insieme e aiutatoèmolto .** trovato un sacco di mie idee per i più piccoli dettagli su Pinterest ( come si fa ) e ** trovato il materiale che avevo bisogno di fare loro su Etsy .Vorrei ordinare tutto il necessario per una delle mie idee e quindi provare a lavorare con mia mamma per vedere come si potrebbe ottenere fatto .I vasi di muratore sono un esempioèho ordinato 100 vasi di muratore .etichette.cannucce .ecc e li aveva spediti alla mamma .Poi ** avuto la vestiti da sposa mamma di passare le etichette per invitare la mia ragazza (che è INCREDIBILE tra l'altro) e aveva tutti i nomi stampati sulle etichette e ha dato di nuovo a mamma che li bloccato sui vasi .E così la maggior parte dei piccoli dettagli sono stati fatti in questo modo!I donè èche avrei potuto fare tutto senza tutto l'aiuto straordinario che avevoèmamma.papà .il abiti da sposa on line mio coordinatore e altri fornitori sorprendenti.

Jon e ** volato in Dallas la settimana prima del matrimonio per aiutare a finire alcune cose prima del giorno e per abituarsi al cambiamento di tempo orribile.Il weekend di matrimonio iniziato nel Austin sul ​​Giovedi prima perché il Inn Above Onion Creek richiesto l' intero hotel è stato affittato per tutti e tre notti .È finito per lavorare fuori fantastico e mi ha dato una notte in più da trascorrere con tutta la mia famiglia e gli amici Jon ' in un unico luogo .L'intero weekend è stato davvero speciale (ovviamente la notte del matrimonio reale era il migliore !) .Ma è stato incredibile .non solo avendo tutti i nostri cari in un posto.ma guardando quanto bene tutti andavano d'accordo e quanto divertimento tutti sembravano essereavere .

Tutta la settimana che porta al matrimonio .Jon e mi era stato nervosamente controllo le previsioni ogni cinque minuti .Purtroppo .una previsione di pioggia sarebbe semplicemente non andare via per il giorno del matrimonio reale .ma è tenuto saltando dal 20 % al 50 % e di nuovo al 20 % - la tortura totale.TUTTI continuava a direè ñhhh donè èpreoccuparti !Non ' sicuramente pioverà .Essa non fa maièprobabilmente sarà cielo sereno !èquindi non era davvero stressante a tutti quando tre ore prima della cerimonia .la pioggia peggiore cheè èe visto in anni laminati in ( ben che potrebbe in parte essere perché drizzles solo a Londra).ma letteralmente il cielo stava cadendo .Probabilmente ero un piacere essere intorno in quel periodo .Per fortuna



.come ** detto primaèavevo fornitori incredibili che erano in grado di tenere tutto insieme ( mentre io ero un disastro ) e tutto si è rivelato splendidamente .La pioggia cessò per la cerimonia (per fortuna ).e il cielo si schiarì che ha fornito anche un bellissimo sfondo per tutte le foto di gruppo .Tutto sembrava essere scorre senza intoppi e ci siamo divertiti così tanto a parlare con tutti e ballare verso la fine della notte .
couldnè èpotuto essere più felice di come è andato tuttoèera letteralmente tutto ciò che avremmo potuto sperare.Ci siamo sentiti solo come se fosse volato da troppo veloce!Fotografia

: Geoff Duncan | Cinematografia : Jerry Malcolm 2nd Generation Films | Cake: The Cupcake Bar | Cancelleria : Love And Wit Paper Co. | Hair \u0026 Makeup : Erica Gray | DJ : DJ Floyd Banche | Ufficiante : Sarah Reed | Alcol: Specifiche | Cerimonia \u0026 Reception Venue : Inn Above Onion Creek | Coordinamento : stile e la grazia Eventi | barman : Bar Divas | Rehearsal Dinner Luogo : Iron Cactus 6th Street | vacanze : Illusions AffittiThe Cupcake Bar è un membro del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .The Cupcake Bar VIEW
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-c-1
http://www.belloabito.com/goods.php?id=450
http://188.138.88.219/imagesld/td//t35/productthumb/1/358835353535_394276.jpeg
Kyle Matrimonio al Inn Above Onion Creek_abiti da sposa 2014
Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d'angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose,
o forse fatta donzella
** perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa:
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti da larga resa.
Elizabeth Mayo May 2013
The cicadas are singing hymns, my dear,
the wind is lifting your hair like a wing
of some bright-flowing canary
and the juniper, bluebells, the ivy and moss,
ma fifille, ma mie, ma minette, ma poupée,
fleur éternelle de printemps, ma mie, ma mie,
in their first sweet spasms of spring
can hardly compare to fluttering fall
of your slip as it ghosts past my knee.
Uomo, mi hanno condotta dall'estremo
dove vivevo intera la "mia" vita
al Tuo opposto tremendo di giustizia:
che cosa dedurranno dal confronto
dei nostri due insondabili princìpi?
Qualcuno certo, conscio del Tuo inizio,
tratteneva i Tuoi volti successivi
in un travaglio cieco di rapporti
ma io, ancor prima che gli anelli tutti
della mia vita fossero congiunti,
mi distaccai precipite dal nulla
e proclamai la carne concepita.
Uomo Perfetto, cosa dannerai
di questo seme che, nel modularsi,
s'è rinforzato solo di se stesso
senza estasiarsi in giochi di virtù?
Certo conoscerai che equilibrando
ogni comandamento che mi esorta
a saturarmi tutta di peccato,
che riportando a questo intendimento
la perfezione delle mie lacune,
confluirei con adeguato passo
verso una vita lineare e assente.
Ma per ora, il peccato del mio tutto,
resta la tappa ultima e possente
ed un ritmo incessante di condanna
mi rigetta dal muovermi comune.
Quando, fanciulla appena, mi concessi,
quando mi sciolsi per la prima volta
da quel bruciore acuto di purezza
che sublimava ambiguità tremende,
sentii l'impegno che covavo dentro
crescere, quasi a forza di missione.
Non ** altra virtù che di condurmi
a prodigiose altezze di consenso
e una stanchezza illimite mi prende
se non mi adagio sopra un'altra forma...
Allineando tutte le mie ombre
volte perdutamente verso terra,
posso durare un tempo indefinito
accentrata in un'unica figura.
Ma che dolore sale le mie braccia
reggenti il grave fascio di me stessa:
l'essere dura giova solamente
a questa dubbia resistenza mia...
Sotto il piede che immagino sicuro
cerco il terreno viscido di sempre:
la tentazione è come un tempo lungo
ch'io devo bere, abbrividendo, in fretta...
Guarda, perché previeni il Tuo guardarmi
con errata coscienza di pudore?
Guarda, senza sapere l'astinenza,
queste carni purgate dal piacere,
questi occhi sinceri nell'orgoglio,
questi capelli dal profumo intenso
di vita e di memorie...
Peccato questo vivere me stessa?
So che la santità germoglierebbe
esercitando in me falsi connubi,
ma asségnami una giusta tolleranza
se l'indulgenza nega questo passo,
fa che il ritorno al vivere di sempre
non sprofondi nel buio di un abisso
e che non mi si dia maggiore colpa
se come gli altri, e con eguale indugio,
gioco il distacco dalla mia matrice.
Glasgow Girl G1 Mar 2017
La prima volta che vi ** visto,
Vi ** amato con ogni cellula del mio essere.
Questo sentimento mi ha diviso il cuore
E ** avuto bisogno di proteggervi!

Quando ** tenuto la mano
Il calore della vostra pelle
Mi ha dato un sorriso
Brillava come le stelle!

Dal momento in cui avete l'aperto gli occhi
Avete vissuto nel mio cuore
Poi quando ** sentito il pianto
Volevo prendere il vostro dolore!

Finché Dio non ci separi.  
Mx
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
katy winser Jul 2014
Nella striscia di sabbia lasciata da questi sedici anni
mi guardo indietro, poi guardo davanti e non riconosco nemmeno le mie mani,
sento una voce e all'improvviso vedo le mie labbra muoversi,
ma quel suono inquieto non fa altro che fondersi
insieme a  tutto ciò che lo circonda,
come preso da un onda
che lo rapisce,
lo stordisce,
e poi lo abbandona davanti al proprio destino finche egli stesso non svanisce.

Guardando lontano all'orizzonte si nota una luce,
dolce, calda,  che tanto timorosa fugge;
sarà lei la risposta alle mie domande? non lo so ...
ma la sento vicina a me, come nient'altro nella mia vita ,
anche se qualvolta così estranea e lontana.

