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Anon May 2014
Upon the loss of the dinosaurs, so plentiful,
Back in the land before time when life wasn’t so dull,
Tall trees, blue skies, green grasses, deep dark water,
Nature as it was meant to be, with volcanoes that couldn’t be hotter.

This was the world you lived in before it came to an end.
A meteor? A flood? Maybe. But obviously it was something you could not mend.
Velociraptor, T-Rex, Triceratops, you’re all gone.
A species once so valiant, nobody stood in their way, not one.

Shaping some of the animals we have today, dinosaurs are like, square one.
From a 40ft menace to a lone iguana, isn’t evolution fun?
The highlight of the prehistoric era,
If you think I’m awkward because of my enthusiasm for dinos, then call me Michael Cera.

Like a bad ending to a good movie,
Your demise was something that nobody wanted to see.
The world would be a better place with a dinosaur here and there.
Some people wouldn’t be a fan, but does it sound like I care?

I think every single dinosaur is badass,
Even the herbivores that only eat grass.
If you’re the type of person that’s glad dinosaurs are dead,
Then I wish it was YOU that was hit by the meteor instead.
my first dinosaur sonnet got me in trouble with my then english teacher. it was rough. so i wrote a second one.
Amado Nervo  Jun 2017
Antífona
¡Oh, Señor! yo en tu Cristo busqué un esposo que me quisiera;
le ofrendé mis quince años, mi **** núbil;
violó mi boca,
y por Él ha quedado mi faz de nácar como la cera,
mostrando palideces de viejo cirio bajo mi toca.

¡Mas Satán me persigue y es muy hermoso! Viene de fuera
y ofreciéndome el cáliz de la ignominia, me vuelve loca...
¡Oh, Señor!, no permitas que bese impío mi faz de cera,
que muestra palideces de viejo cirio bajo mi toca...

Ya en las sombras del coro cantar no puede mi voz austera
los litúrgicos salmos, mi alma está estéril como una roca;
mi virtud agoniza, mi fe sucumbe, Satán espera...
¡Oh, Señor!, no permitas que bese impío mi faz de cera,
que muestra palidez de viejo cirio bajo mi toca!
Tom Sutton  Oct 2012
Love/ Lust
Tom Sutton Oct 2012
Please excuse my drivel of words as I ascertain my inexcusable lustless love life.
However,
humor me for a second…

But I’m looking for Miss Alabama Worley.
Mississippi Isabel,
**** it, Lady Macbeth would do.
That ***** knows crazy.
Where is the incomprehensible insufferable beast?
That will take my heart in one foul swipe and refuse
Me rest till I’ve given her lust the spearing of a hungry tribesman.
I want the lock and chain around my ***** because my naked vulnerability
Is hers for the taking.

Beat me,
Oh monstrosity of the bedroom
Let the blood drip as I lick your foot.
Indulge me with the endless sweat and tears of the night.
And **** me like a rock star
Till I taste the rubber.


Where is the whirlwind passion?
Love at first sight.
And not the giddy looks of something Michael Cera starred in.
I am talking tattoos on the first date,
Reckless marriage doomed by the 50 pound ring on her finger.
Put me in a ****** east end flat,
Let me starve because ******* is food for the brain,
And her ***** tastes delectable when I’m high.

**** my brother in our bed,
I never liked him anyway.
A best friend is a man who’s shared the same hole.
And trust me, we’re closer than ever.
You’ll be all I’ve got.
I’ll sleep on the couch and crawl back to you,
Because I'm wrong,
I am  always wrong.

Laugh at the scars on my wrists
Pity isn’t there for the taking.
Leave me shaking in the corners of my mind,
Let lust grow like anger and revenge
Let anger and revenge grow
When I go soft on you,
Put those cigarettes out on my chest,
And choke me; asphyxiate me from the inside out.
I want to burn in the hellish rapture
Betwixt your thighs.
******* fire in half an hour,
God knows where you got it from.
But those who care share, right?


But then,

Perhaps I’ll just end up like my parents,
Settle down with a nice girl.
A nice normal girl,
******* isn’t that bad I ‘spose.
tangshunzi Aug 2014
Un giorno zeppo -a - blocco pieno di matrimoni di Erich McVey è una buona giornata nei nostri libri .Il suo lavoro è arte .pura e semplice .Da Londra a New York e ora Southern California .stiamo approfondendo una vicenda che mescola la ariosa .bontà scoperta di mangiare all'aperto con fiori organici di Stacey Fitts e la vera bellezza della vecchia architettura spagnola di La Villa San Juan Capistrano .Tuffati nelle immagini di Erich .poi dare un'occhiata al film realizzato dalla moglie di talento .Amy McVey sotto .

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Da Sposa.Steven e mi è piaciuto molto l'idea di avere una sensazione organica naturale nel cuore antico di architettura California spagnola .La villa in San Juan Capistrano ( una città che ha una missione spagnola dal 1776 ) si adattano perfettamente l'immagine .Dal momento che il locale aveva tante bellezze naturali .( alberi .pietre.legno) ci wasnè ètanto che abiti da sera lunghi abbiamo bisogno di fare per far risplendere locale.La nostra visione finito per essere una sensazione di fresco.pulito e organico con tavoli in legno naturale e lenzuola di tela .

