Submit your work, meet writers and drop the ads. Become a member
tangshunzi Jul 2014
Vow Renewal ha davvero bisogno di presentazioni .Perché appartiene Gene Simmons e la abiti da sposa on line sua splendida moglie Shannon di Kiss !E.a parte il folle .folle d'amore che tutti noi sappiamo che condividono .questo duo sa anche come ospitare un impressionante bella festa - con file di Pretty in Pink .schiocchi di favoloso e una devozione a tutte le cose ballare degno.Creato da Lady Liberty Eventi + un cuore Matrimoni con fotografie di Trish Barker .c'è molto di più nella galleria .

Condividi questa splendida galleria ColorsSeasonsSummerSettingsAl FrescoStylesModernRomantic

Dal Liberty Woodman di Lady Liberty Events.I hanno conosciuto Gene e Shannon per anni ed era così eccitato quando hanno deciso di rinnovare i loro voti alle Hawaii !Abbiamo collaborato con i talentuosi One Matrimoni cuore che gentilmente hanno contribuito a portare tutto il glamour alla vita!

Gene e Shannon volevano un incontro molto intimo dei loro più stretti amici e parenti di essere una parte del loro rinnovo di amore .Abbiamo deciso di fare un palato nero .fard e oro per riunire l'atmosfera glamour e moderno.con il suggerimento perfetto di nervosismo .Il progetto per questa occasione era semplicemente incredibile e era la rappresentazione ideale della loro morbida lato romantico mescolato con il loro rock \u0026rotolare personalità !

All'arrivo gli ospiti hanno fatto la loro strada attraverso un bianco appeso all'ingresso 25ft parete del fiore .dove erano seduti a splendide vignette in stile.Una combinazione di divani vintage.pouf e poltrone accentati con moderni cuscini neri e blush tiro .creando un ambiente opulento per i posti a sedere cerimonia.Flutti che scorre biancheria coprivano le pareti e soffitti .mentre blush e avorio nastri proposto come lo sfondo perfetto per la sposa e lo sposo a dire che faccioènuovo.Affiancato da lussureggianti centrotavola di ortensie e un corridoio personalizzato in mostra il loro monogramma .la passeggiata lungo la navata era niente timido di stordimento .gene \u0026Figlia Shannon ' .Sophie .ha messo insieme una cerimonia calorosa e cordiale e con l'aggiunta dei loro voti personali .non c'era un occhio secco in casa .Poco a poco gli ospiti sanno che ci sarebbe stata una cerimonia a sorpresa da seguire!Shannon illustra la sua sorella Sara .e il suo sposo Greg .felice di poter condividere questo giorno speciale con loro.Sara \u0026Greg ha proceduto con più di una cerimonia tradizionale stile hawaiano che ha aggiunto un'aggiunta unica e incantevole per i festeggiamenti .L'amore era certamente nell'aria !Come la coppia ri - sposato.e sposi fecero il loro ritorno lungo la navata.gli ospiti gettati petali che sono stati elegantemente presentati in sacchetti di rete a ogni sedile rosa .Gli ospiti

diretti verso l'area cocktail .che si è svolta sotto un albero magnificamente fiorito che è stato appeso con centinaia di candele appese .Un albero augurio visualizzazione degli ospitiècarte escort perfettamente ondeggiava nel piacevole brezza hawaiana .Le melodie contemporanee suonate dal duo stringa a condizione che il suono perfetto come ospiti sorseggiavano un cocktail speciali e mordicchiò bocconi .Gli ospiti

sono stati poi invitati a fare la loro strada in reception e zona pranzo .guidati dal suono di freddo jazz suonata dal vivo banda di 9 pezzi .La tavola era apparecchiata con biancheria blush frizzante .carica d'oro eposate e nero cristalleria moderna .Ogni impostazione è accentato con neri abiti da sposa on line laser taglio plexi Consiglio vetro carte.che sembrava incredibile contro il rossore e oro toni .Overhead .festoni di blush tendaggi e lampadari splendidi con sfumature nere fornito una magnifica atmosfera .Oro candelabri \u0026votive oro mercurio sono stati mescolati con le modalità lussureggianti che consisteva di fragranti rose da giardino e ortensie stabiliti nel colpire le navi nere .Le sedie erano vestiti con flirty battiscopa blush che fatica complimentato il paesaggio tavolo .La vivace verde vivente che circonda la zona e il suono luce delle cascate perfezionato l'aspetto della sala da pranzo .

L'enorme pista da ballo bianco incandescente con Gene \u0026Monogramma Shannon ' stato circondato da 4 .100 £ lampadari floreali che erano semplicemente bocca caduta .Vignette Petite circondato il pavimento e sono stati accentati con personalizzati monogramma cuscini di seta dupioni con ricami in oro .Una volta che tutti hanno fatto la loro strada verso la pista da ballo .feste la sera ' aveva appena iniziato !Shannon aveva chiesto karaoke per abiti da sposa corti la ricezione .così abbiamo pensato



così cosa c'è di meglio che avere una band suonare dal vivo come la loro musica di sottofondo !Sophie ( Gene e figlia Shannon ' ) ha iniziato le danze via con la sua interpretazione diè eeautifulèeè et Ultimoè?mentre i suoi genitori amorevolmente ballavano tra di loro e hanno accolto i loro amici e familiari a unirsi a loro sul pavimento .Gene saltò sul contrabbasso .mentre .Sophie \u0026Nick ( i loro figli ) ha cantato tutta la notte .Hanno sicuramente tutti scosso la casa .e ci siamo divertiti tutta la serata !
la serata si è conclusa .Gene e Shannon sono stati presentati con una splendida torta 3-tier .che consisteva di due livelli oro con finiture nere.e un livello inferiore di perfezione filodiffusione avorio rose .Mentre gli ospiti erano riuniti attorno .un solo cuore matrimoni avevano sorpreso gli ospiti con una giornata di modifica video l'intera attività serate .ogni ipotesi era in soggezione .E 'stato il modo perfetto per concludere questa bella raccoltaèsi poteva assolutamente sentire l'amore nell'aria

