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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Paura dei tuoi occhi,
di quel vertice puro
entro cui batte il pensiero,
paura del tuo sguardo
nascosto velluto d'algebra
col quale mi percorri,
paura delle tue mani
calamite leggere
che chiedono linfa,
paura dei tuoi ginocchi
che premono il mio grembo
e poi ancora paura
sempre sempre paura,
finché il mare sommerge
questa mia debole carne
e io giaccio sfinita
su te che diventi spiaggia
e io che divento onda
che tu percuoti e percuoti
con il tuo remo d'Amore.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
katy winser Jul 2014
Uno sguardo ,due anime perdute ,
Un solo attimo per riportarle a galla !
Gli occhi di lei…
Gli occhi di lui …
Una sola anima ormai !
Lui, forte creatura leggendaria dal spasimato passato
si sente fragile e impotente come mai prima.
Le lacrime di lei  colpiscono più di mille *****,
e il  sorriso …oh! Il  sorriso , non li dà gioia…no,
perché è il sorriso di lei  la ragione della tua esistenza ,
non più la Terra a tenerlo fermo ,ma l’esistenza di lei.
Lo sguardo di lui  che colpisce gli occhi di lei fa invidia anche al sole:
dolce, sereno, colmo di un eterno e sconfinato amore
che gli fa perdere il senso della vita e della persona,
quel amore che è l’unica cosa a poterlo  salvare
dal suo lurido destino e strapparlo  dalle  grinfie  della  solitudine!
Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
Marco Bo Sep 2018
under this suburban sky
red stain on the dull gray, when you move away to your elsewhere
you revive
as a fish returning to the water after a short yet intense pain

for you I'm the bait
and the hook
and the fisherman too,
not in that order
in the order you decide
since you decide

you are elusive, you always look away and tighten your eyes
your words are lashes
I feel weak in your presence,
at the same time your fragility confuses me and it moves me
as a boat adrift in a lonely sea
...................
sotto questo cielo suburbano
macchia rossa su grigio opaco, quando ti muovi nel tuo altrove,

tu rivivi
come un pesce che ritorna in acqua dopo un'agonia breve ma intensa

per te io sono esca
amo ed anche  pescatore,
ma non in quell'ordine
nell'ordine in cui decidi
e tu decidi

sei inafferrabile, distogli sempre lo sguardo e stringi gli occhi
le tue parole sono staffilate
mi sento debole in tua presenza,
allo tempo stesso la tua fragilità mi confonde e mi commuove
come una  barca alla deriva in un solitario mare
..................

bajo este cielo suburbano
mancha roja en gris opaco, cuando te alejas a tu otro lugar,
tu revives

como un pez que regresa al agua después de un dolor breve pero intenso

yo soy cebo para ti
y gancho
y también  pescador
pero no en ese orden
en el orden en que tu decidas
y tu decides

eres evasiva, siempre mira hacia otro lado y cierras los ojos
tus palabras son latigazos
me siento débil en tu presencia,
al mismo tiempo, tu fragilidad me confunde y me conmueve
como un barco a la deriva en un solitario mar
Nasce una notte
piena di finte buche,
di suoni morti
come di sugheri
di reti calate nell'acqua.

Le tue mani si fanno come un soffio
d'inviolabili lontananze,
inafferrabili come le idee.

E l'equivoco della luna
e il dondolio, dolcissimi,
se vuoi posarmele sugli occhi,
toccano l'anima.

Sei la donna che passa
come una foglia.

E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.
Chiare, fresche et dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor cò begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse
ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
Già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercè m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Dà bè rami scendea,
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io
allor pien di spavento:
"Costei per fermo nacque in paradiso! ".
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'ì dicea sospirando:
"Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,
poresti arditamente
uscir del bosco e gir infra la gente.
tangshunzi Jun 2014
Sarò onesto .L'autunno è la mia stagione preferita .E ** tempo per maglioni accogliente .buonissimo cacao caldo e curling dal fuoco per quasi tutto l'anno .Cioè .fino a quando io offro i miei occhi su un tropicale amore -fest come questo giorno cara catturato dai Jonas Peterson .Perché questo .amici miei .è un insieme capolavoro piena di sole contro la terra mozzafiato conosciuta come Fiji .e se ogni ultima immagine gloriosa non ti vuole mettere in valigia un po 'di infradito e prendere il primo volo fuori .non so cosa farà .Vedi tutto qui .


E un piccolo film magia Zoom Fiji ?Penso che lo faremo .Si prega di aggiornare il tuo

browserColorsSeasonsSpringSettingsGolf ResortStylesDestination Da Sposa.Sono cresciuto sognando di sposarsi su un'isola tropicale e Fiji era il posto perfetto per rendere questo sogno .Fiji occupa un posto speciale in entrambi i nostri cuori come Dave mi ha sorpreso proponendo e organizzato per volare verso Fiji il giorno successivo per una vacanza incredibile .Siamo entrambi innamorati amare la cultura delle Fiji abiti da sposa on line .il popolo delle Fiji sono così felice e cordiale e ci siamo sempre sentiti così benvenuti.Abbiamo deciso di fare l'Intercontinental Golf Resort \u0026 Spa sulla Coral Coast .un posto così bello .Volevamo un matrimonio intimo con amici e famiglia per condividere il nostro giorno speciale .Abbiamo voluto creare un'atmosfera divertente e rilassante dove i nostri ospiti possono rilassarsi e hanno una grande vacanza !Ciò che era speciale era di essere in grado di uscire con i nostri ospiti che portano al matrimonio .cocktail a bordo piscina .snorkelling sulla barriera corallina e grandi cene .La mia wedding planner Jane all'Intercontinental Golf Resort e Spa ha fatto il lavoro più sorprendente prendersi cura di tutto.Dave e io non dovevano preoccuparsi per una cosa !Come eravamo sposati all'estero ** ancora voluto mettere il mio tocco speciale al nostro matrimonio così ** avuto una



