Lascerò il momento per durare nella tua eternità senza confini; così io, ombra delicata e fiori di velo ricoperti tra marmi antichi e divorate chiome svolgo il mio passo acceso alle veggenti distese d'erba e anche al tuo passato, uomo dei boschi, che mi sei sereno quanto angosciata è la mia certa vita. E lasciando le docili pasture della ragione voglio smemorarmi nei tuoi canti boschivi, sì che Amore torni al mio seno e mi riaccolga intatta. Forse tu mi hai sentito, quando ferma nel sonno io gridavo il mio rancore contro la vita, e certo mi hai chiamato con lo strumento avido di suoni; per questo, Pan, io vengo e nella corsa perdo il mio velo e mi dimostro ignuda nuda qual sono e non più giovinetta: che amor mi morse dolce come mela, e a me resta di un torsolo disfatto l'amara meraviglia e la dolente consunzione feroce dell'amore, e che altri mi morda più assetato che non Amore che mi toglie e mi tiene.