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The Fire Burns Sep 2016
Gauche is hiking down
Through tangled red forest on
Venus mons, prize waits

The land parts widely
The spring is already running
anticipation

Gauche lingers on rise
The ground trembles in want
Gauche travels downhill

The canyon is slick
The walls quiver joyously
A cave is ahead

Gauche is tempted by
His brother calls from uphill
Wait, the ground growls loud

Droit has found a peak
He wishes to explore in
distance another

Gauche climbs back to rise
Lingers there, Droit makes summit
The ground hums in joy

Labbra arrives climbs
Other peak, breathes heavily
Sups on dew at peak

Gauche returns to cave
Enters, earthquake, happens now
Labbra devours

Droit clings to the peak
Gauche darts in and out of cave
Labbra hikes downward

Gauche climbs to peak which
Labbra left, he continues
Down the valley, thirst

Labbra reaches rise
Rests here for a while, ground squirms
Moves toward the cave

More quakes begin now
Droit and Gauche squeeze and cling tight
Labbra drinks at spring

The ground quiets down now
The brothers leave for now
Knight appears, sword drawn

Knight approaches cave
Sword drawn, he enters, ground moans
The brothers return

Labbra meets his match
Further to the north, agape
Entwined they join

Peaks reoccupied
The brothers Knead the ground
The cave closes in

Knight attacks with sword
The ground squeezes tight
Sword plunges faster

The ground erupts then
The sword breaks and leaks, cave fills
All leave now to sleep

Epic ecstasy
Contented dreams occupy
The minds rest renewed.
Droit and gauche, French for right and Left, labbra is Italian for lips. An experiment in haiku flow.  © 9 months ago
Che diremo stanotte all'amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra
dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell'antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un'anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.

Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell'ansia dell'alba,
che verrà d'improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio. L'inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.
Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
** cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ** avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un'immersione nell'anima
e vedo l'universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ** versato per te.
Saffo, antica maestra e disperata
portatrice d'amore,
Saffo di viole incoronata e altera
rendimi sciolta e in volo poi che accolga
la tua grande parentesi nel cuore.
Le mie notti deserte io le conosco
già dai tuoi grandi, morbidi giacigli
ove amore avventava alle tue labbra
mirra e miele. Anche io non sono sazia
come tu fosti ma mi aggiro eterna
dentro anime aperte ad ogni lutto.
Anche io ** l'amor mio che mi disdegna,
Saffo mia grande e inutile maestra
perché mi lasci e impoverisci il seno
delle tue offerte? Giacerò infeconda
anche stanotte e intorno a me i costanti
fedelissimi aspetti
di cupido apriranno dentro l'ali
rapidissimi inviti cui rifuggo
rimpiangendo e scoperta e innamorata.
Saffo rendimi pura e innominata
Come le parole, ove non cada
lacrima e tempo, ove non misuri
religione i suoi passi, ch'io non crolli
come crollasti tu dalle tue rupi...
katy winser Jul 2014
Nella striscia di sabbia lasciata da questi sedici anni
mi guardo indietro, poi guardo davanti e non riconosco nemmeno le mie mani,
sento una voce e all'improvviso vedo le mie labbra muoversi,
ma quel suono inquieto non fa altro che fondersi
insieme a  tutto ciò che lo circonda,
come preso da un onda
che lo rapisce,
lo stordisce,
e poi lo abbandona davanti al proprio destino finche egli stesso non svanisce.

Guardando lontano all'orizzonte si nota una luce,
dolce, calda,  che tanto timorosa fugge;
sarà lei la risposta alle mie domande? non lo so ...
ma la sento vicina a me, come nient'altro nella mia vita ,
anche se qualvolta così estranea e lontana.

Forse un giorno la raggiungerò lì,
in quel mondo che sembra incantato...
ma devo affrontare l'inferno, prima del mondo fatato
dove spero arriverò in tempo...
perché il desiderio della vendetta ,lo trattengo  a stento !
bk Feb 2015
elvis è vivo e abita sulla curva delle mie labbra, per questo le ragazze sono tutte invidiose di me e quando mi vedono piangono piangono piangono ma non sanno che a dividermi dal mondo c'è un vetro opaco su cui sono riflessa solo io
qualcuno ci prova a lasciar scritte graffiate con le unghie ma
non leggo. non voglio leggere.
bk May 2016
** tinto i capelli di turchese, c'è qualcosa di nuovo nella mia faccia, qualcosa di diabolico.
** scoperto di provare odio, di saper odiare, guarda che belle le mie labbra che si incurvano per sputarti addosso, per sputare su qualsiasi cosa ci sia stato. melenso e falso.
guarda che belle le mie dita che danzano sulla tastiera scrivendo parole di disprezzo, guarda che bello il ghigno si è formato sulla mia faccia.
vorrei avere una spada (emblema di verità) e mozzarti la testa
vorrei avere un'automobile ed investirti ed ancora ed ancora ed ancora
vorrei che tutto ciò che scrivo trafiggesse il tuo cervello, aghi appuntiti nelle pupille, un tatuaggio mentale che ti ricordi perennemente che sei un qualcosa di marcio
perché adesso che ** scoperto la verità è tutto cambiato.
** vinto io.
**non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
non mi sono mai sentita bene come ora
bk Jul 2015
quando ** le tue mani intorno al collo, tra i capelli, mi sento a casa. il mondo intorno si spegne, esisti solo tu e non ** paura.
mi sento bene quando mi sento le labbra spaccate dai troppi baci. vado a dormire truccata e il giorno dopo i brillantini del mio ombretto hanno creato sul mio volto un nuovo fantastico sistema di costellazioni e galassie.
È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi
e dal corpo raccolto, camminando per strada.
Ha guardato diritto tendendo la mano,
nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa.