palla di abiti da sposa 2014 progettare i nostri inviti di nozze.Volevo solo qualcosa di casuale e divertente per riflettere la giornata .
erano così felici con quello che il villaggio fornito in termini di fiori e decorazioni .siamo stati fortunati nostra famiglia sono stati in grado di aiutare le decorazioni parlare etc oltre a Fiji .E 'stato importante per noi per i nostri ospiti di sperimentare alcuni la cultura delle Fiji così abbiamo incorporato ballerini Fiji e uno spettacolo di fuoco .tutti i nostri ospiti davvero apprezzato questo .è veramente fatto la notte così speciale .Abbiamo anche avuto serenaders giocare prima della cerimonia e durante l' ora del cocktail .** anche avuto il privilegio di essere scortato alla cappella da due guerrieri delle Fiji .Il nostro ricevimento si è tenuto presso la firma raffinato ristorante Intercontinentals Navo che si affaccia sulla laguna e l'isola di Navo .Dave e ** organizzato un cocktail speciale per tutti i nostri ospiti in arrivo .è stato un mojito di cocco .i nostri ospiti davvero apprezzato questo tocco speciale .** amato il mio bouquet di orchidee e la bella rosa zenzero damigelle mazzi di fiori .hanno legato perfettamente con i loro abiti Amsale .I ragazzi hanno ben sopportare il calore indossando abiti in calore !

Una cosa che era molto importante per me era il nostro fotografo di matrimoni .Avevo fatto la mia ricerca.ma il mio cuore è stato impostato su Jonas Peterson .Non sono rimasto deluso .ha catturato il nostro giorno così bello .entrambi amiamo le nostre foto e li faremo amare sempre .** anche volato su un artista makeup incredibile da Sydney .Christina Chiaramente che era stato a Fiji molte volte quindi sapevo che ero in buone mani .Lei ha fatto un ottimo lavoro e siamo tutti sembrava così bello .il nostro trucco rimase tutto il giorno e la notte .** una squadra di provenienza dei capelli locale da Fiji .non sono rimasto deluso .sapevano esattamente quello che volevo e la loro conoscenza lavorando con i capelli al calore delle Fiji era incredibile !Abbiamo anche avuto il piacere di lavorare con Zoomfiji .hanno anche fatto un ottimo lavoro catturare il nostro giorno speciale .Ognuno è andato al di là di rendere il nostro giorno così incredibile .

Il personale era incredibile all'Intercontinental abiti da sposa 2014 e niente era troppo disturbo per loro .Hanno davvero fatto in modo che si cura di noi e abbiamo avuto il giorno avevamo sempre sognato !Vinaka !

Fotografo: Jonas Peterson | Abito da sposa: Spose di Beecroft | Cancelleria Wedding : Fave Paper Designs | Scarpe da sposa : peeptoe Scarpe | Abiti da sposa : Amsale | Makeup Artist : Christina Cleary | Capelli: Capelli N Mkp Perfezionista | Striscioni pubblicitari : Lullaby Mobiles| Pezzo di capelli della sposa : Kristi Bonnici Accessori da sposa | Abiti Girls ' : Silk \u0026 More | Località : Intercontinental Golf Resort \u0026 Spa FijiAmsale è un membro del nostro Look Book .Per ulteriori informazioni su come vengono scelti i membri .fare clic qui
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-c-1
http://www.belloabito.com/goods.php?id=861
http://188.138.88.219/imagesld/td//t35/productthumb/2/4171635353535_396853.jpg
Fiji Wedding da Jonas Peterson_abiti da sposa corti
V

Per certo i bei vostr’occhi Donna mia
Esser non puo che non fian lo mio sole
Si mi percuoton forte, come ci suole
Per l’arene di Libia chi s’invia,
Mentre un caldo vapor (ne senti pria)
Da quel lato si spinge ove mi duole,
Che forsi amanti nelle lor parole
Chiaman sospir; io non so che si sia:
Parte rinchiusa, e turbida si cela
Scosso mi il petto, e poi n’uscendo poco
Quivi d’ attorno o s’agghiaccia, o s’ingiela;
Ma quanto a gli occhi giunge a trovar loco
Tutte le notti a me suol far piovose
Finche mia Alba rivien colma di rose.
Donall Dempsey Jul 2019
WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES
(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )


I once knew a man
who knew a man

who had seen
F. Scott Fitzgerald

drinking a milkshake
in a drug store

(vanilla or chocolate
he couldn't be sure)

flicking idly
through a magazine

( no he didn't know
which magazine )

in the company of
some blonde.

"I'll never forget
what he said!"

"Let's go to the supermarket
Shelia!" he said.

And that's it?
"That's it!"

His voice caressed
each syllable

as if
he were on stage.

But he was like a man
becoming a manakin

like in that episode of
The Twilight Zone

you know the one?"


In a future that had as yet
to happen.

"I don't know what I had
expected..."

The man who knew the man
who knew the man

who had seen and heard
F. Scott Fitzgerald.

"Maybe a Gatsby or
a Gatsby

who had survived the novel's
tragic ending

and wished
he hadn't!"



Here now
at home

Mr. Fitzgerald
sits in his armchair

eating a chocolate bar
checking out next year's

Princeton
football team.

suddenly like a puppet
yanked on a string

he stands up
hand on mantlepiece

like some bad acting
in a silent movie

before falling
to the floor.

He will never
get up.



Nick and Gatsby come
stand by his dying.

So do Monroe Stahr
and Kathleen Moore

even though
words fail them.

Yet they now
more real than he.

Monroe reads
some last scribbled lines.

"There was a flutter
from the wings of God

and you
lay dead.

Your  books
were in your desk I guess

and some unfinished chaos
in your head

was dumped to nothing
by the great janitress of

destinies."

Gatsby
closes his eyes.
WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )is of course the wonderful poem by Cesare Pavese.

Monroe and Kathleen are from  Scott's last and unfinished novel THE LAST TYCOON.
I also knew a guy who knew a guy who peed beside Richard Brautigan. He was so in awe as to who was at the next ****** that he peed all over the top of his shoes.
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Raquel Martinez Jan 2013
Nel mio cuore,
una fata dorme.
Lungo per i sogni,
sono una povera, piccola ragazza all'interno.
Per fuori, sono una ragazza coraggiosa e matura.

Pero, io non posso fingere che non voglio essere nei miei sogni,
dove si incontra tutto lo che mi piace,
tutto che io voglio.
i principe con gli occhi azzurri,
il castello bianco dove io vivo,
il cavallo bianco,
la carrozza bianca,
tutto bianco.

perche tutto bianco?
forse vedo tutto cosi buio,
crudele,
spietato.
La gente non voglie essere tu amici,
ancora meno riconoscerti.