Forse un giorno la raggiungerò lì,
in quel mondo che sembra incantato...
ma devo affrontare l'inferno, prima del mondo fatato
dove spero arriverò in tempo...
perché il desiderio della vendetta ,lo trattengo  a stento !
1

Lo di che han detto a' dolci amici addio.    (Dante)
Amor, con quanto sforzo oggi mi vinci!    (Petrarca)

Come back to me, who wait and watch for you:--
    Or come not yet, for it is over then,
    And long it is before you come again,
So far between my pleasures are and few.
While, when you come not, what I do I do
    Thinking "Now when he comes," my sweetest when:"
    For one man is my world of all the men
This wide world holds; O love, my world is you.
Howbeit, to meet you grows almost a pang
    Because the pang of parting comes so soon;
    My hope hangs waning, waxing, like a moon
        Between the heavenly days on which we meet:
Ah me, but where are now the songs I sang
    When life was sweet because you call'd them sweet?

    2

Era gia 1′ora che volge il desio.    (Dante)
Ricorro al tempo ch' io vi vidi prima.    (Petrarca)

I wish I could remember that first day,
    First hour, first moment of your meeting me,
    If bright or dim the season, it might be
Summer or winter for aught I can say;
So unrecorded did it slip away,
    So blind was I to see and to foresee,
    So dull to mark the budding of my tree
That would not blossom yet for many a May.
If only I could recollect it, such
    A day of days! I let it come and go
    As traceless as a thaw of bygone snow;
It seem'd to mean so little, meant so much;
If only now I could recall that touch,
    First touch of hand in hand--Did one but know!

    3

O ombre vane, fuor che ne l'aspetto!    (Dante)
Immaginata guida la conduce.    (Petrarca)

I dream of you to wake: would that I might
    Dream of you and not wake but slumber on;
    Nor find with dreams the dear companion gone,
As summer ended summer birds take flight.
In happy dreams I hold you full in sight,
    I blush again who waking look so wan;
    Brighter than sunniest day that ever shone,
In happy dreams your smile makes day of night.
Thus only in a dream we are at one,
    Thus only in a dream we give and take
        The faith that maketh rich who take or give;
    If thus to sleep is sweeter than to wake,
        To die were surely sweeter than to live,
Though there be nothing new beneath the sun.

    4

Poca favilla gran fliamma seconda.    (Dante)
Ogni altra cosa, ogni pensier va fore,
E sol ivi con voi rimansi amore.    (Petrarca)

I lov'd you first: but afterwards your love
    Outsoaring mine, sang such a loftier song
As drown'd the friendly cooings of my dove.
    Which owes the other most? my love was long,
    And yours one moment seem'd to wax more strong;
I lov'd and guess'd at you, you construed me--
And lov'd me for what might or might not be
    Nay, weights and measures do us both a wrong.
For verily love knows not "mine" or "thine;"
    With separate "I" and "thou" free love has done,
        For one is both and both are one in love:
Rich love knows nought of "thine that is not mine;"
        Both have the strength and both the length thereof,
Both of us, of the love which makes us one.

    5

Amor che a nullo amato amar perdona.    (Dante)
Amor m'addusse in si gioiosa spene.    (Petrarca)

O my heart's heart, and you who are to me
    More than myself myself, God be with you,
    Keep you in strong obedience leal and true
To Him whose noble service setteth free,
Give you all good we see or can foresee,
    Make your joys many and your sorrows few,
    Bless you in what you bear and what you do,
Yea, perfect you as He would have you be.
So much for you; but what for me, dear friend?
    To love you without stint and all I can
Today, tomorrow, world without an end;
    To love you much and yet to love you more,
    As Jordan at his flood sweeps either shore;
        Since woman is the helpmeet made for man.

    6

Or puoi la quantitate
Comprender de l'amor che a te mi scalda.    (Dante)
Non vo' che da tal nodo mi scioglia.    (Petrarca)

Trust me, I have not earn'd your dear rebuke,
    I love, as you would have me, God the most;
    Would lose not Him, but you, must one be lost,
Nor with Lot's wife cast back a faithless look
Unready to forego what I forsook;
    This say I, having counted up the cost,
    This, though I be the feeblest of God's host,
The sorriest sheep Christ shepherds with His crook.
Yet while I love my God the most, I deem
    That I can never love you overmuch;
        I love Him more, so let me love you too;
    Yea, as I apprehend it, love is such
I cannot love you if I love not Him,
        I cannot love Him if I love not you.

    7

Qui primavera sempre ed ogni frutto.    (Dante)
Ragionando con meco ed io con lui.    (Petrarca)

"Love me, for I love you"--and answer me,
    "Love me, for I love you"--so shall we stand
    As happy equals in the flowering land
Of love, that knows not a dividing sea.
Love builds the house on rock and not on sand,
    Love laughs what while the winds rave desperately;
And who hath found love's citadel unmann'd?
    And who hath held in bonds love's liberty?
My heart's a coward though my words are brave
    We meet so seldom, yet we surely part
    So often; there's a problem for your art!
        Still I find comfort in his Book, who saith,
Though jealousy be cruel as the grave,
    And death be strong, yet love is strong as death.

    8

Come dicesse a Dio: D'altro non calme.    (Dante)
Spero trovar pieta non che perdono.    (Petrarca)

"I, if I perish, perish"--Esther spake:
    And bride of life or death she made her fair
    In all the lustre of her perfum'd hair
And smiles that kindle longing but to slake.
She put on pomp of loveliness, to take
    Her husband through his eyes at unaware;
    She spread abroad her beauty for a snare,
Harmless as doves and subtle as a snake.
She trapp'd him with one mesh of silken hair,
    She vanquish'd him by wisdom of her wit,
        And built her people's house that it should stand:--
        If I might take my life so in my hand,
And for my love to Love put up my prayer,
    And for love's sake by Love be granted it!

    9

O dignitosa coscienza e netta!    (Dante)
Spirto piu acceso di virtuti ardenti.    (Petrarca)

Thinking of you, and all that was, and all
    That might have been and now can never be,
    I feel your honour'd excellence, and see
Myself unworthy of the happier call:
For woe is me who walk so apt to fall,
    So apt to shrink afraid, so apt to flee,
    Apt to lie down and die (ah, woe is me!)
Faithless and hopeless turning to the wall.
And yet not hopeless quite nor faithless quite,
Because not loveless; love may toil all night,
    But take at morning; wrestle till the break
        Of day, but then wield power with God and man:--
        So take I heart of grace as best I can,
    Ready to spend and be spent for your sake.

    10

Con miglior corso e con migliore stella.    (Dante)
La vita fugge e non s'arresta un' ora.    (Petrarca)

Time flies, hope flags, life plies a wearied wing;
    Death following ******* life gains ground apace;
    Faith runs with each and rears an eager face,
Outruns the rest, makes light of everything,
Spurns earth, and still finds breath to pray and sing;
    While love ahead of all uplifts his praise,
    Still asks for grace and still gives thanks for grace,
Content with all day brings and night will bring.
Life wanes; and when love folds his wings above
    Tired hope, and less we feel his conscious pulse,
        Let us go fall asleep, dear friend, in peace:
        A little while, and age and sorrow cease;
    A little while, and life reborn annuls
Loss and decay and death, and all is love.

    11

Vien dietro a me e lascia dir le genti.    (Dante)
Contando i casi della vita nostra.    (Petrarca)

Many in aftertimes will say of you
    "He lov'd her"--while of me what will they say?
    Not that I lov'd you more than just in play,
For fashion's sake as idle women do.
Even let them prate; who know not what we knew
    Of love and parting in exceeding pain,
    Of parting hopeless here to meet again,
Hopeless on earth, and heaven is out of view.
But by my heart of love laid bare to you,
    My love that you can make not void nor vain,
Love that foregoes you but to claim anew
        Beyond this passage of the gate of death,
    I charge you at the Judgment make it plain
        My love of you was life and not a breath.

    12

Amor, che ne la mente mi ragiona.    (Dante)
Amor vien nel bel viso di costei.    (Petrarca)

If there be any one can take my place
    And make you happy whom I grieve to grieve,
    Think not that I can grudge it, but believe
I do commend you to that nobler grace,
That readier wit than mine, that sweeter face;
    Yea, since your riches make me rich, conceive
    I too am crown'd, while bridal crowns I weave,
And thread the bridal dance with jocund pace.
For if I did not love you, it might be
    That I should grudge you some one dear delight;
        But since the heart is yours that was mine own,
    Your pleasure is my pleasure, right my right,
Your honourable freedom makes me free,
    And you companion'd I am not alone.

    13

E drizzeremo gli occhi al Primo Amore.    (Dante)
Ma trovo peso non da le mie braccia.    (Petrarca)

If I could trust mine own self with your fate,
    Shall I not rather trust it in God's hand?
    Without Whose Will one lily doth not stand,
Nor sparrow fall at his appointed date;
    Who numbereth the innumerable sand,
Who weighs the wind and water with a weight,
To Whom the world is neither small nor great,
    Whose knowledge foreknew every plan we plann'd.
Searching my heart for all that touches you,
    I find there only love and love's goodwill
Helpless to help and impotent to do,
        Of understanding dull, of sight most dim;
        And therefore I commend you back to Him
Whose love your love's capacity can fill.

