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Irena Adler Nov 2018
Virginia Woolf una volte scrisse che " la bellezza ha due tagli, uno di gioia, l'altro di angoscia, che ci dividono il cuore".
La prima cosa che mi passa per la testa di fronte a tali parole è che l'uomo e la donna patiscono continuamente anche quando sono felici. Quel tipo di angoscia che non ti abbandona mai, la sofferenza di fronte alle scelte fatte o non fatte, il desiderio di evasione in un mondo utopico, la volontà di essere completamente liberi e stoici. I pregiudizi sono nostri amici-nemici. Tutto dipende da come gli accogliamo nelle varie circostanze della vita.
Se ci fosse Virginia Woolf qua con me sicuramente  si arrabbierebbe; " Come puoi essere così disordinata? Non mi stavi  per caso citando? E poi sembrava che stessi cercando  di spiegare qualcosa?! Salti da un argomento all'altro per caso. Se devi essere patetica, aggiungici un sarcasmo poetico".
Scusa ma non riesco ad organizzare ancora bene i miei pensieri. Fluttuano come la polvere nell'aria dopo che hai tentato inutilmente  di pulire un armadio vecchio. Scusa Virginia, mi conoscerai meglio con il passare del tempo.  " Ecco, brava! Che sia sempre con te lo spirito di Judith Shakespeare!"




Martedì 6.  

L'artista che corre per la strada e cerca la sua musa, la trova nello specchio che tende subito a scomparire.
Lui non si è accorto del Sole, vive di notte, disegna di notte, sogna di giorno, sogna di notte. Vive.
Non vede, lui osserva, ama l'impossibile, ama il futile eterno, sogna e vede ciò che non sarà mai compreso dagli altri. Lui trema e le sue mani tengono il pennello con un eccitazione che non si può comprendere ma solo provare. L'emozione di fronte ad un opera che deve appena essere creata, immortalata, eterna come la non-realtà.
L'immagine sussiste e lui sbatte le ali del sogno, disubbidisce alla società, gode ed ama l'incomprensibile, lo respira e vive di ciò.

Lo spessore della profondità è inabbattibile. L'acqua non ti fa annegare; è il pensiero. Non pensiamo, nuotiamo, è l'istinto a prevalere eppure abbiamo scelto di morire. Per questo motivo esiste l'altro, per annegarci o salvarci. Mantieni la dignità e vivi. E dunque sanguina.


Venerdì 9.

L'uomo e la donna. La donna e l'uomo. L'uomo ha sulla testa una lampadine e la donna uno sbattitore da cucina. La natura del cane è quella di abbaiare. La natura della specie umana è quella di riprodursi. Eppure abbiamo la necessità di creare ed inventare, non riusciamo a farne a meno. Sentiamo un bisogno insostenibile di portare fuori ciò che sta dentro. Siamo continuamente alla ricerca dell'essere presenti, passati e futuri. La gioia e l'angoscia d' esistere ci turba le anime. Ci chiediamo sempre qual'è lo scopo del fare e di muoverci. Dove sta il dono o la maledizione di essere stati scaraventati sulla palla ovale che gira intorno a se stessa ed intorno ad una palla ancora più grande che ci mantiene in vita. E' questo il senso? Dipendere dalla luce del sole oppure  soltanto dall'acqua e dal pane?
Dove sta l'essere in questa stanza? E' forse disteso su questo letto a scrivere? Forse.
Oppure si trova proprio nel pensiero che crea quel' atto?
L'esistenza umana è ridotta ad anni di vita, non secoli. Ciò che ci è stato dato l'abbiamo preso ed appreso, ci siamo impossessati ed ora fa parte di noi. Ci è stata data la vita dalla Natura ed essa ci ha pure delimitati.
" Ecco, voi siete parte di me, vivete e morite". Se è così noi dipendiamo gli uni dagli altri, non ha senso vivere soli sulla terra, abbandonati da nessuno. Non possiede alcuna logica.

Mercoledì 33.

Il mare non è sempre stato blu; una volta era violaceo e tutti gli animali potevano entrare nell'acqua senza dove trattenere il fiato. Si respirava nell'acqua, si stava bene. Soltanto quando arrivò l'uomo e ci mise il piede in acqua, essa si contrasse e divenne blu, scura e profonda. Il mare scelse di non dare accesso all'uomo e a quel diverso tipo di intelletto che si preparava a conquistare tutto ciò che mai gli potrà appartenere interamente. Per colpa sua le specie che abitavano la terra ferma dovettero separarsi da quelle marine.
Più l'uomo diventava avido ed egoista più il mare diventava profondo e salato. Non voleva finire nella bocca di quel animale strano che camminava su due stecchi con cinque rami piccoli, ben allineati ma sporchi. L'uomo costrinse il mare a piangere e non capì, non poteva capirlo poichè ora era lui il padrone.
tangshunzi Jun 2014
Invece del matrimonio grande sala da ballo con una lista degli ospiti gigante .questa coppia ha deciso di avere un super divertente .rilassato .eppure incredibilmente bella matrimonio sulla spiaggia di Cabo San Lucas .e oh mia parola .è una delizia.Sara Richardson Fotografia catturato arance luminose e prugne vivaci .Picados papel agitando al vento .i fiori mozzafiato da Florenta .fondamentalmente il matrimonio ideale spiaggia .Passare il margarita !


ColorsSeasonsSpringSettingsBeach ResortStylesDestination

dalla splendida sposa .E 'stata una bella serata .cielo sereno con una bella brezza fresca .acqua blu che lambiscono la spiaggia di sabbia e pittoresche Lands End in background .E 'stata una sfondo perfetto per il nostro matrimonio a Cabo San Lucas .