Ci sono una quantità illimitata di fai da te che una coppia può fare per il loro matrimonio .Noi didnè èvogliamo spendere troppo tempo su numerosi progettiècosì abbiamo fatto un paio di piccoli oggetti che hanno avuto pochissimo tempo



.
Le prime voci erano mano stenciled / cuscini dipinti .Abbiamo comprato alcuni grandi cuscini e le coperte in un materiale di tela di lino .Abbiamo poi stampato su varie frasi ( Mr. \u0026 Mrs. .10.12.13 .Amor che significa amore in spagnolo) in uno dei nostri font preferitièBombshell Pro .Questo è stato poi rintracciato sulla carta di cera che viene tagliato con un coltello X - acto .stirato sul cuscino e poi dipinto .Per un tocco in più .il signor cuscino aveva un farfallino messo su di esso e la signora aveva un fiore .

Il secondo reca alcuni dei nostri articoli di carta .Il mio computer marito esperto è in abiti da sera lunghi grado di creare carte di nome .i numeri di tavola .menu e tag coperta che hanno abbinato la nostra suite invito.Tutti gli articoli di carta stampata ha contribuito a mantenere bassi i costi dal momento che didnè èavere il nostro calligrafo loro fare ( 130 + articoli possono essere costosi ) .

Uno dei nostri elementi preferiti del matrimonio erano i fiori.Dato che c'era un sacco di bellezza naturale presso la sede.ci stavaè èbisogno di fare troppo per fiori .Abbiamo finito con verde fresco con i classici fiori bianchi e avorio .Rami di ulivo sono stati collocati sui tavoli come questi legami in stile California spagnola .

Un altro elemento preferito era tutti i pezzi di calligrafia che sono state diffuse in tutto il locale .Avevamo una bellissima Piantina .segni bar .guestbook .Thank You banner.legno segni signore e la signora presidente.e un segno di benvenuto .Ogni pezzo è stato completamente personalizzato per i nostri gustièanche fino alle allori dei font e foglie di olivo .Questi elementi sono quelli che terremo per sempre .Infatti.il nostro bar segno (che ha ciascuno dei nostri consigli cocktail firma ) viene visualizzato nella nostra cucina !Consigli

per le altre coppie : due cose .Primo : Alla fine della giornata .il giorno delle nozze è su di voi e la vostra sarà presto coniugeèuna celebrazione del vostro viaggio insieme attraverso la vita .Dopo la giornata è finita .tutti sono felici e le piccole cose donè èmateria .

Secondo: E ' estremamente importante scegliere un fotografo che siete entrambi a proprio agio.Durante il vostro matrimonio .questo è quello che siete ( probabilmente) trascorrere più tempo con .Poiché questo è un giorno molto nervoso per molti .sanno esattamente cosa fare per contribuire a calmare i nervi .Per noi .Erich McVey e Amy McVey erano marito e moglie team perfetto per noi .Ci siamo conosciuti su Skype ( come sono basate in Oregon) e sapevamo in pochi minuti che erano la nostra squadra .Dopo averli incontrati giù a Santa Barbara per la nostra sessione di fidanzamento solo solidificato che eravamo in ottime mani .

momento più memorabile : Eravamo seduti al nostro tavolo innamorato abiti da sposa stile impero e aveva la vista perfetta di tutti i nostri ospiti di mangiare.ridere e semplicemente divertirsi .Per vedere tutto quello che abbiamo immaginato veniamo insieme così perfettamente e guardare tutto l'amore e il flusso di felicità tutto intorno a noi è stata un'esperienza magica

Fotografia : Erich McVey | Fotografia: . Amy McVey | Planner: Michelle dalla villa di San Juan Capistrano |fiorista : Stacey Fitts | Abito da sposa: Victoria Nicole | Dolci : Jocelyn Jung con I Am The Caker | cancelleria : Alimentazione | Scarpe : Christian Louboutin | Gioielli : Pigment A San Diego | Rosticcerie : Iva Lees Catering | Hair \u0026 Makeup : 10.11 .Trucco | Calligraphy : Mon Voir ( Jenna Rainey ) | Scarpe sposo : Ted Baker | Sposi Abbigliamento: Hugo Boss | Nastro Su Profumo : Frou Frou Chic | Wedding Venue : Villa San Juan CapistranoErich McVey fotografia è un membro del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Erich McVey Fotografia VIEW
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Organic Garden Affair a San Juan Capistrano_abiti da sposa vintage
Noche de cuatro lunas
y un solo árbol,
con una sola sombra
y un solo párajo.

Busco en mi carne las
huellas de tus labios.
El manantial besa al viento
sin tocarlo.

Llevo el No que me diste,
en la palma de la mano,
como un limón de cera
casi blanco.

Noche de cuatro lunas
y un solo árbol,
En la ***** de una aguja,
está mi amor ¡girando!
Cuido mi cuerpo moreno
como a un suntuoso marfil.
Cuido mi cuerpo moreno
para que de gracia lleno
sea del pie hasta el perfil.