    14

E la Sua Volontade e nostra pace.    (Dante)
Sol con questi pensier, con altre chiome.    (Petrarca)

Youth gone, and beauty gone if ever there
    Dwelt beauty in so poor a face as this;
    Youth gone and beauty, what remains of bliss?
I will not bind fresh roses in my hair,
To shame a cheek at best but little fair,--
    Leave youth his roses, who can bear a thorn,--
I will not seek for blossoms anywhere,
    Except such common flowers as blow with corn.
Youth gone and beauty gone, what doth remain?
    The longing of a heart pent up forlorn,
        A silent heart whose silence loves and longs;
        The silence of a heart which sang its songs
    While youth and beauty made a summer morn,
Silence of love that cannot sing again.
Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! Allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre dè servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol dè malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'** appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! Sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
Dè miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai cò silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia! ) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! A somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! E di te forse non odo
Questi luoghi parlar? Caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Iva danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
Vous connaissez que j'ai pour mie
Une Andalouse à l'oeil lutin,
Et sur mon coeur, tout endormie,
Je la berce jusqu'au matin.

Voyez-la, quand son bras m'enlace,
Comme le col d'un cygne blanc,
S'enivrer, oublieuse et lasse,
De quelque rêve nonchalant.

Gais chérubins ! veillez sur elle.
Planez, oiseaux, sur notre nid ;
Dorez du reflet de votre aile
Son doux sommeil, que Dieu bénit !

Car toute chose nous convie
D'oublier tout, fors notre amour :
Nos plaisirs, d'oublier la vie ;
Nos rideaux, d'oublier le jour.

Pose ton souffle sur ma bouche,
Que ton âme y vienne passer !
Oh ! restons ainsi dans ma couche,
Jusqu'à l'heure de trépasser !

Restons ! L'étoile vagabonde
Dont les sages ont peur de ****
Peut-être, en emportant le monde,
Nous laissera dans notre coin.

Oh ! viens ! dans mon âme froissée
Qui saigne encor d'un mal bien grand,
Viens verser ta blanche pensée,
Comme un ruisseau dans un torrent !

Car sais-tu, seulement pour vivre,
Combien il m'a fallu pleurer ?
De cet ennui qui désenivre
Combien en mon coeur dévorer ?

Donne-moi, ma belle maîtresse,
Un beau baiser, car je te veux
Raconter ma longue détresse,
En caressant tes beaux cheveux.

Or voyez qui je suis, ma mie,
Car je vous pardonne pourtant
De vous être hier endormie
Sur mes lèvres, en m'écoutant.

Pour ce, madame la marquise,
Dès qu'à la ville il fera noir,
De par le roi sera requise
De venir en notre manoir ;

Et sur mon coeur, tout endormie,
La bercerai jusqu'au matin,
Car on connaît que j'ai pour mie
Une Andalouse à l'oeil lutin.
Thy hair brightly burns as the fire in thine eyes.
Ardent lips kiss my fissured heart
As I remain blind to thy frail lies.

Beside thee, writhes the demon of thy soul;
Acidulous words leave thy tongue
And I prepare to plummet whole

Into the golden sleep of thine asphyxiating air.
Tears bleed as I follow
Thy seraphic beauty fair.

As I close my eyes and wade into the quietus of this dream,
Tilt my head back and begin to fall,
I put all my cherished hopes in thee.
Inspired by Mozart's Davidde Penitente cantata.
andrew juma Jan 2016
Hapa ndipo umenifikisha
Umalenga na ujopo
Wa kiingereza tulimudu
lakini kiswahili kitamu
**** la mama litamu
Hata liwe la mbwa

Kimombo kilaini majineno
Kama mayai ya johari
Kuangaza mitima halaiki
Namshukuru Rabuka
Kwa talanta ya kuandika

Tukaumba kwa maneno
Waumbaji nikawaunga
Kama yeye Mungu,
Nguvu za maneno kat'tunukia

Uwezo wa karana hii
Kuwateka akilizo
Nyika na mito kuwavusha
Hadi sayari za ndoto zao
Uswahilini narudi mie
Kitamu kwelikweli

Nashukuru Maulana
Kipaji nilipata
Naye ataniauni
Dau langu lifike kilindini
Nitue kileleni

Niangaze kama Zuhura
Hapa ndipo nimefika
Umalenga na ujopo
N'taukumbatia milele
Kwa Kiswahili na kimombo

Mitima zao kusisimua.
Standby for translation...
Ashlagh Naighlim Jul 2010
Pe cand noaptea se lasa si nimanui nu-i pasa,
Pe cand ceata-ndeasa si acum far-de-prefata,
Pe cand lumina piere si se lasa cu durere,
Masca eu o pui deoparte si ma definesc aparte.

Caci ma vezi ziua schimbator,pe emotii trecator,mijlocitor
Sad sau merg,vorbesc sau tac,dar sunt tot un...liliac.
Caci doar eu ma inteleg si fluier mut,caut coleg...
Dar de unde sa gasesc,noaptea zbor,ziua zabovesc.

Stau si plang,stele de stele,indurerat,companie-mi tin doar ele.
Luna nu o mai suport,imi strica lumea ce mi-o port...
Indoliat mereu,dar nu se vede,caci doliu-mi tot...cine ma crede?
Nimeni,caci imi scriu doar mie;Sa ma cunosti?!...e Blasfemie.

Hai sa-ncerc sa ma arat...usor,sa nu dau indarat.
Schimbat in singur,deci cu timpu,trecutau anii,schimband grupu,
Cutand mereu fata far-de-zar,siguranta pura,dar e in zadar;
vesnic adaptiv,renuntator,am invatat constant *** e sa mor.

Trecutau anii,evoluand,am luat cu mine tot,furand,culegand.
Tarziu mi-am dat seama *** de izbutesc...In invizibil eu traiesc
Domino eu mesteresc si involuntar,mereu,eu il pornesc;
Toate piesele-mi cad in sac,se evapora...plang si tac
Munca,alinare o secunda,dau masca jos,da sa se-ascunda
Urlu,magai,simt,gandesc si mereu ma pacalesc.

Cautand mereu ambrosie,dar nectaru tot ma chinuie...
Trec prin sange si prin sentiment cu idealu-mi stimulent
Dau de-o ea si dau de mine,dara EA nu da sa vie...

Va ascult *** reprosati,radeti,inghiontiti,bucurosi sau suparati,
Calcati pe voi,calcati pe mine,ignorati si totusi tine...
Gasiti refugiu-n contradictii,fugiti de voi,va luati de dictii
Si astfel tot ma atacati,priviti spre mine indignati...

De ce? eu pur "sange" m-am nascut,fara frica si nu m-a durut
Ati venit,m-ati "educat",fara mila si regret,tot voi m-ati conturat.
Sad in fata voastra-acum,reprosati,ma indemnati pe alt drum.
Ce vina am eu ca v-am ascultat?,fac ce stiu,ce ma-ti invatat.

M-am luptat,m-am ridicat,de unde voi m-ati aruncat,
Si cu aripi noi noute,diferite,...dar dragute...
Am decis sa nu v-ascult,sa fac ce stiu,tot mai mult
Si astfel ne-am departajat,in voi si eu,...TERIFIANT!

V-ati semnat propriu testament,sa va dau iubire vehement,
Va dau tot ce batjocoriti,va dau ce nu vreti pana muriti,
Dar cu timpul s-a schimbat,ati invatat,ati evoluat...
Tot,tot,tot,ce eu am dat,miseilor,ati manipulat...

Am luptat,am incercat,ce simt,pe  voi e insemnat,
Tatuaj fara de voie,nevazut,scris cu lamaie;
Caci il vad,il desclusesc,in oglinda eu privesc
Intorsi pe dos pana la moarte,va citesc ca pe o carte.

Am trecut incet,incet,printre voi,plin de regret...
Sa va iubeasca Dumnezeu,caci in lumea me-as doar eu.
Emotiv,departajat,scriu in stele-ndoliat...
Preamarind singuratatea,cunoscand nici-cand dreptatea!

