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Ember Bryce Oct 2013
Her dream surrounds a great movement amidst the winds and sands.
             The engulfing trees tower over the travelers upon entering the dense forests filled with                                                                      strange beings not of her land.

   Danni awoke after another one of what could only describe as her sleeping story, but it never seemed to go anywhere. The people she was with were always moving. Instinctively she knew that they had left behind their original home, and they never spoke.
   She took in a deep breath and exhaled as she walked downstairs to the harsh frequencies of the morning newspeople. That meant Ronald was awake, he always had the TV on if he was awake. But he was never really awake. He was always stuck in a blank expression, going through mundane motions of everyday. She nonchalantly passed him as he ate the food.  They never talked, in truth, Danni didn’t talk to anyone in the rest of the complex, none of them had the sleeping stories, nobody had the sleeping stories.  
   She met Jamie at the park, one of the only people she talked to because Jamie didn’t watch TV or eat the so called food, either.  They were able to speak on a higher sense of knowing what most people did not understand. But there was a premonition of change to come. There was a constant vibration reverberating throughout that promoted a positive oneness.  The others like her and Jamie, that seem to be the rare thinkers, were growing as well.
   The thinkers are a danger to the watchers, because they don’t want the change to spread. They put people away like Jamie and Danni but the masses are unaware.  Thus leaving the thinkers never to discuss this voice they constantly heard expressively.
   That day after Danni finished telling Jamie her rendition of remembering last night’s sleeping story, Jamie suggested something she never has before. She told Danni to try to wake up in the story being told and see if she can move on her own and interact with the others, maybe then she can find out the reasons behind these images.
   That night, as she lay and look up, she kept focusing on trying to wake up.  Finally asleep, the restless pictures started to show. This time Danni thought intently about each step and focused how they felt, to the movement of branches, to the wind on her face. She consciously blinked in her dream then tried to speak.
   Where are we going? She asked to no one in particular.
   Everyone kept moving but she heard a small voice behind her reply with another question: Hello? Are you dreaming too? Danni almost froze except something about the story kept her legs moving. In shock she turned her head toward the source of the sound. A boy, not much younger than her who had before been keeping a steady pace, was also able to move on his own, and speed slowly closer to Danni. What’s a dream? She almost couldn’t believe the words coming out of her mouth, but something about it was familiar.
   It’s those strange pictures you see every night that no one else does. Danni was silent, not knowing how to react to this new information. What is your name? she finally managed to say.            Andre, he replied, there are more people like us, that can dream, and more of us are waking up in the dreams.
   Anyone can do this?
   Yes, if you are willing to.
There was a comfortable pause as everything settled in.
Where are we going? Danni broke the silence right before awakening in her bed.
a terribly quickly written short story for my Biology class during our subject of evolution.
*Expand your mind; Evolve*
Caleb Conley Feb 2012
Let me tell you about my best friend Danni
She takes care of me when I need it: nanny
Taking pictures with her camera all day
She here to work, to talk to play
Ya know she has the wiseness, full of surprises
After a little pep talk moods be risin
Sempere, know how to pronounce it? me neither
I get to missing Danni, call it friend fever

I love you yo. I'm finna post this post on Facebook. Hella :)
I wrote this for my Best friend Danni, in about five minutes. I love you!
Poi che divelta, nella tracia polve
Giacque ruina immensa
L'italica virtute, onde alle valli
D'Esperia verde, e al tiberino lido,
Il calpestio dè barbari cavalli
Prepara il fato, e dalle selve ignude
Cui l'Orsa algida preme,
A spezzar le romane inclite mura
Chiama i gotici brandi;
Sudato, e molle di fraterno sangue,
Bruto per l'atra notte in erma sede,
Fermo già di morir, gl'inesorandi
Numi e l'averno accusa,
E di feroci note
Invan la sonnolenta aura percote.

Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
Dell'inquiete larve
Son le tue scole, e ti si volge a tergo
Il pentimento. A voi, marmorei numi,
(Se numi avete in Flegetonte albergo
O su le nubi) a voi ludibrio e scherno
È la prole infelice
A cui templi chiedeste, e frodolenta
Legge al mortale insulta.
Dunque tanto i celesti odii commove
La terrena pietà? dunque degli empi
Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
Per l'aere il nembo, e quando
Il tuon rapido spingi,
Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?

Preme il destino invitto e la ferrata
Necessità gl'infermi
Schiavi di morte: e se a cessar non vale
Gli oltraggi lor, dè necessarii danni
Si consola il plebeo. Men duro è il male
Che riparo non ha? dolor non sente
Chi di speranza è nudo?
Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
Teco il prode guerreggia,
Di cedere inesperto; e la tiranna
Tua destra, allor che vincitrice il grava,
Indomito scrollando si pompeggia,
Quando nell'alto lato
L'amaro ferro intride,
E maligno alle nere ombre sorride.

Spiace agli Dei chi violento irrompe
Nel Tartaro. Non fora
Tanto valor né molli eterni petti.
Forse i travagli nostri, e forse il cielo
I casi acerbi e gl'infelici affetti
Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
Non fra sciagure e colpe,
Ma libera né boschi e pura etade
Natura a noi prescrisse,
Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
Sparse i regni beati empio costume,
E il viver macro ad altre leggi addisse;
Quando gl'infausti giorni
Virile alma ricusa,
Riede natura, e il non suo dardo accusa?

