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tangshunzi Jun 2014
Ti ** mai detto che io sono un pollone completo per una storia d'amore ?Probabilmente capito che fuori già



.ma io amo sentire come fuori di tutte le persone del mondo .due persone è capitato di trovare l'altro - e quando finisce in un matrimonio bello come questo.mi rivolgo in poltiglia .Catturato da Heather Pipino Fotografia questa storia d'amore ha un finale molto felice.Vedere ancora di più qui .
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Da Heather Pipino Fotografia. "Quattro anni fa non avrei maiè èe credevoè ñessere qui in piedi con una ragazza che camminava in un negozio di caffè che indossa un cappello Dodgers .ditutte le cose . abbiamo aspettato quasi due mesi prima che ci incontrassimo a vicenda . Dopo che tutti i testi .e-mail e telefonate abbiamo tenuto il nostro respiro e ha preso un salto .e abbiamo imparato nella vita.che tutto ciò che serve è venti secondi di coraggio folle afare qualcosa di grande accadere. "

Quelle parole erano solo una porzione di dolce voti Sam 'a Lindsey .ma danno una buona sbirciatina per i bellissimi cuori e amore stimolante che Sam e condividere Lindsey .Sono entrambi persone così gentili e genuini e la loro vita e l'amore riflettere sul fatto che in ogni modo.E 'doesnè èimporta quanto tempo siè èe li noti .Sam e abiti da sposa corti Lindsey sono il tipo di persone che ti accolgono con un caloroso abbraccio e lascerà piena di gioia .Essi vi invitano nel loro mondo e ti fanno abiti da sposa on line sentire come seè èe stati amici per anni .E ' questo amore che essi hanno per l'altro e per le persone intorno a loro che hanno fatto il loro giorno di nozze così incredibile .In una bella giornata in California.presso la Estancia Resort a La Jolla .amici e parenti si sono riuniti per sostenere e amare questa coppia che aveva toccato ciascuna delle loro vite .E 'stata una giornata piena di lacrime di gioia .il romanticismo .l'amore e la bellezza .e Sam e Lindsey meritato ogni singolo istante.

Da Bride.How ci siamo incontrati : Le nostre mamme lavorano insieme in una scuola nella Bay Area .Una volta che la sua mamma ha imparato che vivevo a San Diego .ha pensato che sarebbe stata una buona idea per me di mostrare il suo figlio in giro come gli era stato appena assunto lì .Lei e mi aveva viaggiato a Parigi circa sette anni fa con mia mamma e un altro insegnante .Mi ricordo che lei mi dice allora che avevo bisogno di incontrare suo figlio ma eravamo entrambi risalenti altre persone al momento .Ero titubante a incontrarlo fino a quando ** fatto un po ' di Facebook stalking.voglio dire .la ricerca .Mi fu colpito in primo click.The prima richiesta di amicizia è stata inviata e tanti.tanti .( molti) messaggi e fino a tarda notte dopo.i messaggi si rivolse a testi e testi voltai per le telefonate .Questo è durato per un certo periodo come i sentimenti si erano formate veloce e siamo stati nervosi e ansiosi di incontrarsi other.Finally un incontro è stato fissato al Coffee Bean a Carlsbad .Eravamo lì per quattro ore e quasi chiudiamo il posto in fondo .Il giorno dopo.unè edata irstèè stata impostata e il resto è storia !

Il nostro matrimonio ha avuto luogo a La Jolla .in California presso l' Estancia Hotel.Abbiamo scelto questa posizione perché è rilassato eleganza .giardini mozzafiato .ed è vicino a dove viviamo .Perché ci siamo incontrati e viviamo qui a San Diego e volevamo festeggiare il nostro amore qui .La maggior parte dei nostri ospiti di nozze erano da fuori città .abbiamo voluto l' atmosfera di essere caldo.accogliente.e una volta tutti vorremmo amare .

I colori erano nero.bianco e verde e il tema era classica .semplice eleganza.Volevamo la sede per parlare di se stesso in modo non volevo fiori eccessivamente fatto .ma felci semplicemente dichiarati e fiori bianchi .Isari Floral Studio ha fatto un lavoro incredibile catturare la nostra visione .

Volevamo il matrimonio per avere tocchi di tutti noi in tutto.Abbiamo parcheggiato la nostra hot rod (1932 Ford Roadster ) nel modo di entrata dell'hotel.Mio padre aveva una splendida "Just Married " segno gessato per noi.così abbiamo potuto avere un scappare con stile !Il nostro cane (leggi : nostro figlio ) . Non poteva essere sulla proprietà .purtroppo .così abbiamo avuto una foto incorniciata di lui fatta con un cartello appeso al collo che diceva : " Sono contento che tu sia qui a festeggiare con i miei genitori prega di godere il cagnolinoborse da me . Woof .Lux " .Su quel tavolo .avevamo sacchetti di biscotti monogramma di Michele Coulon Dessertier .Per il nostro libro degli ospiti .abbiamo lavorato con un graphic designer per fare quello di un manifesto sorta di nostra sede .Ora abbiamo questa grande opera d'arte.con parole gentili di tutti appendere in casa nostra .Sulle pareti della Sala Grande .avevo il nostro invito fatto saltare in aria e sparsi sui muri nelle loro cornici .Tutti questi tocchi davvero reso il giorno così memorabile .