Greu de inteles,desprins,incalcit parca-n adins.
Zbor acum si scriu departe,bucurand scantei de soapte.
Sad in somn,visez pucioasa,tremur vesnic dupa raza.
Si tipand pe ploaia deasa,ma asez usor,...mi-e greata.
mrmonst3r Dec 2014
All we have left are diversions,
To pass the time.
A pantomime reality,
Without function.
Without meaning.
Those jokes we shared,
Cutting the world down to size.
They aren't funny anymore.
That forgotten t-shirt —
The stray intimacies of lovers —
The lacerations in my skin —
The blood that I spill —
The ambulance ride —
The last face I'll ever see —
You.
My favourite girl,
My favourite hell.
Io fei gibetto a me de le mie case.
QUIT TORTURING YOURSELF.
QUIT TORTURING YOURSELF.
QUIT
TORTURING YOURSELF.
Quit torturing yourself.
Quit ******* trturing yrself.
Quit trtrng urslf.
Quit.
Quit.
...
Because it's just that ******* easy.
bk Jul 2015
I:
una volta sputavo vetri rotti, ora si sono tramutati in perle e diamanti, conosco le parole segrete per distruggere i mondi dei miei nemici, basterebbe un *aveva ragione lei
o un mi ha amato più di quanto amerà te per farvi schiantare al suolo, fate attenzione perché oltre ai gioielli so sputare fiamme.
spero che leggiate e soffriate soffriate soffriate.

II:
guardo le mie notti andare avanti contando gli spazi vuoti nei blister di plastica delle pastiglie.

III:
delle volte amore mio mi chiedo se non sia ingiusto che io spenda su di te così poche parole ma la verità è che io parlo per non vedere le ferite tesoro, alcune sono lì e non sono rimarginate.
spesso e volentieri le mie parole sono fatte di rabbia e rancore e tristezza, non c'è nulla di più lontano da te in tutto questo, scusami.
bk May 2016
** tinto i capelli di turchese, c'è qualcosa di nuovo nella mia faccia, qualcosa di diabolico.
** scoperto di provare odio, di saper odiare, guarda che belle le mie labbra che si incurvano per sputarti addosso, per sputare su qualsiasi cosa ci sia stato. melenso e falso.
guarda che belle le mie dita che danzano sulla tastiera scrivendo parole di disprezzo, guarda che bello il ghigno si è formato sulla mia faccia.
vorrei avere una spada (emblema di verità) e mozzarti la testa
vorrei avere un'automobile ed investirti ed ancora ed ancora ed ancora
vorrei che tutto ciò che scrivo trafiggesse il tuo cervello, aghi appuntiti nelle pupille, un tatuaggio mentale che ti ricordi perennemente che sei un qualcosa di marcio
perché adesso che ** scoperto la verità è tutto cambiato.
** vinto io.
**non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
Caro, dammi parole di fiducia
per te, mio uomo, l'unico che amassi
in lunghi anni di stupido terrore,
fa che le mani m'escano dal buio
incantesimo amaro che non frutta...
Sono gioielli, vedi, le mie mani,
sono un linguaggio per l'amore vivo
ma una fosca catena le ha ben chiuse
ben legate ad un ceppo. Amore mio
** sognato di te come si sogna
della rosa e del vento,
sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte
e non posso ospitarti. Io vorrei
che tu gustassi i pascoli che in dono
** sortiti da Dio, ma la paura
mi trattiene nemica; oso parole,
solamente parole e se tu ascolti
fiducioso il mio canto, veramente
so che ti esalterai delle mie pene.
Sono folle di te, amore
che vieni a rintracciare
nei miei trascorsi
questi giocattoli rotti delle mie parole.
Ti faccio dono di tutto
se vuoi,
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento.
adorating Jun 2019
Yogyakarta, 16 Juni 2019.


Temanku tersayang,

Mudahnya begini, aku tidak akan pernah berhenti mengucap syukur atas hadirnya kamu di hidupku. Dari perhatian kecil yang kamu berikan hingga tetes air matamu yang jatuh ketika aku terpuruk, ikut merasa sedih atas apa yang aku rasakan. Mungkin aku dan kamu tidak selalu menghabiskan waktu bersama, kemudian merasa tertinggal setelahnya ketika salah satu tengah sibuk dengan hal lain. Aku percaya kamu peduli denganku tanpa dibuat-buat juga tanpa paksaan. Ada banyak yang ingin aku sampaikan, namun guratan hitam di atas putih ini bukan tentang aku. Ini untuk kamu.

Kita memang tidak baru bertemu dan kenal kemarin sore, tetapi fakta tersebut juga tidak dapat memungkiri bahwa aku masih merasa belum mengenal kamu dengan baik. Entah aku yang selalu merasa kurang atau memang kamu kurang pandai dalam berbagi sedih. Aku paham sebaik-baiknya kamu sebagai seorang teman, sahabat, anak, kekasih, atau manusia secara umum. Ada banyak khawatir yang kamu pikirkan, sebab kamu tidak ingin orang lain menjadi khawatir akan kamu, maka disimpanlah semua sedih yang kamu rasa. Bukan menjadi masalah besar, sebab aku juga paham bahwa kamu berhak untuk menyimpan apa yang ingin kamu simpan dan membagi apa yang ingin kamu bagi. Aku juga tahu bahwa mungkin aku tidak akan selalu menjadi pilihan pertama kamu dalam berkeluh kesah. Juga tidak menjadikan ini masalah besar untukku, sebab seperti yang aku katakan, aku mengerti. Ingin aku tekankan pada bagian ini bahwa aku ingin kamu baik-baik saja.

Sepanjang kamu hidup ini, temanku, akan ada banyak asam dan garam yang harus kamu cicipi. Semoga kegemaran kamu dalam menyantap mie instan jadikan kamu tahan dalam hal ini, ya. Sejujurnya, yang barusan tidak lucu, tapi tetap aku tulis. Juga, yang barusan dirasa tidak penting, namun aku terlalu malas memperbaiki. Nantinya mungkin akan ada banyak lelah yang harus kamu rasakan, termasuk menitikkan air mata sebab tidak ada kalimat yang mampu menjelaskan semua. Tidak apa-apa, ya? Aku percaya, kamu lebih dari kuat dan mampu menjalani hidup kamu. Semakin kamu bertambah usia, semakin kamu dewasa, semakin kamu akan paham bahwa memang ada saatnya hidup menyuguhkan banyak pertanyaan. Tidak semuanya punya jawaban dan tidak semua jawaban dapat diterima oleh akal. Sebab hidup adalah berproses dan kamu akan terus tumbuh.

Terkadang kamu sudah melakukan semua yang kamu bisa, mengusahakan semua yang kamu mampu, atau memberi semua yang kamu punya, tetapi itu juga belum cukup. Bukan berarti kamu tidak cukup, kamu selalu cukup, kamu selalu lebih dari cukup. Sebagian tidak akan pernah merasa cukup meskipun ketika mereka memiliki segalanya. Hidup bisa jadi lucu seperti itu. Semoga dengan begitu, kamu akan tetap bisa tertawa meski sedang ada sulit yang harus kamu lalui. Terlepas dari sulit tersebut, aku harap kamu akan selalu diiringi dengan bahagia, kemanapun kamu pergi.

Aku tidak tahu kapan kamu akan membaca kata merangkai kalimat yang aku tulis ini. Aku bahkan tidak dapat memastikan apakah aku akan mengirimkannya pada kamu secara langsung. Tapi tepat saat aku memulai paragraf ini, waktu sudah menunjukan tepat pukul dua belas malam. Hari sudah berganti. Bersamaannya dengan ini, bertambah juga satu tahun usia kamu sekarang. Mungkin kamu sedang tertidur, atau tengah dalam panggilan dibanjiri dengan banyak ucapan selamat ulang tahun. Bertambahnya satu angka pada usiamu juga diharapkan kamu menjadi lebih kuat, sebab akan ada lebih banyak tanggung jawab yang harus kamu bawa. Ini tidak melulu soal bertambah tua, melainkan bertambah dewasanya kamu dalam hidup.

Selalu, temanku, doa terbaik aku panjatkan untuk kamu. Sekecil apapun hal yang kamu lakukan di dalam hidupku ini, kamu berarti besar. Selalu, aku ingin bahagia berada di pihakmu. Terima kasih sudah bertahan dan ada. Terima kasih untuk tahun-tahun kita berteman. Terima kasih untuk waktu dan kesediaanmu dalam mendengarkan. Terima kasih untuk kamu.

Selamat ulang tahun.


Salam sayang,
temanmu.
Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.
On dit : " Triste comme la porte
D'une prison. "
Et je crois, le diable m'emporte !
Qu'on a raison.

D'abord, pour ce qui me regarde,
Mon sentiment
Est qu'il vaut mieux monter sa garde,
Décidément.

Je suis, depuis une semaine,
Dans un cachot,
Et je m'aperçois avec peine
Qu'il fait très chaud.

Je vais bouder à la fenêtre,
Tout en fumant ;
Le soleil commence à paraître
Tout doucement.

C'est une belle perspective,
De grand matin,
Que des gens qui font la lessive
Dans le lointain.

Pour se distraire, si l'on bâille,
On aperçoit
D'abord une longue muraille,
Puis un long toit.

Ceux à qui ce séjour tranquille
Est inconnu
Ignorent l'effet d'une tuile
Sur un mur nu.