Nell'immobile luce dei giorno lontano
s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato
la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora
è riapparso. La mano si è tesa alla mano
e la stretta angosciosa era quella d'allora.
Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita
allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa.

È tornata l'angoscia dei giorni lontani
quando tutta un'immobile estate improvvisa
di colori e tepori emergeva, agli sguardi
di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia
che nessuna dolcezza di labbra dischiuse
può lenire. Un immobile cielo s'accoglie
freddamente, in quegli occhi.
Fra calmo il ricordo
alla luce sommessa dei tempo, era un docile
moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare.
Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa
della mano leggera ha riacceso i colori
e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo.
Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi
non dan vita che a un duro inumano silenzio.
Oh, dove prima al limite del giorno
s'appiattava una forza ordinatrice,
quale scoscendimento pauroso
che mi rimonta sulla stessa ruota,
sulla ruota del giorno e del tormento?
E dove il digiuno di un incontro
rovesciare codeste verità?
Ah, fantasmi di te, mille fantasmi
arsi di sete, tutti, alla mia fonte!
Una forza stranissima si insinua
nelle mie labbra docili e le incurva;
io ruoto, sento, sul mio desiderio
schiava di un magnetismo che mi ha vinta.
La corsa dopo invaderà il mio corpo
che la esercita in sé, nel suo tormento,
per superare ciecamente il solco
dove tu, assente, non puoi più fiorire.
Ardo di mille musiche diverse,
ma dove è tempo di un incontro nuovo,
resiste il "poter essere" di te.
Che diremo stanotte all'amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra
dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell'antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un'anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.

Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell'ansia dell'alba,
che verrà d'improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio. L'inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
Che diremo stanotte all'amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra
dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell'antico dolore che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un'anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.

Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell'ansia dell'alba,
che verrà d'improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio. L'inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
chrissy who Feb 2014
Tutto quello che
vedo è il suo vi-                      
no tinto labbra.

Non so chi sia
più. Lo specchio deve ess-
ere disteso.
Marco Bo Aug 2018
by these outskirts of the world, adrift in the post-truth era
a few fragments of scattered certainties here and there
sometimes in the middle of a meadow
sometimes on the asphalt,
between the cracks in the cement
inside puddles
they sink

small splinters of evidence
like inhaling
breeze
that feeds

and in the gestures
in posture
in the look
in the eyes
around the lips
between wrinkles like furrows

to be irrigated with tears
sometimes of joy

under this forgotten suburban sky
small fragments of truth
not in the words
but in the body heat
and in silence
silence
please
-----------------------

nel calore di un corpo

presso queste periferie del mondo
alla deriva nell'era della post-verità
pochi frammenti di certezze sparse qua è là
a volte in mezzo a un prato
a volte sull'asfalto,
tra le crepe nel cemento
dentro a pozzanghere
affondano

piccole schegge di evidenze
come inspirare
una brezza fresca
che nutre

e poi nei gesti
nella postura
nello sguardo
negli occhi
attorno alle labbra
tra le rughe come solchi

da irrigare con lacrime
a volte anche di gioia

sotto questo cielo urbano dimenticato
piccoli frammenti di verità
non nelle parole
ma nel calore del corpo
e del silenzio
silenzio
per favore
...........................
en el calor del cuerpo

en estas afueras del mundo, a la deriva en la era de la post-verdad
algunos fragmentos de certezas dispersas aquí y allá
a veces entre la hierba del campo
a veces en el asfalto,
entre las grietas en el cemento
adentro de charcos
se hunden

pequeñas astillas de evidencia
como inhalar
brisa
que alimenta

y en los gestos
en la postura
en la mirada
en los ojos
alrededor de los labios
entre arrugas como surcos
a regar con lágrimas
a veces de alegría

bajo este olvidado cielo suburbano
pequeños fragmentos de verdad
no en las palabras
en el calor del cuerpo
y en el silencio
silencio
por favor
E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.
marta effe Sep 2017
Feeling audacious
For I feel
A new feeling

