Submit your work, meet writers and drop the ads. Become a member
Darbi Alise Howe Jun 2013
It's a sweltering night, a sweltering morning really, and my body is tattooed with spider bite kisses and bruises.  I smell of park grass and chlorine and someone else's sweat, my lips are chapped, swollen, my eyes encircled in crimson undertones.  The people on the street stare- I am blonde, a dead give away, slighter and taller than the locals.  Men are confused, women are scornful, police are helpless.  My legs cramp with the dawn as I walk back to the apartment in my hospital-gown green tunic, sobbing openly, hair tangled with twigs and dirt.  It's still dark enough for that, but too quiet.  A milkman stops his work to look up at me and whisper ciao in the most kind and gentle voice I have ever heard, especially here, and I want to throw myself into his arms and sleep and scar his white uniform with the black stains of my tears, though I restrain myself and nod, shuffling forward, shoulders slumped, no eye contact, his gaze a hand stroking my back like the father I never had but always wished for, and I cannot help but cry harder, though I try harder to restrict each sob until I sound as though I'm gasping for air, but I would rather seem asthmatic than week, rather be strange than pitiful.  It is always better to be unknowable, much more simple than openly vulnerable in my experience, though my experiences are drunken from the bottom dredges of a half empty glass, so truly I do not know if this is true, and and every day I understand Hamlet's letter to Ophelia just a bit more, because every day I doubt truth to be a liar just a bit more.

Still, there are some things I know, enough to be called intelligente by a man named Simone, whose eyes shone with solare during the day, but at night became dark and hungry.  I know now why my friend chose to fly off a building in Spain without his wings.  There is a disconnection abroad, no sense of security or protection, demons are awakened and restless, dreams colder, and more cruel; the heat drains one's essence, melting the glue that keeps us who are broken together.  I know that expectations are sad reflections of desires, shadows of my own inadequacies.  I know that I am afraid, that heaven and hell are not places but permanent conditions, that my head is the prison guard of my heart.  Blame and guilt come easily.  There are no distractions, just meaningless directions, and I seem to have forgotten those I brought from home. Here, I am concerned with physical threats, trauma that can be shaken off with a block's worth of strides, yet I cannot seem to lose my naked shadow between the buildings.  I thought I hid it well behind frozen gazes, but the mirrors say, no, no, they know you are all wrong, you foolish girl, you poor little lie, they see through you, they sense your fear and feast upon it, you ignorant child, you are as small as the motes of dust drifting through the beam of a forgotten projector, the film torn and tangled, the screen stuck on one frame

I should have stopped when the milkman spoke. He knows that it is not mirrors who lie, it is us.
short story I wrote about something that happened when I was living in Florence.
Elizabeth Bleu Jul 2014
Luna (Latine Lunae) est terrae sola naturalis satellite. [E] [F] [VIII] licet non amet naturalis satellitis in Systemate Solare est, inter satellites maioribus signis maxima quod ad magnitudinem orbes obiecti (primarium) [g] [a] et post Io satellite Jovis, qui est secundus densa inter densitates satellite cognoscuntur.

Luna est in vna *** orbem terrarum, et semper, et faciens facies, *** cis insignis, quae per tenebras inter maria volcanus editis clarus, et veteri crusta impactus crateres prominent. Est enim post solem in coelo et immutari. Quanquam autem id candidissimam, obscurus etiam superficie *** bitumen reflectance fessis tantum leviter superior. Huius temporibus perquam cyclus regularem habere in coelo, quia antiquitus in luna lingua maximus culturae opes, fastos artis fabularis. Producit vim gravitatis luna dies et tempora et levi freta. Nunc de orbita lunae distantia diameter vicibus terra in caelum facit ut fere idem sit qui apparet Solis. Nempe per id fere totum solem lunam eclipsin solis tegere. Hoc simile est de magnitudine visuali fortuitum apparens. Lunaris a terra distantiae lineae sit amet, crescens ad rate of 3,82 ± 0,07 mm per annum, id est, non tamen semper. [IX]
Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
e quello era il mondo.
Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
nell'abbaglio d'incendio dell'aria.
Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere.
Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo.
Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra
tu fosti divina:
il resto è ombra e polvere d'ombra.
Ridotto a me stesso?
Morto l'interlocutore?
O morto io,
l'altro su di me
padrone del campo, l'altro,
universo, parificatore...
o no,
niente di questo:
il silenzio raggiante
dell'amore pieno,
della piena incarnazione
anticipato da un lampo? -
penso
se è pensare questo
e non opera di sonno
nella pausa solare
del tumulto di adesso.
Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
e quello era il mondo.
Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
nell'abbaglio d'incendio dell'aria.
Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere.
Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo.
Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra
tu fosti divina:
il resto è ombra e polvere d'ombra.
Io adoro la mia parte oscura, calma e dolce come la notte, oh anche lì per me è possibile provare gioia.
Così come amo la mia luce, dinamica e forte come energia solare.

Io amo troppo la vita e tutto ciò che in essa c'è. Amo intensamente, tutto.
Ridotto a me stesso?
Morto l'interlocutore?
O morto io,
l'altro su di me
padrone del campo, l'altro,
universo, parificatore...
o no,
niente di questo:
il silenzio raggiante
dell'amore pieno,
della piena incarnazione
anticipato da un lampo? -
penso
se è pensare questo
e non opera di sonno
nella pausa solare
del tumulto di adesso.
Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
e quello era il mondo.
Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
nell'abbaglio d'incendio dell'aria.
Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
tuo riso d'amore tra il vasto fulgere ed ardere.
Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
tua la luce, tuo l'uomo, tuo il tempo.
Fermasti il tempo in pieno sull'ora solare per cui in terra
tu fosti divina:
il resto è ombra e polvere d'ombra.
Ridotto a me stesso?
Morto l'interlocutore?
O morto io,
l'altro su di me
padrone del campo, l'altro,
universo, parificatore...
o no,
niente di questo:
il silenzio raggiante
dell'amore pieno,
della piena incarnazione
anticipato da un lampo? -
penso
se è pensare questo
e non opera di sonno
nella pausa solare
del tumulto di adesso.

— The End —