Copa con vino de vida,
vaso con miel de pasión.
¡Copa con vino de vida,
y un ascua viva encendida
en lugar del corazón!

¡Oh, mi amante, te lo ofrendo
como un regalo de amor!
¡Oh, mi amante, te lo ofrendo
en el engarce estupendo
de mi chal multicolor!

Sangre-fuego, carne-cera,
olor a sol y a panal.
Sangre-fuego, carne-cera...
Te lo doy como si fuera
un raro bronce oriental!
Era su nombre Betsy y era de Ohio.
                                                       
Un día,
En que al azar vagaba por mi ruta sombría,
Los dos nos encontramos.  Y la quise por bella;
Después amé su alma, porque mi alma en ella
Vio una luz casta y blanca, vio piedad y ternura.

Jirón azul de cielo rompió mi noche oscura,
Y la luz de una estrella de fulgores risueños,
Hizo abrir la dormida floración de mis sueños.

¿Qué fuerza misteriosa la puso en mi camino?...
¿Fue una intuición secreta quizá de mi destino
La que a la senda suya llevó mi errante paso?
¿Fue casual ese encuentro?... ¿Fue presentido
acaso?
No lo sé... ni me importa.

                                                 
De raza puritana,
De aquella raza austera que a la costa britana,
Buscando hogar y patria, dijo adiós sin tristeza;
De los lagos del Norte rubia flor de belleza;
Los libros y la música su amada compañía,
Y esquiva a los arranques de ruidosa alegría;
Su flor dilecta, el lirio; mística en sus anhelos,
 -Palomas que sus alas tendían a los cielos;-
En contraste sus hábitos y su elación divina
Con todos los impulsos de mi raza latina;
De regiones distantes dos solitarias palmas,
¿Qué fuerza misteriosa juntó nuestras dos almas?
De su idioma, al principio, pocas frases sabía,
Mas mezclando palabras de su lengua y la mía,
Con versos que copiaba de antiguo Florilegio,
Y dísticos de Byron que aprendí en el Colegio,
Le dije muchas cosas... muchas, en el balneario
Donde por vez primera la vi.
                                              (Del solitario
Poeta fue la Musa desde entonces).

                                      Su gracia
Y atractiva belleza; su aire de aristocracia;
Su cabellera blonda, de un rubio veneciano,
Y su perfil de antiguo camafeo romano;
Sus ojos pensativos y de mirar risueño
Donde flotaba a veces el azul de un ensueño;
Sus mejillas rosadas como un durazno; el breve;
Esbelto busto, en donde tuvo vida la nieve;
Sus veinte años... ¡Qué hermosa primavera florida!
¡Todo en ella era un himno que cantaba la vida!
En bailes, en paseos, en la playa...  doquiera
De todos los galanes la preferida era.

Con su traje de lino, con su blanca sombrilla,
Con sus zapatos grises de reluciente hebilla,
Y el sombrero de paja con una cinta angosta,
Nunca se vio más bella mujer en esa costa.

Quiso aprender mi lengua: cambiábamos lecciones,
Y así fueron frecuentes nuestras conversaciones;
Hasta que al fin un día-mi alma de ella esclava,
-Le dije que era bella... muy bella y que la amaba.

Pasado ya el verano, adiós al mar dijimos,
Y en tren, expreso, todos a la ciudad volvimos.
Rodaban... y rodaban las hojas, desprendidas
En raudos torbellinos, por parques y avenidas;
Del ábrego se oían los resoplidos roncos,
Y entre brumas se alzaban casi escuetos  los troncos;
En las calles formaba la lluvia barrizales
Y eran soplos de invierno las brisas otoñales.
Rodaban... y rodaban las hojas. De ceniza
Parecía el crepúsculo con su niebla plomiza,
Y alzábase doliente la luna, en la gris y ancha
Lámina de los cielos, como amarilla mancha.

Con sombrero de plumas, sobretodo entallado,
Y traje azul oscuro, su rostro sonrosado
Era una nota viva y alegre, era un celaje
En la helada y sombría tristeza del paisaje.

«¡Qué triste es el otoño... qué triste!» me decía;
«Todo se está muriendo... todo está en la agonía,
Mas nuestro amor...»:

                                             
(De pronto cayó. Vivos sonrojos
La hicieron al instante bajar los castos ojos).
«También!» dije riendo, «cual todo lo que vuela».
Y reía... reía como alegre chicuela,
Porque su claro instinto de mujer le decía
Que la amaba y que nunca mi pasión moriría.

En bailes, en conciertos, en salones... doquiera

De todos los galanes la preferida era,
Y aunque su amor, a veces, riendo me negaba,
También reía, porque... sabía que me amaba.
Una tarde de invierno, cuando como un sudario
La nieve en albos copos, el parque solitario
Y las calles desiertas cubría; cuando el cielo
Era blanca mortaja; cuando espectros en duelo
Parecían los árboles quemados por el frío,
En un diván sentados, en el salón sombrío,
Junto a la chimenea que con su alegre y clara
Luz daba un vago tinte sonrosado a su cara,
Enjugando una lágrima silenciosa y furtiva,
«Me siento enferma y triste», me dijo pensativa.