Come avvolta
da una nuvola grigia,
sento il calore del sole
al di là

Mi lascio scorrere
sotto lacrime
di pioggia

E le labbra s’increspano
In un sorriso
Salato

I trust it
Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra stirpe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.
Marco Bo Sep 2018
under this gray forgotten sky
I look to the ground and take flight

I reply to a distant call
of a deserved lonesome exodus

minimum quantum spaces
freedom in the first moments
voices and lights in the lips of a child
that takes life and peace from the breast of the world

under this gray forgotten sky
I look to the ground and take flight

I turn back I'm alone
but I do not fear this solo drum
and absorbed in my infinite intimacy
I migrate to the wild
sanctuary that will save my soul
-------------

sotto questo cielo grigio dimenticato
guardo a terra e prendo il volo

ad una chiamata remota rispondo
di un meritato esodo solitario

minimi spazi quantici
libertà dei primi momenti
voci e luci nelle labbra di un bambino
che prende vita e pace dal seno del mondo

sotto questo cielo grigio dimenticato
fisso la terra e prendo il volo

guardo indietro sono solo
ma non temo questo rullo di tamburo

  ed assorto nella mia infinita intimità
migro verso il selvatico
santuario che salverà la mia anima
----------------

bajo este olvidado cielo gris
miro el suelo e inicio el vuelo

respondo una llamada lejana
de un merecido éxodo solitario

mínimos espacios cuánticos
  libertad de los primeros momentos
voces y luces en los labios de un niño
eso agarra la vida y la paz del seno del mundo

bajo este olvidado cielo gris
miro la tierra e inicio el vuelo

me doy vuelta, estoy solo
pero no temo este rollo
  de tambor

   y absorto en mi infinita intimidad
migro a la naturaleza
santuario que mi alma salvará
...

sous ce ciel gris oublié
Je regarde le sol et commence le vol

Je réponds à un appel distant
d'un exode solitaire bien mérité

espaces quantiques minimaux
   la liberté des premiers instants
voix et lumières sur les lèvres d'un enfant
qui saisit la vie et la paix du sein du monde

sous ce ciel gris oublié
Je regarde la terre et je commence le vol

Je me retourne, je suis seul
mais je ne crains pas ce rouleau
   tambour

    et absorbé dans mon intimité infinie
Je migre vers la nature
sanctuaire que sauvera mon âme
C'era, Alina, intorno a te un presepe
di cose pure, appena toccate,
un fiore d'arpa, angelico silenzio
di labbra maledette. E non ti sembri
oscuro questo canto: qualche volta
la nascita è solenne e ridestare
questi antichi ricordi mi fa male.
Però ti dono questo canto mio
come un pargolo infine benedetto
ed è la poesia.
E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.
È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi
e dal corpo raccolto, camminando per strada.
Ha guardato diritto tendendo la mano,
nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa.

Nell'immobile luce dei giorno lontano
s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato
la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora
è riapparso. La mano si è tesa alla mano
e la stretta angosciosa era quella d'allora.
Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita
allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa.

È tornata l'angoscia dei giorni lontani
quando tutta un'immobile estate improvvisa
di colori e tepori emergeva, agli sguardi
di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia
che nessuna dolcezza di labbra dischiuse
può lenire. Un immobile cielo s'accoglie
freddamente, in quegli occhi.
Fra calmo il ricordo
alla luce sommessa dei tempo, era un docile
moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare.
Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa
della mano leggera ha riacceso i colori
e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo.
Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi
non dan vita che a un duro inumano silenzio.
È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi
e dal corpo raccolto, camminando per strada.
Ha guardato diritto tendendo la mano,
nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa.

Nell'immobile luce dei giorno lontano
s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato
la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora
è riapparso. La mano si è tesa alla mano
e la stretta angosciosa era quella d'allora.
Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita
allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa.