Vogliono solo guardarti piangere.
Vogliono guardare cuando ti realizza
che non si puoi vivere nei tuoi sogni.
Che non sara' giovane per sempre.
Che non sei piu un bambino.

Prima o dopo,
sarai uno di loro.
amaro e apatico.
non ti sognare.
Non esiste il principe con gli occhi azzuri,
non esiste il castello bianco,
non esiste il cavallo bianco,
non esiste la carrozza bianca.

**Non tutto e' bianco.
1

Lo di che han detto a' dolci amici addio.    (Dante)
Amor, con quanto sforzo oggi mi vinci!    (Petrarca)

Come back to me, who wait and watch for you:--
    Or come not yet, for it is over then,
    And long it is before you come again,
So far between my pleasures are and few.
While, when you come not, what I do I do
    Thinking "Now when he comes," my sweetest when:"
    For one man is my world of all the men
This wide world holds; O love, my world is you.
Howbeit, to meet you grows almost a pang
    Because the pang of parting comes so soon;
    My hope hangs waning, waxing, like a moon
        Between the heavenly days on which we meet:
Ah me, but where are now the songs I sang
    When life was sweet because you call'd them sweet?

    2

Era gia 1′ora che volge il desio.    (Dante)
Ricorro al tempo ch' io vi vidi prima.    (Petrarca)

I wish I could remember that first day,
    First hour, first moment of your meeting me,
    If bright or dim the season, it might be
Summer or winter for aught I can say;
So unrecorded did it slip away,
    So blind was I to see and to foresee,
    So dull to mark the budding of my tree
That would not blossom yet for many a May.
If only I could recollect it, such
    A day of days! I let it come and go
    As traceless as a thaw of bygone snow;
It seem'd to mean so little, meant so much;
If only now I could recall that touch,
    First touch of hand in hand--Did one but know!

    3

O ombre vane, fuor che ne l'aspetto!    (Dante)
Immaginata guida la conduce.    (Petrarca)

I dream of you to wake: would that I might
    Dream of you and not wake but slumber on;
    Nor find with dreams the dear companion gone,
As summer ended summer birds take flight.
In happy dreams I hold you full in sight,
    I blush again who waking look so wan;
    Brighter than sunniest day that ever shone,
In happy dreams your smile makes day of night.
Thus only in a dream we are at one,
    Thus only in a dream we give and take
        The faith that maketh rich who take or give;
    If thus to sleep is sweeter than to wake,
        To die were surely sweeter than to live,
Though there be nothing new beneath the sun.

    4

Poca favilla gran fliamma seconda.    (Dante)
Ogni altra cosa, ogni pensier va fore,
E sol ivi con voi rimansi amore.    (Petrarca)

I lov'd you first: but afterwards your love
    Outsoaring mine, sang such a loftier song
As drown'd the friendly cooings of my dove.
    Which owes the other most? my love was long,
    And yours one moment seem'd to wax more strong;
I lov'd and guess'd at you, you construed me--
And lov'd me for what might or might not be
    Nay, weights and measures do us both a wrong.
For verily love knows not "mine" or "thine;"
    With separate "I" and "thou" free love has done,
        For one is both and both are one in love:
Rich love knows nought of "thine that is not mine;"
        Both have the strength and both the length thereof,
Both of us, of the love which makes us one.

    5

Amor che a nullo amato amar perdona.    (Dante)
Amor m'addusse in si gioiosa spene.    (Petrarca)

O my heart's heart, and you who are to me
    More than myself myself, God be with you,
    Keep you in strong obedience leal and true
To Him whose noble service setteth free,
Give you all good we see or can foresee,
    Make your joys many and your sorrows few,
    Bless you in what you bear and what you do,
Yea, perfect you as He would have you be.
So much for you; but what for me, dear friend?
    To love you without stint and all I can
Today, tomorrow, world without an end;
    To love you much and yet to love you more,
    As Jordan at his flood sweeps either shore;
        Since woman is the helpmeet made for man.

    6

Or puoi la quantitate
Comprender de l'amor che a te mi scalda.    (Dante)
Non vo' che da tal nodo mi scioglia.    (Petrarca)

Trust me, I have not earn'd your dear rebuke,
    I love, as you would have me, God the most;
    Would lose not Him, but you, must one be lost,
Nor with Lot's wife cast back a faithless look
Unready to forego what I forsook;
    This say I, having counted up the cost,
    This, though I be the feeblest of God's host,
The sorriest sheep Christ shepherds with His crook.
Yet while I love my God the most, I deem
    That I can never love you overmuch;
        I love Him more, so let me love you too;
    Yea, as I apprehend it, love is such
I cannot love you if I love not Him,
        I cannot love Him if I love not you.

    7

Qui primavera sempre ed ogni frutto.    (Dante)
Ragionando con meco ed io con lui.    (Petrarca)

"Love me, for I love you"--and answer me,
    "Love me, for I love you"--so shall we stand
    As happy equals in the flowering land
Of love, that knows not a dividing sea.
Love builds the house on rock and not on sand,
    Love laughs what while the winds rave desperately;
And who hath found love's citadel unmann'd?
    And who hath held in bonds love's liberty?
My heart's a coward though my words are brave
    We meet so seldom, yet we surely part
    So often; there's a problem for your art!
        Still I find comfort in his Book, who saith,
Though jealousy be cruel as the grave,
    And death be strong, yet love is strong as death.

    8

Come dicesse a Dio: D'altro non calme.    (Dante)
Spero trovar pieta non che perdono.    (Petrarca)

"I, if I perish, perish"--Esther spake:
    And bride of life or death she made her fair
    In all the lustre of her perfum'd hair
And smiles that kindle longing but to slake.
She put on pomp of loveliness, to take
    Her husband through his eyes at unaware;
    She spread abroad her beauty for a snare,
Harmless as doves and subtle as a snake.
She trapp'd him with one mesh of silken hair,
    She vanquish'd him by wisdom of her wit,
        And built her people's house that it should stand:--
        If I might take my life so in my hand,
And for my love to Love put up my prayer,
    And for love's sake by Love be granted it!