Dopo essersi impegnato .Chris ed io abbiamo deciso ci piacerebbe avere un matrimonio su una spiaggia .Veniamo da famiglie e voleva avere un piccolo matrimonio intimo con la nostra famiglia immediato e gli amici intimi .Dopo un paio di mesi di ricerca diverse località balneari .un amico mi ha consigliato di Cabo San Lucas .La bellezza della zona era incredibile e ci è piaciuto quanto Cabo San Lucas aveva da offrire in ristoranti .divertimenti e attrazioni .Avevamo abiti da sposa 2014 trovato



la nostra posizione perfetta .
Inizialmente abbiamo cercato di scegliere la nostra sede per il matrimonio .ma abbiamo scoperto che coordinare tutti i dettagli di un migliaio di chilometri di distanza non eraè èandare a lavorare.Siamo stati fortunati a connettersi con Vari Avila .un wedding planner a Allure Event .Vari raccomandato Hacienda Cocina y Cantina sia per la cerimonia e il ricevimento cena .Ci piaceva l'idea che abbiamo potuto sposarsi e cenare su una spiaggia lontano dalla folla degli hotel.Abbiamo anche apprezzato il fatto che l' Hacienda ' décor ci ha ricordato Messico tradizionale e c'erano una splendida vista Lands End .Eravamo davvero eccitati che il ristorante era noto per servire fantastico cibo messicano .

Abbiamo incontrato Vari il giorno abiti da sposa corti in cui siamo arrivati ​​.Lei ci ha accolti con abbracci e un sacco di entusiasmo e abbiamo capito subito che avrebbe fatto di tutto per rendere il nostro giorno del matrimonio perfetto .Vari e il suo team hanno fatto un lavoro incredibile di rendere i nostri sogni diventano realtà .Il décor era di là di quanto avremmo potuto nemmeno immaginato .Le composizioni floreali di viola e arancione brillante e Picados papel aggiunto un grande tocco di colore .

La cerimonia ha avuto luogo al tramonto e ha dato una sensazione calda e intima .Uno dei miei momenti preferiti era alla fine della cerimonia .quando i nostri ospiti scossero la maracas personalizzati per il nostro primo bacio .E 'stato un divertimento .unico add-on per la cerimonia .Per la cena di accoglienza .i nostri ospiti goduto di un delizioso pasto abiti da sposa 2014 di tre portate .e invece di una torta di matrimonio abbiamo deciso di avere un bar deserto .che è stato un enorme successo .Il clou finale della serata stava ballando tutta la notte sotto le stelle

Fotografia : Sara Richardson Fotografia | Floral Design : . Lola Caballos da Florenta | Wedding Dress : Maggie Sottero | Scarpe : Riservato | Gioielleria : Ann Taylor Loft | Bridesmaids Dresses: Alfred Angelo | Rosticcerie : Hacienda Cocina y Cantina | Ufficiante : reverendo Marco Arechiga | Event Design \u0026 Coordination : Vari Avila dal Allure evento | Hair \u0026 Make-up : Suzanne Morel | Luogo : Hacienda Cocina y CantinaFlorenta Design Fiore e Sara Richardson Fotografia sono membri del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Florenta Flower Design VIEW PORTFOLIO Sara Richardson Fotografia VIEW
http://188.138.88.219/imagesld/td//t35/productthumb/1/2149635353535_394448.jpg
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-corti-c-49
http://www.belloabito.com/goods.php?id=486
Cabo San Lucas Destination Wedding_abiti da sposa on line
Dicono che la mia
sia una poesia d'inappartenenza.
Ma s'era tua era di qualcuno:
di te che non sei più forma, ma essenza.
Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi,
che il vuoto è il pieno e il sereno
è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.
Marco Bo Oct 2018
under this gray suburban sky
being like a white pencil
who wants to write on a white sheet
and insisting
between beginning and end, on this single page of life

white pencil on a white sheet
it is difficult although that's how you draw a little line of freedom
that maybe nobody sees
but that your heart knows

-----------------------------
sotto questo grigio cielo di periferia
essere come una matita di color bianco
che vuole scrivere su un foglio bianco
e insistere
tra inizio e fine, su quest'unica pagina di vita

essere
matita di color bianco sul foglio bianco
è difficile eppure è così che si disegna un piccolo tratto di libertà
che forse nessuno vede
ma che il tuo cuore sa

bajo este cielo gris suburbano
ser como un lápiz de color blanco
que quiere escribir en una hoja blanca
e insistir
entre principio y fin, en esta única página de la vida.


lápiz de color blanco sobre hoja blanca
.es difícil pero así es como se dibuja una pequeña línea de libertad
que tal vez nadie ve
pero que tu corazón sabe

...................

sous ce ciel gris de banlieue
être comme un crayon blanc
qui veut écrire sur une feuille blanche
et insister
entre début et fin, dans cette unique page de la vie

crayon blanc sur une feuille blanche
c'est dur mais c'est comme ça qu'on trace une petite ligne de liberté
que peut-être personne ne voit
mais que ton coeur sait
tokonoma Oct 2014
This very dawn is just a white breath,
an obscene pain: a semblance
of you hardening my veins.
And my father wakes me up: asking
for car keys, but i'll need them
to see if i am seeing you
and then we fight. This october
annoys me and is cheating,
but what i meant is good for you too
you who, with your ecstatic moods,
never listen nor care, ever: as if
on certain days water comes even from the sun
and in mirror shop windows i’m all blue.
And there’s nothing like a ****
that can liberate from the future,
from the multitude of folds
and parts above, over which i identify,
as, on the other hand, all do. So i’m
seeking those private holy parts
and i immediately see yours, that you
reckon so distinguishable. That semblance
of yours, and its vessels, are as red as
bootyless burglars or amphorae,
turned to chamber pots
or spittoons. And
my mum shows up doing the math
about the month that’s not coming ; and yet she knows
that our rhythms are not alike .
Not that i’m feeling supportive gender empathy; rather,
i would not wish daughters like her. I’ll withdraw
if i hear them trot me out, in the room
that i want inadequate and warm; i’ll be
alone or with someone: i’ll disclose you
tomorrow on the phone, without telling you.
-----------------------------------------------------------
­Italian version, written in 1995