nostro incredibile team di venditori e la nostra famiglia e gli amici sono ciò che veramente ha reso questa giornata il giorno più speciale della nostra vita finora.Siamo così fortunati ad aver avuto un bel matrimonio tale .Sono entusiasta di essere sposata con Sam per il resto della nostra vita !Fotografia

: Heather Pepin Fotografia | dell'artista: Aqua Vivus Productions | Event Design : Sherry Glommen | Pianificazione : Swann Soirees | Floral Design : Isari Flower Studio | Floral Design : Isari Flower Studio | Cake : la zia della sposa | Inviti : Smitten Onpaper | Cerimonia Luogo : Estancia La Jolla | Banco Luogo : Estancia La abiti da sposa on line Jolla | Bridesmaids Dresses : Nordstrom | capelli: Jessica / Michelle - Koda Salon | Calligraphy : Brown Fox Calligrafia | Abbigliamento da Groomsmen : Nero risvolto | officiante : Cerimonie Per Bethel | pipistrelli pergroomsmen : Louisville Slugger | vestito nuziale : Tara Keely | sposa / damigella d'onore Abiti : Abbastanza Plum zucchero | Cookies : Michele Coulon Dessertier | Guest Book Graphic Designer : Designs J Gal | Musica live / DJ : Collin Elliot -Ancora Ascolto Productions | Trucco : FioreBeauty | Photobooth : Photobooth mobileHayley Paige e Jim Hjelm occasioni sono membri della nostra Look Book .Per ulteriori informazioni su come vengono scelti i membri .fare clic qui .Fiore Bellezza .Isari Fiore Studio + Design Event .Plum Piuttosto Zucchero.JLM Couture .Inc. e Mobile Photo Booth sono membri del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Fiore di bellezza VIEW PORTFOLIO Isari Fiore Studio vedi portfolio Plum graziosa Zucchero vedi portfolio JLM Couture Wedding Gown Bouti ... vedi portfolio Mobile Photo Booth VIEW
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http://www.belloabito.com/goods.php?id=230
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Elegante Wedding at Estancia La Jolla_abiti da sposa 2014
Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.
Marco Bo Sep 2018
under this grey suburban sky
the hardest or the most beautiful thing of the day
it is always around the corner
but you must look forward to notice

yes sure even backwards around and low and smell the ground
but if you do not look forward that one thing
ugly or beautiful you will not see
and then you make a mistake and pay the consequences
you do not notice anything until it's too late

that's why we trust each other
since beside hunting,
we remind each other that we are prey too

we two, master and dog
cannot tell which of the two has learned or taught the most
fact is that we have grown
overall we feel safer
as we put one foot or paw in front of the other
and forward we go

after all
life is just a bite or a wagging tail away
...................


sotto questo grigio cielo suburbano
la cosa più difficile o più bella della giornata
è sempre dietro l'angolo
ma devi guardare avanti per poterla notare

sì, certo, anche all'indietro, intorno e in basso
e sentire l'odore del terreno
ma se non si guarda avanti,
quella cosa, brutto o bella che sia, non vedrai
e potresti commettere un errore e pagarne le conseguenze
se non noti nulla finché non è troppo tardi
ecco perché ci fidiamo l'un l'altro

poiché oltre a cacciare
ci ricordiamo l’un l’altro che siamo anche noi prede
noi due, padrone e cane
non posso dire quale dei due ha imparato o insegnato di più

il fatto è che siamo cresciuti
nel complesso ci sentiamo più sicuri quando mettiamo un piede o una zampa di fronte all'altra

e avanti andiamo
dopotutto
la vita è solo a un morso, o a una coda contenta, di distanza
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso dè Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova trà nembi, e noi la vasta
Fuga dè greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. À tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
Dè colorati augelli, e non dè faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
Dè celesti si posa. Oh cure, oh speme
Dè più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator dè casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.
Julian Delia Apr 2019
Li kieku jerġa jiġi Kristu,
Lanqas jilħaq jitma ruħ.
Tilħqu taqfluh ġo skola,
Imsallab mill-punt tat-tluq.
Jilħaq jitlef ruħu fi xmara dmugħ,
Hekk kif il-ħajja jduq.
Jerġa jħoss x’jiġifieri in-niket,
Kif jarana naħxu dak li nibet,
L-ambjent tagħna, b’passjoni neqirduh.

Swied il-qalb;
Mument ta’ skiet,
Mument ta’ talb.

Qalb mogħdiet miksija bil-konkrit,
Nesprimi dar-rabja u dan l-inkwiet,
Ngħix il-ħajja mingħajr irbit.
Ngħid dak li nħoss,
Noħroġ dan il-kliem mingħajr intopp,
Nidgħi, meta xi gvern ireddali xi żobb.

