M'accoglie la tua vecchia, grigia casa steso supino sopra un letto angusto, forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto, conto le ore lentissime a passare, più lente per le nuvole che solcano queste notti d'agosto in terre avare.
Uno che torna a notte alta dai campi scambia un cenno a fatica con i simili, infila l'erta, il vicolo, scompare dietro la porta del tugurio. L'afa dello scirocco agita i riposi, fa smaniare gli infermi ed i reclusi.
Non dormo, seguo il passo del nottambulo sia demente sia giovane tarato mentre risuona sopra pietre e ciottoli; lascio e prendo il mio carico servile e scendo, scendo più che già non sia profondo in questo tempo, in questo popolo.