Di colpa ignare e dè lor proprii danni
Le fortunate belve
Serena adduce al non previsto passo
La tarda età. Ma se spezzar la fronte
Né rudi tronchi, o da montano sasso
Dare al vento precipiti le membra,
Lor suadesse affanno;
Al misero desio nulla contesa
Legge arcana farebbe
O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
Figli di Prometeo, la vita increbbe;
A voi le morte ripe,
Se il fato ignavo pende,
Soli, o miseri, a voi Giove contende.

E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
Candida luna, sorgi,
E l'inquieta notte e la funesta
All'ausonio valor campagna esplori.
Cognati petti il vincitor calpesta,
Fremono i poggi, dalle somme vette
Roma antica ruina;
Tu sì placida sei? Tu la nascente
Lavinia prole, e gli anni
Lieti vedesti, e i memorandi allori;
E tu su l'alpe l'immutato raggio
Tacita verserai quando né danni
Del servo italo nome,
Sotto barbaro piede
Rintronerà quella solinga sede.

Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
E la fera e l'augello,
Del consueto obblio gravido il petto,
L'alta ruina ignora e le mutate
Sorti del mondo: e come prima il tetto
Rosseggerà del villanello industre,
Al mattutino canto
Quel desterà le valli, e per le balze
Quella l'inferma plebe
Agiterà delle minori belve.
Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
Siam delle cose; e non le tinte glebe,
Non gli ululati spechi
Turbò nostra sciagura,
Né scolorò le stelle umana cura.

Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi
Regi, o la terra indegna,
E non la notte moribondo appello;
Non te, dell'atra morte ultimo raggio,
Conscia futura età. Sdegnoso avello
Placàr singulti, ornàr parole e doni
Di vil caterva? In peggio
Precipitano i tempi; e mal s'affida
A putridi nepoti
L'onor d'egregie menti e la suprema
Dè miseri vendetta. A me d'intorno
Le penne il bruno augello avido roti;
Prema la fera, e il nembo
Tratti l'ignota spoglia;
E l'aura il nome e la memoria accoglia.
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Mateuš Conrad Oct 2022
i've done a full circle on my music listening habits, i've started listening to music i could play guitar to, oh man, that drop-D on almost all of the songs of System of a Down is mesmerising to listen to, esp. Aerials... it's right up there with smoke on the water and iron man... i even have a pretty decent voice when it comes to singing when no one is listening, it's surprisingly idiosyncratic, sort of rhaspic... ooh! ooh! i'm onto another google-whack... rhaspic alone generates only 10 results... rhaspic glue? 2 results... hmm... not to overcomplicate matters... let's just add a D... rhaspic glued... bingo! 1 search result: study number theories... great... i misspelled that first word, i was looking for something to the singing style of the dear, late, still lasting Chris Cornell... the message from Google reads:

It looks like there aren't many great matches for your search

nope... it's not that... i'm a google-whacker... it's a mild version of hacking... i like to find the needle's eye for a camel like me to walk through... because i do... and if i'm going to procrastinate it will be either google-whacking or solving a sudoku... ah... so no surd H in the word i was thinking of, i.e. raspic? ****, i didn't even realise there is a technical term for raspic: dysphonia... hell... it's not even raspic: it's raspy... oh... esp. with a "handover" from drinking to sobering up and a "hangover" from cigarette smoking... me singing is like me *******... best done so only the heavenly dead might want to see...


I.

strange occurrence at work, so i was given these nine stewards
who are a tight-knit bunch on the south stand of
the London stadium...
well... i say i was given nine, but Danni is a terrible
supervisor, everyone says...
who has ever worked with her...
she might have the qualifications to be a supervisor
but... i don't: and whenever asked i do the role...
because the greatest lesson my grandfather ever taught
me was how to deal with people,
i learned how to deal with unengaged problematic
youths by myself...
good training if you're going to go in the teaching
profession... i can see it now...
a fox in a hen shack...
obviously i'd love to have a wolf as my totem...
but you can be choosey... no wolves on the British isles...
plenty of foxes... fox it is...
and i can be a sly ******* if i really want
to be: i'll pretend to be naive... stupid...
ooh... ooh! "what's happening"?!
i know what's happening... i'm just figuring out
if the people playing games will figure out that i'm
also playing a game: their game and my own game...
i like pretending to be an idiot...
but when a chance comes and i can launch an
assault... i can be a merciless Rommel... Erwin...
i just play a waiting-game game...
it's fun... it's very much akin to a game of patience
when it comes to making wine...
or cooking a pristine curry...
like with Frankie, the girl i work with from time to time...
of all the colleagues she's the first one
i made personal references to...
she's also the first colleague i met up with outside
of work in casual clothing... i pointed it out:
a bit weird, not seeing you in a shirt / tie or a black
t-shirt...
it took me back... to the old days of...
"smooth-handshakes": i have £25 in my hand
she has a sachet of hash in her's... we shake hands in
public and the transaction is over...
she texted me last night: so... how's the "gear",
the dealer Adam wants to know...
i replied: well, i don't know... i haven't smoked it yet...
i'm all for delayed gratification...
i must have mentioned this already:
when i was younger i used to smoke marijuana to a level
of stoner, a stereotypical long-haired blonde "surfer boy"
type that an Australian girl would and did go out
with... i stooped to the level of binging on reggae music
and stoner rock and progressive rock blah blah...
an 1/8 (ounce) would last me a weekend...
then psychosis hit and i haven't smoked it for over 10 years...
a ******* invisible choir in a church
and a great wind that dispersed it... sad, sad story
(ha ha... back in 2007 it might have been
if nothing spectacular happened since...
but a lot has happened)...
but like i revealed to her: i need a smoking session
to be ritualistic...
i won't be delving into the mind that's high on hash
with the use of these two hands and a keyboard
and imaginary paper...
funny... when it comes to typing i'm very much
ambidextrous... you have to be... using a keyboard
to type... although... i once encountered
a general practitioner, old geezer... who used only one
hand to type, well... "typed"... he chicken-pecked with
his index finger the keys on the keyboard...
sure... some people go as far as use two index fingers
on both hands... me? i need to use all my fingers...
some i use more frequently otherwise i don't...
the pinky and the thumbs are especially favourite when
it comes to spacing and line-breakers and all the SHIFT
additions to a text... i think... i think i use the ring fingers
the least, mostly index, middle, thumb and pinky...
yes, the occasional ring finger: ah!
right hand ring finger is mostly used when deleting text,
and sometimes using the enter button
to give ground for a new line...