Banda : Jimmy Mac \u0026 The Kool Kats | Dress Brides 1 : . Jenny Packham | Dress Brides 2 : Badgley Mischka | Cake: DesignerCakes | Restauro : Sugar Beach Catering | Sedia Covers : Wildflower lino | Coordinatore / Progettista : Lady Liberty Eventi | Assistenza design: bianco Orchid Weddings | Designer : Matrimoni Un cuore | Fiori : Uno Matrimoni cuore | biancheria: La Tavola biancheria | Fotografia : TrishFotografia Barker | Luogo Carte : Pitbulls e Posies | String Duo : Don Lax | Luogo : Haiku Mill | caricabatterie: BBJ LinenBadgley Mischka è un membro del nostro Look Book .Per ulteriori informazioni su come vengono scelti i membri .fare clic qui .Wildflower Lino.un'orchidea da sposa bianco .INC .BBJ e Lady Liberty eventi fanno parte del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Wildflower Linen vedi portfolio un'orchidea da sposa bianco .INC vedi portfolio BBJ vedi portfolio Lady Liberty Eventi visualizza
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-c-1
http://www.belloabito.com/goods.php?id=876
http://188.138.88.219/imagesld/td//t35/productthumb/2/4166135353535_396981.jpg
Gene Simmons Vow Renewal_abiti da sposa 2014
I.

L'esprit des sages te contemple,
Mystérieuse Humilité,
Porte étroite et basse du temple
Auguste de la vérité !
Vertu que Dieu place à la tête
Des vertus que l'ange au ciel fête ;
Car elle est la perle parfaite
Dans l'abîme du siècle amer ;
Car elle rit sous l'eau profonde,
**** du plongeur et de la sonde.
Préférant aux écrins du monde
Le cœur farouche de la mer.
C'est vers l'humanité fidèle
Que mes oiseaux s'envoleront ;
Vers les fils, vers les filles d'elle,
Pour sourire autour de leur front ;
Vers Jeanne d'Arc et Geneviève
Dont l'étoile au ciel noir se lève,
Dont le paisible troupeau rêve,
Oublieux du loup, qui s'enfuit ;
Douces porteuses de bannière,
Qui refoulaient, à leur manière,
L'impur Suffolk vers sa tanière,
L'aveugle Attila dans sa nuit.

Sur la lyre à la corde amère
Où le chant d'un dieu s'est voilé,
Ils iront saluer Homère
Sous son haillon tout étoile.
Celui pour qui jadis les Iles
Et la Grèce étaient sans asiles,
Habite aujourd'hui dans nos villes
La colonne et le piédestal ;
Une fontaine à leur flanc jase,
Où l'enfant puise avec son vase,
Et la rêverie en extase,
Avec son urne de cristal.
**** des palais sous les beaux arbres
Où les paons, compagnons des dieux,
Traînent dans la blancheur des marbres
Leurs manteaux d'azur, couverts d'yeux ;
Où, des bassins que son chant noie
L'onde s'échevelle et poudroie :
Laissant ce faste et cette joie,
Mes strophes abattront leur vol,
Pour entendre éclater, superbe,
La voix la plus proche du Verbe,
Dans la paix des grands bois pleins d'herbe
Où se cache le rossignol.
Lorsqu'au fond de la forêt brune
Pas une feuille ne bruit,
Et qu'en présence de la lune
Le silence s'épanouit,
Sous l'azur chaste qui s'allume,
Dans l'ombre où l'encens des fleurs fume,
Le rossignol qui se consume
Dans l'extatique oubli du jour,
Verse un immense épithalame
De son petit gosier de flamme,
Où s'embrasent l'accent et l'âme
De la nature et de l'amour !

II.

C'est Dieu qui conduisait à Rome,
Mettant un bourdon dans sa main,
Ce saint qui ne fut qu'un pauvre homme,
Hirondelle de grand chemin,
Qui laissa tout son coin de terre,
Sa cellule de solitaire.
Et la soupe du monastère,
Et son banc qui chauffe au soleil,
Sourd à son siècle, à ses oracles,
Accueilli des seuls tabernacles,
Mais vêtu du don des miracles
Et coiffé du nimbe vermeil.

Le vrai pauvre qui se délabre,
Lustre à lustre, été par été,
C'était ce règne, et non saint Labre,
Qui lui faisait la charité
De ses vertus spirituelles,
De ses bontés habituelles,
Léger guérisseur d'écrouelles,
Front penché sur chaque indigent,
Fière statue enchanteresse
De l'austérité, que Dieu dresse,
Au bout du siècle de l'ivresse,
Au seuil du siècle de l'argent.

Je sais que notre temps dédaigne
Les coquilles de son chapeau,
Et qu'un lâche étonnement règne
Devant les ombres de sa peau ;
L'âme en est-elle atténuée ?
Et qu'importe au ciel sa nuée,
Qu'importe au miroir sa buée,
Si Dieu splendide aime à s'y voir !
La gangue au diamant s'allie ;
Toi, tu peins ta lèvre pâlie,
Luxure, et toi, vertu salie,
C'est là ton fard mystique et noir.

Qu'importe l'orgueil qui s'effare,
Ses pudeurs, ses rebellions !
Vous, qu'une main superbe égare
Dans la crinière des lions,
Comme elle égare aux plis des voiles,
Où la nuit a tendu ses toiles,
Aldébaran et les étoiles,
Frères des astres, vous, les poux
Qu'il laissait paître sur sa tête,
Bon pour vous et dur pour sa bête,
Dites, par la voix du poète,
À quel point ce pauvre était doux !

Ah ! quand le Juste est mort, tout change :
Rome au saint mur pend son haillon,
Et Dieu veut, par des mains d'Archange,
Vêtir son corps d'un grand rayon ;
Le soleil le prend sous son aile,
La lune rit dans sa prunelle,
La grâce comme une eau ruisselle
Sur son buste et ses bras nerveux ;
Et le saint, dans l'apothéose
Du ciel ouvert comme une rose,
Plane, et montre à l'enfer morose
Des étoiles dans ses cheveux !

