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Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1916

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.
La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
katy winser Jul 2014
Dormo …dormo profondamente
le palpebre  chiuse e pesanti come la neve cadente
la mente offuscata dal impetuoso pensiero
vagando nel obblio senza trovare il sentiero
la ragion ormai vola via col sussurrar del vento
oltrepassando  l’oscurità  della  luna  d’argento …
da lontano ti vedo rivolto al indietro
entrando dentro casa senza aspettare il mio rientro .

Dormo…
dormo …incessantemente…
dormo senza poter sognare, stupidamente
nei miei pensieri il tuo sorriso brilla
ed io vedendoti rimango come l’argilla
pietrificata …
e se ci penso meglio, direi ghiacciata;

Dormo…
dormo…inconscentemente
senza mai potermi svegliare veramente
perché ahimè! In questo mondo vissuto palesemente
non trovo la fiamma della ragion che bruci ardentemente !

perciò…continuo a dormire
dormire, per poter svanire
svanire, dalla insulsa menzogna attuale
più esilarante persino della realtà virtuale…
kairos Aug 2015
i will sleep
like everyone else

falling in sleep,
while everyone else
falls  in love

there will be a day
when i will sleep
an endless death

you will see the smile
on my lifeless face.

i am lifted to the clouds,
oh take me to the rainbows,
dont search for me-

i'll already be gone.

begone.
La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
Si muove il cielo, tacito e lontano:
la terra dorme, e non la vuol destare;
dormono l'acque, i monti, le brughiere.
Ma no, ché sente sospirare il mare,
gemere sente le capanne nere:
v'è dentro un ***** che non può dormire:
piange; e le stelle passano pian piano.
La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l'amore.
bk Jul 2015
quando ** le tue mani intorno al collo, tra i capelli, mi sento a casa. il mondo intorno si spegne, esisti solo tu e non ** paura.
mi sento bene quando mi sento le labbra spaccate dai troppi baci. vado a dormire truccata e il giorno dopo i brillantini del mio ombretto hanno creato sul mio volto un nuovo fantastico sistema di costellazioni e galassie.
Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1916

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.
Mateuš Conrad Dec 2019
draft enclosed below... prior to?

    whiskey, always with the whiskey...
                         there was, some, "pressing" matter,
to give me over to grief...
     a grief that was never going
to be a grief...
                  more, a, bewildering in situ...
something unavoidable...
                        like finding respectable
homosexuals akin to douglas murray...
             ah! that's what it was...
watching the premier of rammstein's song
ausländer? thoughts?
                 "teaching" colonialißation in reverse?
truly... france, england,
   perhaps even spain...
                              teaching...
good teachers...
                   they were always going
to be good teachers...
                     the only colonialißm
the germans ever ventured to address was
of their neighbours...
       ****** choice...
                   oh but i'm pretty sure
you would come back from Warsaw
with a homogeneity nausea sickness...
   i know i do...
         every single time,
   the homogeneous ethno-representation
is nauseating...
       even though, i'm stepping back
into a throng, of, "my own" people...
   i lived on the outskirts of loon'don for far
to long, i don't see an ivory beauty,
the pearls of Ghana,
      or some ***** and blue indian,
i start to "worry"...
                              i once traveled to
Cheltenham... and it, felt,
     like i was walking through Warsaw...
i don't even know whether i was surprised,
or whether i was experiencing the same
homogeneity nausea sickness...
                    each step of passing through
the city, i wanted to puke...
                         well not out an aversion
to being white among whites...
                        i guess i'm just the remains
of the globalist narration of so many
different people living in close proximity...
hub...
             as if revising a city akin to Rome...
when once in a year, gladiator slaves would
come for a month of festivity,
and the whole world was revelead
  with all its faces and hues...
                    but the germans know this...
inverted colonialißm -
         of being "colonialißed"...
                         i'm pretty sure the folk
in Warsaw are less understanding
     to the chocolatiers of Brussels...
                          because, as far as i am concerned...
Brexit, really, really came...
        when... the privileged status
of former British Empire citizens put to
question, a sudden surge in the floodgates
being opened for the former iron curtain countries,
you could have told these Pakistanis,
these Indians...
         don't worry... these people have come...
but... don't think they'll stay...
some will...
                   but most of them come
from an environment of homogeneity...
perfect example...
              a flight from Warsaw to Stansted...
talk about "racism",
     talk about "multiculturalism"...
i said jack ****, i just listened to the debate
behind me between a "racist" man
and a youg, impressionable young woman,
who cited the book why i don't talk
to white people about racism
...
            i came here aged 8...
            and as a first generation expatriate...
oh yes, i can use the term...
which is weird...
since if i really didn't sink into this tongue
i'd call myself an immigrant...
just like the english immigrants
to h'america or australia call themselves,
the alternative: expatriate...
               the "racist" cited an evolutionary
predisposition as to why same attracts same,
a contradiction of magnets,
but, then again, we're not talking magnets,
but people...
               i'm dissociated with my "fellow"
ethno-centered peoples...
       sure... memories of childhood friends,
digging holes and playing a game
of throwing marbles into them...
hide & seek at night...
   kicking each other in the ***...
                     my memory bank reaches
as far back as being aged 4...
so... yeah... i have a lot to work with...
   again... i woke about how else to describe
that supermarket cashier from yesterday,
how she wanted to become a paramedic...
how her perfect skin,
   without a bout of hay fever looked
radiant...
                            the words:
       like a lake of milk,
                                       illuminated by
a full moon in a night of frozen constellations
of stars, or perhaps only her love spots
   of moles.