Ilni ma nikteb,
Għax b’dan il-kliem ma nafx x’ħa nikseb.
Dil-kuxjenza li xogħla tniggżek,
X’għamilniela biex tfejniha, tgħid?
Għax jien nġibilha skużi, ġieli;
Ġieli, tgħidx kemm nigdeb.

* *

Vera ilni nipprova;
Nipprova naċċetta li nagħmel dak li d-dinja ta’ madwari tapprova,
Sa għamilt kors, ma nafx kif, imma ggradwajt u krejt it-toga.
Tgħallimt, u sirt għalliem,
Ktibt poeżiji li jħalluk bla kliem.
Ippruvajt insib il-paċi u s-sliem,
Qtajt il-pastażati bl-addoċċ,
Iż-żiblata ta’ bla ħsieb.

Xejn ma ħadem;
Xejn, kull ma għamilt inqridt,
Sa ġieli dħalt fid-dejn.
Qisni mort ngħix fi sqaq l-infern.
Donnu, d-destin tiegħi qisu ħaddiem tal-gvern.
Dejjem għajjien u dejjem m’hu sejjer imkien,
Destinat li nolqot in-noti b’mod stunat,
Imwelled f’did-dinja b’ritmu sfrenat.

Min jaf kif jitbellah Kristu,
Jekk jerġa jiġi ħdejna;
Jara kif it-tagħlim insejna,
Kif ngħixu ġo gaġġa mżejna,
Kif mingħalina li sirna s-sidien ta’ dil-gżira ċkejkna.

L-ewwel, inwerwruh bl-injoranza grassa,
Bil-passivita’ ta dil-***** ċassa.
Imbagħad, ngħaxxquh b’kemm hawn minnha jmutu bil-ġuħ,
Biex ma ngħidux *** f’liema direzzjoni sejrin,
Kif ilna għaddejjin; ‘l-aqwa li jien minn ***!’

Ejja ngħidu li ma nsallbuhx, ħa;
Kristu probabbli jtiha għal isfel, li kieku.
Qabel ma jerġa jiġi, jiġġieled ma missieru;
Jgħidlu ‘le, ma rridx ninżel!’

Qalbna, il-qofol mikul bin-nekrożi, tinten,
Bil-mewt madwarna, tittanta u tiżfen.
X’saltna t’Alla; mhux li kien,
Mhux li kien nerġgħu niksbuha maż-żmien.

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‘If­ Christ Came Back’

If Christ came back, he wouldn’t even have the time to feed a single soul. You’d lock him up in a school, crucified from the get-go. He would drown in a river of his own tears, as soon as he tastes life. He would experience sorrow anew, witnessing us destroying that which has blossomed, the very environment which we passionately eradicate.

Blackened, sorrowful heart; a moment of silence, a moment of prayer.

Among pathways covered in concrete, I express this rage and this anxiety, living life with no attachments. I say what I feel, pulling out these words without any resistance, swearing whenever some government shoves its **** down my throat.

I haven’t written in a while, because I don’t really know what I’m going to achieve with these words. This conscience, whose job is to sting, what have we done to it to switch off? I give it excuses, mostly; sometimes, I really do lie to it, a lot.

* *

I’ve really been trying; trying to accept doing what the world around me approves of, I even finished a degree, I don’t know how, but I graduated and rented a toga. I learned, and I became a teacher, too; I wrote poems that leave you speechless. I tried to find peace and serenity, I cut out senseless debauchery, the mindless ******.

Nothing worked; nothing, all I did was destroy myself, going into debt, even. It’s like I started to live in hell’s alley. It seems my destiny is like a government employee; always tired and going nowhere. Destined to hit notes off-key, born in a world with a relentless rhythm.

Who knows how shocked Christ would be, if he ever came back. He’d see how we forgot all his teachings, how we live in decorated cages, how we think we’ve become the lords of this tiny island.

First, we’d terrify him with our crass ignorance, with the passivity of the dazed masses. Then, we’ll make him feel worse when he sees how many of us are starving to death, not to mention the direction we’ve taken, how long we’ve been going: ‘as long as I come out on top, eh!’

Let’s say we wouldn’t crucify him, maybe; Christ would probably jump off a cliff, if anything. Before coming back, he’d argued with his father, ‘no, I don’t want to go back there again!’ Our hearts are rotting in their core, necrotic, with death dancing around us, taunting us. God’s glory? Yeah, right; if only, if only we could find that again, in due time.
Happy Easter, a*sholes.
Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso dè Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova trà nembi, e noi la vasta
Fuga dè greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. À tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
Dè colorati augelli, e non dè faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
Dè celesti si posa. Oh cure, oh speme
Dè più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator dè casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso dè Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova trà nembi, e noi la vasta
Fuga dè greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. À tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
Dè colorati augelli, e non dè faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
Dè celesti si posa. Oh cure, oh speme
Dè più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator dè casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.
Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.

— The End —