Qual in colle aspro, al imbrunir di sera L’avezza giovinetta pastorella Va bagnando l’herbetta strana e bella Che mal si spande a disusata spera Fuor di sua natia alma primavera, Cosi Amor meco insu la lingua snella Desta il fior novo di strania favella, Mentre io di te, vezzosamente altera, Canto, dal mio buon popol non inteso E’l bel Tamigi cangio col bel Arno Amor lo volse, ed io a l’altrui peso Seppi ch’ Amor cosa mai volse indarno. Deh! foss’ il mio cuor lento e’l duro seno A chi pianta dal ciel si buon terreno.