È tornata l'angoscia dei giorni lontani
quando tutta un'immobile estate improvvisa
di colori e tepori emergeva, agli sguardi
di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia
che nessuna dolcezza di labbra dischiuse
può lenire. Un immobile cielo s'accoglie
freddamente, in quegli occhi.
Fra calmo il ricordo
alla luce sommessa dei tempo, era un docile
moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare.
Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa
della mano leggera ha riacceso i colori
e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo.
Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi
non dan vita che a un duro inumano silenzio.
Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra stirpe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.
Saffo, antica maestra e disperata
portatrice d'amore,
Saffo di viole incoronata e altera
rendimi sciolta e in volo poi che accolga
la tua grande parentesi nel cuore.
Le mie notti deserte io le conosco
già dai tuoi grandi, morbidi giacigli
ove amore avventava alle tue labbra
mirra e miele. Anche io non sono sazia
come tu fosti ma mi aggiro eterna
dentro anime aperte ad ogni lutto.
Anche io ** l'amor mio che mi disdegna,
Saffo mia grande e inutile maestra
perché mi lasci e impoverisci il seno
delle tue offerte? Giacerò infeconda
anche stanotte e intorno a me i costanti
fedelissimi aspetti
di cupido apriranno dentro l'ali
rapidissimi inviti cui rifuggo
rimpiangendo e scoperta e innamorata.
Saffo rendimi pura e innominata
Come le parole, ove non cada
lacrima e tempo, ove non misuri
religione i suoi passi, ch'io non crolli
come crollasti tu dalle tue rupi...
Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra stirpe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.
Oh, dove prima al limite del giorno
s'appiattava una forza ordinatrice,
quale scoscendimento pauroso
che mi rimonta sulla stessa ruota,
sulla ruota del giorno e del tormento?
E dove il digiuno di un incontro
rovesciare codeste verità?
Ah, fantasmi di te, mille fantasmi
arsi di sete, tutti, alla mia fonte!
Una forza stranissima si insinua
nelle mie labbra docili e le incurva;
io ruoto, sento, sul mio desiderio
schiava di un magnetismo che mi ha vinta.
La corsa dopo invaderà il mio corpo
che la esercita in sé, nel suo tormento,
per superare ciecamente il solco
dove tu, assente, non puoi più fiorire.
Ardo di mille musiche diverse,
ma dove è tempo di un incontro nuovo,
resiste il "poter essere" di te.
Oh, dove prima al limite del giorno
s'appiattava una forza ordinatrice,
quale scoscendimento pauroso
che mi rimonta sulla stessa ruota,
sulla ruota del giorno e del tormento?
E dove il digiuno di un incontro
rovesciare codeste verità?
Ah, fantasmi di te, mille fantasmi
arsi di sete, tutti, alla mia fonte!
Una forza stranissima si insinua
nelle mie labbra docili e le incurva;
io ruoto, sento, sul mio desiderio
schiava di un magnetismo che mi ha vinta.
La corsa dopo invaderà il mio corpo
che la esercita in sé, nel suo tormento,
per superare ciecamente il solco
dove tu, assente, non puoi più fiorire.
Ardo di mille musiche diverse,
ma dove è tempo di un incontro nuovo,
resiste il "poter essere" di te.
Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
** cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ** avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un'immersione nell'anima
e vedo l'universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ** versato per te.
Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
** cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ** avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un'immersione nell'anima
e vedo l'universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ** versato per te.
C'era, Alina, intorno a te un presepe
di cose pure, appena toccate,
un fiore d'arpa, angelico silenzio
di labbra maledette. E non ti sembri
oscuro questo canto: qualche volta
la nascita è solenne e ridestare
questi antichi ricordi mi fa male.
Però ti dono questo canto mio
come un pargolo infine benedetto
ed è la poesia.
Saffo, antica maestra e disperata
portatrice d'amore,
Saffo di viole incoronata e altera
rendimi sciolta e in volo poi che accolga
la tua grande parentesi nel cuore.
Le mie notti deserte io le conosco
già dai tuoi grandi, morbidi giacigli
ove amore avventava alle tue labbra
mirra e miele. Anche io non sono sazia
come tu fosti ma mi aggiro eterna
dentro anime aperte ad ogni lutto.
Anche io ** l'amor mio che mi disdegna,
Saffo mia grande e inutile maestra
perché mi lasci e impoverisci il seno
delle tue offerte? Giacerò infeconda
anche stanotte e intorno a me i costanti
fedelissimi aspetti
di cupido apriranno dentro l'ali
rapidissimi inviti cui rifuggo
rimpiangendo e scoperta e innamorata.
Saffo rendimi pura e innominata
Come le parole, ove non cada
lacrima e tempo, ove non misuri
religione i suoi passi, ch'io non crolli
come crollasti tu dalle tue rupi...
C'era, Alina, intorno a te un presepe
di cose pure, appena toccate,
un fiore d'arpa, angelico silenzio
di labbra maledette. E non ti sembri
oscuro questo canto: qualche volta
la nascita è solenne e ridestare
questi antichi ricordi mi fa male.
Però ti dono questo canto mio
come un pargolo infine benedetto
ed è la poesia.
Tu
E con la caduta dei miti
Io divento il mio dio.

Ma non so che farmene.

Perché bramo la tua mente, le tue labbra, i tuoi abbracci, il tuo corpo. Ogni cosa di te. Tutto di te.

Mi sei entrata dentro la pancia.
E non vuoi più uscire.

Mi sei entrata dentro la mente, dentro i miei sogni
portando un'eterna primavera.
Ma la vivo come una condanna.
La condanna di chi ama e non vorrebbe amare

— The End —