turbe vascolari

l’alba proprio bianca è un alito,
un dolore osceno: una parvenza
di te che indurisce le vene.
e mio padre mi sveglia: chiede
le chiavi della macchina, ma la macchina
mi serve per vedere se ti vedo
e litighiamo. quest’ottobre
disturba e mi tradisce,
ma quello che ** deciso è un bene anche per te
che non stai, con una certa tua aria estatica,
ad ascoltare né a sentire, mai: come
in certi giorni l’acqua viene anche dal sole
e nelle vetrine a specchio sono tutta azzurra.
e non c’è niente come un cazzo
che possa liberare dal futuro,
da questa moltitudine di pieghe
e parti sotto, sopra cui mi riconosco,
come, d’altra parte tutti. la cerco dunque
questa parte, privata e benedetta,
e penso subito alla tua, che credi che
si conosca cosí bene. quella sua
parvenza, e i vasi, sono rossi co-
me le vergogne di ladri senza refur-
tiva o anfore, a far pitali
o sputacchiere. e
mia madre arriva e fa di conto
sul mese che non torna; eppure sa
che i nostri ritmi sono differenti.
non che senta, io, solidale complicità di genere; anzi,
non vorrei figlie come lei. mi ritirerò se
li sentirò tirarmi in  ballo, nella stanza
che mi piace scarna e riscaldata; starò
da sola o con qualcuno: te lo telefono
domani, senza dirti niente.
Questa felicità promessa o data
m'è dolore, dolore senza causa
o la causa se esiste è questo brivido
che sommuove il molteplice nell'unico
come il liquido scosso nella sfera
di vetro che interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva anche per oggi.
Torno torno le fanno guerra cose
e immagini su cui cala o si leva
o la notte o la neve
uniforme del ricordo.
Bello.
Non ** idea del perché.
Ma è bello questo paesaggio.

Grazie, cittadella in riposo.
Grazie, cielo puro e ammaliante.
Grazie, finestra cara,
che mi hai dato la possibilità
di vedere questo invisibile spettacolo.

Case semplici, piante non molto alte, alcune secche,
come in una terra all’industria
del necessario e il minimo per il buono.

Luce di lampioni
che illumina disordinata le strade,
come se il panico diurno fosse
congelato nel tempo dalla luce.
Eppure, anche nella pace,
l’uomo lo trascina con sé.

Tralicci che tagliano un cielo
senza nuvole e senza stelle,
non degno di essere amato dagli urbani,
che cercano solo il bello canonico,
antico, sterile.

Ma fortemente illuminato dalle città, il cielo,
che lo uccidono per convenienza.
E noi, sordi,
nemmeno ne udiamo il grido.

E poi, laggiù in fondo,
oltre l’autostrada,
altri grandi lampioni.
Pagane colonne d’Ercole,
Ignorate per voler del nostro
antropocentrismo,
lasciate a sbiadire
sul fondale.

Tutto nel silenzio di un istante
che non si apprezza più,
perché è memoria lontana
il tempo da perdere.


Non è nulla di che, a pensarci.
Eppure mi affascina.
La prima volta che, forse,
e dico solo forse,
trovo la magia nell’ordinario.

Forse ora capisco i grandi scrittori.
Forse la capirò meglio anch’io,
se davvero c’è magia.

Comunque,
so solo che questa visione è ferma,
vuota, angosciante per certi versi,
disperata,
morta.

Mi fa paura.

Ma, nonostante ciò,
mi fa stare bene.
E ne sono grato.

Grazie, cittaccia assassina.
Grazie, falso cielo ormai defunto.
Grazie, finestra svelatrice,
che mi hai permesso di vedere
questo melodrammatico spettacolo.

///

Beautiful.
I have no idea why.
But this landscape is beautiful.

Thank you, citadel in repose.
Thank you, pure and enchanting sky.
Thank you, dear window,
that you gave me the chance
to see this invisible spectacle.

Simple houses, plants not very tall, some dry,
as in a land of industry
of the necessary and the minimum for the good.

Light of street lamps
that illuminates the streets in a disorderly way,
as if the daytime panic was
frozen in time by the light.
And yet, even in peace,
man drags it with him.

Pylons that cut a sky
without clouds and without stars,
not worthy of being loved by urbanites,
who seek only the canonical beauty,
ancient, sterile.

But strongly illuminated by cities, the sky,
that **** it for convenience.
And we, deaf,
do not even hear its cry.

And then, down there,
beyond the highway,
other large streetlights.
Pagan Pillars of Hercules,
Ignored by the will of our
anthropocentrism,
left to fade
on the seabed.

All in the silence of a moment
that is no longer appreciated,
because it is a distant memory
the time to waste.

It is nothing special, if you think about it.
And yet it fascinates me.
The first time that, perhaps,
and I say only perhaps,
I find magic in the ordinary.

Perhaps now I understand the great writers.
Perhaps I will understand it better too,
if there really is magic.

In any case,
I only know that this vision is still,
empty, distressing in some ways,
desperate,
dead.

It scares me.

But, despite this,
it makes me feel good.
And I am grateful for it.