    well... that's that... now i'm ready to cite
and translate some Horace...     

sunt quibus in satura videar nimis acer et
  ultra legem tendere opus; sine nervis altera
quidquid conpusui pars esse putat similsque
    meorum, mille die versus deduci posse.
Trebati, quid faciam? praescribe.
              <quiescas>
       <ne faciam, inquis, omnino versus?>
<aio.>
              <peream male, si non optimum
erat; verum nequeo dormire.>
    <ter uncti transnanto Tiberim,
            somno quibus est opus alto,
                   inriguumque mero sub noctem
corpus habento. aut si tantus amor
                             scribendi te rapit,
          aude Caesaris invicti res dicere,
multa laborum praemia laturus.>
   <cupidium, pater optime, vires
deficiunt; neque quivis horrentia pilis
agmina nec fracta pereuntis cupside Gallos
aut labentis equo describit volnera Parthi.>
<attamem et iustum poteras et scribere
fortem, Scipiadam ut sapiens Lucillius.>
      <haud mihi dero, *** res ipsa feret:
nisi dextro tempore Flacci verba per
attentam non ibunt Caesaris aurem:
      cui male si palpere, recalcitrat undique
tutus.>
<quanto recitus hoc quam tristi laedere
versus *** sibi quisque timet,
                           quamquam est intactus
        ed odit.>
                  <quid faciam?
      

i guess this would be the perfect time
to write a translation before disclosing the draft...
well... it's Horace...
          who did Dante take to walk him
through hell?           wasn't it Virgil?
only a naive-****-show of a man would
take with him a Greek poet akin to Homer,
or Sappho...
       well... not exactly...
not if poetry attracts poetry...
     James Joyce decided upon Homer,
but i'm not a James Joyce...
if Dante desired to take Virgil as his guide...
i've decided upon Horace...
  and here's the translation:

some say, that in the art of satire i am too acute,
that i go beyond established confines (of the art),
the others, that i write without talent and that
the poems i write in a simialr vein,
can be written into their thousands, every day.
Trebati (a serbian name, etymological
meaning: to need;
point of conjecture... well... if the medieval
world is to be made concise...
and the etymology of slav, implying slave...
it... only appears to hold true for the southern
slavs... the balkan region...
  as far as i am concerned,
the northern slavs... didn't exactly
make it to slave status,
the southern slavs might have been
of the roman empire...)
       Trebati: what do you counsel?
say something!
     stop writing!
            therefore throw my poems
into a corner?
           yes!
         to the executioner, that might be best,
  but then what do during the night,
when it's impossible to fall to sleep?
   rub your body with oil,
thrice swim the length of the Tiber,
in the evening drink some wine -
          you'll thus banish insomnia;
and if still, you have an irresistible desire
to write, then write for the sake of passing
  the victorious deeds of Caesar for posterity;
a generous reward you will receive.
   willingly, but my strengths are modest,
for me to sing about the death of the Gaul
javelin throwers with their broken spears,
or the wounded Parthian,
                      when he's dragged by a horse.
celebrate then, because of this,
   his bravery, his sense of justice, his wisdom,
just like...

  ****! another googlewhack!

                 lucyliusz w scypiadzie
       https://tinyurl.com/y5u7uelu

       just like... Lucius in Scythia.
           maybe i will not tempt, when the right
time comes. the time isn't right, Caesar's ear will
not succumb to the compliments whispered
by Flacci...
           do not stroke the steed in time,
    which will with its hoof kick.
better that than by reproach via a poem
      of these mediocrities,
     like the clown Pantolabus or the grandson
of Nomentano -
        who without blame, and even as
being untouched, hates.
                               and what of it?
        
hell: now the draft...