    9

O dignitosa coscienza e netta!    (Dante)
Spirto piu acceso di virtuti ardenti.    (Petrarca)

Thinking of you, and all that was, and all
    That might have been and now can never be,
    I feel your honour'd excellence, and see
Myself unworthy of the happier call:
For woe is me who walk so apt to fall,
    So apt to shrink afraid, so apt to flee,
    Apt to lie down and die (ah, woe is me!)
Faithless and hopeless turning to the wall.
And yet not hopeless quite nor faithless quite,
Because not loveless; love may toil all night,
    But take at morning; wrestle till the break
        Of day, but then wield power with God and man:--
        So take I heart of grace as best I can,
    Ready to spend and be spent for your sake.

    10

Con miglior corso e con migliore stella.    (Dante)
La vita fugge e non s'arresta un' ora.    (Petrarca)

Time flies, hope flags, life plies a wearied wing;
    Death following ******* life gains ground apace;
    Faith runs with each and rears an eager face,
Outruns the rest, makes light of everything,
Spurns earth, and still finds breath to pray and sing;
    While love ahead of all uplifts his praise,
    Still asks for grace and still gives thanks for grace,
Content with all day brings and night will bring.
Life wanes; and when love folds his wings above
    Tired hope, and less we feel his conscious pulse,
        Let us go fall asleep, dear friend, in peace:
        A little while, and age and sorrow cease;
    A little while, and life reborn annuls
Loss and decay and death, and all is love.

    11

Vien dietro a me e lascia dir le genti.    (Dante)
Contando i casi della vita nostra.    (Petrarca)

Many in aftertimes will say of you
    "He lov'd her"--while of me what will they say?
    Not that I lov'd you more than just in play,
For fashion's sake as idle women do.
Even let them prate; who know not what we knew
    Of love and parting in exceeding pain,
    Of parting hopeless here to meet again,
Hopeless on earth, and heaven is out of view.
But by my heart of love laid bare to you,
    My love that you can make not void nor vain,
Love that foregoes you but to claim anew
        Beyond this passage of the gate of death,
    I charge you at the Judgment make it plain
        My love of you was life and not a breath.

    12

Amor, che ne la mente mi ragiona.    (Dante)
Amor vien nel bel viso di costei.    (Petrarca)

If there be any one can take my place
    And make you happy whom I grieve to grieve,
    Think not that I can grudge it, but believe
I do commend you to that nobler grace,
That readier wit than mine, that sweeter face;
    Yea, since your riches make me rich, conceive
    I too am crown'd, while bridal crowns I weave,
And thread the bridal dance with jocund pace.
For if I did not love you, it might be
    That I should grudge you some one dear delight;
        But since the heart is yours that was mine own,
    Your pleasure is my pleasure, right my right,
Your honourable freedom makes me free,
    And you companion'd I am not alone.

    13

E drizzeremo gli occhi al Primo Amore.    (Dante)
Ma trovo peso non da le mie braccia.    (Petrarca)

If I could trust mine own self with your fate,
    Shall I not rather trust it in God's hand?
    Without Whose Will one lily doth not stand,
Nor sparrow fall at his appointed date;
    Who numbereth the innumerable sand,
Who weighs the wind and water with a weight,
To Whom the world is neither small nor great,
    Whose knowledge foreknew every plan we plann'd.
Searching my heart for all that touches you,
    I find there only love and love's goodwill
Helpless to help and impotent to do,
        Of understanding dull, of sight most dim;
        And therefore I commend you back to Him
Whose love your love's capacity can fill.

    14

E la Sua Volontade e nostra pace.    (Dante)
Sol con questi pensier, con altre chiome.    (Petrarca)

Youth gone, and beauty gone if ever there
    Dwelt beauty in so poor a face as this;
    Youth gone and beauty, what remains of bliss?
I will not bind fresh roses in my hair,
To shame a cheek at best but little fair,--
    Leave youth his roses, who can bear a thorn,--
I will not seek for blossoms anywhere,
    Except such common flowers as blow with corn.
Youth gone and beauty gone, what doth remain?
    The longing of a heart pent up forlorn,
        A silent heart whose silence loves and longs;
        The silence of a heart which sang its songs
    While youth and beauty made a summer morn,
Silence of love that cannot sing again.
Donall Dempsey Jul 2022
WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES
(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )

I once knew a man
who knew a man

who had seen
F. Scott Fitzgerald

drinking a milkshake
in a drug store

(vanilla or chocolate
he couldn't be sure)

flicking idly
through a magazine

( no he didn't know
which magazine )

in the company of
some blonde.

"I'll never forget
what he said!"

"Let's go to the supermarket
Shelia!" he said.

And that's it?
"That's it!"

His voice caressed
each syllable

as if
he were on stage.

But he was like a man
becoming a manakin

like in that episode of
The Twilight Zone

you know the one?"

In a future that had as yet
to happen.

"I don't know what I had
expected..."

The man who knew the man
who knew the man

who had seen and heard
F. Scott Fitzgerald.

"Maybe a Gatsby or
a Gatsby

who had survived the novel's
tragic ending

and wished
he hadn't!"



Here now
at home

Mr. Fitzgerald
sits in his armchair

eating a chocolate bar
checking out next year's

Princeton
football team.

suddenly like a puppet
yanked on a string

he stands up
hand on mantlepiece

like some bad acting
in a silent movie

before falling
to the floor.

He will never
get up.



Nick and Gatsby come
stand by his dying.

So do Monroe Stahr
and Kathleen Moore

even though
words fail them.

Yet they now
more real than he.

Monroe reads
some last scribbled lines.

"There was a flutter
from the wings of God

and you
lay dead.

Your  books
were in your desk I guess

and some unfinished chaos
in your head

was dumped to nothing
by the great janitress of

destinies."

Gatsby
closes his eyes.


*

WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )is of course the wonderful poem by Cesare Pavese.
Monroe and Kathleen are from Scott's last and unfinished novel THE LAST TYCOON.

I also knew a guy who knew a guy who peed beside Richard Brautigan. He was so in awe as to who was at the next ****** that he peed all over the top of his shoes.
Diego Scarca Jan 2010
*****, io vorrei
che tu, mio padre ed io
ci potessimo rivedere
e dimenticassimo per mezz'ora
la città che ci ignora,
la città che ci separa.

*****, tu non sai come io vorrei
che per un momento
si potesse stare insieme
ad ascoltare il vento
che scuote le foglie
del frutteto di mio padre
sotto il cielo che stanotte
è una lastra di vetro.