Je n'aurais jamais cru moi-même,
Sans l'avoir vu,
Ce que ce spectacle suprême
A d'imprévu.

Pourtant les rayons de l'automne
Jettent encor
Sur ce toit plat et monotone
Un réseau d'or.

Et ces cachots n'ont rien de triste,
Il s'en faut bien :
Peintre ou poète, chaque artiste
Y met du sien.

De dessins, de caricatures
Ils sont couverts.
Çà et là quelques écritures
Semblent des vers.

Chacun tire une rêverie
De son bonnet :
Celui-ci, la Vierge Marie,
L'autre, un sonnet.

Là, c'est Madeleine en peinture,
Pieds nus, qui lit ;
Vénus rit sous la couverture,
Au pied du lit.

Plus ****, c'est la Foi, l'Espérance,
La Charité,
Grands croquis faits à toute outrance,
Non sans beauté.

Une Andalouse assez gaillarde,
Au cou mignon,
Est dans un coin qui vous regarde
D'un air grognon.

Celui qui fit, je le présume,
Ce médaillon,
Avait un gentil brin de plume
A son crayon.

Le Christ regarde Louis-Philippe
D'un air surpris ;
Un bonhomme fume sa pipe
Sur le lambris.

Ensuite vient un paysage
Très compliqué
Où l'on voit qu'un monsieur très sage
S'est appliqué.

Dirai-je quelles odalisques
Les peintres font,
A leurs très grands périls et risques,
Jusqu'au plafond ?

Toutes ces lettres effacées
Parlent pourtant ;
Elles ont vécu, ces pensées,
Fût-ce un instant.

Que de gens, captifs pour une heure,
Tristes ou non,
Ont à cette pauvre demeure
Laissé leur nom !

Sur ce vieux lit où je rimaille
Ces vers perdus,
Sur ce traversin où je bâille
A bras tendus,

Combien d'autres ont mis leur tête,
Combien ont mis
Un pauvre corps, un coeur honnête
Et sans amis !

Qu'est-ce donc ? en rêvant à vide
Contre un barreau,
Je sens quelque chose d'humide
Sur le carreau.

Que veut donc dire cette larme
Qui tombe ainsi,
Et coule de mes yeux, sans charme
Et sans souci ?

Est-ce que j'aime ma maîtresse ?
Non, par ma foi !
Son veuvage ne l'intéresse
Pas plus que moi.

Est-ce que je vais faire un drame ?
Par tous les dieux !
Chanson pour chanson, une femme
Vaut encor mieux.

Sentirais-je quelque ingénue
Velléité
D'aimer cette belle inconnue,
La Liberté ?

On dit, lorsque ce grand fantôme
Est verrouillé,
Qu'il a l'air triste comme un tome
Dépareillé.

Est-ce que j'aurais quelque dette ?
Mais, Dieu merci !
Je suis en lieu sûr : on n'arrête
Personne ici.

Cependant cette larme coule,
Et je la vois
Qui brille en tremblant et qui roule
Entre mes doigts.

Elle a raison, elle veut dire :
Pauvre petit,
A ton insu ton coeur respire
Et t'avertit

Que le peu de sang qui l'anime
Est ton seul bien,
Que tout le reste est pour la rime
Et ne dit rien.

Mais nul être n'est solitaire,
Même en pensant,
Et Dieu n'a pas fait pour te plaire
Ce peu de sang.

Lorsque tu railles ta misère
D'un air moqueur,
Tes amis, ta soeur et ta mère
Sont dans ton coeur.

Cette pâle et faible étincelle
Qui vit en toi,
Elle marche, elle est immortelle,
Et suit sa loi.

Pour la transmettre, il faut soi-même
La recevoir,
Et l'on songe à tout ce qu'on aime
Sans le savoir.
Mi hai reso qualcosa d'ottuso,
una foresta pietrificata,
una che non può piangere
per le maternità disfatte.
Mi hai reso una foresta
dove serpeggiano serpi velenose
e la jena è in agguato,
perché io ero una ninfa
innamorata e gentile,
e avevo dei morbidi cuccioli.
Ma le mie unghie assetate
scavano nette la terra, così io Medusa
fissa ti guardo negli occhi.
Io esperta sognatrice
che anche adesso mi rifugio in un letto
ammantata di lutto
per non sentire più la carne.
Une jeune guenon cueillit
Une noix dans sa coque verte ;
Elle y porte la dent, fait la grimace... ah ! Certes,
Dit-elle, ma mère mentit
Quand elle m'assura que les noix étaient bonnes.
Puis, croyez aux discours de ces vieilles personnes
Qui trompent la jeunesse ! Au diable soit le fruit !
Elle jette la noix. Un singe la ramasse,
Vite entre deux cailloux la casse,
L'épluche, la mange, et lui dit :
Votre mère eut raison, ma mie :
Les noix ont fort bon goût, mais il faut les ouvrir.
Souvenez-vous que, dans la vie,
Sans un peu de travail on n'a point de plaisir.
Israel Baker Jan 2017
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Venge  Sono Plaster Kokumi Wo 3  fake accident  f Ko  first life Tsubasa Pass  Poison  ... ... ...  ugly Offshore
food
3 Weapons of algae.
thickness
Jenna Vaitkunas Sep 2013
il tuo sorriso,
come le stelle sopra di noi stasera
Non credo che potrei abbastanza confrontare
il modo in cui i tuoi occhi brillano alla luce della luna pallida
essi sono di colore blu
sono sempre stati
ma è diverso questa volta
perché questa volta ti piaccio troppo
questa volta siamo completamente persi
in un mondo tutto nostro
ma mi rendo conto di minuetti dopo
sveglio nel mio letto
lacrime sulle mie guance
era solo un sogno
e questo è tutto ciò che non potrà mai verificarsi
English Translation:
your smile,
as the stars above us tonight
I do not think I could quite compare
the way your eyes sparkle to the pale moonlight
they are blue
they always have been
but it's different this time
because this time you like me too
this time we are completely lost
in a world of our own
but I become aware of minuets after
awake in my bed
tears on my cheeks
it was just a dream
and this is all that will never occur


Wanted to try some other language writing although i had to look some words up c:
A quoi passer la nuit quand on soupe en carême ?
Ainsi, le verre en main, raisonnaient deux amis.
Quels entretiens choisir, honnêtes et permis,
Mais gais, tels qu'un vieux vin les conseille et les aime ?

Rodolphe

Parlons de nos amours ; la joie et la beauté
Sont mes dieux les plus chers, après la liberté.
Ébauchons, en trinquant, une joyeuse idylle.
Par les bois et les prés, les bergers de Virgile
Fêtaient la poésie à toute heure, en tout lieu ;
Ainsi chante au soleil la cigale-dorée.
D'une voix plus modeste, au hasard inspirée,
Nous, comme le grillon, chantons au coin du feu.

Albert

Faisons ce qui te plaît. Parfois, en cette vie,
Une chanson nous berce et nous aide à souffrir,
Et, si nous offensons l'antique poésie,
Son ombre même est douce à qui la sait chérir.

Rodolphe

Rosalie est le nom de la brune fillette
Dont l'inconstant hasard m'a fait maître et seigneur.
Son nom fait mon délice, et, quand je le répète,
Je le sens, chaque fois, mieux gravé dans mon coeur.

Albert

Je ne puis sur ce ton parler de mon amie.
Bien que son nom aussi soit doux à prononcer,
Je ne saurais sans honte à tel point l'offenser,
Et dire, en un seul mot, le secret de ma vie.

Rodolphe

Que la fortune abonde en caprices charmants
Dès nos premiers regards nous devînmes amants.
C'était un mardi gras dans une mascarade ;
Nous soupions ; - la Folie agita ses grelots,
Et notre amour naissant sortit d'une rasade,
Comme autrefois Vénus de l'écume des flots.

Albert

Quels mystères profonds dans l'humaine misère !
Quand, sous les marronniers, à côté de sa mère,
Je la vis, à pas lents, entrer si doucement
(Son front était si pur, son regard si tranquille ! ),
Le ciel m'en est témoin, dès le premier moment,
Je compris que l'aimer était peine inutile ;
Et cependant mon coeur prit un amer plaisir
À sentir qu'il aimait et qu'il allait souffrir !

Rodolphe

Depuis qu'à mon chevet rit cette tête folle,
Elle en chasse à la fois le sommeil et l'ennui ;
Au bruit de nos baisers le temps joyeux s'envole,
Et notre lit de fleurs n'a pas encore un pli.

Albert

Depuis que dans ses yeux ma peine a pris naissance,
Nul ne sait le tourment dont je suis déchiré.
Elle-même l'ignore, - et ma seule espérance
Est qu'elle le devine un jour, quand j'en mourrai.