no, no one likes working with Danni, she's a terrible
supervisor, as most women when given
charge over young men,
instead of working with then, trying to gain them
she dismisses them and sends them packing: home,
not getting paid for a shift...
rifts of resentment... there are some aspects of
life that women don't understand:
their enlarged hearts are dismissive of certain
nuances... you can work with boys that
are not engaged with this simplest of works
concerning crowd safety, but you need to engage with them,
you can't just dismiss them!
i play into her thinking process that i'm
somehow her friend... she has already bought
the line and sinker... i'll keep her there...

i had to, for ****'s sake, take care of my staff
and her staff too, why?
who did she choose as a breaker,
Darwinism beckons, nature yawns...
a diabetic sick-girl who suffers from spells of standing-still
vertigo... i had to ask this sick girl to change her
function and stand in one place...
Danni? oh... she placed her in the worst possible
position... in a place where all the fans are rowdy
and constantly standing...
some people "think" they're thinking...
they're not...
i don't think they are being purposively
******* ******* but it just looks like this:
all-inclusiveness is not working out
as many have thought it might...
what are we talking about?
single men... tiger-mums in the East
and mantis-wives in the West...

how will a boss ***** relate to an unruly bunch
of teenage boys?
she won't! me? upon signing in i fist bump
or shake their hands... i recognise them...
men crave being recognisable, familiar,
constant... women? just attention-*******...
anonymously... or in passing...
men like to adapt to being recognised:
being familiar... women don't understand that
through their own self-objectification...
men are more prone to the: other's-subjectification...
a woman is self-objectifying
while a man is the subject-of-the-other...

i've watched enough people, i should know...
at a usual game i've built up this rapport with a few fans...
all the men are shouting out from the crowd:
hey! 5 bottle man!
a point of reference i should know about...
when this guy asked me for five bottles of water
from within the crowd...
he's referential point being: the subject-of-the-other...
women? ha!
they're like the solipsists of their youthful advantages
of looks... they are self-objectifying...
they are never a subject-of-the-other in their perception
of reality... they are not even an object-of-the-other
in their own mind's cravings...
could i ask a woman to dress up or put up make up
without her wanting to a priori the demands
or her own conjuring?!

but this one shift amazed me...
i had this breaker tell me...
'i'm not really sexist... but would you mind if i gave all
the female stewards breaks first,
before giving the males a break...'
i played it out... sure thing mate... you do that...
after all... the "new" gynocentric is the "old"
egalitarian movement, no?
let's see how this plays out...

              the old model worked according to: left to right...
or right to left... oh... not a spectacular specimen...
started talking me with all seriousness of
casualness... i hate my hair...
but you wear a baseball cap, mate, no wonder your
hair is matted... heard of Agar oil?
it's so much better than wax or hair gel...
but of course i didn't say it...
all the Asians with beards use it on their beards...
they carry bottles of Agar oil in their pockets to oil
up their ****** *****... i would too...
hadn't i oiled up before every shift...

sure thing mate... you do you "i'm not a sexist"
experiment by breaking the women before the men...

i'm just trying to figure out what i could possibly write
if i were in the vicinity of children that belong
to other people, how i could mould them with
the PROPER sort of ROT of explorative
tactics... hmm...

i'm getting a hard-on just thinking about it...
just the past two days i've been punishing myself
with a pleasure-delay tactic,
tomorrow i'm going to scoop the buds...
******* without *******...
my god... my hands are big...
no wonder i built up a beard-envy
and sort of forgot about a ***** envy...
the last ******* was sort of inhibited with her
pleasures... sort of uncomfortable...
half-way in and already the signs of discomfort...
big hands... mega business of jazz clapping...
well... that's life...

the KOMBUCHA mushroom people!
   shoe-g'ah!
rewrite everything in English phonetically!
come here, pwetty! give us a kiss!
smooches: yummy yummy!

but this guy "thought" he figured it out...
giving out all the breaks to the women
first, before the males...
i gave him the "substance" of "sport"...
work out? like **** it did...
one elder steward rebelled...
d'uh...
i'm taking into liking the Somali girls...
a Somali girl actually sent him back
to do things hierarchically...
from left, to right...
i'm a man... but i'm not a sexist...
seriously, mate, you're not a male...