Beau paysan, ange d'Amette,
Ayant aujourd'hui pour trépieds
La lune au ciel, et la comète,
Et tous les soleils sous vos pieds ;
Couvert d'odeurs délicieuses,
Vous, qui dormiez sous les yeuses,
Vous, que l'Eglise aux mains pieuses
Peint sur l'autel et le guidon,
Priez pour nos âmes, ces gouges,
Et pour que nos cœurs, las des bouges,
Lavent leurs péchés noirs et rouges
Dans les piscines du pardon !

III.

Aimez l'humilité ! C'est elle
Que les mages de l'Orient,
Coiffés d'un turban de dentelle,
Et dont le Noir montre en riant
Un blanc croissant qui l'illumine,
Offrant sur les coussins d'hermine
Et l'or pur et la myrrhe fine,
Venaient, dans l'encens triomphant,
Grâce à l'étoile dans la nue,
Adorer, sur la paille nue,
Au fond d'une étable inconnue,
Dans la personne d'un enfant.
Ses mains, qui sont des fleurs écloses,
Aux doux parfums spirituels,
Portent de délicates roses,
À la place des clous cruels.
Ecarlates comme les baies
Dont le printemps rougit les haies,
Les cinq blessures de ses plaies,
Dont l'ardeur ne peut s'apaiser,
Semblent ouvrir au vent des fièvres,
Sur sa chair pâle aux blancheurs mièvres,
La multitude de leurs lèvres
Pour l'infini de son baiser.
Au pied de la croix découpée
Sur le sombre azur de Sion,
Une figure enveloppée
De silence et de passion,
Immobile et de pleurs vêtue,
Va grandir comme une statue
Que la foi des temps perpétue,
Haute assez pour jeter sur nous,
Nos deuils, nos larmes et nos râles,
Son ombre aux ailes magistrales,
Comme l'ombre des cathédrales
Sur les collines à genoux.
Près de la blanche Madeleine,
Dont l'époux reste parfumé
Des odeurs de son urne pleine,
Près de Jean le disciple aimé,
C'est ainsi qu'entre deux infâmes,
Honni des hommes et des femmes,
Pour le ravissement des âmes,
Voulut éclore et se flétrir
Celui qui, d'un cri charitable,
Appelante pauvre à sa table,
Etait bien le Dieu véritable
Puisque l'homme l'a fait mourir !

Maintenant que Tibère écoute
Rire le flot, chanter le nid !
Olympe, un cri monte à ta voûte,
Et c'est : Lamma Sabacthani !
Les dieux voient s'écrouler leur nombre.
Le vieux monde plonge dans l'ombre,
Usé comme un vêtement sombre
Qui se détache par lambeaux.
Un empire inconnu se fonde,
Et Rome voit éclore un monde
Qui sort de la douleur profonde
Comme une rose du tombeau !
Des bords du Rhône aux bords du Tigre
Que Néron fasse armer ses lois,
Qu'il sente les ongles du tigre
Pousser à chacun de ses doigts ;
Qu'il contemple, dans sa paresse,
Au son des flûtes de la Grèce,
Les chevilles de la négresse
Tourner sur un rythme énervant ;
Déjà, dans sa tête en délire,
S'allume la flamme où l'Empire
De Rome et des Césars expire
Dans la fumée et dans le vent !

IV.

Humilité ! loi naturelle,
Parfum du fort, fleur du petit !
Antée a mis sa force en elle,
C'est sur elle que l'on bâtit.
Seule, elle rit dans les alarmes.
Celui qui ne prend pas ses armes,
Celui qui ne voit pas ses charmes
À la clarté de Jésus-Christ,
Celui là, sur le fleuve avide
Des ans profonds que Dieu dévide,
Aura fui comme un feuillet vide
Où le destin n'a rien écrit !
I.

Tu n'es certes pas, ma très-chère,
Ce que Veuillot nomme un tendron.
Le jeu, l'amour, la bonne chère,
Bouillonnent en toi, vieux chaudron !
Tu n'es plus fraîche, ma très-chère,

Ma vieille infante ! Et cependant
Tes caravanes insensées
T'ont donné ce lustre abondant
Des choses qui sont très-usées,
Mais qui séduisent cependant.

Je ne trouve pas monotone
La verdure de tes quarante ans ;
Je préfère tes fruits, Automne,
Aux fleurs banales du Printemps !
Non ! tu n'es jamais monotone !

Ta carcasse à des agréments
Et des grâces particulières ;
Je trouve d'étranges piments
Dans le creux de tes deux salières ;
Ta carcasse à des agréments !

Nargue des amants ridicules
Du melon et du giraumont !
Je préfère tes clavicules
À celles du roi Salomon,
Et je plains ces gens ridicules !

Tes cheveux, comme un casque bleu,
Ombragent ton front de guerrière,
Qui ne pense et rougit que peu,
Et puis se sauvent par derrière,
Comme les crins d'un casque bleu.

Tes yeux qui semblent de la boue,
Où scintille quelque fanal,
Ravivés au fard de ta joue,
Lancent un éclair infernal !
Tes yeux sont noirs comme la boue !

Par sa luxure et son dédain
Ta lèvre amère nous provoque ;
Cette lèvre, c'est un Eden
Qui nous attire et qui nous choque.
Quelle luxure ! et quel dédain !

Ta jambe musculeuse et sèche
Sait gravir au haut des volcans,
Et malgré la neige et la dèche
Danser les plus fougueux cancans.
Ta jambe est musculeuse et sèche ;

Ta peau brûlante et sans douceur,
Comme celle des vieux gendarmes,
Ne connaît pas plus la sueur
Que ton oeil ne connaît les larmes.
(Et pourtant elle a sa douceur !)

II.

Sotte, tu t'en vas droit au Diable !
Volontiers j'irais avec toi,
Si cette vitesse effroyable
Ne me causait pas quelque émoi.
Va-t'en donc, toute seule, au Diable !

