Submit your work, meet writers and drop the ads. Become a member
Da quel gabbione uscii...
Nessuno mi guardava.
Per quale distrazione?
Per quale pensiero immerso
senza pietà nel cuore?
Per quale esclusiva
incomunicabile passione?
Come una vecchia carta,
un pezzo di giornale trascinato
sul lastrico dal vento,
vagavo, ignorato, contro i cantoni
di marmo e ottone,
gli alberelli severi del Nord,
i vetri di una Banca...
Il futuro dell'uomo!
Nessuno sapeva più nulla della pietà,
della speranza: sapevano
in questa accanita città,
solamente il futuro, come già seppero la vita.
Ognuno l'aveva in cuore,
passione quotidiana, scontata
novità, luce della nuova storia.
E io senza più capire
cos'aveva potere d'importargli,
di avere per loro significato
di farli ridere, di farli piangere,
ero un vecchio pezzo di giornale,
trascinato dal nuovo vento
tra i loro piedi di Angeli.
Sono qua rinchiuso
Di pensieri affranto

Senza coscienza alcuna
Di potere il vanto

Volgo i miei sguardi vuoti
Occhi senza sguardo

Voglio sentire ora
Voci, sussurri, suoni

Chiedo a me stesso vivo
Dove guardare ancora

Chiudo i miei occhi alfine
Respiro in affanno

Mi calmo, sento, ascolto
Dentro di me un canto

Ti ** trovata infine
Musa del mio creare

Cuore che pensa lieve
Un pensiero, un incanto.
🇬🇧Lighted lamps in the evening warm the heart, like  
diamond flashes in the pristine skies at dusk—  
sensitivity shaped into brief dreams, weighed down by a fleeting gravity
that makes the step languid.

But the power of love transcends the love of power, leading us to the overlook from which we can glimpse the beauty of life,  
while time, inexorable, guides us toward freedom.

© Penny Black

🇮🇹Lampade accese alla sera scaldano il cuore.  
Fulmini di diamante nei cieli pristini al crepuscolo—  
sensibilità plasmata in sogni brevi, appesantiti da una gravità fugace che rende il passo fiacco.

Ma il potere dell’amore trascende l'amore per il potere, conducendoci al belvedere da cui scorgere la bellezza della vita,  
mentre il tempo, inesorabile, ci guida verso la libertà.

© Penny Black
Jackshit May 2019
L’aspro e suadente sospiro cauto sussurra:
Dolce una litania intona,
Mentre la coscienza si annulla
E lo spirito ritrova la sua corona.

Cresce il ricordo di un desiderio
Sepolto da convenzioni,
Porto ultimo di un mistero,
Che ammassa e rovina costrizioni.

Crea piacere nel dolore,
E dolore nel piacere.
Icore ramato, si diffonde l’odore.
Così si rafforza un potere,

Potere d’amore,
D’amore odioso e perverso.
Utilità d’onore,
D’onore perso.
Sono qua rinchiuso
Di pensieri affranto

Senza coscienza alcuna
Di potere il vanto

Volgo i miei sguardi vuoti
Occhi senza sguardo

Voglio sentire ora
Voci, sussurri, suoni

Chiedo a me stesso vivo
Dove guardare ancora

Chiudo i miei occhi alfine
Respiro in affanno

Mi calmo, sento, ascolto
Dentro di me un canto

Ti ** trovata infine
Musa del mio creare

Cuore che pensa lieve
Un pensiero, un incanto.
Da quel gabbione uscii...
Nessuno mi guardava.
Per quale distrazione?
Per quale pensiero immerso
senza pietà nel cuore?
Per quale esclusiva
incomunicabile passione?
Come una vecchia carta,
un pezzo di giornale trascinato
sul lastrico dal vento,
vagavo, ignorato, contro i cantoni
di marmo e ottone,
gli alberelli severi del Nord,
i vetri di una Banca...
Il futuro dell'uomo!
Nessuno sapeva più nulla della pietà,
della speranza: sapevano
in questa accanita città,
solamente il futuro, come già seppero la vita.
Ognuno l'aveva in cuore,
passione quotidiana, scontata
novità, luce della nuova storia.
E io senza più capire
cos'aveva potere d'importargli,
di avere per loro significato
di farli ridere, di farli piangere,
ero un vecchio pezzo di giornale,
trascinato dal nuovo vento
tra i loro piedi di Angeli.
Sono qua rinchiuso
Di pensieri affranto

