Submit your work, meet writers and drop the ads. Become a member
Nel più alto punto
dove scienza è oblìo d'ogni sapere
e certezza, mi dicono,
certezza irrefutabile venuta incontro

o nel tempo appeso a un filo
d'un riacquisto d'infanzia,

tra sonno e veglia, tra innocenza e colpa,

dove c'è e non c'è opera nostra voluta e scelta.

"La salute della mente
è là" dice una voce
con cui contendo da anni,
una voce che ora è di sirena.

Si naviga tra Sardegna e Corsica.
C'è un po' di mare
e la barca appruata scarricchia.
L'equipaggio dorme. Ma due
vegliano nella mezzaluce della plancia.
È passato agosto; Siamo alla rottura dei tempi.
È una notte viva.
Viva più di questa notte,
viva tanto da serrarmi la gola
è la muta confidenza
di quelli che riposano
si curi in mano d'altri
e di questi che non lasciano la manovra e il calcolo

mentre pregano per i loro uomini in mare
da un punto oscuro della costa, mentre arriva
dalla parte del Rodano qualche raffica.
"Credi che il tuo sia vero amore? Esamina
a fondo il tuo passato" insiste lui
saettando ben addentro
la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana.
E aspetta. Mentre io guardo lontano
ed altro non mi viene in mente
che il mare fermo sotto il volo dei gabbiani
sfrangiato appena tra gli scogli dell'isola,
dove una terra nuda si fa ombra
con le sue gobbe o un'altra preparata a semina
si fa ombra con le sue zolle e con pochi fili.
"Certo, posso aver molto peccato"
rispondo infine aggrappandomi a qualcosa,
sia pure alle mie colpe, in quella luce di brughiera.
"Piangere, piangere dovresti sul tuo amore male inteso"
riprende la sua voce con un fischio
di raffica sopra quella landa passando alta.
L'ascolto e neppure mi domando
perché sia lui e non io di là da questo banco
occupato a giudicare i mali del mondo.
"Può darsi" replico io mentre già penso ad altro,
mentre la via s'accende scaglia a scaglia
e qui nel bar il giorno ancora pieno
sfolgora in due pupille di giovinetta che si sfila il grembio
per le ore di libertà e l'uomo che le ha dato il cambio
indossa la gabbana bianca e viene
verso di noi con due bicchieri colmi,
freschi, da porre uno di qua uno di là sopra il nostro tavolo.
Nel più alto punto
dove scienza è oblìo d'ogni sapere
e certezza, mi dicono,
certezza irrefutabile venuta incontro

o nel tempo appeso a un filo
d'un riacquisto d'infanzia,

tra sonno e veglia, tra innocenza e colpa,

dove c'è e non c'è opera nostra voluta e scelta.

"La salute della mente
è là" dice una voce
con cui contendo da anni,
una voce che ora è di sirena.

Si naviga tra Sardegna e Corsica.
C'è un po' di mare
e la barca appruata scarricchia.
L'equipaggio dorme. Ma due
vegliano nella mezzaluce della plancia.
È passato agosto; Siamo alla rottura dei tempi.
È una notte viva.
Viva più di questa notte,
viva tanto da serrarmi la gola
è la muta confidenza
di quelli che riposano
si curi in mano d'altri
e di questi che non lasciano la manovra e il calcolo

mentre pregano per i loro uomini in mare
da un punto oscuro della costa, mentre arriva
dalla parte del Rodano qualche raffica.
Nel più alto punto
dove scienza è oblìo d'ogni sapere
e certezza, mi dicono,
certezza irrefutabile venuta incontro

o nel tempo appeso a un filo
d'un riacquisto d'infanzia,

tra sonno e veglia, tra innocenza e colpa,

dove c'è e non c'è opera nostra voluta e scelta.

"La salute della mente
è là" dice una voce
con cui contendo da anni,
una voce che ora è di sirena.