it took a Muslim girl to teach you otherwise...
all smiling, smiles in slime...
i implored her: you know it wasn't my idea...
you know that he was just trying to get
his ***** wet in your ****:
not as literally...
she agreed with the most beautiful smile...
i'm starting to get turned off by white girls...
i'm starting to get turned off by white girls...
i'm finding the ones in niqabs and of a certain
ethnic "persuasion! rather attractive:
like one manager in the company
said the basics: black don't crack...

i'm looking at these girls and thinking:
butter melting by the power of the moon's rays...
how pretty they look...
i terribly want to **** them...
i'll terribly **** them!
these clues into nuns that Muslim women are
for a Don Giovanni...
these pretty petite Somali noses...
i bite i bite i bite i want to bite them
like cherries!

no wonder then...
i masturbated for two days prior to engaging with
the prostitutes...
i checked the proportions and non-proportions...
i'm done dealing with the ***-affairs of
stereotypical men...
i'll be ******* anything that moves...
married? not my problem!
seriously, not, my, problem!

mosh-pit carnal maggot fun!
well... if one generation sold us the patriarchal restrictions
being lifted, and what? we're to return to
a patriarchal system of "authority"...
you, what?!
i'm not going to live a life my elders lived with
full freedom that i'm somehow supposed to
inhibit, deny myself...

oh... i'm going to have the same as them: please!
no please?
then i'll **** the status quo!
simple!

the night crawls into a fruition of being limited
with being imbed....
two spiders for the worth of my hands....
i will die the most exotic pain
imaginable....
i iwlll surprise the "lost crowd".....
i will surprise the brothel...
30 minutes with one...
then as i am about to leave:
30 minutes with another...
and another... and another...
and another...

              one of those Lucy Letby trials...
only men are monsters...
my hernia and my Chernobyll
tattoo: the one she almost choked me
with... i survived...
i shouldn't have survived...
woman! agony to come!

i scratch my beard... i think: time is...
precious...
but women are very little inclined
into this dynamic.....
the world can burn!

death's trough: and pigs eat ****....
   best, kept reminder!

       well what a shift i truly wasn't expecting yout atypical
chocaletiers to come up with a game
of: broken chair frisby...
that yellow burning man pyro-technics was also
spectacular... but not even my mum would be
so concerned about my well-being as
this supervisor was today... what a terrible sloppy
mommy... i don't need to be protected
by your inability to protect me: i'll judge for myself...
******* busdy body...
i want in on the action...
    
i just couldn't wait for the shift to end...
i promised Frankie a review of the hash she sold me...
i told her:
i need to be tired from a shift,
i need some whiskey... i need an imaginary
octopus slobbering on my cranoum,
i need ***...

funny... the freely i have *** the more i'm detached
from it...
once upon a time i was all about pleasing
women... after they stopped pleasing me
i figured out: a **** it modus operandi...
time to be taken care of...
i think i'm so emotionally detached while having
*** that i'm borderline psychopathic...

not that i have any vanity project coming across
implying i might be hurt by
this condescending word...
no, rather the opposite: i very much enjoy it...

just today i stole another kiss from a *******...
she was so unwilling telling me:
you moustache is fiddly and it's tickling me...
but we kissed nonetheless...
she wasn't into ******* vaginally...
i felt growing limp at some point...
mental blockage...
it happens...
never again will i spend two days prior
jerking off without *******...
i know the "even horizon" of jerking off
and the moment when the head of the phallus
is being pierced via the ******* being
expanded: for men... anti-circumcision...
it's like being a ****** again and again: and again: and again...

she blew me, then massaged me with her long
fingernails...
oh... once she reached my cranium,
neck and shoulders... it felt better than the *******...
i was going limp... why? mental constipation...
it happens with men...
i was actually thinking about the furnace
of nothingness after *** after smoking some Afghan
hash... having grated into a cigarette on
a Rodin's take of ******* NUTMEG!

i ****, i love *******,
but i'm surrounded by people who don't like *******...
a terrible bewilderment...
to be alive is to love to ****...
who am i surrounded by? people who have attired themselves
in: progeny...
  people with children...
careless and carefree mothers of agony...

II.

i have to admit, it took me about 4 hours to wake up:
wake up proper...
each time i opened my eyes i felt myself
needing to turn to my side and fall back into nothingness
of that currency of switch-off brain
(let the body recuperate) -
a comforting numbness with a side dish of tickling
and fuzziness...
i woke up absolutely not interested in thinking...
for once... i wanted to absorb last night: fully...
frankly, i didn't want to let last night go...

O grand father time and the river that's your bride...
what a gloomy day... my perfect sort of day,
i'm so very fond of the weather of England,
more so the weather of Scotland,
island weather: my kind of weather,
gloomy, autumnal, the sweetness of botanical decay
and all the flourish of chlorophyll retreating from
the once bulging leaves of green...

wow... so that's what it feels like?
like that photograph by Richard Lam with the couple
who were knocked down by the riot police
during the Vancouver hockey riots
(Stanley Cup playoffs)...
well, last night it wasn't exactly like that...

west ham vs. Anderlecht... what a shift...
flares were thrown either side, chairs were ripped out
and used as frisbees... coins were thrown...
and i was on the edge of the tension...
me? never in a million years could have thought
the Belgians to be so triggered...
in comparison the Danish and German fans were tame...
phew...