Mon rein, mon poumon, mon jarret
Ne me laissent plus rendre hommage
À ce Seigneur, comme il faudrait.
« Hélas ! c'est vraiment bien dommage ! »
Disent mon rein et mon jarret.

Oh ! très-sincèrement je souffre
De ne pas aller aux sabbats,
Pour voir, quand il pète du soufre,
Comment tu lui baises son cas !
Oh ! très-sincèrement je souffre !

Je suis diablement affligé
De ne pas être ta torchère,
Et de te demander congé,
Flambeau d'enfer ! Juge, ma chère,
Combien je dois être affligé,

Puisque depuis longtemps je t'aime,
Étant très-logique ! En effet,
Voulant du Mal chercher la crème
Et n'aimer qu'un monstre parfait,
Vraiment oui ! vieux monstre, je t'aime !
Puisque c'est ton métier, misérable poète,
Même en ces temps d'orage, où la bouche est muette,
Tandis que le bras parle, et que la fiction
Disparaît comme un songe au bruit de l'action ;
Puisque c'est ton métier de faire de ton âme
Une prostituée, et que, joie ou douleur,
Tout demande sans cesse à sortir de ton coeur ;
Que du moins l'histrion, couvert d'un masque infâme,
N'aille pas, dégradant ta pensée avec lui,
Sur d'ignobles tréteaux la mettre au pilori ;
Que nul plan, nul détour, nul voile ne l'ombrage.
Abandonne aux vieillards sans force et sans courage
Ce travail d'araignée, et tous ces fils honteux
Dont s'entoure en tremblant l'orgueil qui craint les yeux.
Point d'autel, de trépied, point d'arrière aux profanes !
Que ta muse, brisant le luth des courtisanes,
Fasse vibrer sans peur l'air de la liberté ;
Qu'elle marche pieds nus, comme la vérité.

O Machiavel ! tes pas retentissent encore
Dans les sentiers déserts de San Casciano.
Là, sous des cieux ardents dont l'air sèche et dévore,
Tu cultivais en vain un sol maigre et sans eau.
Ta main, lasse le soir d'avoir creusé la terre,
Frappait ton pâle front dans le calme des nuits.
Là, tu fus sans espoir, sans proches, sans amis ;
La vile oisiveté, fille de la misère,
A ton ombre en tous lieux se traînait lentement,
Et buvait dans ton coeur les flots purs de ton sang :
"Qui suis-je ? écrivais-tu; qu'on me donne une pierre,
"Une roche à rouler ; c'est la paix des tombeaux
"Que je fuis, et je tends des bras las du repos."

C'est ainsi, Machiavel, qu'avec toi je m'écrie :
O médiocre, celui qui pour tout bien
T'apporte à ce tripot dégoûtant de la vie,
Est bien poltron au jeu, s'il ne dit : Tout ou rien.
Je suis jeune; j'arrive. A moitié de ma route,
Déjà las de marcher, je me suis retourné.
La science de l'homme est le mépris sans doute ;
C'est un droit de vieillard qui ne m'est pas donné.
Mais qu'en dois-je penser ? Il n'existe qu'un être
Que je puisse en entier et constamment connaître
Sur qui mon jugement puisse au moins faire foi,
Un seul !... Je le méprise. - Et cet être, c'est moi.

Qu'ai-je fait ? qu'ai-je appris ? Le temps est si rapide !
L'enfant marche joyeux, sans songer au chemin ;
Il le croit infini, n'en voyant pas la fin.
Tout à coup il rencontre une source limpide,
Il s'arrête, il se penche, il y voit un vieillard.
Que me dirai-je alors ? Quand j'aurai fait mes peines,
Quand on m'entendra dire : Hélas ! il est trop **** ;
Quand ce sang, qui bouillonne aujourd'hui dans mes veines
Et s'irrite en criant contre un lâche repos,
S'arrêtera, glacé jusqu'au fond de mes os...
O vieillesse ! à quoi donc sert ton expérience ?
Que te sert, spectre vain, de te courber d'avance
Vers le commun tombeau des hommes, si la mort
Se tait en y rentrant, lorsque la vie en sort ?
N'existait-il donc pas à cette loterie
Un joueur par le sort assez bien abattu
Pour que, me rencontrant sur le seuil de la vie,
Il me dît en sortant : N'entrez pas, j'ai perdu !

Grèce, ô mère des arts, terre d'idolâtrie,
De mes voeux insensés éternelle patrie,
J'étais né pour ces temps où les fleurs de ton front
Couronnaient dans les mers l'azur de l'Hellespont.
Je suis un citoyen de tes siècles antiques ;
Mon âme avec l'abeille erre sous tes portiques.
La langue de ton peuple, ô Grèce, peut mourir ;
Nous pouvons oublier le nom de tes montagnes ;
Mais qu'en fouillant le sein de tes blondes campagnes
Nos regards tout à coup viennent à découvrir
Quelque dieu de tes bois, quelque Vénus perdue...
La langue que parlait le coeur de Phidias
Sera toujours vivante et toujours entendue ;
Les marbres l'ont apprise, et ne l'oublieront pas.
Et toi, vieille Italie, où sont ces jours tranquilles
Où sous le toit des cours Rome avait abrité
Les arts, ces dieux amis, fils de l'oisiveté ?
Quand tes peintres alors s'en allaient par les villes,
Elevant des palais, des tombeaux, des autels,
Triomphants, honorés, dieux parmi les mortels ;
Quand tout, à leur parole, enfantait des merveilles,
Quand Rome combattait Venise et les Lombards,
Alors c'étaient des temps bienheureux pour les arts !
Là, c'était Michel-Ange, affaibli par les veilles,
Pâle au milieu des morts, un scalpel à la main,
Cherchant la vie au fond de ce néant humain,
Levant de temps en temps sa tête appesantie,
Pour jeter un regard de colère et d'envie
Sur les palais de Rome, où, du pied de l'autel,
A ses rivaux de **** souriait Raphaël.
Là, c'était le Corrège, homme pauvre et modeste,
Travaillant pour son coeur, laissant à Dieu le reste ;
Le Giorgione, superbe, au jeune Titien
Montrant du sein des mers son beau ciel vénitien ;
Bartholomé, pensif, le front dans la poussière,
Brisant son jeune coeur sur un autel de pierre,
Interrogé tout bas sur l'art par Raphaël,
Et bornant sa réponse à lui montrer le ciel...
Temps heureux, temps aimés ! Mes mains alors peut-être,
Mes lâches mains, pour vous auraient pu s'occuper ;
Mais aujourd'hui pour qui ? dans quel but ? sous quel maître ?
L'artiste est un marchand, et l'art est un métier.
Un pâle simulacre, une vile copie,
Naissent sous le soleil ardent de l'Italie...
Nos oeuvres ont un an, nos gloires ont un jour ;
Tout est mort en Europe, - oui, tout, - jusqu'à l'amour.