Los aullidos del viento vibraban en la sombra...
Y se alejó. Y el roce de su traje en la alfombra
Me arrancó de mis sueños. Incliné la cabeza,
Y solo, y en silencio, quedé con mi tristeza.
Pasó el invierno.
                                     
El cielo fue todo resplandores;
El bosque, lira inmensa, y el campo, todo flores.
Y una tarde, su alcoba, después de muchos días,
Dejó por vez primera la enferma.
                                               
¡Oh, las sombrías
Noches en vela, noches de indecible martirio,
Noches interminables de fiebre y de delirio,
Cuando todos, henchidos de lágrimas los ojos,
Su vida amada al cielo pedíamos de hinojos,
Mientras que en el silencio de esa calma profunda
Se oía, delirando, su voz de moribunda!

Abierta la ventana que daba al parque, en ondas
De fragancia entró el aura susurrando.  Las frondas
De las viejas encinas sus más gratos rumores
Dieron en el crepúsculo.  Fue el triunfo de las flores
Sobre el verde sombrío de los boscajes.  Era
Una tarde rosada, tarde de primavera.

Envuelta en amplia bata de rojo terciopelo,
Suelta la cabellera, como un dorado velo,
Y en la pálida boca, pálida flor sin vida,
Una sonrisa casta, como estrella dormida,
Tendiéndome la mano, pero baja la frente,
Y esquivando los ojos, avanzó lentamente.

Unidas nuestras manos, a mi lado sentada,
Y un instante en mi hombro su frente reclinada,
Quedamos en silencio...

                                                   
¡Cuántas veces, de noche,
Lloroso, y en los labios el blasfemo reproche,
Desde ese mismo sitio sus quejidos oía,
Los ahogados quejidos de su larga agonía!
¡Cuántas veces a solas, cerca de esa ventana,
Me sorprendió sin sueño la luz de la mañana,
Mientras que de la Muerte, furtiva y en acecho,
Oíanse los pasos en torno de su lecho!...
De pronto alzó los ojos, llenos de honda dulzura,
Donde brillaba siempre su alma blanca y pura,
Y con su voz de arrullo, voz de celeste encanto,
-«Sé que lloraste... Gracias», me dijo, y rompió en llanto.

Por la abierta ventana soplos primaverales
La fragancia traían de los verdes rosales.

Luego al parque salimos.
                                                     
Su palidez de cera;
Sus pasos vacilantes al bajar la escalera,
Al andar, su cansancio; los círculos violados
En torno de las claras pupilas; los holgados
Pliegues de su vestido; la enfermiza blancura
De las manos; los dedos, en donde con holgura
Los anillos giraban; la tos, triste presagio
De que estaba marcada para el final naufragio
En la roca sombría de la Muerte; la lenta,
Triste voz; la dulzura de la faz macilenta,
Sus ahogados suspiros, plegarias de su anhelo,
-Plegarias sin palabras para un remoto cielo,-
Su laxitud... ¡Cuán pura, cuán ideal belleza,
Allí mis ojos vieron con su halo de tristeza!...
Y como presintiendo su eterna despedida
En ese dulce instante reconcentré mi vida
Y fue mi amor más grande, fue más intenso y fuerte
Al pensar que muy pronto sería de la Muerte!

Era música el vago rumor de la arboleda,
Y seguimos callados por la oscura alameda.

Al verla se agitaron en sus tallos las rosas;
Más aromas regaron las auras bulliciosas;
Entre arbustos tupidos y fragantes macetas
Asomaron sus ojos azules las violetas;
Todas las campanillas en el verde boscaje
Como que repicaron al ver su rojo traje;
Los pájaros miraban a la convaleciente,
Del parque solitario tantos días ausente;
Se oyeron en las frondas cual vagos cuchicheos,
Y al fin la alada orquesta preludió sus gorjeos
Los cisnes, como góndolas de alba plata bruñida
Enarcaron sus cuellos en el agua dormida
Y del sol a los tibios fulgures vesperales;
Destellaron las colas de los pavos reales.

«La vida es la tristeza», me dijo. «¡Todo anhelo
Del presente, mañana será amargura y duelo;
La vida es desencanto. Feliz creíme un día,
Y ya ves, cuan traidora la suerte y cuan impía!
Como flor, en mi pecho, se abría la Esperanza,
Y ya la desventura por mi camino avanza.
Lentamente mi vida se extingue. Triste, enferma,
¿A qué traer tus sueños a la sombría y yerma
Soledad de mi alma? ¿Para qué tu alegría
Trocar en amargura con mi lenta agonía?
Del árbol de la Vida fui pálido retoño,
Y me iré con las hojas marchitas del otoño;
Para toda esperanza ya soy despojo inerte...
Tú vas para la Vida... ¡yo voy hacia la Muerte!»

«Tus temores», le dije, «son de niña mimada;
Tú todo lo exageras...»

                                                   
En mi brazo apoyada
El parque abandonamos, y al subir la escalera
Parecía un crepúsculo su rubia cabellera.