afterwards like i said:
a magical combination of work fatigue,
an 8.2% cider and two or three sips of whiskey...
three cigarettes,
brothel... ***...
well... she didn't feel like having ***...
she felt like performing oral *** and looking
at herself in the mirror...
that's the first time i've seen it...
alternating from looking in the mirror at herself
and looking into your eyes
and then closing her eyes... a rare combination...
it's usually eyes looking at you
or eyes closed... rarely out of her own accord
looking at herself in the mirror...

and then? laying on my stomach the better part
of the evening: a massage... shoulders...
back... long nails digging into my flesh and...
roughing up my hair...
then? persuasions to steal a kiss...
yes! stole one... she was put off slightly by the tickling
of my beard...
but my god... those nails digging into my shoulders
neck and head...

another one i will give a book of poetry to...
raven hair work of a blue night in Venice...
then onto home and some more whiskey
and... that Afghan hash...
   two pinches of it being heated up... so... not much...

i just smoked a cigarette and opened my cigarette ash
tray (a jar that formerly housed pickles)
and peered in... what?! i only smoked half of the Afghan
hash joint?! seriously?!
i'm a light-weight... that 15 year break from smoking
anything has seriously did me some good....
me? last night? i was travelling across the entire
universe... i was hallucinating a darkness that was
a thinking-darkness that was heartbeat-darkness
a musical-darkness... i was travelling with the sort
of energy that could connect the dots between
gravity and antimatter...
     i was on the edge of a black hole and my heart was
dancing...
upon waking you have to listen to something
like Bruce Springsteen's Human Touch...

a touch of a woman... i'll agree with any critic:
i am a paranoid psychopath during ***...
i don't like being lied to during ***...
i have enough pornographic doubts to understand
that i don't want to be ******* an actress...
she might be a *******: but to hell with *******
actresses... even in their own words
they are asexual... prostitutes on the other hand
are closer to nymphomaniacs than actresses...

what, after the ****** revolution of the 1960s
future generations would tame the whole Pandora down?!
i don't think so... the Vietnam war had the best
soundtrack (period)... am i going to slow down?
no! but this Western Model that a man has to have a *******
horse cart and cottage to have *** is beneath me...
no! no! i looked into the Japanese model of
the Love Hotels and figured...
well... that's not getting any traction over here...
and since i'm only willing to follow the Laws of the Dogs
i.e. a dog only ***** if a ***** is willing to give...

and if prostitutes are the only ones willing while
the remaining women are interested in pair bonding
*******... i tried that... dates... clams and oysters
and spaghetti dates... cinema dates...
russian roulette of condoms and contraceptive pills...
i tried but i figured...
not even the whole dating app hook-up culture...
that **** passed me by, i was being busy in my 20s
unravelling a schizophrenia misdiagnosis
and reading up on philosophy...

                         imagine that... unlike Syd Barrett...
i descended into madness and... looks like many years
later i have emerged a pillar of nerves...
i'm calm during crowd riots,
i'm calm in the middle of one guy trying to choke
another guy to death while calming both of them...
and i can sit very calmly across 5 women that
i ******... oh sure... and i don't need that much
alcohol to have a brave heart... just a little...
and i won't flinch... i'll look all five of them in the eyes
and take my time before choosing one
of them for yet another night...
  
Western narratives morphing words like
******* into *** worker... "*** traffic" blah blah...
spoken by women about women
who actually enjoy having ***...
a female intellectual is hardly interested in ***:
true or false statement?
sooner rather than later i realised that i'm
more than just a political or a social animal...
i'm a ****** animal...

i like the idea of: an abstraction of people...
a sort of pedestrian abstraction... a quickie encounter...
a snippet of an entire other world that appears
and disappears as one might assume for it to be the case
in the macrocosm reality of time and all the people
in the world and the past and future to come...
but this... in a microcosm sort of imitating-the-host-of-god
so of way...

maybe because it's because of that Van Morrison song
Brown Eyed Girl... maybe, just maybe...
a well worn leather peeping through those eyes,
a body i could pretend to sit on
and snooze, or something like that...
it's just so much easier when women drop all their guards
and something casual can be achieved
without all that neuroticism of relationships...

i wish i learned this lesson when i was younger:
you can never love one woman,
well... you can love your mother,
you can tease your mother in a way that she feels
more like a friend than some authority figure...
and even if there's Lucy Letby when you were
born, attempting to **** you by somehow choking
you in a way that enlarged your heart
on top of the hernia and oh: if mother was in agony
giving birth to you you gave a second birth unto
yourself with equal agony:
no wonder that i turned to prostitutes for what
i really needed...
the medication of touch...

i'm not going to hide my intentions or for that matter
boast with "performance cues"...
sometimes it's long, sometimes it's short...
sometimes this, sometimes that...
but i'm sometimes a very impatient man
and i don't like being impatient...
even now: it would be pointless to merely focus my
attention on one woman...
a projected investment with Khadra that i ended
with buying her lingerie and not over-stepping
her demands to push further with 18-carat
earrings and necklace: let's be realistic...

of all the things i gave her, my bleeding heart of
poems blah blah...

point being, i just have Samuel Little and Jack the Ripper
on my mind when engaging with ***
with prostitutes... esp. when kissing them...
how could they?
**** me... not enough girls out there to ready yourself
for work in a nightclub and save up enough
dough to buy a mandolin and play it outside one
those girl's windows...

