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Diego Scarca Mar 2010
Quando la sera scende
sulle nostre spalle come un manto
che non avremmo voluto portare,
non chiedermi di cercarti,
non chiedermi d'amare.

Quando la sera ci inietta nelle vene
la droga che ci fa tremare,
come una carezza perduta,
l'amore che avremmo dovuto amare,
lasciami vagabondare
per le vie in salita,
lasciami sbattere la testa
contro un muro,
lasciami insicuro, ubriaco,
contento di sbagliare.

Quando la sera scende
sulle nostre spalle in un minuto
nel quale non ci saremmo voluti tuffare,
non chiedermi di tornare.
Lascia che come volute di fumo,
come esalazioni nerastre,
le tenebre mi avviluppino
e mi s'offuschi la vista.

Che come un cane fiuti
la mia pista e con la morte
giochi a scacchi la mia partita.
Che un tossicomane m'abbagli,
che una prostituta o un pederasta
m'accostino, che una donna
che credevo morta
mi chieda aiuto dall'oltretomba,
da un'altra vita.

Quando la sera scende sui nostri sbagli
come dita che sentiamo chiudersi
in una stretta, come il viaggio
che non avremmo voluto fare,
come le cose a cui abbiam dovuto
rinunciare troppo in fretta,
come tutte le altre sere,
come ogni sera,
la stessa fitta, la stessa febbre,
un'euforia smarrita...

Quando la sera come un manto
scende sulla nostra vita,
lascia che questo manto
io non lo sopporti,
lascia che cerchi
di scrollarmelo di dosso,
lascia che a più non posso
io mi metta a gridare.
Diego Scarca, Architetture del vuoto, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, 2007
Dear God Oct 2014
Il mio interesse altalenante
A tratti contrastante
Il tuo parlare confortante
Ma a volte fuorviante

Uno scoglio davanti a noi
Un pensiero per un poi,
Per un secondo eroi
E poi soltanto...

Adesso è tardi sai?
Ora non lo saprai mai
Non attraverseremo ne mari ne monti
Non diventeremo ne amanti ne tramonti

Viviamo nell'incertezza ogni giorno
Ma l'unica carezza che sento è quella del vento
Ora non vi giro più attorno
E con un respiro tento:

Solo un dubbio mi percuote la mente
E che si insidia nel cuore
L'interrogativo silente
Se questo è un sogno oppure amore
lmnsinner Oct 2019
Italian love songs                              
Canzoni d'amore italiane

fires the need, touch touch caress.        
alla necessità, tocco tocco carezza

my hand engulfs her little finger,              
la mia mano avvolge il suo mignolo
sliding down from her knuckle,                
scivolando giù dalla sua nocca,
to the glassine hard smooth of                
alla glassina dura liscia di
a petite fingernail, contradicting,            
un'unghia minuta, contraddittoria,
confirming the sensational opposition    
confermando l'opposizione sensazionale

the forefinger performs a solo,                
l'indice esegue un assolo,
exciting the ear’s topography,                  
eccitante la topografia dell'orecchio,
the sexuality of hill, vale, spaces,            
la sessualità di collina, valle, spazi,
curvatures extending an invitation,          
curvature che estendono un invito,
the neck, plane of the neck, take            
prendere il collo, piano del collo

I’m no longer of surety possessing,        
Non ** più la garanzia di possedere,
is it my finger or my tongue, is it              
è il mio dito o la mia lingua, vero?
that my finger became my tongue,        
che il mio dito è diventato la mia lingu,
all senses at attention, blurred,              
tutti i sensi all'attenzione, sfocato,
the love song enactment, touch              
recitazione della canzone d'amore, tocco
                      
<>

the confusion of love is its clarity, the master and the slave
becoming one

la confusione dell'amore è la sua chiarezza, il padrone e lo schiavo diventano uno
Si fosse n'auciello, ogne matìna
vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
" Bongiorno, ammore mio, bongiorno, ammore! "
E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
e chianu chiano, comme a na carezza,
cu stu beccuccio accussì piccerillo,
mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
si fosse nu canario o nu cardillo.
Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un'ascia di ricordi.
Marco Bo Aug 2018
under this gray suburban sky
you
look down and wait for sunrise,
close your eyes and curse the fall
mimic a caress and clench your fists
spread water  to start a fire
and pretend to stop it with dry breeze

by this forgotten corner of the universe
as if nothing had, laziness is your excuse to forgive your loneliness
and to pretend not to feel the unbearable pain
dull mask on fragile bones
perfect embroidery on hard stone
.............................

sotto questo grigio cielo suburbano
tu
  guardi in basso e aspetti l'alba,
chiudi gli occhi e maledici la caduta
imiti una carezza e stringi i pugni
spargi acqua per accendere un fuoco
e pretendi di fermarlo con il vento

in questo angolo dimenticato dell'universo
come se nulla fosse, la pigrizia è la tua scusa per perdonare la tua solitudine
e fingere di non sentire il dolore insopportabile
maschera opaca su ossa fragili
ricamo perfetto su dura pietra
Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un'ascia di ricordi.
Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un'ascia di ricordi.
Si fosse n'auciello, ogne matìna
vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
" Bongiorno, ammore mio, bongiorno, ammore! "
E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
e chianu chiano, comme a na carezza,
cu stu beccuccio accussì piccerillo,
mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
si fosse nu canario o nu cardillo.
Si fosse n'auciello, ogne matìna
vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
" Bongiorno, ammore mio, bongiorno, ammore! "
E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
e chianu chiano, comme a na carezza,
cu stu beccuccio accussì piccerillo,
mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
si fosse nu canario o nu cardillo.

— The End —