when all seems bleak upon the blank
plateau and the calm seas of
thought being voided -
    i tend to find scraps of language worth
keeping,
  odd bits of letters no written,
      interrupted narratives -
conversations never had - or pivoting
upon an alternative choice of words,
never mind...
    i acquired english and made myself
its father -
              audacious, i agree -
but psychopathic? i hardly think so.
              to out-speak a native means:
doubling down - standing ground -
digging trenches...
                 i have made english into
the equivalent of an armchair,
    sitting pretty, sitting cosy,
   in some shady part of an east london
pub: peering into the stage, attempting
to differentiate the actors from the props
and the props from an: authenticity.
trick is... well, i can't read in my native tongue
when in england...
  which is why i am extremely anticipating
the december hiatus impeding...
immersed in an environment filled with
the nativspreschen - notably from
devices such as the radio and the t.v. -
   i can digest a book in my nativspreschen
with as much ease as:
  spreading butter on a slice of bread...
        but that's because when in england:
i'm wholly dedicated to the language,
   perhaps not the culture which i mimic -
but i have allegiance to that ******* comfy
armchair that's the english language.
- i remember this one incident of being
thrown out from a local pub on the grounds
that i "launched a glass pint in rage across
the pub floor" - xenophobia tickle -
                 i spoke too much like oliver reed
to one schizophrenic and some other lost soul...
a few days later i tap the shoulder
    of one of the bar mistresses and ask her
if she's feeling o.k., if you want
a depiction of constipation, you should have
seen her, she has harbouring a hedgehog in
her *** by that point...
          a complete ******* of a pub anyway...
you see, even with an acquired accent,
if the question is asked: where you from,
and you say: not from around here,
   even if you've lived here pretty much
all of your life: you're not puritanical enough...
mind you... i'm the pedigree breed,
surrounded by mongrels...
                 i am, but a mongrel of the soul
nurturing an adopted tongue, while
   "trying" my hardest to forget my native tongue...
*******, i'm not going to turn into
a terrorist, which, by the way,
english society has bred...
                  polish is not omnipresent -
it's not the king-quack-**** sitting on
the throne of hippo-******* that's
the meridian - you have you dream,
taken from the spanish -
       die ***** von sonnezunge
ständig suchen  für die mond:
       die schlaflosigkeitreich -
the empire of (the) sun-tongue -
perpetually looking for the moon -
  insomniac empire.
      hell, have it, maybe by having it
you can have your, little elaborations
of the dream fabric...
             point being:
my native tongue is an equivalent of
the iron maiden by comparison...
       the merovingian was wrong:
you truly wipe your *** with silk
by speaking english...
                notably by introducing the
amputee R's worth of trill to sound old-school
and a knowledge of latin always helps...
but nothing quiet comes across
as speaking the native tongue better than
the natives...
        i think that's called ambition...
      or a heckling of some sort -
a heckling where no one is staged or is
telling a joke...
                   a bit like being generous
to the turk and his predicament...
  he owns a store, the local council comes
to him, he literally has a caravan outside the store...
and he's worrying about employing
lawyers to solve the matter, he doesn't
know what the problem is...
two bottles of wine and some coca cola
and i peer outside: ah!
         so i tell him: you're obstructing
an item of public property...
  the simple answer is that you have to
revise your makeshift caravan shanty and
expose that bench...
did i get a thank you, or a free bottle of
whiskey... turks... what do you expect,
  he thanked me by increasing the price of beer...
if people older than me have no
standards of etiquette - why even expect
any study of ethics? you first learn aesthetic,
then you learn etiquette,
    and then comes ethics...
         you think i bought anything from
him ever again? loser.
     - became a corporate ***** -
but then again at 16 quid a litre of ms. amber scot,
i can't complain.
                  - but come one,
you've been given free legal advice and
you can't even repay a debt of being given
advice... ah... i see...
it would have made the proprietor look
                     stupid, i.e.: d'uh! a bench!
funny you should ask (without even asking):
whenever i go back to poland i feel grounded...
nay, cushioned - after all i am not there
to visit my countrymen as such,
   more or less imbued with a sense of
proximity to my neighbours,
  the germans, the czechs, the white russians,
lithuanians and the ukrainians....
               and to read a book...
but mostly about feeling the vicinity of
the neighbours...
                      and inhale a breath of
authenticity, in historical terms...
                     because back in england -
  well i have a patriotism for the language:
but not the people -
                    the language i can cherish -
the people mean diddly-squat to me...
  after being barred from a pub on false accusation,
well... expect any different?
                if only i were black,
i could call that racism...
                        alas, i have the ****** luck
of the irish...
                 then again...
                                       none of this even matters
beyond a squabbling defaced impression
of a memory...
                              it still stands:
i'm comfortable writing, since i deem
english to be an armchair -
               but the nativspreschen i find
as an iron maiden...
            although when wholly immersed
in an environment when the only words
in english you hear are: weekend, etc. -
                     there's this aura of oddity that
surrounds me:
         either i'm a ghost among the living -
or i'm alive, immersed in ghost town...
i can never tell...
                           all in all:
continental air is so refreshing having spent
an entire year on an island...
   the almost complete lack of moisture,
the crispness of dry cool,
           the crackling of the foot on snow
in imitation of walking on egg shells -
  and the mere snow - notably falling crisply
during the night...
            islanders are a very strange people...
whether the british, the icelanders,
the maltese, the cypriots, the irish,
                        you name them...
                      islanders have this knack at
believing themselves to be superior
to kontinentalvolk -
       notably when it comes to the basic
etiquette of tourism...
                  in was in paris, twice...
each time i had the luck of a fellow tourist
who spoke french...
                                     once it was this
italian girl, another a canadian girl with
russian roots: a pole's luck, i guess.
Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1916

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.
Marco Bo Aug 2018
su campi rosso sangue
terra di oblio
caldo come all'inferno
ma sembrava inverno

su campi rosso sangue
terra di oblio
caldo come all'inferno
ma sembrava inverno

lungo il confine
una notte senza fine
sembrava di dormire
ma non era sonno

in lontananza suoni di libertà
  brillavano come un faro
ma dall'approdo desiderato
  hanno risposto no!

erano 8 braccianti poi 9, 10, 11, 12...
all'incrocio con il destino
  una striscia di dolore sull'asfalto
e di quella storia, questo l'epilogo