Rodolphe

Quand mon enchanteresse entr'ouvre sa paupière,
Sombre comme la nuit, pur comme la lumière,
Sur l'émail de ses yeux brille un noir diamant.

Albert

Comme sur une fleur une goutte de pluie,
Comme une pâle étoile au fond du firmament,
Ainsi brille en tremblant le regard de ma vie.

Rodolphe

Son front n'est pas plus grand que celui de Vénus.
Par un noeud de ruban deux bandeaux retenus
L'entourent mollement d'une fraîche auréole ;
Et, lorsqu'au pied du lit tombent ses longs cheveux,
On croirait voir, le soir, sur ses flancs amoureux,
Se dérouler gaiement la mantille espagnole.

Albert

Ce bonheur à mes yeux n'a pas été donné
De voir jamais ainsi la tête bien-aimée.
Le chaste sanctuaire où siège sa pensée
D'un diadème d'or est toujours couronné.

Rodolphe

Voyez-la, le matin, qui gazouille et sautille ;
Son coeur est un oiseau, - sa bouche est une fleur.
C'est là qu'il faut saisir cette indolente fille,
Et, sur la pourpre vive où le rire pétille,
De son souffle enivrant respirer la fraîcheur.

Albert

Une fois seulement, j'étais le soir près d'elle ;
Le sommeil lui venait et la rendait plus belle ;
Elle pencha vers moi son front plein de langueur,
Et, comme on voit s'ouvrir une rose endormie,
Dans un faible soupir, des lèvres de ma mie,
Je sentis s'exhaler le parfum de son coeur.

Rodolphe

Je voudrais voir qu'un jour ma belle dégourdie,
Au cabaret voisin de champagne étourdie,
S'en vînt, en jupon court, se glisser dans tes bras.
Qu'adviendrait-il alors de ta mélancolie ?
Car enfin toute chose est possible ici-bas.

Albert

Si le profond regard de ma chère maîtresse
Un instant par hasard s'arrêtait sur le tien,
Qu'adviendrait-il alors de cette folle ivresse ?
Aimer est quelque chose, et le reste n'est rien.

Rodolphe

Non, l'amour qui se tait n'est qu'une rêverie.
Le silence est la mort, et l'amour est la vie ;
Et c'est un vieux mensonge à plaisir inventé,
Que de croire au bonheur hors, de la volupté !
Je ne puis partager ni plaindre ta souffrance
Le hasard est là-haut pour les audacieux ;
Et celui dont la crainte a tué l'espérance
Mérite son malheur et fait injure aux dieux.

Albert

Non, quand leur âme immense entra dans la nature,
Les dieux n'ont pas tout dit à la matière impure
Qui reçut dans ses flancs leur forme et leur beauté.
C'est une vision que la réalité.
Non, des flacons brisés, quelques vaines paroles
Qu'on prononce au hasard et qu'on croit échanger,
Entre deux froids baisers quelques rires frivoles,
Et d'un être inconnu le contact passager,
Non, ce n'est pas l'amour, ce n'est pas même un rêve,
Et la satiété, qui succède au désir,
Amène un tel dégoût quand le coeur se soulève,
Que je ne sais, au fond, si c'est peine ou plaisir.

Rodolphe

Est-ce peine ou plaisir, une alcôve bien close,
Et le punch allumé, quand il fait mauvais temps ?
Est-ce peine ou plaisir, l'incarnat de la rose,
La blancheur de l'albâtre et l'odeur du printemps ?
Quand la réalité ne serait qu'une image,
Et le contour léger des choses d'ici-bas,
Me préserve le ciel d'en savoir davantage !
Le masque est si charmant, que j'ai peur du visage,
Et même en carnaval je n'y toucherais pas.

Albert

Une larme en dit plus que tu n'en pourrais dire.

Rodolphe

Une larme a son prix, c'est la soeur d'un sourire.
Avec deux yeux bavards parfois j'aime à jaser ;
Mais le seul vrai langage au monde est un baiser.

Albert

Ainsi donc, à ton gré dépense ta paresse.
O mon pauvre secret ! que nos chagrins sont doux !

Rodolphe

Ainsi donc, à ton gré promène ta tristesse.
O mes pauvres soupers ! comme on médit de vous !

Albert

Prends garde seulement que ta belle étourdie
Dans quelque honnête ennui ne perde sa gaieté.

Rodolphe

Prends garde seulement que ta rose endormie
Ne trouve un papillon quelque beau soir d'été.

Albert

Des premiers feux du jour j'aperçois la lumière.

Rodolphe

Laissons notre dispute et vidons notre verre.
Nous aimons, c'est assez, chacun à sa façon.
J'en ai connu plus d'une, et j'en sais la chanson.
Le droit est au plus fort, en amour comme en guerre,
Et la femme qu'on aime aura toujours raison.
Quando lottavo duramente il giorno
per sradicare l'ora dal mio cuore
sola entità di tenebre, angosciosa
era questa fatica alle mie mani.

Ma non so quale leggerezza imbeve
logicamente adesso la natura
del mio corpo rinato; so che muovo
allucinato il passo alle mie pene,
sento che in me recede il rigoglioso
volume del mio sangue e che più dolce
mi è liberare sguardi di paura.
Frère, ô doux mendiant qui chantes en plein vent,
Aime-toi, comme l'air du ciel aime le vent.

Frère, poussant les boeufs dans les mottes de terre,
Aime-toi, comme aux champs la glèbe aime la terre.

Frère, qui fais le vin du sang des raisins d'or,
Aime-toi, comme un cep aime ses grappes d'or.

Frère, qui fais le pain, croûte dorée et mie,
Aime-toi, comme au four la croûte aime la mie.

Frère, qui fais l'habit, joyeux tisseur de drap,
Aime-toi, comme en lui la laine aime le drap.

Frère, dont le bateau fend l'azur vert des vagues,
Aime-toi, comme en mer les flots aiment les vagues.

Frère, joueur de luth, *** marieur de sons,
Aime-toi, comme on sent la corde aimer les sons.

Mais en Dieu, frère, sache aimer comme toi-même
Ton frère, et quel qu'il soit, qu'il soit comme toi-même.
Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
** cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ** avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un'immersione nell'anima
e vedo l'universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ** versato per te.
Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l'universo

Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l'incanto
di un solo tuo sguardo

Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d'estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo.
bk Feb 2015
sono le 01 e 22 e io ** nel corpo e nella testa queste vibrazioni calde e pallide che mi stringono il cuore. sono irragiungibili.
** attaccato alle mie ciglia i pensieri tristi, sono perline trasparenti & i miei capelli non sono ancora abbastanza lunghi per strangolare qualcuno. se potessi scegliere di avvelenare qualsiasi superficie che toccherai, io lo farei.
i miei pensieri sono linee biforcute che corrono qui e lì, si diradano come i rami secchi contro il cielo freddo dell'inverno.
immagino me & te amore mio a danzare su un battello, sotto le stelle, qualche vita fa, in cui eravamo belli e sorridenti.
penso ai sassi lanciati nell'acqua, ai cerchi nel grano, alle macchie sul muro. penso alla mia vita da fantasma, quando vivevo a malapena, penso a chi mi ha uccisa in quei mesi e credo che l'inferno esista solo per chi ha conosciuto il paradiao e lo abbia disprezzato.
penso alle ore di sonno perse, alla pelle nuda, al mascara colato, alle tracce di rossetto sui bicchieri, ai muri della stanza che mi conoscevano più di quanto mi abbia mai conosciuta tu.
credo che il mio sia un caso inverso, ** conosciuto l'inferno e ora sto guadagnando il paradiso che ** sempre meritato.
L'aria infiammata che mi invoca a danze
di primavera non può nulla ormai
sopra il mio corpo sordido dagli anni.

La mia fame è più alata di un uccello
ma si ciba di stupida gramigna.

Forme pure mi scuotono la mente
perché traduca tutte le mie ire,
ma ** le mani inceppate dalle tristi
catene d'ozio e grande lo sconforto
mi ha diluviata dopo che sparisti.

Se affidassi al buon vento questo viso
dove già si accavallano le tracce
di un'antica bellezza e mi affissassi
alla mano pulita della luce,
so che ne tornerei trasfigurata.
À Madame *.