Ah ! qui que vous soyez, vous qu'un fatal génie
Pousse à ce malheureux métier de poésie
Rejetez **** de vous, chassez-moi hardiment
Toute sincérité; gardez que l'on ne voie
Tomber de votre coeur quelques gouttes de sang ;
Sinon, vous apprendrez que la plus courte joie
Coûte cher, que le sage est ami du repos,
Que les indifférents sont d'excellents bourreaux.

Heureux, trois fois heureux, l'homme dont la pensée
Peut s'écrire au tranchant du sabre ou de l'épée !
Ah ! qu'il doit mépriser ces rêveurs insensés
Qui, lorsqu'ils ont pétri d'une fange sans vie
Un vil fantôme, un songe, une froide effigie,
S'arrêtent pleins d'orgueil, et disent : C'est assez !
Qu'est la pensée, hélas ! quand l'action commence ?
L'une recule où l'autre intrépide s'avance.
Au redoutable aspect de la réalité,
Celle-ci prend le fer, et s'apprête à combattre ;
Celle-là, frêle idole, et qu'un rien peut abattre,
Se détourne, en voilant son front inanimé.

Meurs, Weber ! meurs courbé sur ta harpe muette ;
Mozart t'attend. - Et toi, misérable poète,
Qui que tu sois, enfant, homme, si ton coeur bat,
Agis ! jette ta lyre; au combat, au combat !
Ombre des temps passés, tu n'es pas de cet âge.
Entend-on le nocher chanter pendant l'orage ?
A l'action ! au mal ! Le bien reste ignoré.
Allons ! cherche un égal à des maux sans remède.
Malheur à qui nous fit ce sens dénaturé !
Le mal cherche le mal, et qui souffre nous aide.
L'homme peut haïr l'homme, et fuir; mais malgré lui,
Sa douleur tend la main à la douleur d'autrui.
C'est tout. Pour la pitié, ce mot dont on nous leurre,
Et pour tous ces discours prostitués sans fin,
Que l'homme au coeur joyeux jette à celui qui pleure,
Comme le riche jette au mendiant son pain,
Qui pourrait en vouloir ? et comment le vulgaire,
Quand c'est vous qui souffrez, pourrait-il le sentir,
Lui que Dieu n'a pas fait capable de souffrir ?

Allez sur une place, étalez sur la terre
Un corps plus mutilé que celui d'un martyr,
Informe, dégoûtant, traîné sur une claie,
Et soulevant déjà l'âme prête à partir ;
La foule vous suivra. Quand la douleur est vraie,
Elle l'aime. Vos maux, dont on vous saura gré,
Feront horreur à tous, à quelques-uns pitié.
Mais changez de façon : découvrez-leur une âme
Par le chagrin brisée, une douleur sans fard,
Et dans un jeune coeur des regrets de vieillard ;
Dites-leur que sans mère, et sans soeur, et sans femme,
Sans savoir où verser, avant que de mourir,
Les pleurs que votre sein peut encor contenir,
Jusqu'au soleil couchant vous n'irez point peut-être...
Qui trouvera le temps d'écouter vos malheurs ?
On croit au sang qui coule, et l'on doute des pleurs.
Votre ami passera, mais sans vous reconnaître.

Tu te gonfles, mon coeur?... Des pleurs, le croirais-tu,
Tandis que j'écrivais ont baigné mon visage.
Le fer me manque-t-il, ou ma main sans courage
A-t-elle lâchement glissé sur mon sein nu ?
Non, rien de tout cela. Mais si **** que la haine
De cette destinée aveugle et sans pudeur
Ira, j'y veux aller. - J'aurai du moins le coeur
De la mener si bas que la honte l'en prenne.
Au mois d'avril, quand l'an se renouvelle,
L'aube ne sort si fraîche de la mer :
Ni hors des flots la déesse (1) d'aimer
Ne vint à Cypre en sa conque si belle,

Comme je vis la beauté que j'appelle
Mon astre saint, au matin s'éveiller,
Rire le ciel, la terre s'émailler,
Et les Amours voler à l'entour d'elle.

Amour, Jeunesse, et les Grâces qui sont
Filles du ciel lui pendaient sur le front :
Mais ce qui plus redoubla mon service (2),

C'est qu'elle avait un visage sans art.
La femme laide est belle d'artifice,
La femme belle est belle sans du fard.


1. Vénus, née de l'écume de la mer.
2. M'assujettit davantage à son service.
Yousra Amatullah Dec 2022
He swt declared our right 'to be covered' fard, SoubhanAllah. He declared our hijaab fard as a sign of His Mercy. Yet we fail to remember our names. We fail to remember what our beloved prophet Muhammad saws went through, and those who came before him. We forget about those who suffered and died for the sake of Allah swt. They went through so much pain, spreading and defending women's rights. Telling her that she is utmost valuable and that she should be cherished, protected, covered.

We fail to remember the blood that has been shed. We do so when we perfume our hijaab, and when we show off that little bit of hair. We do so when our headscarves don't match our skinny jeans and when our freshly painted faces don't add up to the beauty of haya. We do so when our hijaab is see-through, showing our beautiful curved bodies to a world that in the end will testify against us.