Un día, para Ohio, tomó el tren.,.., ¡triste día!
Y alzando la vidriera, cuando el tren ya partía
De la Estación, me dijo:
                                             
«Te escribiré primero,
Pero escribe. Hasta pronto...  No olvides que te espero».
Y después.... en sus cartas decía:
                                                         
«Si vinieras,
¡Qué sorpresa la tuya! ¡Qué cambio...! ¡Si me vieras!
Las brisas de mi lago fueron auras de vida.
Razón tuviste. Ha vuelto la esperanza perdida.
Recuerdas? Tú decías: todo eso pronto pasa,
Y es verdad.  La alegría de nuevo está en mi casa.
Soy otra.... y soy la misma: tú entiendes.  Frescas rosas
Se abren en mis mejillas, que eran dos tuberosas.
(Bien sé que de esta frase burla harás con tu flema,
Mas no importa.  No es mía: la copié de un poema).
Hoy río, canto y juego como chiquilla. El piano,
Cerrado tanto tiempo, ya al roce de mi mano
Es música perenne.  Las viejas Melodías
¡Cómo evocan recuerdos de venturosos días!
Soy otra.... habrás de verlo.  Pasaron mis congojas,
¡Y creí que me iría con las marchitas hojas!».
Sueños de un alma casta... ¡Visión desvanecida!
Creyó en la Vida ... ¡Y pronto la traicionó la Vida!

Para siempre descansa del rigor de la suerte,
Con su velo de novia tejido por la Muerte,
Con todas sus quimeras, con todos sus anhelos,
Junto al nativo lago... bajo brumosos cielos.
Matt Cardinal Sep 2014
Where I'm from multicultural means multicultural and not just “lacking in white people”.

Where I'm from people say they're from Toronto even though they hate the Jays, Raptors and Leafs and hardly ever go into the city itself.

Where I'm from any day can be cynically mundane enough to read The Catcher In The Rye and mistake it for the Gospel according to Holden Caulfield.

Where I'm from everyone hates the mall, but everyone's a mall rat and if you ever go you see everyone, at least everyone you hate, and buy nothing.

Where I'm from there's signs that say “Flowertown” everywhere and an unremarkable amount of flowers. Unless there is a remarkable amount of flowers and where I'm from everyone's just spoiled.

Probably spoiled.

Where I'm from you could walk to Tim Horton's but you drive to Starbucks anyway.

Where I'm from everyone's considering a career in rap. Even the people who aren't considering a career in rap are considering a career in rap.

Where I'm from every teenager will tell you their Michael Cera encounter story.

Where I'm from is where he's from too, or he went to school there, or near there, or now his parents live near there. He's been there, multiple times, I'm sure.

Where I'm from there's an old quarry that everyone calls a lake now. Swimmers used to circulate the urban myth of a dead body at the bottom, until they found it. Now they just circulate the stale news story.

Where I'm from there used to be trees. Nature put some there until we cut them down to build. Then the  people put some there to accent the houses until Nature piled ice on them and cut them down again.

Where I'm from someone needs to have a good talk with this Nature fellow.

Where I'm from the brand new hospital screams, “good things come to those who wait, and wait and wait, unless you need to see a specialist. Then you're ******.”

Where I'm from there are streets that have so many young kids playing on them that ice cream trucks aren't allowed to go there. They go anyway.

Kids learn early that the law is optional where I'm from.

Where I'm from people don't pronounce the “gua” in “Chinguacousy Park”. Kids used to spend time there splashing around diluted *** in the kiddie pool in summer and tubing down the landfill mountain in winter. Now they just pass it by on the way to the mall.

Where I'm from car insurance costs more than cars because everyone's late, lost and angry, but none of them would call themselves a bad driver, just unlucky.

Where I'm from boys take pretty girls skating at Gage Park. I guess they take ugly girls there too, I just know the one I took was pretty.
Brampton, Ontario
Johnny Noiπ  Sep 2018
Flight 13
Johnny Noiπ Sep 2018
XIII fuga                    - et si qui facit paleas:
Charles, et valorem et ex expansion Planck praeclaram
nobilis; maybe; Hic igitur ****, non est iustus,   lassus
salus, *** de actione retractationis homines qui volunt
foot vivere fine praeclara dierum scents *** annis Italiae
laminate ea vita est; Et factum est autem pietatem,
ideo quiescere de deserto vero ratio imaginis;
et ad martyrium Petri d'Einstein Domus page
Gloria ego sentias from ea in domo et in praesidio
Ad secundum mutationes separate confinia ita ut
I feel inexcusables vinegar, and vinum necessarium usum,
et cera alba dam mulier de terra per Einstein,       quod est
From Palma commando in securitatem et ens in lectulo
in mes, et malus est emptio principle fidem in tenebris;
Mode non sint plures tuum, sicut before annos ***,
regnum; Nudus *** Iudaeis Veni enim in splendoribus
volutpat extremi naturam Einstein et Lucrecia plenum
esset violent; Fit consume in coetibus; Illi, ut supra
dictum est in harenae "in project Baptismatum,
et quod peccata temporis: non enim dictum est, sed est
a *** sermo; Extra ordinem infantem pessulum ostii
aperu *** nuper judicatis Inaugurated in caelum
Einstein scriptor COCAINUM, ***,  qui Quod Sit adhuc
iudicio contendam cognitione communicare debetis noctu
Recensiones est mater mea et qui ex eo est europa
universalis filias regis, Hoc modus est frigus, et reginae
Alba Classroom volumine in comitatu Fusion-A mortuo Salis
Einstein scriptor ventus in flumine et in parte ostensum est,
in superiors, quia dum fieri potest ut ego postulo
mutare vel vitrum, Quod free mortuus quod autem ad
pecuniam Causidicali morbo in gym Given distantiam,
Einstein matris auditum edissere noctu Gratias tibi agimus,
oscula *** ad te in nocte, et mortuus est in Europa et
quod ducit ad festum celebrants diem pro habitu partium
naturam acutius QUI NATUS selio in domum Iuda in
desertum sortis erant, quod e Rerum ire ad unus de
you benefit from amicitias parabant regina of this;     Num erit
Crassitudo patrui eius Omnibus abstinet et DECREMENTUM;
Et tollet Northmanni locus in fine vitae, et febricitantem.