Thank you, murderous city.
Thank you, false sky now defunct.
Thank you, revealing window,
that allowed me to see
this melodramatic spectacle.
When the view talks
Se ti dicessi che ti amo
direi una infame bestemmia
perché i fratelli non si amano mai
eppure è vero; nel fuoco dell'arte
abbiamo un amore in comune,
questo non posso dimenticarlo
e dirti ti amo per un poeta
assume un significato diverso
dal volgere umano delle cose.
Amo i tuoi orizzonti impossibili
la tua coscienza perfetta
il tuo volgere ad ogni stagione,
la tua pennellata distratta
la tua fiducia in te,
che è in fondo l'umiltà di Cristo
che pure era figlio del Padre.
Pax
Leva morte da noi
quell'intatto minuto come pane
che l'amante non morse né la donna
al colmo dell'offerta.
Dove vita, di sé fatta più piena
ci divide dal corpo
e ci annovera al gregge di un Pastore
costruito di luce,
nasce morte per te. D'ogni dolore
parto ultimo e solo
che mai possa procedere dal seno...
Eppure a noi lontano desiderio
di quell'attimo pieno
viene a fatica dentro giorni oscuri
ma se calasse nella perfezione
di sua vera natura
presto cadremmo affranti dalla luce.
L'albero non è albero né il fiore
può decidersi bello
quando sia forte l'anima di male;
ma nel giorno di morte
quando l'amante, tenebroso duce
abbandona le redini del sangue,
sì, più pura vicenda
si spiegherà entro un ordine di regno.
Ed il senso verrà ricostruito,
e ogni cosa nel letto
in cui cadde nel tempo avrà respiro,
un respiro perfetto.
Ora solo un impuro desiderio
può rimuovere tutto, ma domani
quando morte s'innalzi...
Tace ora, mi chiedo se oppressa dal suo Karma,
(so della sua vita, del nome che le dà, e del senso)
mentre mostra a lungo lo schermo
sul selciato una moltitudine
stecchita in una posa tra sonno e morte
levarsi a stento in preghiera e spulciarsi nell'alba.
Né forse la colpisce il primo aspetto
ma un altro più recondito, e vede
una giustizia di diverso stampo
in quella sofferenza di paria
orrida eppure non abietta, e nella sua che le scende addosso.

"Avere o non avere la sua parte in questa vita"
riemerge in parole il suo pensiero - ma solo un lembo.
E io ne tiro a me quella frangia
ansioso mi confidi tutto l'altro,
attento non mi rubi niente
di lei, neppure l'amarezza, ed attendo.
S'interrompe invece. Seguono altre immagini dell'India
e nel loro riverbero le colgo
un sorriso estremo tra di vittima e di bimba
quasi mi lasci quella grazia in pegno
di lei mentre si eclissa nella sua pena
e l'idea di se stessa le muore dentro.

"Perché porti quel giogo, perché non insorgi"
mi trattengo appena dal gridarle,
soffrendo perché soffre, certo,
ma più ancora perché lascia la presa
della mia tenerezza non saziata e piglia il largo piangendo;
"Ascoltami" comincio a mormorarle
e già penso al chiarore della sala dopo il technicolor
e a lei che sul punto di partire
mi guarda da dietro la lampada
della sua solitudine tenuta alzata di fronte.

"Mario" mi previene lei che indovina il resto. "Ancora
levi come una spada, buona a che?,
lo sdegno per le cose che ti resistono.
Uomo chiuso all'intelligenza del diverso,
negato all'amore: del mondo, intendo, di Dio dunque"
e indulge a una smorfia fine di scherno
per se stessa salita sul pulpito, e quasi si annulla.

"Davvero vorrei tu avessi vinto"
le dico con affetto incontenibile, più tardi,
mentre scorre in un brusio d'api, nel film senza commento, l'India.
Marco Bo Nov 2018
under this gray sky
the eyes burn for the dark rain that falls down
and you shout your caresses on my cheeks of fear

I listen to you with the experience of my twenty years
when twenty years were many
and intense and sweet
sweet

under this gray sky
darkness that you fear, dreams that are lost in  space
in your throat suffocated smiles
opportunities torn in the wind

wind that doesn't come back
never written history books
flowers of little
or nothing
infinite
fragility
and yet
life
……………….

flores de poco

bajo este cielo gris
los ojos arden a través de lluvia oscura que cae
y tu gritas tus caricias en mis mejillas de miedo
yo te escucho con la experiencia de mis veinte años
cuando veinte años eran muchos
e intenso y dulces
dulces

bajo este cielo gris
oscuridad que temes, sueños que se pierden en vuelo
sonrisas sofocadas en la garganta
oportunidades que se rompen en el viento
viento que no vuelve
libros de historia nunca escritos
flores de poco o nada
fragilidad infinita
y sin embargo,
vida...…
……………..
fiori di poco

sotto questo grigio cielo
gli occhi bruciano per la buia pioggia che cade giù
e tu gridi le tue carezze sulle mie guance di timore
io ti ascolto con l'mpazienza dei miei vent'anni
di quando vent'anni erano tanti
e intensi e dolci
dolci

sotto questo grigio cielo
buio che temi, sogni che si perdono in volo
sorrisi soffocati in gola
opportunità che si disfano nel vento
vento che non torna
libri di storia mai scritti
fiori di poco o nulla
fragilità infinita
eppure
vita
Ognuno 'e nuie nasce cu nu destino:
'a malasciorta, 'e 'vvote, va..., pò torna;
chi nasce c'o scartiello arreto 'e rine,
chi nasce c'o destino 'e purtà 'e ccorne.

Io, per esempio, nun mme metto scuorno:
che nce aggio 'a fà si tarde ll'aggio appreso?
Penzavo: sì, aggio avuto quacche cuorno,
ma no a tal punto da sentirme offeso.

E stato aiere 'o juorno, 'a chiromante,
liggénneme cu 'a lente mmiezo 'a mano,
mm'ha ditto: "Siete stato un triste amante,
vedete questa linea comme è strana?

Questa se chiamma 'a linea del cuore,
arriva mmiezo 'o palmo e pò ritorna.
Che v'aggia dì, carissimo signore;
cu chesta linea vuie tenite 'e ccorne.

Guardate st'atu segno fatto a uncino,
stu segno ormai da tutti è risaputo
ca 'o porta mmiezo 'a mano San Martino:
'o Santo prutettore d'e cornute".