Si naviga tra Sardegna e Corsica.
C'è un po' di mare
e la barca appruata scarricchia.
L'equipaggio dorme. Ma due
vegliano nella mezzaluce della plancia.
È passato agosto; Siamo alla rottura dei tempi.
È una notte viva.
Viva più di questa notte,
viva tanto da serrarmi la gola
è la muta confidenza
di quelli che riposano
si curi in mano d'altri
e di questi che non lasciano la manovra e il calcolo

mentre pregano per i loro uomini in mare
da un punto oscuro della costa, mentre arriva
dalla parte del Rodano qualche raffica.
"Credi che il tuo sia vero amore? Esamina
a fondo il tuo passato" insiste lui
saettando ben addentro
la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana.
E aspetta. Mentre io guardo lontano
ed altro non mi viene in mente
che il mare fermo sotto il volo dei gabbiani
sfrangiato appena tra gli scogli dell'isola,
dove una terra nuda si fa ombra
con le sue gobbe o un'altra preparata a semina
si fa ombra con le sue zolle e con pochi fili.
"Certo, posso aver molto peccato"
rispondo infine aggrappandomi a qualcosa,
sia pure alle mie colpe, in quella luce di brughiera.
"Piangere, piangere dovresti sul tuo amore male inteso"
riprende la sua voce con un fischio
di raffica sopra quella landa passando alta.
L'ascolto e neppure mi domando
perché sia lui e non io di là da questo banco
occupato a giudicare i mali del mondo.
"Può darsi" replico io mentre già penso ad altro,
mentre la via s'accende scaglia a scaglia
e qui nel bar il giorno ancora pieno
sfolgora in due pupille di giovinetta che si sfila il grembio
per le ore di libertà e l'uomo che le ha dato il cambio
indossa la gabbana bianca e viene
verso di noi con due bicchieri colmi,
freschi, da porre uno di qua uno di là sopra il nostro tavolo.
"Credi che il tuo sia vero amore? Esamina
a fondo il tuo passato" insiste lui
saettando ben addentro
la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana.
E aspetta. Mentre io guardo lontano
ed altro non mi viene in mente
che il mare fermo sotto il volo dei gabbiani
sfrangiato appena tra gli scogli dell'isola,
dove una terra nuda si fa ombra
con le sue gobbe o un'altra preparata a semina
si fa ombra con le sue zolle e con pochi fili.
"Certo, posso aver molto peccato"
rispondo infine aggrappandomi a qualcosa,
sia pure alle mie colpe, in quella luce di brughiera.
"Piangere, piangere dovresti sul tuo amore male inteso"
riprende la sua voce con un fischio
di raffica sopra quella landa passando alta.
L'ascolto e neppure mi domando
perché sia lui e non io di là da questo banco
occupato a giudicare i mali del mondo.
"Può darsi" replico io mentre già penso ad altro,
mentre la via s'accende scaglia a scaglia
e qui nel bar il giorno ancora pieno
sfolgora in due pupille di giovinetta che si sfila il grembio
per le ore di libertà e l'uomo che le ha dato il cambio
indossa la gabbana bianca e viene
verso di noi con due bicchieri colmi,
freschi, da porre uno di qua uno di là sopra il nostro tavolo.
Oriro Feb 10
Dentro il nido sto, inerme. Urlo vigoroso in cerca di cibo,
la pelle è nuda, il becco spalancato.

Mi crescono le piume come piccoli germogli.
Vedo il mondo e lo voglio fare mio.
Mi butto.

E su, oltre la siepe, volo. Io, docile passerotto.
Le mie ali spiegate come un'aquila possente.

Mi poggio sopra un ramo.
** gli arti indolenziti... strano.

Riprendo poco fiato e, su nel cielo, volteggio
come una foglia. Ma, proprio come una foglia, al suolo ricado.

Mi guardo in alto. Le ali spalancate, il becco ormai serrato.
Vedo passerotti volare. Mi protendo verso loro, ma non li raggiungo.

Non so cosa fare.

Un soffio di vento mi porta in alto,
il mondo, per un istante, è di nuovo mio.

Il vento si fa più forte.
Una raffica mi scaraventa nel mio nido.

E lì resto,
Per sempre.

— The End —