My dear sisters, you are so beautiful wearing His shield instead of the world's corruption.

Please, for the sake of Allah swt, protect yourselves.
caroline royer Jan 2017
Monotone
monocorde
d'une voix sans timbre
d'une voix aphone
Je ploids sous le poids
de cette mélopée
sans fard
lente et lanscinante
inscrite dans mes chairs
en caractère gras
Mises à mal
par la vie
Mises à mort
Maintes fois
Et toujours on se relève
On revient
Et on erre dans cette vie
Mise à prix
Au marché des Sans Noms
Ta valeur n'a pas de prix
Que cela soit inscrit
En caractère gras
Ô honte ! ce n'est pas seulement cette femme,
Sacrée alors pour tous, faible cœur, mais grande âme,
Mais c'est lui, c'est son nom dans l'avenir maudit,
Ce sont les cheveux blancs de son père interdit,
C'est la pudeur publique en face regardée
Tandis qu'il s'accouplait à son infâme idée,
C'est l'honneur, c'est la foi, la pitié, le serment,
Voilà ce que ce juif a vendu lâchement !

Juif : les impurs traitants à qui l'on vend son âme
Attendront bien longtemps avant qu'un plus infâme
Vienne réclamer d'eux, dans quelque jour d'effroi,
Le fond du sac plein d'or qu'on fit vomir sur toi !

Ce n'est pas même un juif ! C'est un payen immonde,
Un renégat, l'opprobre et le rebut du monde,
Un fétide apostat, un oblique étranger
Qui nous donne du moins le bonheur de songer
Qu'après tant de revers et de guerres civiles
Il n'est pas un bandit écumé dans nos villes,
Pas un forçat hideux blanchi dans les prisons,
Qui veuille mordre en France au pain des trahisons !

Rien ne te disait donc dans l'âme, ô misérable !
Que la proscription est toujours vénérable,
Qu'on ne bat pas le sein qui nous donna son lait,
Qu'une fille des rois dont on fut le valet
Ne se met point en vente au fond d'un antre infâme,
Et que, n'étant plus reine, elle était encor femme !

Rentre dans l'ombre où sont tous les monstres flétris
Qui depuis quarante ans bavent sur nos débris !
Rentre dans ce cloaque ! et que jamais ta tête,
Dans un jour de malheur ou dans un jour de fête,
Ne songe à reparaître au soleil des vivants !
Qu'ainsi qu'une fumée abandonnée aux vents,
Infecte, et don chacun se détourne au passage,
Ta vie erre au hasard de rivage en rivage !

Et tais-toi ! que veux-tu balbutier encor !
Dis, n'as-tu pas vendu l'honneur, le vrai trésor ?
Garde tous les soufflets entassés sur ta joue.
Que fait l'excuse au crime et le fard sur la boue !

Sans qu'un ami t'abrite à l'ombre de son toit,
Marche, autre juif errant ! marche avec l'or qu'on voit
Luire à travers les doigts de tes mains mal fermées !
Tous les biens de ce monde en grappes parfumées
Pendent sur ton chemin, car le riche ici-bas
A tout, hormis l'honneur qui ne s'achète pas !
Hâte-toi de jouir, maudit ! et sans relâche
Marche ! et qu'en te voyant on dise : C'est ce lâche !
Marche ! et que le remords soit ton seul compagnon !
Marche ! sans rien pouvoir arracher de ton nom !
Car le mépris public, ombre de la bassesse,
Croît d'année en année et repousse sans cesse,
Et va s'épaississant sur les traîtres pervers
Comme la feuille au front des sapins toujours verts !

Et quand la tombe un jour, cette embûche profonde
Qui s'ouvre tout à coup sous les choses du monde,
Te fera, d'épouvante et d'horreur agité,
Passer de cette vie à la réalité,
La réalité sombre, éternelle, immobile !
Quand, d'instant en instant plus seul et plus débile,
Tu te cramponneras en vain à ton trésor ;
Quand la mort, t'accostant couché sur des tas d'or,
Videra brusquement ta main crispée et pleine
Comme une main d'enfant qu'un homme ouvre sans peine,
Alors, dans cet abîme où tout traître descend,
L'un roulé dans la fange et l'autre teint de sang,
Tu tomberas damné, désespéré, banni !
Afin que ton forfait ne soit pas impuni,
Et que ton âme, errante au milieu de ces âmes,
Y soit la plus abjecte entre les plus infâmes !
Et lorsqu'ils te verront paraître au milieu d'eux,
Ces fourbes dont l'histoire inscrit les noms hideux,
Que l'or tenta jadis, mais à qui d'âge en âge
Chaque peuple en passant vient cracher au visage,
Tous ceux, les plus obscurs comme les plus fameux,
Qui portent sur leur lèvre un baiser venimeux,
Judas qui vend son Dieu, Leclerc qui vend sa ville,
Groupe au louche regard, engeance ingrate et vile,
Tous en foule accourront joyeux sur ton chemin,
Et Louvel indigné repoussera ta main !

Novembre 1832.
Je n 'ai jamais vu

Autrement que fardées

Les lèvres rebondies de ma muse.

Ces lèvres rarissimes n 'ont jamais aimé,

Jamais baiser de Désirée ne fut ni volé ni échangé

M'a-t-elle avoué.

Ne proposez surtout pas à ma muse de goûter à ses lèvres

Sublimées par les mythiques "Ne m'oubliez pas" de Guerlain,

Authentique Rouge de Rouge Baiser,

Ou encore Noir Gothique de Dior

Oubliez à jamais magenta,

Parme ou mauve, prune ou violette

Les lèvres cultes de ma muse ne jurent que par l 'aubergine

Eggplant lipstick,

Appliqué au raisin

Du coeur de ses lèvres vers les commissures

Mais à n'en pas douter le nec plus ultra de ses lèvres

C 'est quand elles sont nues,

Dépouillées, sans fard, sans baume

Riches de leur texture incendiaire

Naturelle, légitime et génétique

Riches des flux et reflux de l'Océan Indien.