Seduti intorno a un fuoco
o sotto un pergolato di rami
a guardarci negli occhi
come se con gli occhi
noi potessimo parlare,
mentre lontani si odono
i rintocchi di una campana
e si perde nella notte
l'abbaiare dei cani.
*****, la nostra vita è disumana.

*****, tu non sai
che cosa non darei
perché per un momento
si potesse stare insieme
ad osservare le stelle
del firmamento
che brillano stanotte
come se brillassero
per la prima volta.

Io vorrei, *****,
che la nostra vita fosse
ad una svolta,
che si mettessero da parte
i dubbi, i sospetti,
e che insieme ci mettessimo
a rileggere, perché no,
i sonetti del Petrarca
e a declamarli ad alta voce
lungo un viale di pioppi,
sotto la luna che ci rischiara,
come se nel mondo
noi non fossimo sconfitti,
come se non ci dessero per morti,
come se i nostri versi nella notte
risuonassero più forti
perché li abbiam riscritti.

Come se tu, mio padre ed io,
*****, noi non fossimo
dei derelitti.
Diego Scarca, Architetture del vuoto, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, 2007
È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi
e dal corpo raccolto, camminando per strada.
Ha guardato diritto tendendo la mano,
nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa.

Nell'immobile luce dei giorno lontano
s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato
la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora
è riapparso. La mano si è tesa alla mano
e la stretta angosciosa era quella d'allora.
Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita
allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa.

È tornata l'angoscia dei giorni lontani
quando tutta un'immobile estate improvvisa
di colori e tepori emergeva, agli sguardi
di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia
che nessuna dolcezza di labbra dischiuse
può lenire. Un immobile cielo s'accoglie
freddamente, in quegli occhi.
Fra calmo il ricordo
alla luce sommessa dei tempo, era un docile
moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare.
Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa
della mano leggera ha riacceso i colori
e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo.
Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi
non dan vita che a un duro inumano silenzio.
Donall Dempsey Jul 2021
WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES
(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )

I once knew a man
who knew a man

who had seen
F. Scott Fitzgerald

drinking a milkshake
in a drug store

(vanilla or chocolate
he couldn't be sure)

flicking idly
through a magazine

( no he didn't know
which magazine )

in the company of
some blonde.

"I'll never forget
what he said!"

"Let's go to the supermarket
Shelia!" he said.

And that's it?
"That's it!"

His voice caressed
each syllable

as if
he were on stage.

But he was like a man
becoming a manakin

like in that episode of
The Twilight Zone

you know the one?"

In a future that had as yet
to happen.

"I don't know what I had
expected..."

The man who knew the man
who knew the man

who had seen and heard
F. Scott Fitzgerald.

"Maybe a Gatsby or
a Gatsby

who had survived the novel's
tragic ending

and wished
he hadn't!"



Here now
at home

Mr. Fitzgerald
sits in his armchair

eating a chocolate bar
checking out next year's

Princeton
football team.

suddenly like a puppet
yanked on a string

he stands up
hand on mantlepiece

like some bad acting
in a silent movie

before falling
to the floor.

He will never
get up.



Nick and Gatsby come
stand by his dying.

So do Monroe Stahr
and Kathleen Moore

even though
words fail them.

Yet they now
more real than he.

Monroe reads
some last scribbled lines.

"There was a flutter
from the wings of God

and you
lay dead.

Your  books
were in your desk I guess

and some unfinished chaos
in your head

was dumped to nothing
by the great janitress of

destinies."

Gatsby
closes his eyes.

*

WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )is of course the wonderful poem by Cesare Pavese.
Monroe and Kathleen are from Scott's last and unfinished novel THE LAST TYCOON.
I also knew a guy who knew a guy who peed beside Richard Brautigan. He was so in awe as to who was at the next ****** that he peed all over the top of his shoes.
Shelia of course being Sheliah Graham who was a powerhouse gossip maven in Hollywood’s Golden Age. Her “Hollywood Today” column was carried in 178 papers, at its peak. By comparison, the columns of her better-remembered rivals, Louella Parsons and Hedda Hopper, were only carried in 100 papers and 68 papers, respectively.
She wrote two books about her life with Fitzgerald, Beloved Infidel (with Gerold Frank) in 1958, and The Garden of Allah in 1969. Beloved Infidel starring Gregory Peck as Scott and Deborah Kerr as Sheilah Graham, was filmed in 1959 at around the time the hotel where much of it was set was being demolished.

WHEN DEATH COMES, IT WILL HAVE YOUR EYES
(Verrà la morte e avrà i tuoi occhi )

Death will come with your eyes—
this death that accompanies us
from morning till night, sleepless,
deaf, like an old regret
or a stupid vice. Your eyes
will be a useless word,
a muted cry, a silence.
As you see them each morning
when alone you lean over
the mirror. O cherished hope,
that day we too shall know
that you are life and nothing.

For everyone death has a look.
Death will come with your eyes.
It will be like terminating a vice,
as seen in the mirror
a dead face re-emerging,
like listening to closed lips.
We’ll go down the abyss in silence.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Frankie Gestone Jan 2014
Let me breath you in, she said
Every fiber of your being
And let your soul rest in my bed
An open heart, an open mind
You thought you have seen it all
But you have been clearly blind
Her love still lingers inside of you
Run away and embrace what I am, my pleasure and pain
Stare and let me entice you with these eyes of intense blue
I am, as you see, the calmness of a flowing river; calm and tame
And I am, as others cannot see,
An uneasy ocean, with massive and violent waves
A simple, still flower in a garden of smothering weeds
While being a volcano ready for eruption
Exploding, taking you over like ancient Pompeii was to the lava sea
Posso mettere un pò di polvere di stelle nei tuoi occhi
E far entrare un pò di luce nella tua vita
Let us unite in a state of pure ecstasy
Where the world ends, and Heaven starts
Nothing else exists, and there is no more "you and me"
Swallow my body and spirit whole, and take me in
Where there are no laws of physics or society's logicality
Come into my world and leave this one of gray
We can be gods of our universal dimension
Tu sei la mia stella e l'unica cosa a cui penso sempre
Your mind touches me in all restricted places, as you feel the hot temptation
Tu sei un mistero, Tu sei un enigma,
** bisogno del tuo amore, il mio sconosciuto
Io non ti conosco, ma sento la tua anima
We are aliens from our own dreams and imaginations
I am the light and the darkness
Allow me to inhale you and your inner creations
Take me as I am and you will see
That I will heal and fill the hole in your heart
Your weakness will be replaced with love and peace
Be my melody and I will be your harmony
Let us meet in the unknown, a foreign land
Let us die and shed our skin gracefully
Let us take a walk into the infinite
Sei così bella che vorrei essere te.
Il tuo sangue nelle mie vene.
La tua anima dentro di me.
E la bellezza dei tuoi pensieri ad inebriare i miei neuroni.