Sentenno sti pparole 'int'o cerviello
accuminciaie a ffà mille penziere.
Mo vaco 'a casa e faccio nu maciello,
pe Ddio, aggia fà correre 'e pumpiere.

" Ma no... Chi t'o ffa fà? " (na voce interna
mme suggerette). "Lieve ll'occasione.
'E ccorne ormai songhe na cosa eterna,
nun c'è che ffà, è 'a solita canzone.

'O stesso Adamo steva mparaviso,
eppure donna Eva ll'ha traduto.
Ncoppa a sti ccorne fatte 'nu surriso,
ca pure Napulione era cornuto!".
Penso a Livorno, a un vecchio cimitero
di vecchi morti; ove a dormir con essi
niuno più scende; sempre chiuso; nero
d'alti cipressi.
Tra i loro tronchi che mai niuno vede,
di là dell'erto muro e delle porte
ch'hanno obliato i cardini, si crede
morta la Morte,
anch'essa. Eppure, in un bel dì d'Aprile,
sopra quel nero vidi, roseo, fresco,
vivo, dal muro sporgere un sottile
ramo di pesco.
Figlio d'ignoto nòcciolo, d'allora
sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?
Ed ora invidii i mandorli che indora
l'alba negli orti?
Od i cipressi, gracile e selvaggio,
dimenticàti, col tuo riso allieti,
tu trovatello in un eremitaggio
d'anacoreti?
Marco Bo May 2020
a song never sung
a symphony never played
a lesson never learned
a language never spoken
a Sun that never warmed my face,
I miss,
yet I know
I was born times again in forgotten suburbs of the world
I still cherish caresses and cuddles of that miracle fo mine
secret sounds good heat
hope for a new day
of silence and happiness
come what may
....................................
una canzone mai cantata
una sinfonia mai suonata
  una lezione mai imparata
una lingua mai parlata
  un Sole che non mi ha mai riscaldato il viso
  mi mancano
  eppure lo so
  che sono nato molte volte nelle periferie dimenticate del mondo
conservo ancora le carezze e la tenerezza di quel miracolo
  il segreto suono, il caldo buono
speranza di un giorno nuovo
di silenzio e felicità
e così sia
..........
una canción nunca cantada
una sinfonía nunca tocada
  una lección nunca aprendida
un idioma nunca hablado
  un Sol que nunca me calentó la cara
  yo extraño
  pero sé
  que nací muchas veces en los suburbios olvidados del mundo
todavía guardo las caricias y la ternura de ese milagro
  el sonido secreto, el cálido bien
esperanza de un nuevo día
de silencio y felicidad
y que así sea
............
une chanson jamais chantée
une symphonie jamais jouée
  une leçon jamais apprise
une langue jamais parlée
  un Soleil qui n'a jamais réchauffé mon visage
  ils me manquent
  pourtant je sais
  que je suis né plusieurs fois dans les banlieues oubliées du monde
Je garde toujours les caresses et les câlins de ce miracle
  le son secret, la bonne chaleur
espoir de un nouveau jour
de silence et de bonheur
ainsi soit-il

Marco Bo https://cantidallaperiferiadelmondo.blogspot.com/2020/05/isolamento-n-37-e-senza-troppi-discorsi.html
Marco Bo Nov 2018
under this grey suburban sky, it is not my habit to complain
although lately you seem empty
yet every day I  dedicate myself to you
and you do not look at me
you frame of fire, scar of wind!

maybe I'm too old
and  too resentful
or it irritates me the fact that I have to keep looking at you
looking for a meaning in my eyes

just leave me or let me go
as you wish as I know
.......

sotto questo grigio cielo suburbano,
non è mia abitudine lamentarmi
ma ultimamente sembri vuoto
eppure ogni giorno mi dedico a te
e tu non mi guardi
tu cornice di fuoco, cicatrice del vento!

forse sono troppo vecchio
e pieno di risentimento
oppure mi irrita il fatto di dover continuare a guardarti
cercando un significato nei miei occhi

lasciami o lasciami andare
come tu desideri come io so
...............
bajo  este cielo gris, no es mi costumbre quejarme.
aunque últimamente pareces vacío
sin embargo, todos los días yo me  dedico a ti
y tu no me miras
marco de fuego, cicatriz de viento!

tal vez you sea demasiado viejo
y ya muy resentido
o me irrita el hecho de que tengo que seguir mirándote
buscando un significado en mis ojos

solo déjame o déjame ir
como tu desees como yo se
..........

sous ce ciel gris de banlieue,

je n'ai pas l'habitude de me plaindre
mais récemment tu sembles vide
bien que chaque jour je me dédie à vous
et tu ne me regarde pas
vous encadrez de feu, cicatrice du vent!

peut-être que je suis trop vieux
et trop rancunier
ou que m'irrite le fait que je dois continuer à vous regarder
a la recherche d'un sens dans mes yeux

laisse-moi ou laisse-moi partir
comme tu veux comme je sais
La notte ti somiglia
È muta e silenziosa
Eppure continuo ad ammirarla
And you can tell everybody this is your poem
I hope you don't mind
That I put down in words
Questa felicità promessa o data
m'è dolore, dolore senza causa
o la causa se esiste è questo brivido
che sommuove il molteplice nell'unico
come il liquido scosso nella sfera
di vetro che interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva anche per oggi.
Torno torno le fanno guerra cose
e immagini su cui cala o si leva
o la notte o la neve
uniforme del ricordo.
Dove io ** visto terra bruciata, lei ha visto campi di grano.
Dove io ** sentito musica, lei ha sentito chiasso.

Dunque, tutto è una prospettiva.

Supponiamo che un giorno andiamo in un bosco bellissimo, ma siamo di cattivo umore e non riusciamo a notare la sua bellezza.
Giorni dopo ci torniamo e notiamo quanto sia bello, "come abbiamo fatto a non notarlo prima?".
Eppure il bosco è sempre lo stesso.
TU sei cambiato.