Ses lèvres, comme je les imagine,

Sont alors cyclone divin comme le vin de letchi

A boire sans modération.
Le soleil verse aux toits des chambres mal fermées
Ses urnes enflammées ;
En attendant le kief, toutes sont là, pâmées,
Sur les divans brodés de chimères armées ;

Annès, Nazlès, Assims, Bourbaras, Zalimées,
En lin blanc, la prunelle et la joue allumées
Par le fard, parfumées,
Tirant des narghilés de légères fumées,

Ou buvant, ranimées,
Les ongles teints, les doigts illustrés de camées,
Dans les dés d'argent fin des liqueurs renommées.

Sur les coussins vêtus d'étoffes imprimées,
Dans des poses d'almées,
Voluptueusement fument les bien-aimées.
En tes yeux nage une factice opale,
Et le charbon t'allonge les sourcils,
Mais ton regard sans douceur n'est que pâle
Sous tes gros cils de sépia noircis.

Ah ! Pauvre femme, il règne un froid de pierre
Dans la langueur menteuse de ce fard ;
Quand tu mettrais l'azur sous ta paupière,
Tu ne pourrais embellir ton regard !

Oui, porte envie aux yeux vrais qui nous laissent,
En se voilant, captivés d'autant mieux ;
Ceux-là sont beaux, même quand ils se baissent :
C'est le regard qui fait le prix des yeux.

Qui sait pourtant s'il faut qu'on te dédaigne,
S'il n'est plus rien, dans ton âme, à cueillir ?
Pour la sauver il suffit qu'on la plaigne,
Un dernier lis y pourra tressaillir.

Est-il si vain, ce rêve de jeunesse
Dont nous rions et que nous fîmes tous :
Guérir une âme où la vertu renaisse !
Si généreux, étions-nous donc si fous ?

Qui sait pourtant si tout ton maquillage
N'endigue pas des pleurs accumulés,
Qui brusquement y feraient leur sillage,
Pareils aux pleurs des yeux immaculés ?

Car tous les pleurs, de pécheresse ou d'ange,
Dans tous les yeux sont d'eau vive et de sel ;
L'onde en est pure, et rien de ce mélange,
S'il vient du cœur, n'est indigne du ciel ;

Vois Madeleine : elle y trône ravie
Pour une larme où Dieu se put mirer :
S'il t'en reste une, une ancienne, à pleurer,
Tu peux laver ta paupière et ta vie.
Allons, mon pauvre cœur, allons, mon vieux complice,

Redresse et peins à neuf tous tes arcs triomphaux ;

Brûle un encens ranci sur tes autels d'or faux ;

Sème de fleurs les bords béants du précipice ;

Allons, mon pauvre cœur, allons, mon vieux complice !


Pousse à Dieu ton cantique, ô chantre rajeuni ;

Entonne, orgue enroué, des Te Deum splendides ;

Vieillard prématuré, mets du fard sur tes rides :

Couvre-toi de tapis mordorés, mur jauni ;

Pousse à Dieu ton cantique, ô chantre rajeuni.


Sonnez, grelots ; sonnez, clochettes ; sonnez, cloches !

Car mon rêve impossible a pris corps, et je l'ai

Entre mes bras pressé : le Bonheur, cet ailé

Voyageur qui de l'Homme évite les approches.

- Sonnez, grelots ; sonnez, clochettes ; sonnez, cloches !


Le Bonheur a marché côte à côte avec moi ;

Mais la FATALITÉ ne connaît point de trêve :

Le ver est dans le fruit, le réveil dans le rêve,

Et le remords est dans l'amour : telle est la loi.

- Le Bonheur a marché côte à côte avec moi.
Le « sort » fantasque qui me gâte à sa manière -

M'a logé cette fois, peut-être la dernière

Et la dernière c'est la bonne - à l'hôpital !

De mon rêve à ceci le réveil est brutal

Mais explicable par le fait d'une voleuse

(Dont l'histoire posthume est, dit-on, graveleuse)

Du fait d'un rhumatisme aussi, moindre détail ;

Puis d'un gîte où l'on est qu'importe le portail ?

J'y suis, j'y vis. « Non, j'y végète », on rectifie ;

On se trompe. J'y vis dans le strict de la vie,

Le pain qu'il faut, pas trop de vin, et mieux couché !

Évidemment j'expie un très ancien péché

(Très ancien ?) dont mon sang a des fois la secousse,

Et la pénitence est relativement douce

Dans le martyrologe et sur l'armorial

Des poètes, peut-être un peu proverbial.

C'est un lieu comme un autre, on en prend l'habitude:

A prison bonne enfant longanime Latude.

Sans compter qu'au rimeur, pour en parler, alors !

Pauvre et fier, il ne reste qu'à mourir dehors

Ou tout comme, en ces temps vraiment trop peu propices.

Et mourir pour mourir. Muse qui me respices,

Autant le faire ici qu'ailleurs, et même mieux,

Sinon qu'ici l'on est tout « laïque », les vieux

Abus sont réformés et le « citoyen » libre !

Et fort ! doit, ou l'État perdrait son équilibre,

Avec ça qu'il n'est pas à cheval sur un pall !

Mourir dans les bras du Conseil Municipal,

Mal rassurante et pas assez édifiante

Conclusion pour tel, qu'un vœu mystique hante

Moi par exemple, j'en forme l'aveu sans fard,

Me dût-on traiter d'âne ou d'impudent cafard,

La conversation, dans ce modeste asile,

Ne m'est pas autrement pénible et difficile !

Ces braves gens, que le Journal rend un peu sots,

Du moins ont conservé, malgré tous les assauts

Que « l'Instruction » livre à leur tête obsédée ;

Quelque saveur encor de parole et d'idée ;

La Révolution, qu'il faut toujours citer

Et condamner, n'a pu complètement gâter

Leur trivialité non sans grâce et sincère.

Même je les préfère aux mufles de ma sphère

Certes ! et je subis leur choc sans trop d'émoi.

