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Nelle case, dove ancora
si ragiona coi vicini
presso al fuoco, e già la nuora
porta a nanna i suoi bambini,
uno in collo e due per mano;
pel camino nero il vento,
tra lo scoppiettar dei ciocchi,
porta un suono lungo e lento,
tre, poi cinque, sette tocchi,
da un paese assai lontano:
tre, poi cinque e sette voci,
lente e languide, di gente:
voci dal borgo alle croci,
gente che non ha più niente:
- Fate piano! Piano! Piano!
Non vogliamo saper nulla:
notte? Giorno? Verno? State?
Piano, voi, con quella culla!
Che non pianga il *****... Fate
piano! Piano! Piano! Piano!
Non vogliamo ricordare
vino e grano, monte e piano,
la capanna, il focolare,
mamma, bimbi... Fate piano!
Piano! Piano! Piano! Piano!
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Stefan Stratton Apr 2014
Vogliamo che le cose,
ma cose diversi,
Tu sei il sole,
Io sono la luna,
Hai avuto bisogno del mio cuore,
Ma sempre appartenuto alle onde,
Cose diverse ...
Nelle case, dove ancora
si ragiona coi vicini
presso al fuoco, e già la nuora
porta a nanna i suoi bambini,
uno in collo e due per mano;
pel camino nero il vento,
tra lo scoppiettar dei ciocchi,
porta un suono lungo e lento,
tre, poi cinque, sette tocchi,
da un paese assai lontano:
tre, poi cinque e sette voci,
lente e languide, di gente:
voci dal borgo alle croci,
gente che non ha più niente:
- Fate piano! Piano! Piano!
Non vogliamo saper nulla:
notte? Giorno? Verno? State?
Piano, voi, con quella culla!
Che non pianga il *****... Fate
piano! Piano! Piano! Piano!
Non vogliamo ricordare
vino e grano, monte e piano,
la capanna, il focolare,
mamma, bimbi... Fate piano!
Piano! Piano! Piano! Piano!
Nelle case, dove ancora
si ragiona coi vicini
presso al fuoco, e già la nuora
porta a nanna i suoi bambini,
uno in collo e due per mano;
pel camino nero il vento,
tra lo scoppiettar dei ciocchi,
porta un suono lungo e lento,
tre, poi cinque, sette tocchi,
da un paese assai lontano:
tre, poi cinque e sette voci,
lente e languide, di gente:
voci dal borgo alle croci,
gente che non ha più niente:
- Fate piano! Piano! Piano!
Non vogliamo saper nulla:
notte? Giorno? Verno? State?
Piano, voi, con quella culla!
Che non pianga il *****... Fate
piano! Piano! Piano! Piano!
Non vogliamo ricordare
vino e grano, monte e piano,
la capanna, il focolare,
mamma, bimbi... Fate piano!
Piano! Piano! Piano! Piano!
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

— The End —