Flight 13 -       makes hay of Charles from the expansion
of the value of the Planck Institute, Nobel Prize; maybe;
This man is not just tired of hesitation,                  to those who want
safety more dynamic than the many excellent times to live 30 years
in the Italian duck:
This is the life plate & it is a pity;              Therefore unless the rest
of the waste system of the image; Einstein's home page
& martyrdom of Peter's Glory around the house &
around the terraces, will think about me? According to the changes
that evictions the use of wine vinegar becomes necessary;
Some white wax Einstein, from the land, that is,
De Palma command in the security being in bed
In the table,              the bad credit to purchase principle in the dark;
It was found out that at the age of 30;             the kingdom of naked
Jews as white as last weekend &  the full nature of Einstein's
manicurists & violence;           This is done through the rings
that consumers of the soul,              as has been shown above,
That is in the sand       "in the project baptisms for those sins,
as has been true when the word for it may be,          however,
the baby, bolt cutting inaugurated recently that opens judges
in the sky of Einstein's *******, 30 of which there is no other;
the knowledge of him communicates there also ought to be a last
wash at night,      I will execute judgmental reviews for the mother
& the European; the rest of this mode is cool & the Queen's White
Hall dead volume in the company Fusion-A Salt;  They came to the river
& on the other side as shown by Einstein
together into the higher,               because as long as it is, that the work of
free to change the crystal from the dead;               The right to the money,
far from a place of exercise of the disease Dada
Einstein's tonight and we thank you tell the hearing
with his mother,          30 kiss you on the night before he died
in Europe on the feast of celebrating the day,         for his part,
entering into the state of Nature younger than the instruments
home for a lifetime in the wilderness of Judah,      which lieth
in one of the things but these are the goods of love,
but they are prepared for a queen, from the thickness
of the self-native wife & shrinkage;
That is normally located at the end of life & fever.
Jason Cirkovic Feb 2014
I knew who you were the right one when you stepped into my life
you had your thick rimmed, non prescription glasses
that were way too big for your face and you secretly knew it
your apparel consisted of Urban outfitters,
your grandmother’s closet or
“cute things you found on amazon”
and the scarf in the middle of august means one thing,

you're a hipster!
You stand out like fireworks on the 3rd of July
No not because you are one of a kind,
It's just that you were 15 minutes late to my History class,
you don't follow time because you go to places when the “vibe is right”
you pulled out your Mac Book Air out of your satchel and you waved at me.

Okay now you are one of a kind
After class We started talking about the music we listen to.
and we listen to the same music
Which is the equivalent of finding the holy grail in your studio apartment in downtown Portland
where the air taste like that Caramel Macchiato that you had this morning.

We talked more out of class
We talked about Michael Cera movies,
and how anything with a filter looks better on instagram
and how she writes poetry with her vintage typewriter,
and the undeniable fact that you will never be proud of what you are.
H
I
P
S
T
E
R
One day after class, I was walking you to you bicycle
(you don't use a car because you like going on your own path)
and I found the courage to ask you out on a date,
you sat there puzzled  for a while and you said yes.

Later that night, I rode in my bicycle to your apartment as you hopped on your bike and we rode to a drive in theater, drank PBR, and loved every second of that moment.
When we stopped at your house
I held your hips and said, “lets fall in hipster love like Matt and Kim, I wanna see your Bright Eyes peer into the Pixels of our lives . I want you to see that
maybe a little Fleet Foxes and Bon Iver will make our lives a little Clearer
You bring the Modest Mouse out of me as it  crawls through my wall of lies
You make me wanna jump in a Passion Pit with The Nationals,”
and then I hugged you like a Grizzly Bear

You kissed me as it gave me wings to fly off to the back of my mind
and that honey is what  makes you one of a kind.
Hermosa como la estrella
De la alborada de mayo
Fue en Méjico hará dos siglos
Doña Ana María de Castro.

Ninguna logró excederle
En la elegancia y el garbo
Ni en los muchos atractivos
De su afable y fino trato.

Sus maneras insinuantes,
Su genio jovial y franco,
Su lenguaje clara muestra
De su instrucción y su rango:

Su talle esbelto y flexible,
Sus ojos como dos astros
Y las riquísimas joyas,
Con que esmaltó sus encantos.

