Rendimi i miei capelli, non portarli con te nelle tue pene, inebriami di baci, come statua che abbia compiuto musiche maggiori.
O coscia del destino semiaperto, lascia che ti ricami una chimera sull'avambraccio prima che la follia del tempo divori le caviglie.
Sei nata donna ma tu sei così oscura come tranello in cui tema il piede di orizzontarsi. Sei la mia dimora, la dimora traslata dalle vigne che fa tacere anche il pavimento.