.......................

on blood red fields
land of oblivion
hot like in hell
but felt like winter

along the border
an endless night
it felt like sleep
but it was not

far in the distance, sounded like freedom
shined as a lighthouse
but from the harbour
they answered no!

they were 8 laborers
and 9, 10, 11 12....
at the crossroad with fate, just a strip of pain
and of that story, this was the end

------------------------

en campos rojos sangre
tierra del olvido
calientes como infierno
y frio como invierno

a lo largo de la frontera
una noche interminable
se sentía como dormir
pero no era sueño

a lo lejos sonaba libertad
brillado como un faro
pero desde el puerto
respondieron no!

eran 8 trabajadores y 9,10, 11 y 12...
al cruze con el destino
una tira de dolor
y de esta historia, ese fue el final
-..................................

sur champs rouge sang
terre d'oubli
chaud comme l'enfer
mais semblait l'hiver

le long de la frontière
une nuit sans fin
Il semblait dormir
mais n'était pas

au ****  bruits de liberté
   ils brillaient comme un phare
mais du port désiré
   ils ont dit non!

ils étaient 8 ouvriers puis 9, 10, 11, 12 ...
au croisement du destin
   une bande de douleur sur l'asphalte
et de cette histoire,
  voici l'épilogue
Guardi la vostra casa sopra un rivo,
sopra le stipe, sopra le ginestre;
ed entri l'eco d'un gorgheggio estivo
dalle finestre.
Dolce dormire con nel sogno il canto
dell'usignuolo! E sian sotto la gronda
rondini nere. Dolce avere accanto
chi vi risponda,
sul far dell'alba, quando voi direte
pian piano: È vero che non s'è più soli?
Sì, sì, diranno, vero ver... Che liete
grida! Che voli!
Sul far dell'alba, quando tutto ancora
sembra dormir dietro le imposte unite!
Sembra, e non è. Voi sì, forse, in quell'ora,
madri, dormite.
Sognate biondo: nelle vostre *****
non un fil bianco: bianche, nel giardino,
sono, sì, quelle ch'ora vi tendeste,
fascie di lino.
Si muove il cielo, tacito e lontano:
la terra dorme, e non la vuol destare;
dormono l'acque, i monti, le brughiere.
Ma no, ché sente sospirare il mare,
gemere sente le capanne nere:
v'è dentro un ***** che non può dormire:
piange; e le stelle passano pian piano.
Sento il peso del mondo sulle mie spalle.
Mi fa male vedere ogni persona che soffre.
Vorrei che tutti fossero felici, anche chi mi ha fatto del male.
Vorrei che gli animali non si debbano ammazzare per sopravvivere.

No, non mi importa
No, non mi importa più
Va tutto bene nonostante il caos
Va tutto bene nonostante tutto

Se conosco la storia di un cattivo riesco a capire perché è cattivo e diventa mio fratello.
Se conosco la storia di un'assassina capisco perché lo è diventata e diventa mia sorella.
Forse porgere l'altra guancia significa capire che ci sono persone che soffrono più di me.
Forse porgere l'altra guancia lenirà la sofferenza di chi arreca sofferenza perché la sua vita è stata più sofferente della mia.
O forse no e sono solo stronzi.

Si, mi importa relativamente perché...
Va tutto bene in realtà
Sto bene in realtà

È tutto una costruzione della nostra mente.
Una costruzione collettiva e culturale.

Dirò quel che vorrò dire,
se ne approfitterai bene, sennò pazienza.
La stessa pioggia fa scappare gli adulti e fa saltare su pozzanghere bambini.

** visto comunisti comportarsi da fascisti, e io che mi definisco marxista ** provato vergogna per me stesso.
Forse il capitalismo non è tutto da buttare.
** visto femministe attaccare in ma ssa, frenetiche come api sul miele, una ragazza.
E Io che mi definivo femminista intersezionale...
Quante volte io avrò tradito i miei ideali?