Quindi vediamo le cose non per come sono, ma per come siamo noi.
Lo stesso vale per le persone, quando noi saremo diversi lo saranno anche loro.

Tutto è ciò che tu proietti.

Ne consegue che le emozioni non dipendono da quello che accade.
Ogni emozione dipende da come giudichi quello che ti accade.

Ne consegue ancora che se ci becchiamo una critica non costruttiva, un insulto gratuito che ci ferisce ecc..., chi lo fa non parla tanto di noi, ma di sé.

///Ma un'aquila rimane comunque un'aquila a prescindere da chi la guarda, così come un pollo rimane un pollo///
Quindi gli elementi di questa riflessione valgono fino a un certo punto.
Dipende.



Solo chi ha il coraggio di andare a fondo nelle persone riuscirà a vedere cose che non ci sono altrove: le meraviglie del loro cuore e le ombre della loro mente:
rovi e rovine, bellezza e terrore, cieli azzurrissimi e arcobaleni che illuminano la notte.

O il piattume più assoluto.
Timmy Shanti Apr 20
Quante pagine sono scritte dell’amore
I fiumi di inchiostro che scorrono nelle nostre vene
Quante canzoni cantate
Mozzafiato, commoventi, strazianti
Quante lacrime pianto
(Meglio le lacrime piante che le lacrime nascoste e trattenute)
Quanto tempo perso
Quanti sensi trovati
Quante guerre combattute

E non si ferma mai
Non si prende pausa
Non si fa niente
Non si fa

Eppure siamo noi, le pagine
Su cui la vita scrive la sua storia
Lettera per lettera
Parola per parola
Frase per frase

Domande, risposte, ricerche
Doglianze, sospiri, gioie e dolori

Non si sa dove porterà il cammino
O quante pagine sono rimaste nei nostri romanzi

Ma tuttavia si tira via

Cercando, sognando, aspirando

Siamo noi, le pagine scritte dell’amore
20.04.2025
Tace ora, mi chiedo se oppressa dal suo Karma,
(so della sua vita, del nome che le dà, e del senso)
mentre mostra a lungo lo schermo
sul selciato una moltitudine
stecchita in una posa tra sonno e morte
levarsi a stento in preghiera e spulciarsi nell'alba.
Né forse la colpisce il primo aspetto
ma un altro più recondito, e vede
una giustizia di diverso stampo
in quella sofferenza di paria
orrida eppure non abietta, e nella sua che le scende addosso.

"Avere o non avere la sua parte in questa vita"
riemerge in parole il suo pensiero - ma solo un lembo.
E io ne tiro a me quella frangia
ansioso mi confidi tutto l'altro,
attento non mi rubi niente
di lei, neppure l'amarezza, ed attendo.
S'interrompe invece. Seguono altre immagini dell'India
e nel loro riverbero le colgo
un sorriso estremo tra di vittima e di bimba
quasi mi lasci quella grazia in pegno
di lei mentre si eclissa nella sua pena
e l'idea di se stessa le muore dentro.

"Perché porti quel giogo, perché non insorgi"
mi trattengo appena dal gridarle,
soffrendo perché soffre, certo,
ma più ancora perché lascia la presa
della mia tenerezza non saziata e piglia il largo piangendo;
"Ascoltami" comincio a mormorarle
e già penso al chiarore della sala dopo il technicolor
e a lei che sul punto di partire
mi guarda da dietro la lampada
della sua solitudine tenuta alzata di fronte.

"Mario" mi previene lei che indovina il resto. "Ancora
levi come una spada, buona a che?,
lo sdegno per le cose che ti resistono.
Uomo chiuso all'intelligenza del diverso,
negato all'amore: del mondo, intendo, di Dio dunque"
e indulge a una smorfia fine di scherno
per se stessa salita sul pulpito, e quasi si annulla.

"Davvero vorrei tu avessi vinto"
le dico con affetto incontenibile, più tardi,
mentre scorre in un brusio d'api, nel film senza commento, l'India.
Tace ora, mi chiedo se oppressa dal suo Karma,
(so della sua vita, del nome che le dà, e del senso)
mentre mostra a lungo lo schermo
sul selciato una moltitudine
stecchita in una posa tra sonno e morte
levarsi a stento in preghiera e spulciarsi nell'alba.
Né forse la colpisce il primo aspetto
ma un altro più recondito, e vede
una giustizia di diverso stampo
in quella sofferenza di paria
orrida eppure non abietta, e nella sua che le scende addosso.

"Avere o non avere la sua parte in questa vita"
riemerge in parole il suo pensiero - ma solo un lembo.
E io ne tiro a me quella frangia
ansioso mi confidi tutto l'altro,
attento non mi rubi niente
di lei, neppure l'amarezza, ed attendo.
S'interrompe invece. Seguono altre immagini dell'India
e nel loro riverbero le colgo
un sorriso estremo tra di vittima e di bimba
quasi mi lasci quella grazia in pegno
di lei mentre si eclissa nella sua pena
e l'idea di se stessa le muore dentro.

"Perché porti quel giogo, perché non insorgi"
mi trattengo appena dal gridarle,
soffrendo perché soffre, certo,
ma più ancora perché lascia la presa
della mia tenerezza non saziata e piglia il largo piangendo;
"Ascoltami" comincio a mormorarle
e già penso al chiarore della sala dopo il technicolor
e a lei che sul punto di partire
mi guarda da dietro la lampada
della sua solitudine tenuta alzata di fronte.

"Mario" mi previene lei che indovina il resto. "Ancora
levi come una spada, buona a che?,
lo sdegno per le cose che ti resistono.
Uomo chiuso all'intelligenza del diverso,
negato all'amore: del mondo, intendo, di Dio dunque"
e indulge a una smorfia fine di scherno
per se stessa salita sul pulpito, e quasi si annulla.