Com'è il mondo visto dagli occhi tuoi?
A D.T.
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla".
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia... "
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! Due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole".
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera
"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
A me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.
Juniper Zed Jul 2017
Da te, posso vedere il sole
I segreti dell'amore nascosto
Dormono sotto le palpebre
Perciò raccogliono le folle
Durante la nottata
Mi segue il tuo spirito
Sebbene l'amore non è un diritto
La tua voce sempre è ascoltata
Detto questo non vedo occhi tuoi
Apri gli occhi per chiunque puoi
Perché mi manchi molto
Purtroppo sei sepolto.
Sam Aug 2012
Mi fai scoppiare in lacrime.
Gioia, tristezza, e l'amore.
Sono sopraffatto
ogni volta
Ti vedo.

Le Farfalle ritorno
Di volta in volta.

Il mento così prominente,
Il tuo sorriso così luminoso,
I tuoi occhi così incantevole.

Un abbraccio come nessun altro,
Caldo, pieno d'amore.
Imbarazzante e scomodo.

Baci soffici, duro, lento, veloce.
Intenso.

Fai finta di essere, cose che non sono,
Ma dentro di me vedere il tuo amore, la compassione,
La paura, il dolore, la gioia.

ride piccoli come un anello vero figlio dalla bocca,
come ** dolcemente solleticare la vostra abbronzato, ventre maculato.

Avvolto tra le tue braccia,
un bruco in un bozzolo.
Cassetta di sicurezza, suono, sicuro.

Abbiamo urlare e piangere.
Ci baciamo e ci sorridiamo.
Abbiamo fatto male e guarire.

Tu sei mia,
Io sono tuo.
Non importa chi ti ha amato,
o che vi piace quando ci separiamo,
L'amore che sgorga dal mio cuore,
per te,
Continuerà fino a che non cessa di.

Mi fai ridere,
piangere,
urlo,
brivido,
nella gioia, la rabbia, la disperazione, l'amore.

Voi mi levate dal baratro che è la mia mente.
Mi ricordi per questo che voglio essere vivo.
Diego Scarca Dec 2010
Nevica a Parigi
sugli alberi di carta,
sugli addobbi di Natale sgonfi,
sui bambini di plastica
e sui castelli di latta.

Nevica a Parigi una neve fiacca
che s’incolla ai cappotti della gente
che si trascina per strada
con aria distratta.

Nevica nei caffè,
attraverso i vetri,
sui boulevards deserti
e sui nostri sguardi tetri.

Si colorano di bianco
la cupola dell’albergo di lusso,
il tettuccio dell’edicola senza giornali,
il carretto delle castagne arrosto,
il marciapiede su cui scivola una dama
e cerca un cantuccio il barbone.

Nevica a Parigi, senza ragione,
sulle donne e sugli uomini.



Nevica nei grandi magazzini,
nelle chiese vuote
e nelle nostre stanze.
Sulle autostrade inondate di fango
che corrono sopra la città,
sulle scarpate coperte d’immondizia
e sulle nostre frasi lasciate a metà.

Nevica a Parigi sulla terra
del parco in cui non attecchirà
più l’erba, sulla nostra visione
acerba delle cose.
Nevica a Parigi come per illusione.



Nevica perché non ha
nessun senso che nevichi,
perché siamo in inverno
ma non è detto che torni
il bel tempo.

Nevica sul cemento
di chi ha avuto il coraggio
di costruire i grattacieli per i grandi
e le cabine di comando
per gli uomini d’affari
dagli occhi stanchi.



Nevica sui ghetti e sulle città satelliti,
sulle lampade al neon
dei luna park abbandonati.
Nevica, in televisione e al cinema,
per i negri, i bianchi,
le persone sole e gli alcolizzati.

Nevica e le cose si perdono
in un pulviscolo.
Da un vicolo sbuca
un autobus senza autista,
da un altro una carrozza
trainata da elefanti.
In un carosello di fiocchi di neve
impazziscono le immagini.

Nevica a Parigi sui camposanti.



Nevica nei bordelli e nelle bettole,
nei salotti alla moda,
nei negozi degli antiquari
e nei quadri che i pittori
non hanno fatto a tempo
a terminare…

Nevica sugli operai stanchi
di non lavorare,
sulle matrone che si abbandonano
alle braccia dei drogati.
Nevica sugli ospedali e sugli ammalati.



Nevica sugli aeroplani e sulla notte,
sulle navi e sul vento,
sull’eco delle stragi,
sul pianto dei feriti
e sul rantolo dei moribondi.

Nevica a Parigi
sul tempo che finisce
in un’esplosione di secondi.



Nevica sulla neve
e nevicherà ancora.
E’ una neve che a tratti ci sferza
e a tratti ci ignora.
E’ una neve che spazza via tutto,
una neve spietata.
Perché a Parigi da oggi nevica
nella nostra mente annebbiata.
Diego Scarca, Architetture del vuoto, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, 2007
Stefano Jan 2013
Occhi verdi come il silenzio, ostinati nel vuoto di forme angeliche e trasparenti. Finti giroscopici frammenti moltiplicati a dare geometrica forma al mare. Bianchi cristalli fragili ed invisibili. Osservo le onde, le persone e la musica. Ubriaco di volti e suoni. Incastonati nella mia storia. Semplici ed incomprensibili.
Glasgow Girl G1 Mar 2017
La prima volta che vi ** visto,
Vi ** amato con ogni cellula del mio essere.
Questo sentimento mi ha diviso il cuore
E ** avuto bisogno di proteggervi!

Quando ** tenuto la mano
Il calore della vostra pelle
Mi ha dato un sorriso
Brillava come le stelle!