Il est donc vrai, vous vous plaignez aussi,
Vous dont l'oeil noir, *** comme un jour de fête,
Du monde entier pourrait chasser l'ennui.
Combien donc pesait le souci
Qui vous a fait baisser la tête ?
C'est, j'imagine, un aussi lourd fardeau
Que le roitelet de la fable ;
Ce grand chagrin qui vous accable
Me fait souvenir du roseau.
Je suis bien **** d'être le chêne,
Mais, dites-moi, vous qu'en un autre temps
(Quand nos aïeux vivaient en bons enfants)
J'aurais nommée Iris, ou Philis, ou Climène,
Vous qui, dans ce siècle bourgeois,
Osez encor me permettre parfois
De vous appeler ma marraine,
Est-ce bien vous qui m'écrivez ainsi,
Et songiez-vous qu'il faut qu'on vous réponde ?
Savez-vous que, dans votre ennui,
Sans y penser, madame et chère blonde,
Vous me grondez comme un ami ?
Paresse et manque de courage,
Dites-vous ; s'il en est ainsi,
Je vais me remettre à l'ouvrage.
Hélas ! l'oiseau revient au nid,
Et quelquefois même à la cage.
Sur mes lauriers on me croit endormi ;
C'est trop d'honneur pour un instant d'oubli,
Et dans mon lit les lauriers n'ont que faire ;
Ce ne serait pas mon affaire.
Je sommeillais seulement à demi,
À côté d'un brin de verveine
Dont le parfum vivait à peine,
Et qu'en rêvant j'avais cueilli.
Je l'avouerai, ce coupable silence,
Ce long repos, si maltraité de vous,
Paresse, amour, folie ou nonchalance,
Tout ce temps perdu me fut doux.
Je dirai plus, il me fut profitable ;
Et, si jamais mon inconstant esprit
Sait revêtir de quelque fable
Ce que la vérité m'apprit,
Je vous paraîtrai moins coupable.
Le silence est un conseiller
Qui dévoile plus d'un mystère ;
Et qui veut un jour bien parler
Doit d'abord apprendre à se taire.
Et, quand on se tairait toujours,
Du moment qu'on vit et qu'on aime,
Qu'importe le reste ? et vous-même,
Quand avez-vous compté les jours ?
Et puisqu'il faut que tout s'évanouisse,
N'est-ce donc pas une folle avarice,
De conserver comme un trésor
Ce qu'un coup de vent nous enlève ?
Le meilleur de ma vie a passé comme un rêve
Si léger, qu'il m'est cher encor.
Mais revenons à vous, ma charmante marraine.
Vous croyez donc vous ennuyer ?
Et l'hiver qui s'en vient, rallumant le foyer,
A fait rêver la châtelaine.
Un roman, dites-vous, pourrait vous égayer ;
Triste chose à vous envoyer !
Que ne demandez-vous un conte à La Fontaine ?
C'est avec celui-là qu'il est bon de veiller ;
Ouvrez-le sur votre oreiller,
Vous verrez se lever l'aurore.
Molière l'a prédit, et j'en suis convaincu,
Bien des choses auront vécu
Quand nos enfants liront encore
Ce que le bonhomme a conté,
Fleur de sagesse et de gaieté.
Mais quoi ! la mode vient, et tue un vieil usage.
On n'en veut plus, du sobre et franc langage
Dont il enseignait la douceur,
Le seul français, et qui vienne du cœur ;
Car, n'en déplaise à l'Italie,
La Fontaine, sachez-le bien,
En prenant tout n'imita rien ;
Il est sorti du sol de la patrie,
Le vert laurier qui couvre son tombeau ;
Comme l'antique, il est nouveau.
Ma protectrice bien-aimée,
Quand votre lettre parfumée
Est arrivée à votre. enfant gâté,
Je venais de causer en toute liberté
Avec le grand ami Shakespeare.
Du sujet cependant Boccace était l'auteur ;
Car il féconde tout, ce charmant inventeur ;
Même après l'autre, il fallait le relire.
J'étais donc seul, ses Nouvelles en main,
Et de la nuit la lueur azurée,
Se jouant avec le matin,
Etincelait sur la tranche dorée
Du petit livre florentin ;
Et je songeais, quoi qu'on dise ou qu'on fasse,
Combien c'est vrai que les Muses sont sœurs ;
Qu'il eut raison, ce pinceau plein de grâce,
Qui nous les montre au sommet du Parnasse,
Comme une guirlande de fleurs !
La Fontaine a ri dans Boccace,
Où Shakespeare fondait en pleurs.
Sera-ce trop que d'enhardir ma muse
Jusqu'à tenter de traduire à mon tour
Dans ce livre amoureux une histoire d'amour ?
Mais tout est bon qui vous amuse.
Je n'oserais, si ce n'était pour vous,
Car c'est beaucoup que d'essayer ce style
Tant oublié, qui fut jadis si doux,
Et qu'aujourd'hui l'on croit facile.