"Davvero vorrei tu avessi vinto"
le dico con affetto incontenibile, più tardi,
mentre scorre in un brusio d'api, nel film senza commento, l'India.
Pax
Leva morte da noi
quell'intatto minuto come pane
che l'amante non morse né la donna
al colmo dell'offerta.
Dove vita, di sé fatta più piena
ci divide dal corpo
e ci annovera al gregge di un Pastore
costruito di luce,
nasce morte per te. D'ogni dolore
parto ultimo e solo
che mai possa procedere dal seno...
Eppure a noi lontano desiderio
di quell'attimo pieno
viene a fatica dentro giorni oscuri
ma se calasse nella perfezione
di sua vera natura
presto cadremmo affranti dalla luce.
L'albero non è albero né il fiore
può decidersi bello
quando sia forte l'anima di male;
ma nel giorno di morte
quando l'amante, tenebroso duce
abbandona le redini del sangue,
sì, più pura vicenda
si spiegherà entro un ordine di regno.
Ed il senso verrà ricostruito,
e ogni cosa nel letto
in cui cadde nel tempo avrà respiro,
un respiro perfetto.
Ora solo un impuro desiderio
può rimuovere tutto, ma domani
quando morte s'innalzi...
Dicono che la mia
sia una poesia d'inappartenenza.
Ma s'era tua era di qualcuno:
di te che non sei più forma, ma essenza.
Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi,
che il vuoto è il pieno e il sereno
è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.
Questa felicità promessa o data
m'è dolore, dolore senza causa
o la causa se esiste è questo brivido
che sommuove il molteplice nell'unico
come il liquido scosso nella sfera
di vetro che interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva anche per oggi.
Torno torno le fanno guerra cose
e immagini su cui cala o si leva
o la notte o la neve
uniforme del ricordo.
Orjeta Feb 12
Che vuoto nel cuore



Mi ha lasciato la vita,

un buco profondo che ingoia il respiro,

che si allarga ad ogni notte silenziosa,

ad ogni sogno sfiorito all’alba.



Nella lotta per non perdere

l’unica cosa preziosa - la dignita-

** smarrito me stessa,

come un’ombra che si scioglie al tramonto,

come un nome dimenticato dal vento.



E nella strada per ritrovarmi

** perso tutto.

** lasciato pezzi di me

sui cigli delle strade deserte,

sui passi che non hanno più casa.



Che vuoto nel cuore

mi ha lasciato la vita,

eppure, ancora respiro.
Ognuno 'e nuie nasce cu nu destino:
'a malasciorta, 'e 'vvote, va..., pò torna;
chi nasce c'o scartiello arreto 'e rine,
chi nasce c'o destino 'e purtà 'e ccorne.

Io, per esempio, nun mme metto scuorno:
che nce aggio 'a fà si tarde ll'aggio appreso?
Penzavo: sì, aggio avuto quacche cuorno,
ma no a tal punto da sentirme offeso.

E stato aiere 'o juorno, 'a chiromante,
liggénneme cu 'a lente mmiezo 'a mano,
mm'ha ditto: "Siete stato un triste amante,
vedete questa linea comme è strana?

Questa se chiamma 'a linea del cuore,
arriva mmiezo 'o palmo e pò ritorna.
Che v'aggia dì, carissimo signore;
cu chesta linea vuie tenite 'e ccorne.

Guardate st'atu segno fatto a uncino,
stu segno ormai da tutti è risaputo
ca 'o porta mmiezo 'a mano San Martino:
'o Santo prutettore d'e cornute".

Sentenno sti pparole 'int'o cerviello
accuminciaie a ffà mille penziere.
Mo vaco 'a casa e faccio nu maciello,
pe Ddio, aggia fà correre 'e pumpiere.

" Ma no... Chi t'o ffa fà? " (na voce interna
mme suggerette). "Lieve ll'occasione.
'E ccorne ormai songhe na cosa eterna,
nun c'è che ffà, è 'a solita canzone.

'O stesso Adamo steva mparaviso,
eppure donna Eva ll'ha traduto.
Ncoppa a sti ccorne fatte 'nu surriso,
ca pure Napulione era cornuto!".
Penso a Livorno, a un vecchio cimitero
di vecchi morti; ove a dormir con essi
niuno più scende; sempre chiuso; nero
d'alti cipressi.
Tra i loro tronchi che mai niuno vede,
di là dell'erto muro e delle porte
ch'hanno obliato i cardini, si crede
morta la Morte,
anch'essa. Eppure, in un bel dì d'Aprile,
sopra quel nero vidi, roseo, fresco,
vivo, dal muro sporgere un sottile
ramo di pesco.
Figlio d'ignoto nòcciolo, d'allora
sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?
Ed ora invidii i mandorli che indora
l'alba negli orti?
Od i cipressi, gracile e selvaggio,
dimenticàti, col tuo riso allieti,
tu trovatello in un eremitaggio
d'anacoreti?
Dicono che la mia
sia una poesia d'inappartenenza.
Ma s'era tua era di qualcuno:
di te che non sei più forma, ma essenza.
Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi,
che il vuoto è il pieno e il sereno
è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.
Se ti dicessi che ti amo
direi una infame bestemmia
perché i fratelli non si amano mai
eppure è vero; nel fuoco dell'arte
abbiamo un amore in comune,
questo non posso dimenticarlo
e dirti ti amo per un poeta
assume un significato diverso
dal volgere umano delle cose.
Amo i tuoi orizzonti impossibili
la tua coscienza perfetta
il tuo volgere ad ogni stagione,
la tua pennellata distratta
la tua fiducia in te,
che è in fondo l'umiltà di Cristo
che pure era figlio del Padre.
Ognuno 'e nuie nasce cu nu destino:
'a malasciorta, 'e 'vvote, va..., pò torna;
chi nasce c'o scartiello arreto 'e rine,
chi nasce c'o destino 'e purtà 'e ccorne.