Leur vice et leur vertu sont juste à point pour moi

Les goûter et me plaire en ces lieux salutaires

(A comme moi) des espèces de solitaires,

Espèce de couvent moins cet espoir chrétien !

Le monde est tel qu'ici je n'ai besoin de rien

Et que j'y resterais, ma foi, toute ma vie,

Sans grands jaloux, j'espère, et pour sûr, sans envie !

Si, dès guéri, si je guéris, car tout se peut,

Je n'avais quelque chose à faire, que Dieu veut.
La très-chère était nue, et, connaissant mon coeur,
Elle n'avait gardé que ses bijoux sonores,
Dont le riche attirail lui donnait l'air vainqueur
Qu'ont dans leurs jours heureux les esclaves des Maures.

Quand il jette en dansant son bruit vif et moqueur,
Ce monde rayonnant de métal et de pierre
Me ravit en extase, et j'aime à la fureur
Les choses où le son se mêle à la lumière.

Elle était donc couchée et se laissait aimer,
Et du haut du divan elle souriait d'aise
A mon amour profond et doux comme la mer,
Qui vers elle montait comme vers sa falaise.

Les yeux fixés sur moi, comme un tigre dompté,
D'un air vague et rêveur elle essayait des poses,
Et la candeur unie à la lubricité
Donnait un charme neuf à ses métamorphoses ;

Et son bras et sa jambe, et sa cuisse et ses reins,
Polis comme de l'huile, onduleux comme un cygne,
Passaient devant mes yeux clairvoyants et sereins ;
Et son ventre et ses seins, ces grappes de ma vigne,

S'avançaient, plus câlins que les Anges du mal,
Pour troubler le repos où mon âme était mise,
Et pour la déranger du rocher de cristal
Où, calme et solitaire, elle s'était assise.

Je croyais voir unis par un nouveau dessin
Les hanches de l'Antiope au buste d'un imberbe,
Tant sa taille faisait ressortir son bassin.
Sur ce teint fauve et brun, le fard était superbe !

Et la lampe s'étant résignée à mourir,
Comme le foyer seul illuminait la chambre,
Chaque fois qu'il poussait un flamboyant soupir,
Il inondait de sang cette peau couleur d'ambre !
Bobèche, adieu ! bonsoir, Paillasse ! arrière, Gille !

Place, bouffons vieillis, au parfait plaisantin,

Place ! très grave, très discret et très hautain,

Voici venir le maître à tous, le clown agile.


Plus souple qu'Arlequin et plus brave qu'Achille,

C'est bien lui, dans sa blanche armure de satin ;

Vides et clairs ainsi que des miroirs sans tain,

Ses yeux ne vivent pas dans son masque d'argile.


Ils luisent bleus parmi le fard et les onguents,

Cependant que la tête et le buste, élégants,

Se balancent sur l'arc paradoxal des jambes.


Puis il sourit. Autour le peuple bête et laid,

La canaille puante et sainte des Iambes,

Acclame l'histrion sinistre qui la hait.
Dans un missel datant du roi François premier,
Dont la rouille des ans a jauni le papier
Et dont les doigts dévots ont usé l'armoirie,
Livre mignon, vêtu d'argent sur parchemin,
L'un de ces fins travaux d'ancienne orfèvrerie
Où se sentent l'audace et la peur de la main,
J'ai trouvé cette fleur flétrie.

On voit qu'elle est très vieille au vélin traversé
Par sa profonde empreinte où la sève a percé.
Il se pourrait qu'elle eût trois cents ans ; mais n'importe,
Elle n'a rien perdu qu'un peu de vermillon,
Fard qu'elle eût vu tomber même avant d'être morte,
Qui ne brille qu'un jour, et que le papillon,
En passant, d'un coup d'aile emporte ;

Elle n'a pas perdu de son cœur un pistil,
Ni du frêle tissu de sa corolle un fil ;
La page ondule encore où sécha la rosée
De son dernier matin, mêlée à d'autres pleurs ;
La mort en la cueillant l'a seulement baisée,
Et, soigneuse, n'a fait qu'éteindre ses couleurs,
Mais ne l'a pas décomposée.

Une mélancolique et subtile senteur,
Pareille au souvenir qui monte avec lenteur,
L'arome du secret dans les cassettes closes,
Révèle l'âge ancien de ce mystique herbier ;
Il semble que les jours se parfument des choses,
Et qu'un passé d'amour ait l'odeur d'un sentier
Où le vent balaya des roses.

Et peut-être, dans l'air sombre et léger du soir,
Un cœur, comme une flamme, autour du vieux fermoir,
S'efforce, en palpitant, de se frayer passage ;
Et chaque soir peut-être il attend l'angelus,
Dans l'espoir qu'une main viendra tourner la page
Et qu'il pourra savoir si rien ne reste plus
De la fleur qui fut son hommage.

Eh bien ! Rassure-toi, chevalier qui partais
Pour combattre à Pavie et ne revins jamais ;
Ou page qui, tout bas, aimant comme on adore,
Fis un aveu d'amour d'un Ave Maria :
Cette fleur qui mourut sous des yeux que j'ignore,
Depuis les trois cents ans qu'elle repose là,
Où tu l'as mise elle est encore.
Le tréteau qu'un orchestre emphatique secoue

Grince sous les grands pieds du maigre baladin

Qui harangue non sans finesse et sans dédain

Les badauds piétinant devant lui dans la boue.


Le plâtre de son front et le fard de sa joue

Font merveille. Il pérore et se tait tout soudain,

Reçoit des coups de pieds au derrière, badin,

Baise au cou sa commère énorme, et fait la roue.


Ses boniments, de coeur et d'âme approuvons-les.

Son court pourpoint de toile à fleurs et ses mollets

Tournants jusqu'à l'abus valent que l'on s'arrête.


Mais ce qu'il sied à tous d'admirer, c'est surtout

Cette perruque d'où se dresse sur la tête,

Preste, une queue avec un papillon au bout.

— The End —