Dal momento in cui avete l'aperto gli occhi
Avete vissuto nel mio cuore
Poi quando ** sentito il pianto
Volevo prendere il vostro dolore!

Finché Dio non ci separi.  
Mx
BarelyABard Jan 2013
Anni fa, ti ** scritto una poesia d'amore.
Occhi nebbiosa e luminoso, mi hai sorriso.
Ma negli abissi del profondo
la mia coscienza mi ha urlato.
Sa che abbiate mai svanire proprio come il resto
perché sono un casino maledetto dio.
II

Donna leggiadra il cui bel nome honora
L’herbosa val di Rheno, e il nobil varco,
Ben e colui d’ogni valore scarco
Qual tuo spirto gentil non innamora,
Che dolcemente mostra si di fuora
De suoi atti soavi giamai parco,
E i don’, che son d’amor saette ed arco,
La onde l’ alta tua virtu s’infiora.
Quando tu vaga parli, O lieta canti
Che mover possa duro alpestre legno,
Guardi ciascun a gli occhi ed a gli orecchi
L’entrata, chi di te si truova indegno;
Gratia sola di su gli vaglia, inanti
Che’l disio amoroso al cuor s’invecchi.
Sono qua rinchiuso
Di pensieri affranto

Senza coscienza alcuna
Di potere il vanto

Volgo i miei sguardi vuoti
Occhi senza sguardo

Voglio sentire ora
Voci, sussurri, suoni

Chiedo a me stesso vivo
Dove guardare ancora

Chiudo i miei occhi alfine
Respiro in affanno

Mi calmo, sento, ascolto
Dentro di me un canto

Ti ** trovata infine
Musa del mio creare

Cuore che pensa lieve
Un pensiero, un incanto.
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
IV

Diodati, e te’l diro con maraviglia,
Quel ritroso io ch’amor spreggiar solea
E de suoi lacci spesso mi ridea
Gia caddi, ov’huom dabben talhor s’impiglia.
Ne treccie d’oro, ne guancia vermiglia
M’ abbaglian si, ma sotto nova idea
Pellegrina bellezza che’l cuor bea,
Portamenti alti honesti, e nelle ciglia
Quel sereno fulgor d’ amabil nero,
Parole adorne di lingua piu d’una,
E’l cantar che di mezzo l’hemispero
Traviar ben puo la faticosa Luna,
E degil occhi suoi auventa si gran fuoco
Che l ‘incerar gli oreechi mi fia poco.
Paura dei tuoi occhi,
di quel vertice puro
entro cui batte il pensiero,
paura del tuo sguardo
nascosto velluto d'algebra
col quale mi percorri,
paura delle tue mani
calamite leggere
che chiedono linfa,
paura dei tuoi ginocchi
che premono il mio grembo
e poi ancora paura
sempre sempre paura,
finché il mare sommerge
questa mia debole carne
e io giaccio sfinita
su te che diventi spiaggia
e io che divento onda
che tu percuoti e percuoti
con il tuo remo d'Amore.
by Laura Mercurio Ebohon
(Copyright 2009)

I walk but I don’t know where I’m going.
I slip, stumble and draw myself up.
I follow the wind,
I run away from me,
From a me I don’t recognize.
And you can see
You see so clearly!
In the scars of the heart and the wounds of the soul,
In the irreversible, unquenchable pain.
You know everything!
I walk and I don’t know where I’m going
I fall, I get up,
Looking at the sky I pray
For I could see too,
Through your eyes one time only.
To see and hate myself like you do,
despise me as you do.
I walk, nowhere to go,
I collapse and grasp.
Still I can’t see what you see,
But I see you, your rage,
And I keep on walking but I don’t know where I am going.

Camminando
Di Laura Mercurio Ebohon
(Copyright 2009)

Cammino ma non so dove vado.
Scivolo, sbando e mi raddrizzo
Seguo il vento,
Scappo da me,
Da quello che non so di essere.
E tu vedi,
Vedi così chiaro!
Nei solchi del cuore e le ferite dell’anima,
Nel dolore irreversibile, incolmabile.
Sai tutto tu!
Cammino, non so dove vado,
Cado e mi rialzo
Guardo il cielo e prego,
Perché possa anch’io vedere,
Con i tuoi occhi per un attimo soltanto.
Guardarmi e odiarmi come mi odi tu,
Disprezzarmi come fai tu.
Cammino e non so dove vado,
Crollo, mi aggrappo.
Ancora non vedo quello che vedi tu,
Ma vedo te, la tua ira
E continuo a camminare ma non so dove andare.
#poem opening my #poetry #book
"Se Guardo Dentro~If I look Inside"

Italian -English poetry book published by Gruppo Albatros Il filo [http://www.ilfiloedizioni.it/] available at www.deastore.com
www.ibs.it & www.ilfiloonline.it
or by email:
ordini@ilfiloonline.it
Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l'arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti;
perché ne gliatti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi:

