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tangshunzi Jul 2014
Vow Renewal ha davvero bisogno di presentazioni .Perché appartiene Gene Simmons e la abiti da sposa on line sua splendida moglie Shannon di Kiss !E.a parte il folle .folle d'amore che tutti noi sappiamo che condividono .questo duo sa anche come ospitare un impressionante bella festa - con file di Pretty in Pink .schiocchi di favoloso e una devozione a tutte le cose ballare degno.Creato da Lady Liberty Eventi + un cuore Matrimoni con fotografie di Trish Barker .c'è molto di più nella galleria .

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Dal Liberty Woodman di Lady Liberty Events.I hanno conosciuto Gene e Shannon per anni ed era così eccitato quando hanno deciso di rinnovare i loro voti alle Hawaii !Abbiamo collaborato con i talentuosi One Matrimoni cuore che gentilmente hanno contribuito a portare tutto il glamour alla vita!

Gene e Shannon volevano un incontro molto intimo dei loro più stretti amici e parenti di essere una parte del loro rinnovo di amore .Abbiamo deciso di fare un palato nero .fard e oro per riunire l'atmosfera glamour e moderno.con il suggerimento perfetto di nervosismo .Il progetto per questa occasione era semplicemente incredibile e era la rappresentazione ideale della loro morbida lato romantico mescolato con il loro rock \u0026rotolare personalità !

All'arrivo gli ospiti hanno fatto la loro strada attraverso un bianco appeso all'ingresso 25ft parete del fiore .dove erano seduti a splendide vignette in stile.Una combinazione di divani vintage.pouf e poltrone accentati con moderni cuscini neri e blush tiro .creando un ambiente opulento per i posti a sedere cerimonia.Flutti che scorre biancheria coprivano le pareti e soffitti .mentre blush e avorio nastri proposto come lo sfondo perfetto per la sposa e lo sposo a dire che faccioènuovo.Affiancato da lussureggianti centrotavola di ortensie e un corridoio personalizzato in mostra il loro monogramma .la passeggiata lungo la navata era niente timido di stordimento .gene \u0026Figlia Shannon ' .Sophie .ha messo insieme una cerimonia calorosa e cordiale e con l'aggiunta dei loro voti personali .non c'era un occhio secco in casa .Poco a poco gli ospiti sanno che ci sarebbe stata una cerimonia a sorpresa da seguire!Shannon illustra la sua sorella Sara .e il suo sposo Greg .felice di poter condividere questo giorno speciale con loro.Sara \u0026Greg ha proceduto con più di una cerimonia tradizionale stile hawaiano che ha aggiunto un'aggiunta unica e incantevole per i festeggiamenti .L'amore era certamente nell'aria !Come la coppia ri - sposato.e sposi fecero il loro ritorno lungo la navata.gli ospiti gettati petali che sono stati elegantemente presentati in sacchetti di rete a ogni sedile rosa .Gli ospiti

diretti verso l'area cocktail .che si è svolta sotto un albero magnificamente fiorito che è stato appeso con centinaia di candele appese .Un albero augurio visualizzazione degli ospitiècarte escort perfettamente ondeggiava nel piacevole brezza hawaiana .Le melodie contemporanee suonate dal duo stringa a condizione che il suono perfetto come ospiti sorseggiavano un cocktail speciali e mordicchiò bocconi .Gli ospiti

sono stati poi invitati a fare la loro strada in reception e zona pranzo .guidati dal suono di freddo jazz suonata dal vivo banda di 9 pezzi .La tavola era apparecchiata con biancheria blush frizzante .carica d'oro eposate e nero cristalleria moderna .Ogni impostazione è accentato con neri abiti da sposa on line laser taglio plexi Consiglio vetro carte.che sembrava incredibile contro il rossore e oro toni .Overhead .festoni di blush tendaggi e lampadari splendidi con sfumature nere fornito una magnifica atmosfera .Oro candelabri \u0026votive oro mercurio sono stati mescolati con le modalità lussureggianti che consisteva di fragranti rose da giardino e ortensie stabiliti nel colpire le navi nere .Le sedie erano vestiti con flirty battiscopa blush che fatica complimentato il paesaggio tavolo .La vivace verde vivente che circonda la zona e il suono luce delle cascate perfezionato l'aspetto della sala da pranzo .