Senza coscienza alcuna
Di potere il vanto

Volgo i miei sguardi vuoti
Occhi senza sguardo

Voglio sentire ora
Voci, sussurri, suoni

Chiedo a me stesso vivo
Dove guardare ancora

Chiudo i miei occhi alfine
Respiro in affanno

Mi calmo, sento, ascolto
Dentro di me un canto

Ti ** trovata infine
Musa del mio creare

Cuore che pensa lieve
Un pensiero, un incanto.
Da quel gabbione uscii...
Nessuno mi guardava.
Per quale distrazione?
Per quale pensiero immerso
senza pietà nel cuore?
Per quale esclusiva
incomunicabile passione?
Come una vecchia carta,
un pezzo di giornale trascinato
sul lastrico dal vento,
vagavo, ignorato, contro i cantoni
di marmo e ottone,
gli alberelli severi del Nord,
i vetri di una Banca...
Il futuro dell'uomo!
Nessuno sapeva più nulla della pietà,
della speranza: sapevano
in questa accanita città,
solamente il futuro, come già seppero la vita.
Ognuno l'aveva in cuore,
passione quotidiana, scontata
novità, luce della nuova storia.
E io senza più capire
cos'aveva potere d'importargli,
di avere per loro significato
di farli ridere, di farli piangere,
ero un vecchio pezzo di giornale,
trascinato dal nuovo vento
tra i loro piedi di Angeli.
Tu, burattino speranzoso,
inutili sono le tue lacrime,
prive di senso,
travolte dal suono del cucù, ora.
Oh pupo,
ti deprimo,
ma leggo in te le stelle
e le ambizioni
che non raggiungerai.

Tu, carcassa macchinaria,
affogate sono le tue grida,
laggiù negli abissi,
natie d’un assassino seppellito.
Oh superbo,
ti disgusto,
ma vedo in te la cenere
e l'onore
che cela la sua paura.

Tu, spirito magistrale,
fittizie sono le tue glorie,
immense e spettacolari,
dal desiderio d’infestare i sogni altrui.
Oh dannato,
ti inorridisco,
ma percepisco in te il teatro
e il potere
di un applauso solo cortese.

Io, universale, infinito,
superiori sono le mie trame,
io che tramuto in lazzi
lo spasmo ed il pianto.
Oh folle,
m’illumino,
mentre distrutto mi guardo allo specchio urlando:

ridi, mostro, ridi!

Ridi, bestia, soffoca nel sorriso!

Ridi!

Ridi!

Ridi!

///

You, hopeful puppet,
useless are your tears,
without sense,
swept away by the sound of the cuckoo, now.
Oh puppet,
I depress you,
but I read in you the stars
and the ambitions
that you will not reach.

You, mechanical carcass,
drowned are your cries,
down there in the abyss,
native of a buried murderer.
Oh proud,
I disgust you,
but I see in you the ashes
and the honor
that hides his fear.

You, masterful spirit,
fictitious are your glories,
immense and spectacular,
from the desire to haunt the dreams of others.
Oh ******,
I horrify you,
but I perceive in you the theater
and the power
of only polite applause.

I, universal, infinite,
my plots are superior,
I who turn into jokes
spasm and weeping.
Oh madman,
I light up,
while destroyed I look at myself in the mirror screaming:

laugh, monster, laugh!

Laugh, beast, suffocate in the smile!

Laugh!

Laugh!

Laugh!
I'm one and 3, the Trinity of the Nothing

— The End —