La hicieron en todo tiempo
La más bella en el teatro,
La mejor por sus hechizos,
La primera en los aplausos.

Los atronadores vivas,
Los gritos del entusiasmo
Siempre oyó, noche por noche,
Al pisar el escenario.

En canciones, en comedias,
En sacramentales autos,
Ninguna le excedió en gracia,
Ni le disputó los lauros.

Doña Ana entre bastidores
Era de orgullo tan alto,
Que a todos sus compañeros
Trató como a sus lacayos.

Las maliciosas hablillas,
Los terribles comentarios,
Los epigramas agudos
Y los rumores más falsos,

Siempre tuvieron origen
Según el vulgo, en su cuarto,
Centro fijo en cada noche
De los jóvenes más guapos.

Allí en torno de una mesa
Se charlaba sin descanso,
Sin escrúpulos ni coto
De lo bueno y de lo malo.

Si la gazmoña chicuela
Del marqués, ama a Fulano,
Y si éste le guiña el ojo
Escondido en algún palco;

Si la esposa de un marino
Mira con afán extraño
Al alabardero Azunza
Que de algún noble está al lado;

Si el Virrey fijó sus ojos
Con interés en el patio,
Como en busca de un amigo
Que subiera a acompañarlo,

Sobre el último alboroto
De tal calle y de tal barrio
Con alguaciles, corchetes
Mujerzuelas y soldados

La actriz, risueña y festiva
Oyendo tales relatos,
A todos daba respuestas
Como experta en cada caso.

Algunos por conquistarse
Su pasión más que su agrado,
Sin lograr sus esperanzas
Grandes sumas se gastaron;

Otros con menos fortuna
Sólo anhelaban su trato
Viviendo como satélites
En derredor de aquel astro.

Ana, radiante de gloria,
Miraba con desenfado
A los opulentos nobles
Que eclipsara con su encanto.

Y en la sociedad más alta
Censuraban su descaro
Creyéndola una perdida,
Foco de vicios y escándalos.

Mas no hay crónica que ponga
Tan duros juicios en claro,
Ni nos diga que a ninguno
Se rindió por los regalos.

Ella protegió conquistas
De sus amigos más francos,
Y quizá empujó al abismo
A los galanes incautos.

Astuta e inteligente
Guardó en su amor tal recato
Que tan valioso secreto
No han descubierto los años.

Se habla de un Virrey
Que estuvo de doña Ana enamorado,
Mas la historia no lo afirma
Ni puedo yo asegurarlo.

Mujer hermosa y ardiente,
De genio y en el teatro,
Por la calumnia y la envidia
Tuvo medidos sus pasos.
Por sabias disposiciones
Dictadas con gran acierto
Las actrices habitaban
Muy cerca del coliseo.

Este se alzó por entonces
Entre el callejón estrecho
Que del Espíritu Santo
Llamamos en nuestro tiempo,

Y la calle de la Acequia,
En los solares extensos
Que hoy las gentes denominan
Calle del Coliseo Viejo.

Y cerca, en vecina calle,
Que por tener un colegio
Destinado a las doncellas
«De las niñas» llama el pueblo,

Las artistas del teatro
Buscaron sus aposentos,
Y de las Damas llamóse
A tal motivo aludiendo.

Una noche gran tumulto
Turbó del barrio el sosiego,
A los más graves vecinos
Levantando de sus lechos;

Los jóvenes elegantes
Formando corrillo inmenso,
Seguidos de gente alegre
Y poco amiga del sueño,

A la puerta de una casa
Su carrera detuvieron
Acompañando sus trovas
Con sonoros instrumentos

-«Serenata a la de Castro»,
Dijo al mirarlos un viejo.
-¿Y por qué así la celebran?
Preguntó un mozo indiscreto.

-¡Cómo por qué! dijo alguno;
El Virrey loco se ha vuelto
Y prendado de la dama
Ordena tales festejos.

-¿El Virrey?-Así lo dicen.
-¡El Virrey! -Ni más ni menos;
Y allí cantan edecanes,
Corchetes y alabarderos.
-¿Será posible ?
-Miradlos...
-¡Qué locuras!
-Y ¡qué tiempos!
-Los oidores están sordos.
-Al menos están durmiendo.
-¡Turbar en tan altas horas
La soledad y el silencio!
¡Y alarmar a los que viven
Con recato en los conventos!

-¡Y por una mujerzuela!
-¡Una farsanta que ha puesto,
Como a Job, a tantos ricos
Que están limosna pidiendo!

-¿Y la Inquisición? -Se calla.
-¿Y la mitra? -¿Y el Gobierno?
-Doña Ana domina a todos
Con su horrible desenfreno.

-¿Y es hermosa? -Cual ninguna.
-¿Joven? -¡Y de gran talento!
-Y con dos ojos que vierten
Las llamas del mismo infierno.

-Con razón con sus hechizos
Vuelve locos a los viejos.
-El Virrey no es un anciano.
-Ni tampoco un arrapiezo.

-Pero escuchad lo que dicen
Cantando esos bullangueros.
-Es el descaro más grande
Tal cosa decir en verso.

