Lungo il tempo infinito della Grecia quando concesso era il paradiso alle fanciulle in tèpidi giardini e le vestali avevano corolle sempre accese nel grembo, tu vivevi di già poi che veduta t'** nel sonno e vagante, sconcertata urgevi già alle porte dell'amore senza averne risposta. Ira conclusa musica folle inetta alle fatiche della Grecia gaudente e pur ben salda dentro la luce enorme che ti tiene. Sempre, Violetta, il tempo ti oscurava dentro quella mordente nostalgia di cose pure, nate dal pensiero purificate al vivo nel dolore... E sempre sola, come una puledra di sceltissima razza, pascolando riluttante le biade degli umani ardi d'amore come un giglio chiuso.