in a way i'm a loser that won...
a very limited number of pastimes occupying my mind...
reading, writing, listening to music,
cycling, walking, ***...
i replaced watching movies with the cinema of
my memory... surely if i were a bad man i wouldn't
want to remember anything from the past...
hell... if there's no afterlife i'll just relive my life
in reverse... i jump into the vehicle of memory
and unravel all that i have forgotten...
because i don't believe eternity could be spent
so idly as presented by either heaven or a hell stasis
of a realm...
i could fill out eternity given the dynamic of what
i remember and what i have forgotten
(not by choice, but by the naturally fickle selection
of memory, eroded by the pedagogy rubrics
of arithmetic and spelling, to begin with)...
Poi che divelta, nella tracia polve
Giacque ruina immensa
L'italica virtute, onde alle valli
D'Esperia verde, e al tiberino lido,
Il calpestio dè barbari cavalli
Prepara il fato, e dalle selve ignude
Cui l'Orsa algida preme,
A spezzar le romane inclite mura
Chiama i gotici brandi;
Sudato, e molle di fraterno sangue,
Bruto per l'atra notte in erma sede,
Fermo già di morir, gl'inesorandi
Numi e l'averno accusa,
E di feroci note
Invan la sonnolenta aura percote.

Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
Dell'inquiete larve
Son le tue scole, e ti si volge a tergo
Il pentimento. A voi, marmorei numi,
(Se numi avete in Flegetonte albergo
O su le nubi) a voi ludibrio e scherno
È la prole infelice
A cui templi chiedeste, e frodolenta
Legge al mortale insulta.
Dunque tanto i celesti odii commove
La terrena pietà? dunque degli empi
Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
Per l'aere il nembo, e quando
Il tuon rapido spingi,
Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?

Preme il destino invitto e la ferrata
Necessità gl'infermi
Schiavi di morte: e se a cessar non vale
Gli oltraggi lor, dè necessarii danni
Si consola il plebeo. Men duro è il male
Che riparo non ha? dolor non sente
Chi di speranza è nudo?
Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
Teco il prode guerreggia,
Di cedere inesperto; e la tiranna
Tua destra, allor che vincitrice il grava,
Indomito scrollando si pompeggia,
Quando nell'alto lato
L'amaro ferro intride,
E maligno alle nere ombre sorride.

Spiace agli Dei chi violento irrompe
Nel Tartaro. Non fora
Tanto valor né molli eterni petti.
Forse i travagli nostri, e forse il cielo
I casi acerbi e gl'infelici affetti
Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
Non fra sciagure e colpe,
Ma libera né boschi e pura etade
Natura a noi prescrisse,
Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
Sparse i regni beati empio costume,
E il viver macro ad altre leggi addisse;
Quando gl'infausti giorni
Virile alma ricusa,
Riede natura, e il non suo dardo accusa?

Di colpa ignare e dè lor proprii danni
Le fortunate belve
Serena adduce al non previsto passo
La tarda età. Ma se spezzar la fronte
Né rudi tronchi, o da montano sasso
Dare al vento precipiti le membra,
Lor suadesse affanno;
Al misero desio nulla contesa
Legge arcana farebbe
O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
Figli di Prometeo, la vita increbbe;
A voi le morte ripe,
Se il fato ignavo pende,
Soli, o miseri, a voi Giove contende.

E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
Candida luna, sorgi,
E l'inquieta notte e la funesta
All'ausonio valor campagna esplori.
Cognati petti il vincitor calpesta,
Fremono i poggi, dalle somme vette
Roma antica ruina;
Tu sì placida sei? Tu la nascente
Lavinia prole, e gli anni
Lieti vedesti, e i memorandi allori;
E tu su l'alpe l'immutato raggio
Tacita verserai quando né danni
Del servo italo nome,
Sotto barbaro piede
Rintronerà quella solinga sede.

Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
E la fera e l'augello,
Del consueto obblio gravido il petto,
L'alta ruina ignora e le mutate
Sorti del mondo: e come prima il tetto
Rosseggerà del villanello industre,
Al mattutino canto
Quel desterà le valli, e per le balze
Quella l'inferma plebe
Agiterà delle minori belve.
Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
Siam delle cose; e non le tinte glebe,
Non gli ululati spechi
Turbò nostra sciagura,
Né scolorò le stelle umana cura.

Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi
Regi, o la terra indegna,
E non la notte moribondo appello;
Non te, dell'atra morte ultimo raggio,
Conscia futura età. Sdegnoso avello
Placàr singulti, ornàr parole e doni
Di vil caterva? In peggio
Precipitano i tempi; e mal s'affida
A putridi nepoti
L'onor d'egregie menti e la suprema
Dè miseri vendetta. A me d'intorno
Le penne il bruno augello avido roti;
Prema la fera, e il nembo
Tratti l'ignota spoglia;
E l'aura il nome e la memoria accoglia.
Polar May 2016
Lost you then

Never will again

You were the comfort

When I was upset

As you lay next to me

When I was in bed

When you weren't there

Are the moments I lack

This was a while ago

When you had your final moments

I didn't know

When I looked at you

It made me smile

Even though you had

A lazy lifestyle

I loved you then

Still do now

If I could forget about you

I wouldn't know how

Danni aged 11
This is about the loss of her beloved cat
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Nè penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? Ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? Vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido dè venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea dè fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea nè caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te dè mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso.
Poi che divelta, nella tracia polve
Giacque ruina immensa
L'italica virtute, onde alle valli
D'Esperia verde, e al tiberino lido,
Il calpestio dè barbari cavalli
Prepara il fato, e dalle selve ignude
Cui l'Orsa algida preme,
A spezzar le romane inclite mura
Chiama i gotici brandi;
Sudato, e molle di fraterno sangue,
Bruto per l'atra notte in erma sede,
Fermo già di morir, gl'inesorandi
Numi e l'averno accusa,
E di feroci note
Invan la sonnolenta aura percote.

Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
Dell'inquiete larve
Son le tue scole, e ti si volge a tergo
Il pentimento. A voi, marmorei numi,
(Se numi avete in Flegetonte albergo
O su le nubi) a voi ludibrio e scherno
È la prole infelice
A cui templi chiedeste, e frodolenta
Legge al mortale insulta.
Dunque tanto i celesti odii commove
La terrena pietà? dunque degli empi
Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
Per l'aere il nembo, e quando
Il tuon rapido spingi,
Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?

Preme il destino invitto e la ferrata
Necessità gl'infermi
Schiavi di morte: e se a cessar non vale
Gli oltraggi lor, dè necessarii danni
Si consola il plebeo. Men duro è il male
Che riparo non ha? dolor non sente
Chi di speranza è nudo?
Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
Teco il prode guerreggia,
Di cedere inesperto; e la tiranna
Tua destra, allor che vincitrice il grava,
Indomito scrollando si pompeggia,
Quando nell'alto lato
L'amaro ferro intride,
E maligno alle nere ombre sorride.

Spiace agli Dei chi violento irrompe
Nel Tartaro. Non fora
Tanto valor né molli eterni petti.
Forse i travagli nostri, e forse il cielo
I casi acerbi e gl'infelici affetti
Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
Non fra sciagure e colpe,
Ma libera né boschi e pura etade
Natura a noi prescrisse,
Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
Sparse i regni beati empio costume,
E il viver macro ad altre leggi addisse;
Quando gl'infausti giorni
Virile alma ricusa,
Riede natura, e il non suo dardo accusa?

Di colpa ignare e dè lor proprii danni
Le fortunate belve
Serena adduce al non previsto passo
La tarda età. Ma se spezzar la fronte
Né rudi tronchi, o da montano sasso
Dare al vento precipiti le membra,
Lor suadesse affanno;
Al misero desio nulla contesa
Legge arcana farebbe
O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
Figli di Prometeo, la vita increbbe;
A voi le morte ripe,
Se il fato ignavo pende,
Soli, o miseri, a voi Giove contende.

E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
Candida luna, sorgi,
E l'inquieta notte e la funesta
All'ausonio valor campagna esplori.
Cognati petti il vincitor calpesta,
Fremono i poggi, dalle somme vette
Roma antica ruina;
Tu sì placida sei? Tu la nascente
Lavinia prole, e gli anni
Lieti vedesti, e i memorandi allori;
E tu su l'alpe l'immutato raggio
Tacita verserai quando né danni
Del servo italo nome,
Sotto barbaro piede
Rintronerà quella solinga sede.

Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
E la fera e l'augello,
Del consueto obblio gravido il petto,
L'alta ruina ignora e le mutate
Sorti del mondo: e come prima il tetto
Rosseggerà del villanello industre,
Al mattutino canto
Quel desterà le valli, e per le balze
Quella l'inferma plebe
Agiterà delle minori belve.
Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
Siam delle cose; e non le tinte glebe,
Non gli ululati spechi
Turbò nostra sciagura,
Né scolorò le stelle umana cura.

Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi
Regi, o la terra indegna,
E non la notte moribondo appello;
Non te, dell'atra morte ultimo raggio,
Conscia futura età. Sdegnoso avello
Placàr singulti, ornàr parole e doni
Di vil caterva? In peggio
Precipitano i tempi; e mal s'affida
A putridi nepoti
L'onor d'egregie menti e la suprema
Dè miseri vendetta. A me d'intorno
Le penne il bruno augello avido roti;
Prema la fera, e il nembo
Tratti l'ignota spoglia;
E l'aura il nome e la memoria accoglia.
If you stay awake with me long enough to watch the sky give birth to the colour blue, long enough to watch the moon finally deny it's 7th encore that night... if you stay awake with me long enough to see the streetlamps go out... I will be 6 feet under before I forget your name.

It's ironic really. Had actually been that far underground your sound would still pound across every surface it found including... my sleeping skin... and in the face of anyone who asked you, "Are you trying to wake the dead?.." you'd say no... the people at this party are already taking a break from living... the dead you speak off is everyone dancing, everyone singing, everyone drinking and getting really ******* annoyed at the one guy with all the red shells in super Mario kart. This is our Día de los Muertos. Our day of the dead, organized by the dead for the dead. Death was seen as the ultimate escape, but we're too young for those kind of commitments, so we fled the world in what little ways we could. Often found in bottles or cans, or in the arms or hands of others. Some get lost in the beat, let it travel from our ears to our feet. Greet our friends in dance moves as if there is so much noise in the air, it's the only language we can still communicate in. I ... invite you to the sofa... where there is already a gamepad with your name on it, and what we play is never nearly as important as the fact that we're playing. However... at some point I will expect you to play super smash brothers and if you dare pick Zero Suit Samus I will call you a ***** and show you the grave error of your decision... Unless you beat me, at which point I will commend your skills with the utmost sincerity... *****....