Io, per esempio, nun mme metto scuorno:
che nce aggio 'a fà si tarde ll'aggio appreso?
Penzavo: sì, aggio avuto quacche cuorno,
ma no a tal punto da sentirme offeso.

E stato aiere 'o juorno, 'a chiromante,
liggénneme cu 'a lente mmiezo 'a mano,
mm'ha ditto: "Siete stato un triste amante,
vedete questa linea comme è strana?

Questa se chiamma 'a linea del cuore,
arriva mmiezo 'o palmo e pò ritorna.
Che v'aggia dì, carissimo signore;
cu chesta linea vuie tenite 'e ccorne.

Guardate st'atu segno fatto a uncino,
stu segno ormai da tutti è risaputo
ca 'o porta mmiezo 'a mano San Martino:
'o Santo prutettore d'e cornute".

Sentenno sti pparole 'int'o cerviello
accuminciaie a ffà mille penziere.
Mo vaco 'a casa e faccio nu maciello,
pe Ddio, aggia fà correre 'e pumpiere.

" Ma no... Chi t'o ffa fà? " (na voce interna
mme suggerette). "Lieve ll'occasione.
'E ccorne ormai songhe na cosa eterna,
nun c'è che ffà, è 'a solita canzone.

'O stesso Adamo steva mparaviso,
eppure donna Eva ll'ha traduto.
Ncoppa a sti ccorne fatte 'nu surriso,
ca pure Napulione era cornuto!".
Pax
Leva morte da noi
quell'intatto minuto come pane
che l'amante non morse né la donna
al colmo dell'offerta.
Dove vita, di sé fatta più piena
ci divide dal corpo
e ci annovera al gregge di un Pastore
costruito di luce,
nasce morte per te. D'ogni dolore
parto ultimo e solo
che mai possa procedere dal seno...
Eppure a noi lontano desiderio
di quell'attimo pieno
viene a fatica dentro giorni oscuri
ma se calasse nella perfezione
di sua vera natura
presto cadremmo affranti dalla luce.
L'albero non è albero né il fiore
può decidersi bello
quando sia forte l'anima di male;
ma nel giorno di morte
quando l'amante, tenebroso duce
abbandona le redini del sangue,
sì, più pura vicenda
si spiegherà entro un ordine di regno.
Ed il senso verrà ricostruito,
e ogni cosa nel letto
in cui cadde nel tempo avrà respiro,
un respiro perfetto.
Ora solo un impuro desiderio
può rimuovere tutto, ma domani
quando morte s'innalzi...
Penso a Livorno, a un vecchio cimitero
di vecchi morti; ove a dormir con essi
niuno più scende; sempre chiuso; nero
d'alti cipressi.
Tra i loro tronchi che mai niuno vede,
di là dell'erto muro e delle porte
ch'hanno obliato i cardini, si crede
morta la Morte,
anch'essa. Eppure, in un bel dì d'Aprile,
sopra quel nero vidi, roseo, fresco,
vivo, dal muro sporgere un sottile
ramo di pesco.
Figlio d'ignoto nòcciolo, d'allora
sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?
Ed ora invidii i mandorli che indora
l'alba negli orti?
Od i cipressi, gracile e selvaggio,
dimenticàti, col tuo riso allieti,
tu trovatello in un eremitaggio
d'anacoreti?
Se ti dicessi che ti amo
direi una infame bestemmia
perché i fratelli non si amano mai
eppure è vero; nel fuoco dell'arte
abbiamo un amore in comune,
questo non posso dimenticarlo
e dirti ti amo per un poeta
assume un significato diverso
dal volgere umano delle cose.
Amo i tuoi orizzonti impossibili
la tua coscienza perfetta
il tuo volgere ad ogni stagione,
la tua pennellata distratta
la tua fiducia in te,
che è in fondo l'umiltà di Cristo
che pure era figlio del Padre.
Un fiume di emozioni mi attraversa.
Quanta bellezza, potrei piangere.
Eppure galleggio su un'immensa calma.
Potrei dormire, felice
Potrei sognare, felice
Orjeta Feb 12
Forse in guerra non sono stata mai,

solo battaglie sussurrate al vento,

ombre incerte tra passi stanchi,

un labirinto senza nome.



Forse la guerra l’** fatta con me,

un assedio muto, un varco chiuso,

** spento il giorno con le lacrime,

** seminato strade senza ritorno.



Mi sono allontanata, smarrita, persa,

come eco che non trova casa,

come sabbia scivolata via

da mani troppo ferme.



Eppure i pezzi rimasti brillano,

lucciole senza una notte,

scintille che cercano spazio

o forse solo un confine.



Dove portano, non so.

Se guidano o ingannano, non so.

Resto ferma a osservarli,

o forse sto già  camminando.



Forse in guerra non sono stata mai.
Orjeta Feb 13
Sarai il mio diario,

pagine scritte dal tempo,

inchiostro di attimi sfuggiti

che forse nessuno leggerà  mai.



Sarai la mia guida,

sentiero che si piega e si perde,

orizzonte che si allontana

ogni volta che credo di averti compreso.



Sei l’illusione di una strada diritta,

il respiro di un sogno mai del tutto svelato,

sei domanda senza risposta,

sei risposta senza certezza.



Ti rincorro e mi sfuggi,

ti trovo e già  non sei più la stessa.

Sei attesa e sorpresa,

sei il mistero che vive

tra il primo respiro e l’ultimo battito.



Eppure, anche se non ti capisco,

ti vivo.



E nel caos dei passi incerti,

tra i silenzi e le voci che si dissolvono,

nell’eterno gioco di chi cerca e si perde,

sarai tu.



Avrai un nome,

una vita,

nella mia vita.

— The End —