S'io riposo, nel lento divenire degli occhi, mi soffermo all'eccesso beato dei colori; qui non temo più fughe o fantasie ma la "penetrazione" mi abolisce. Amo i colori, tempi di un anelito inquieto, irrisolvibile, vitale, spiegazione umilissima e sovrana dei cosmici "perché" del mio respiro. La luce mi sospinge ma il colore m'attenua, predicando l'impotenza del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre. Ed è per il colore cui mi dono s'io mi ricordo a tratti del mio aspetto e quindi del mio limite.