sì ch'io mi credo omai che monti e piagge
e fiumi e selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch'Amore non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.
Uomo, mi hanno condotta dall'estremo
dove vivevo intera la "mia" vita
al Tuo opposto tremendo di giustizia:
che cosa dedurranno dal confronto
dei nostri due insondabili princìpi?
Qualcuno certo, conscio del Tuo inizio,
tratteneva i Tuoi volti successivi
in un travaglio cieco di rapporti
ma io, ancor prima che gli anelli tutti
della mia vita fossero congiunti,
mi distaccai precipite dal nulla
e proclamai la carne concepita.
Uomo Perfetto, cosa dannerai
di questo seme che, nel modularsi,
s'è rinforzato solo di se stesso
senza estasiarsi in giochi di virtù?
Certo conoscerai che equilibrando
ogni comandamento che mi esorta
a saturarmi tutta di peccato,
che riportando a questo intendimento
la perfezione delle mie lacune,
confluirei con adeguato passo
verso una vita lineare e assente.
Ma per ora, il peccato del mio tutto,
resta la tappa ultima e possente
ed un ritmo incessante di condanna
mi rigetta dal muovermi comune.
Quando, fanciulla appena, mi concessi,
quando mi sciolsi per la prima volta
da quel bruciore acuto di purezza
che sublimava ambiguità tremende,
sentii l'impegno che covavo dentro
crescere, quasi a forza di missione.
Non ** altra virtù che di condurmi
a prodigiose altezze di consenso
e una stanchezza illimite mi prende
se non mi adagio sopra un'altra forma...
Allineando tutte le mie ombre
volte perdutamente verso terra,
posso durare un tempo indefinito
accentrata in un'unica figura.
Ma che dolore sale le mie braccia
reggenti il grave fascio di me stessa:
l'essere dura giova solamente
a questa dubbia resistenza mia...
Sotto il piede che immagino sicuro
cerco il terreno viscido di sempre:
la tentazione è come un tempo lungo
ch'io devo bere, abbrividendo, in fretta...
Guarda, perché previeni il Tuo guardarmi
con errata coscienza di pudore?
Guarda, senza sapere l'astinenza,
queste carni purgate dal piacere,
questi occhi sinceri nell'orgoglio,
questi capelli dal profumo intenso
di vita e di memorie...
Peccato questo vivere me stessa?
So che la santità germoglierebbe
esercitando in me falsi connubi,
ma asségnami una giusta tolleranza
se l'indulgenza nega questo passo,
fa che il ritorno al vivere di sempre
non sprofondi nel buio di un abisso
e che non mi si dia maggiore colpa
se come gli altri, e con eguale indugio,
gioco il distacco dalla mia matrice.
L'alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s'arrampicano stanche;
una stella le conduce.
Torna via dalla maestra
la covata, e passa lenta:
c'è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta:
è Maria che cuce e cuce.
Per che cuci e per che cosa?
Un lenzuolo? Un bianco velo?
Tutto il cielo è color rosa,
rosa e oro, e tutto il cielo
sulla testa le riluce.
Alza gli occhi dal lavoro:
una lagrima? Un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra.
Gioia Rizzo Jul 2011
Je suis dans l’amour avec vos yeux bruns

Είμαι  ερωτευμένος  με  τα  καφετιά  μάτια  σας

Sono nell’amore con i vostri occhi marroni

Estoy en amor con sus ojos marrones

Ich bin in der Liebe mit thren braunen Augen

Eu estou no amor con seus dhos marrons

Your brown eyes transcend all languages
O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l'erme
Torri degli avi nostri,
Ma la la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme
Nuda la fronte e nudo il petto mostri,
Oimè quante ferite,
Che lívidor, che sangue! Oh qual ti veggio,
Formesissima donna!
Io chiedo al cielo e al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia,
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.
Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
Mai non potrebbe il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
Che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, or non è quella?
Perché, perché? Dov'è la forza antica?
Dove l'armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? Qual arte o qual fatica
0 qual tanta possanza,
Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? Non ti difende
Nessun dè tuoi? L'armi, qua l'armi: ío solo
Combatterà, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl'italici petti il sangue mio.
Dove sono i tuoi figli?. Odo suon d'armi
E di carri e di voci e di timballi
In estranie contrade
Pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
E fumo e polve, e luccicar di *****
Come tra nebbia lampi.
Nè ti conforti e i tremebondi lumi
Piegar non soffri al dubitoso evento?
A che pugna in quei campi
L'itata gioventude? 0 numi, o numi
Pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
Non per li patrii lidi e per la pia
Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui
Per altra gente, e non può dir morendo
Alma terra natia,
La vita che mi desti ecco ti rendo.
Oh venturose e care e benedette
L'antiche età, che a morte
Per la patria correan le genti a squadre
E voi sempre onorate e gloriose,
0 tessaliche strette,
Dove la Persia e il fato assai men forte
Fu di poch'alme franche e generose!
Lo credo che le piante e i sassi e l'onda
E le montagne vostre al passeggere
Con indistinta voce
Narrin siccome tutta quella sponda
Coprir le invitte schiere
Dè corpi ch'alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Serse per l'Ellesponto si fuggia,
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
E sul colle d'Antela, ove morendo
Si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
Guardando l'etra e la marina e il suolo.
E di lacrime sparso ambe le guance,
E il petto ansante, e vacillante il piede,
Toglicasi in man la lira:
Beatissimi voi,
Ch'offriste il petto alle nemiche lance
Per amor di costei ch'al Sol vi diede;
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira
Nell'armi e nè perigli
Qual tanto amor le giovanette menti,
Qual nell'acerbo fato amor vi trasse?
Come si lieta, o figli,
L'ora estrema vi parve, onde ridenti
Correste al passo lacrimoso e, duro?
Parea ch'a danza e non a morte andasse
Ciascun dè vostri, o a splendido convito:
Ma v'attendea lo scuro
Tartaro, e l'ond'a morta;
Nè le spose vi foro o i figli accanto
Quando su l'aspro lito
Senza baci moriste e senza pianto.
Ma non senza dè Persi orrida pena
Ed immortale angoscia.
Come lion di tori entro una mandra
Or salta a quello in tergo e sì gli scava
Con le zanne la schiena,
Or questo fianco addenta or quella coscia;
Tal fra le Perse torme infuriava
L'ira dè greci petti e la virtute.
Vè cavalli supini e cavalieri;
Vedi intralciare ai vinti
La fuga i carri e le tende cadute,
E correr frà primieri
Pallido e scapigliato esso tiranno;
vè come infusi e tintí
Del barbarico sangue i greci eroi,
Cagione ai Persi d'infinito affanno,
A poco a poco vinti dalle piaghe,
L'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva:
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
Prima divelte, in mar precipitando,
Spente nell'imo strideran le stelle,
Che la memoria e il vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme dei vostro sangue. Ecco io mi prostro,
0 benedetti, al suolo,
E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente
Dall'uno all'altro polo.
Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle
Fosse del sangue mio quest'alma terra.
Che se il fato è diverso, e non consente
Ch'io per la Grecia i mororibondi lumi
Chiuda prostrato in guerra,
Così la vereconda
Fama del vostro vate appo i futuri
Possa, volendo i numi,
Tanto durar quanto la, vostra duri.
Benedetto sia'l giorno e'l mese e l'anno
e la stagione e'l tempo e l'ora e'l punto
e'l bel paese e'l loco ov'io fui giunto
da'duo begli occhi che legato m'ànno;

E benedetto il primo dolce affanno
ch'ì ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l'arco e le saette ond'ì fui punto,
e le piaghe che'nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna ò sparte,
e i sospiri e le lagrime e'l desio;

e benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e'l pensier mio,
ch'è sol di lei; si ch'altra non v'à parte.

— The End —