Regardless that's my 2nd favorite thing about parties. The thing I love most are all the people being more than how they appear. Spilling life stories of their glories and tragedies, watching the guy with the with the topknot become the warrior who survived several broken bones after a motorbike crash. See the girl who loves flapjacks become the next Beyonce in the making hear her voice light fires in the in the minds of those who had forgotten what talent looks like outside a TV screen...

See the the one in the corner with a mouth like a clam shell, finally show her pearls. She told me told me about all the things that were hurting. All the people she's scared of losing all the drugs she was using and all the people here... who were amusing. The fact that she can feel so broken but still hold herself together here was a greater compliment than anything her clam shell mouth could articulate. She had finally explained all the bruising, all the excusing, all the substance abusing and she found it confusing that I was still approving. I said 'tonight what you told me was moving. You've proven you're more human than what people have been assuming so.... smile for me' ... It will be a long time before I forget your name so I want whatever I remember of you to be good.

If you stay awake with me long enough to teach me 1 reason you're hurting but two more why you can keep smiling, long enough to have us make memories out of cheese burgers and tap water, Carl, Danni, Matt, Alex, Eden, Jade, Sean, Sebastian, Katy...  If you stay awake with me long enough to watch the street lamps go off, I will never forget your name.
https://www.youtube.com/watch?v=wJNCPg9XZ60
Terry Collett May 2015
Goats milk? The woman said,
yes, I think I know a man who
can get you some, he keeps
goats you see. I nodded my

head. Our daughter can't drink
cow's milk brings her out in a
rash and gives her a funny
tummy. How old's your daughter?

The woman asked. About two
years or so, I replied. Yes, goat's
milk'll be best. She walked down
the path and off and I shut the door.

My daughters were playing some
game upon the floor, my wife
upstairs with our year born son.
We're getting you some goat's milk,

I said to Chan our second daughter.
Won't the goat mind me having its milk?
She asked. No,I said, it likes to share;
some for you and some for her.

And me? Danni said, I like goat's
milk, too, as I’m only three, and
three a small number next to two.
Yes, I suppose you both can, I said.

But not baby, Ole, she said, he's too
small, he has mummy's milk all to
himself. The girls carried on with
their game. I got ready to go to work

and the long walk there at a school
for boys a few miles away. I smoked
a quick cigarette watching our girls at play.
A FATHER AND GOAT'S MILK FOR A DAUGHTER IN 1985.
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
RVani Kalyani Jun 2022
To the one who I hope will stay forever,
And from the one who promises to stay forever.
Thank you anna,
Oka guiding star laga u were there,
And I hope you will always be!

Ekkadnundi start cheyyalo ardam katle anna😅
Firstly you inspired me a lot anna, mi laga kavali ani chala sarlu ankunna inka ankuntunna kuda 😁 so nak tips ivvandi how to become a person like ram sai ani 😄 and i really hope we stay in touch for our whole lives 🫂













Chala chala thank u anna! Mek eroje manchiga hug cheskoni thank u so much Anna ani chepdam ankunna 😅 but konchem ibbandi feel aina kani malli chance dorkademo malli meet avthano leno ani bayamesindi... Chala hesitate chesi inga finally miku oka hug icha 😁 Inka walking kuda veldam ankunna mitho mrng 😁 anddd thank u so much for the books Anna malgudi days aithe pakka aipogodtha 10 days lo complete ga next week mids kabatti. Inka eh 3rd year Vani ni ila chakkaga change chesindi meere! Idi mathram pakka. Thank u anna me valle i got to have a dosti gang asalu. Nak intha mandi friends unnaru ipdu ayyaru ante me valle! You made this me! Thank u so much Anna asalu inka okka year matho unte inkentha bagundedi ani,Manam inka munde kalisi unte inka bagundu kada ani, eh corona asal lekapothe bagundu ani okate thoughts. Entha cheppina entha ikkada type chesina thakkuve anna. Nijanga asal ankoledu intha manchi anna dorkutharu ani, munde evari tho matladanu alantidi ram sai anna dorkikaru ante matala!( nijanga anna) munde chepthunna anna eh 10 days lo meku call osthadi nanundi and nen edustha pakka 😅 so be ready😂
Inkokasari 3rd year starting nundi chadvalani undi anna, malli okasari fest ni experience cheyyalani undi same mecharena22 ni, malli traditional day night temple mundu ala nightout cheyali ani undi kani time is soo fast asalu. Time machine unte bagundu anna😅
Ivala morning ala ayyindi ani mer em feel kakandi 😅 meku chala fans untaru so i can understand 🤑 but chala chepdam ankunna cheppalekapoya ani chinna regret😅kani danni calls lo therchukunta le😁 marchipokandi anna nannu🤧 Love you Anna and I miss u already...



And meku 2 bookmarks ichanu ga dantlo wings daggara chinigi unnadantlo oka chinna message rasanu kani pencil tho rasina so cheppalenu fade avvakunda unda leda ani. But promise me anna you will open it only when you miss me so much ok? Ipde open cheyyakandi. Open it when you truly miss me a lot.
And please dont forget me anna eppudaina nak munde evar ler ekva 😅
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Nè penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? Ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? Vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido dè venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea dè fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea nè caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te dè mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso.
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Nè penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? Ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? Vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido dè venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea dè fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea nè caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te dè mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso.

— The End —