Oh sì, va tutto bene in realtà.
Oh si, riesco a planare in questa leggerezza.

La natura si mostra in tutta la sua bellezza.
La natura si mostra in tutta la sua violenza.

Svegliarsi è spiacevole, è così bello dormire,
Svegliarsi è spiacevole ma essere già svegli è più bello.

Qual è il vantaggio di mandare un uomo sulla luna quando l'uomo non riesce a vivere sulla terra?

È tutto ok
E io plano lontano su questa leggerezza.

Inseguo un gatto.
Cammino in alto su un muro e non cado, non cado.

E poi
Un piede sull'asfalto
Uno sulla via lattea
Accendo un falò.
Nuoto dove l'acqua è più blu.

È tutto così bello, tutto è più bello.
Tutto è così leggero...

Come camminare in alto su un muro
E non cadere, non cadere

Tu sei bellissima.

Tu turu tu tu turu tu.

/
Amo tutto di lei ed è così bella.
Non ** bisogno di prendere una farfalla per vederne la bellezza.
Se ti piace un fiore lo prendi,
se lo ami lo annaffi.


Spero che questo mio amore per te possa non finire mai, mi sento benedetto quando amo qualcuno.

Mi sento benedetto a stare sotto questo cielo.

Come camminare in alto su un muro e non cadere, non cadere.

E sento te dentro il mio cuore splendere come un gioiello

Dolci sogni che ricorderò.
Dolci sogni che ricorderò tutti.
.








"Non tentare di renderli felici, ti metterai nei pasticci."
"Non tentare di insegnare a cantare a un maiale, il risultato è che lui si irrita e tu perderai tempo".
Si muove il cielo, tacito e lontano:
la terra dorme, e non la vuol destare;
dormono l'acque, i monti, le brughiere.
Ma no, ché sente sospirare il mare,
gemere sente le capanne nere:
v'è dentro un ***** che non può dormire:
piange; e le stelle passano pian piano.
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l'amore.
Guardi la vostra casa sopra un rivo,
sopra le stipe, sopra le ginestre;
ed entri l'eco d'un gorgheggio estivo
dalle finestre.
Dolce dormire con nel sogno il canto
dell'usignuolo! E sian sotto la gronda
rondini nere. Dolce avere accanto
chi vi risponda,
sul far dell'alba, quando voi direte
pian piano: È vero che non s'è più soli?
Sì, sì, diranno, vero ver... Che liete
grida! Che voli!
Sul far dell'alba, quando tutto ancora
sembra dormir dietro le imposte unite!
Sembra, e non è. Voi sì, forse, in quell'ora,
madri, dormite.
Sognate biondo: nelle vostre *****
non un fil bianco: bianche, nel giardino,
sono, sì, quelle ch'ora vi tendeste,
fascie di lino.
Guardi la vostra casa sopra un rivo,
sopra le stipe, sopra le ginestre;
ed entri l'eco d'un gorgheggio estivo
dalle finestre.
Dolce dormire con nel sogno il canto
dell'usignuolo! E sian sotto la gronda
rondini nere. Dolce avere accanto
chi vi risponda,
sul far dell'alba, quando voi direte
pian piano: È vero che non s'è più soli?
Sì, sì, diranno, vero ver... Che liete
grida! Che voli!
Sul far dell'alba, quando tutto ancora
sembra dormir dietro le imposte unite!
Sembra, e non è. Voi sì, forse, in quell'ora,
madri, dormite.
Sognate biondo: nelle vostre *****
non un fil bianco: bianche, nel giardino,
sono, sì, quelle ch'ora vi tendeste,
fascie di lino.
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l'amore.
Un fiume di emozioni mi attraversa.
Quanta bellezza, potrei piangere.
Eppure galleggio su un'immensa calma.
Potrei dormire, felice
Potrei sognare, felice

— The End —