Y al compás de la guitarra
Vibraba claro el acento
De un doncel que así decía
En obscura capa envuelto:

-«¡Sal a tu balcón, señora,
Que por mirarte me muero,
Piensa en que por ver tus gracias
El trono y la corte dejo».

-Más claro no canta un gallo.
-Y todos lo estáis oyendo.
El Virrey deja su trono
Por buscar a la... ¡Silencio!

-¡Cómo está la Nueva España!
-¡Pobre colonia! -Me atrevo
A decir que no se ha visto
Cosa igual en todo el reino.

Y los del corro cantaban,
Y al fin todos aplaudieron
Al mirar que la de Castro
A su balcón salió luego.

-«¡Vivan la luz y la gracia,
La sandunga y el salero!»
-«Ya asomó el sol en oriente».
-«¡Ya el alba tiñó los cielos!»

Y doña Ana agradecida
Buscando a todos un premio,
Llevó la mano a los labios
Y al grupo le arrojó un beso.

Creció el escándalo entonces
Rayó en locura el contento
Y volaron por los aires
Las capas y los sombreros,

Cerró su balcón la dama,
Apagáronse los ecos,
Dispersáronse las gentes
Y todo quedó en silencio
Con grande asombro se supo,
Trascurridas dos semanas
Desde aquella escandalosa
Aunque alegre serenata,

Que las glorias de la escena,
Los laureles de la fama,
El brillo y los oropeles
De la carrera dramática,

Por inexplicable cambio,
Por repentina mudanza,
Sin reserva y sin esfuerzo
Todo dejaba doña Ana.

Y alguno de los que saben
Cuanto en los hogares pasa
Y que exploran con cautela
Los secretos de las almas,

Dijo a todos los amigos
De artista tan celebrada
Que un sermón del Viernes Santo
Era de todo la causa.

El padre Matías Conchoso,
Cuya elocuente palabra
Los más duros corazones
Convirtiera en cera blanda,

Al ver entre su auditorio
A tan arrogante dama
Atrayéndose en el templo
De los hombres las miradas,

Habló de lo falso y breves
Que son las glorias mundanas;
De los mortales pecados
De los que viven en farsas;

De los escándalos graves
Que a la sociedad alarma
Cuando una actriz sin recato
Incautos pechos inflama;

Y con tan vivos colores
Pintó la muerte y sus ansias
Y al infierno perdurable
Que al pecador se prepara;

Que la de Castro, temblando,
Cayó al punto desmayada
Con el hechicero rostro
Bañado en ardientes lágrimas.

Sacáronla de aquel templo,
Condujéronla a su casa,
Y temiendo que muriera
Fueron a sacramentarla.

Cuando cesaron sus males,
Y estuvo en su juicio y sana,
En señal de penitencia
Resolvió dejar las tablas;

Y vendió trajes y joyas;
Y las sumas que dejaran
Se las entregó a la Iglesia
De su nuevo voto en aras.

Entró después de novicia
Y su conducta sin mancha
Y su piedad y su empeño
Por vivir estando en gracia,

Abreviaron sus afanes,
La dieron consuelo y calma
Y tomó el hábito y nunca
El mundo volvió a mirarla.

Fueron tales sus virtudes
Y sus hechos de enclaustrada,
Que cuentan los que lo saben
Que murió en olor de santa.

Por muchos años miróse
La celda pequeña y blanca
Que ocupó en Regina Coeli
La memorable doña Ana.

Y aun se conservan los muros
De la antigua estrecha casa
En que vivió aquella artista
En la «Calle de las Damas».

Pasó, dejando animosa
Riqueza, aplausos y fama,
Del escenario a la celda
¡Por la salvación del alma!
Totò  Jun 2017
Ngiulina
Chisto è 'o ritratto e chiste so' 'e capille:
na ciocca 'e seta nera avvellutata.
E cheste songo 'e llettere: cchiù 'e mille;
lettere 'e 'na guagliona nnammurata.
Ngiulina se chiammava sta figliola
ch'è stata 'a primma nnammurata mia.
Trent'anne sò passate... Mamma mia!

'A tengo nnanze a ll'uocchie, pare aiere:
vocca 'e curallo, 'na faccella 'e cera,
'nu paro d'uocchie verde, 'e cciglie nere,
senza russetto... semplice e sincera.

Teneva sidece anne e io diciotto.
Faceva 'a sartulella a 'o Chiatamone.
Scenneva d' 'a fatica 'mpunto ll'otto,
e mm'aspettava a me sotto 'o purtone.

Senza parlà, subbeto sotto 'o vraccio
nce pigliavemo e ghievemo a ffà ammore.
Vicino 'a casa soia, 'ncoppa Brancaccio,
parole doce e zucchero int' 'o core.

Mettennoce appuiate 'nfaccia 'o muro,
a musso a mmusso, tutt' e dduie abbracciate:
dint' 'a penombra 'e n' angulillo oscuro,
quanta suspire e vvase appassiunate!

'A tengo nnanze a ll'uocchie, pare aiere:
vocca 'e curallo, na faccella 'e cera;
nu paro d'uocchie verde, 'e cciglie nere,
senza russetto... semplice e sincera.

— The End —