Il fut donc, dans notre cité,
Selon ce qu'on nous a conté
(Boccace parle ainsi ; la cité, c'est Florence),
Un gros marchand, riche, homme d'importance,
Qui de sa femme eut un enfant ;
Après quoi, presque sur-le-champ,
Ayant mis ordre à ses affaires,
Il passa de ce monde ailleurs.
La mère survivait ; on nomma des tuteurs,
Gens loyaux, prudents et sévères ;
Capables de se faire honneur
En gardant les biens d'un mineur.
Le jouvenceau, courant le voisinage,
Sentit d'abord douceur de cœur
Pour une fille de son âge,
Qui pour père avait un tailleur ;
Et peu à peu l'enfant devenant homme,
Le temps changea l'habitude en amour,
De telle sorte que Jérôme
Sans voir Silvia ne pouvait vivre un jour.
À son voisin la fille accoutumée
Aima bientôt comme elle était aimée.
De ce danger la mère s'avisa,
Gronda son fils, longtemps moralisa,
Sans rien gagner par force ou par adresse.
Elle croyait que la richesse
En ce monde doit tout changer,
Et d'un buisson peut faire un oranger.
Ayant donc pris les tuteurs à partie,
La mère dit : « Cet enfant que voici,
Lequel n'a pas quatorze ans, Dieu merci !
Va désoler le reste de ma vie.
Il s'est si bien amouraché
De la fille d'un mercenaire,
Qu'un de ces jours, s'il n'en est empêché,
Je vais me réveiller grand'mère.
Soir ni matin, il ne la quitte pas.
C'est, je crois, Silvia qu'on l'appelle ;
Et, s'il doit voir quelque autre dans ses bras,
Il se consumera pour elle.
Il faudrait donc, avec votre agrément,
L'éloigner par quelque voyage ;
Il est jeune, la fille est sage,
Elle l'oubliera sûrement ;
Et nous le marierons à quelque honnête femme. »
Les tuteurs dirent que la dame
Avait parlé fort sagement.
« Te voilà grand, dirent-ils à Jérôme,
Il est bon de voir du pays.
Va-t'en passer quelques jours à Paris,
Voir ce que c'est qu'un gentilhomme,
Le bel usage, et comme on vit là-bas ;
Dans peu de temps tu reviendras. »
À ce conseil, le garçon, comme on pense,
Répondit qu'il n'en ferait rien,
Et qu'il pouvait voir aussi bien
Comment l'on vivait à Florence.
Là-dessus, la mère en fureur
Répond d'abord par une grosse injure ;
Puis elle prend l'enfant par la douceur ;
On le raisonne, on le conjure,
À ses tuteurs il lui faut obéir ;
On lui promet de ne le retenir
Qu'un an au plus. Tant et tant on le prie,
Qu'il cède enfin. Il quitte sa patrie ;
Il part, tout plein de ses amours,
Comptant les nuits, comptant les jours,
Laissant derrière lui la moitié de sa vie.
L'exil dura deux ans ; ce long terme passé,
Jérôme revint à Florence,
Du mal d'amour plus que jamais blessé,
Croyant sans doute être récompensé.
Mais. c'est un grand tort que l'absence.
Pendant qu'au **** courait le jouvenceau,
La fille s'était mariée.
En revoyant les rives de l'Arno,
Il n'y trouva que le tombeau
De son espérance oubliée.
D'abord il n'en murmura point,
Sachant que le monde, en ce point,
Agit rarement d'autre sorte.
De l'infidèle il connaissait la porte,
Et tous les jours il passait sur le seuil,
Espérant un signe, un coup d'oeil,
Un rien, comme on fait quand on aime.
Mais tous ses pas furent perdus
Silvia ne le connaissait plus,
Dont il sentit une douleur extrême.
Cependant, avant d'en mourir,
Il voulut de son souvenir
Essayer de parler lui-même.
Le mari n'était pas jaloux,
Ni la femme bien surveillée.
Un soir que les nouveaux époux
Chez un voisin étaient à la veillée,
Dans la maison, au tomber de la nuit,
Jérôme entra, se cacha près du lit,
Derrière une pièce de toile ;
Car l'époux était tisserand,
Et fabriquait cette espèce de voile
Qu'on met sur un balcon toscan.
Bientôt après les mariés rentrèrent,
Et presque aussitôt se couchèrent.
Dès qu'il entend dormir l'époux,
Dans l'ombre vers Silvia Jérôme s'achemine,
Et lui posant la main sur la poitrine,
Il lui dit doucement : « Mon âme, dormez-vous ?
La pauvre enfant, croyant voir un fantôme,
Voulut crier ; le jeune homme ajouta
« Ne criez pas, je suis votre Jérôme.
- Pour l'amour de Dieu, dit Silvia,
Allez-vous-en, je vous en prie.
Il est passé, ce temps de notre vie
Où notre enfance eut loisir de s'aimer,
Vous voyez, je suis mariée.
Dans les devoirs auxquels je suis liée,
Il ne me sied plus de penser
À vous revoir ni vous entendre.
Si mon mari venait à vous surprendre,
Songez que le moindre des maux
Serait pour moi d'en perdre le repos ;
Songez qu'il m'aime et que je suis sa femme. »
À ce discours, le malheureux amant
Fut navré jusqu'au fond de l'âme.
Ce fut en vain qu'il peignit son tourment,
Et sa constance et sa misère ;
Par promesse ni par prière,
Tout son chagrin ne put rien obtenir.
Alors, sentant la mort venir,
Il demanda que, pour grâce dernière,
Elle le laissât se coucher
Pendant un instant auprès d'elle,
Sans bouger et sans la toucher,
Seulement pour se réchauffer,
Ayant au cœur une glace mortelle,
Lui promettant de ne pas dire un mot,
Et qu'il partirait aussitôt,
Pour ne la revoir de sa vie.
La jeune femme, ayant quelque compassion,
Moyennant la condition,
Voulut contenter son envie.
Jérôme profita d'un moment de pitié ;
Il se coucha près de Silvie.
Considérant alors quelle longue amitié
Pour cette femme il avait eue,
Et quelle était sa cruauté,
Et l'espérance à tout jamais perdue,
Il résolut de cesser de souffrir,
Et rassemblant dans un dernier soupir
Toutes les forces de sa vie,
Il serra la main de sa mie,
Et rendit l'âme à son côté.
Silvia, non sans quelque surprise,
Admirant sa tranquillité,
Resta d'abord quelque temps indécise.
« Jérôme, il faut sortir d'ici,
Dit-elle enfin, l'heure s'avance. »
Et, comme il gardait le silence,
Elle pensa qu'il s'était endormi.
Se soulevant donc à demi,
Et doucement l'appelant à voix basse,
Elle étendit la main vers lui,
Et le trouva froid comme glace.
Elle s'en étonna d'abord ;
Bientôt, l'ayant touché plus fort,
Et voyant sa peine inutile,
Son ami restant immobile,
Elle comprit qu'il était mort.
Que faire ? il n'était pas facile
De le savoir en un moment pareil.
Elle avisa de demander conseil
À son mari, le tira de son somme,
Et lui conta l'histoire de Jérôme,
Comme un malheur advenu depuis peu,
Sans dire à qui ni dans quel lieu.
« En pareil cas, répondit le bonhomme,
Je crois que le meilleur serait
De porter le mort en secret
À son logis, l'y laisser sans rancune,
Car la femme n'a point failli,
Et le mal est à la fortune.
- C'est donc à nous de faire ainsi, »
Dit la femme ; et, prenant la main de son mari
Elle lui fit toucher près d'elle
Le corps sur son lit étendu.
Bien que troublé par ce coup imprévu,
L'époux se lève, allume sa chandelle ;
Et, sans entrer en plus de mots,
Sachant que sa femme est fidèle,
Il charge le corps sur son dos,
À sa maison secrètement l'emporte,
Le dépose devant la porte,
Et s'en revient sans avoir été vu.
Lorsqu'on trouva, le jour étant venu,
Le jeune homme couché par terre,
Ce fut une grande rumeur ;
Et le pire, dans ce malheur,
Fut le désespoir de la mère.
Le médecin aussitôt consulté,
Et le corps partout visité,
Comme on n'y vit point de blessure,
Chacun parlait à sa façon
De cette sinistre aventure.
La populaire opinion
Fut que l'amour de sa maîtresse
Avait jeté Jérôme en cette adversité,
Et qu'il était mort de tristesse,
Comme c'était la vérité.
Le corps fut donc à l'église porté,
Et là s'en vint la malheureuse mère,
Au milieu des amis en deuil,
Exhaler sa douleur amère.
Tandis qu'on menait le cercueil,
Le tisserand qui, dans le fond de l'âme,
Ne laissait pas d'être inquiet :
« Il est bon, dit-il à sa femme,
Que tu prennes ton mantelet,
Et t'en ailles à cette église
Où l'on enterre ce garçon
Qui mourut hier à la maison.
J'ai quelque peur qu'on ne médise
Sur cet inattendu trépas,
Et ce serait un mauvais pas,
Tout innocents que nous en sommes.
Je me tiendrai parmi les hommes,
Et prierai Dieu, tout en les écoutant.
De ton côté, prends soin d'en faire autant
À l'endroit qu'occupent les femmes.
Tu retiendras ce que ces bonnes âmes
Diront de nous, et nous ferons
Selon ce que nous entendrons. »
La pitié trop **** à Silvie
Etait venue, et ce discours lui plut.
Celui dont un baiser eût conservé la vie,
Le voulant voir encore, elle s'en fut.
Il est étrange, il est presque incroyable
Combien c'est chose inexplicable
Que la puissance de l'amour.
Ce cœur, si chaste et si sévère,
Qui semblait fermé sans retour
Quand la fortune était prospère,
Tout à coup s'ouvrit au malheur.
À peine dans l'église entrée,
De compassion et d'horreur
Silvia se sentit pénétrée ;
L'ancien amour s'éveilla tout entier.
Le front baissé, de son manteau voilée,
Traversant la triste assemblée,
Jusqu'à la bière il lui fallut aller ;
Et là, sous le drap mortuaire
Sitôt qu'elle vit son ami,
Défaillante et poussant un cri,
Comme une sœur embrasse un frère,
Sur le cercueil elle tomba ;
Et, comme la douleur avait tué Jérôme,
De sa douleur ainsi mourut Silvia.
Cette fois ce fut au jeune homme
A céder la moitié du lit :
L'un près de l'autre on les ensevelit.
Ainsi ces deux amants, séparés sur la terre,
Furent unis, et la mort fit
Ce que l'amour n'avait pu faire.
Se la ruota si impiglia nel groviglio
delle stesse filanti ed il cavallo
s'impenna tra la calca, se ti nevica
fra i capelli e le mani un lungo brivido
d'iridi trascorrenti o alzano i bambini
le flebili ocarine che salutano
il tuo viaggio e i lievi echi si sfaldano
giù dal ponte sul fiume
se si sfolla la strada e ti conduce
in un mondo soffiato entro una tremula
bolla d'aria e di luce dove il sole
saluta la tua grazia-hai ritrovato
forse la strada che tentò un istante
il piombo fuso a mezzanotte quando
finì l'anno tranquillo senza spari.

Ed ora vuoi sostare dove un filtro
fa spogli i suoni
e ne deriva i sorridenti ed acri
fumi che ti compongono il domani;
ora chiedi il paese dove gli onagri
mordano quadri di zucchero dalle tue mani
e i tozzi alberi spuntino germogli
miracolosi al becco dei pavoni.

(Oh, il tuo carnevale sarà più triste
stanotte anche del mio, chiusa fra i doni
tu per gli assenti: carri dalle tinte
di rosolio, fantocci ed archibugi,
palle di gomma, arnesi da cucina
lillipuziani: l'urna li segnava
a ognuno dei lontani amici l'ora
che il gennaio si schiuse e nel silenzio
si compì il sortilegio. È carnevale
o il dicembre s'indugia ancora? Penso
che se muovi la lancetta al piccolo
orologio che rechi al polso, tutto
arretrerà dentro un disfatto prisma
babelico di forme e di colori... )

E il natale verrà e il giorno dell'anno
che sfolla le caserme e ti riporta
gli amici spersi e questo carnevale
pur esso tornerà che ora ci sfugge
tra i muri che si fendono già. Chiedi
tu di fermare il tempo sul paese
che attorno si dilata? Le grandi ali
screziate ti sfiorano, le logge
sospingono all'aperto esili bambole
bionde, vive, le pale dei mulini
rotano fisse sulle pozze garrule.
Chiedi di trattenere le campane
d'argento sopra il borgo e il suono rauco
delle colombe? Chiedi tu i mattini
trepidi delle tue prode lontane?

Come tutto si fa strano e difficile
come tutto è impossibile, tu dici.
La tua vita è quaggiù dove rimbombano
le ruote dei carriaggi senza posa
e nulla torna se non forse
in questi disguidi del possibile.
Ritorna là fra i morti balocchi
ove è negato pur morire; e col tempo che ti batte
al polso e all'esistenza ti ridona,
tra le mura pesanti che non s'aprono
al gorgo degli umani affaticato,
torna alla via dove con te intristisco
quella che mi additò un piombo raggelato
alle mie, alle tue sere:
torna alle primavere che non fioriscono.

— The End —