L'enorme pista da ballo bianco incandescente con Gene \u0026Monogramma Shannon ' stato circondato da 4 .100 £ lampadari floreali che erano semplicemente bocca caduta .Vignette Petite circondato il pavimento e sono stati accentati con personalizzati monogramma cuscini di seta dupioni con ricami in oro .Una volta che tutti hanno fatto la loro strada verso la pista da ballo .feste la sera ' aveva appena iniziato !Shannon aveva chiesto karaoke per abiti da sposa corti la ricezione .così abbiamo pensato



così cosa c'è di meglio che avere una band suonare dal vivo come la loro musica di sottofondo !Sophie ( Gene e figlia Shannon ' ) ha iniziato le danze via con la sua interpretazione diè eeautifulèeè et Ultimoè?mentre i suoi genitori amorevolmente ballavano tra di loro e hanno accolto i loro amici e familiari a unirsi a loro sul pavimento .Gene saltò sul contrabbasso .mentre .Sophie \u0026Nick ( i loro figli ) ha cantato tutta la notte .Hanno sicuramente tutti scosso la casa .e ci siamo divertiti tutta la serata !
la serata si è conclusa .Gene e Shannon sono stati presentati con una splendida torta 3-tier .che consisteva di due livelli oro con finiture nere.e un livello inferiore di perfezione filodiffusione avorio rose .Mentre gli ospiti erano riuniti attorno .un solo cuore matrimoni avevano sorpreso gli ospiti con una giornata di modifica video l'intera attività serate .ogni ipotesi era in soggezione .E 'stato il modo perfetto per concludere questa bella raccoltaèsi poteva assolutamente sentire l'amore nell'aria

Banda : Jimmy Mac \u0026 The Kool Kats | Dress Brides 1 : . Jenny Packham | Dress Brides 2 : Badgley Mischka | Cake: DesignerCakes | Restauro : Sugar Beach Catering | Sedia Covers : Wildflower lino | Coordinatore / Progettista : Lady Liberty Eventi | Assistenza design: bianco Orchid Weddings | Designer : Matrimoni Un cuore | Fiori : Uno Matrimoni cuore | biancheria: La Tavola biancheria | Fotografia : TrishFotografia Barker | Luogo Carte : Pitbulls e Posies | String Duo : Don Lax | Luogo : Haiku Mill | caricabatterie: BBJ LinenBadgley Mischka è un membro del nostro Look Book .Per ulteriori informazioni su come vengono scelti i membri .fare clic qui .Wildflower Lino.un'orchidea da sposa bianco .INC .BBJ e Lady Liberty eventi fanno parte del nostro Little Black Book .Scopri come i membri sono scelti visitando la nostra pagina delle FAQ .Wildflower Linen vedi portfolio un'orchidea da sposa bianco .INC vedi portfolio BBJ vedi portfolio Lady Liberty Eventi visualizza
http://www.belloabito.com/abiti-da-sposa-c-1
http://www.belloabito.com/goods.php?id=876
http://188.138.88.219/imagesld/td//t35/productthumb/2/4166135353535_396981.jpg
Gene Simmons Vow Renewal_abiti da sposa 2014
Poesía, ¿qué es poesía? poesía es más
que palabras, oraciones y rimas. Poesía es hablar con el corazón
en la mano, poesía es expresar los sentimientos al máximo,
hacer que la corriente de sentimientos se apodere de tu corazón,
haciendo que poco a poco tu pluma se mueva mas rápido y haga que
las palabras no sean palabras, sean sentimientos y hagan sentir a quien
las lee el sentimiento que transmites al papel; el papel que absorbe todo,
que gentilmente se presta como medio para bien o para mal, ése,
el que puedes borrar y borrar pero siempre dejarás una mancha. Pero
la poesía no está escrita en papel, está escrita en
el corazón de quien la escribe y de quien la lee, y deja huellas
en los corazones, tanto o más que en el papel, los corazones son
como una hoja de papel, se escriben historias y se dejan recuerdos, se
escriben promesas y se dejan angustias; se alimenta de palabras, haciéndolo
más grande cada vez que le dicen un te quiero, cada vez que le hacen
palpitar con fuerza. La poesía nace y crece de dos formas, cuando
estás muy feliz tan feliz que piensas que no estás en ese
momento, o cuando estás tan triste que quieres olvidar los amargos
recuerdos. Así lo logro, dejando que el suave papel se impregne
de sentimientos y causen un raro efecto en quien lo lee.. porque el papel
siempre será papel y los sentimientos siempre se harán poemas...
Mariah Tulli Feb 2019
Chovia a umas três horas, nada tão diferente de dias normais em São Paulo. Clara se arrumava para o trabalho com aquela pressa de quem ia perder o trem, mas na verdade era apenas a euforia pro segundo encontro com Luisa, que ia acontecer no fim do expediente. Se desesperou mais ainda quando olhou para cama e viu o tanto de roupa que havia deixado espalhada.  E se no final nós viermos para minha casa? Vai estar tudo uma bagunça, pensou ela, mas deixou assim mesmo, pois não queria criar expectativas demais, era apenas o segundo encontro e como já havia notado, Luisa parecia ser daquelas meninas meio tímidas de início. Pronto, calça preta, blusa preta e um boné vermelho que combinava com o tênis, pois em dias de chuva era necessário já que sempre perdia a sombrinha.

- Oii linda, então está tudo certo pra hoje né? Saio às 17h e prometo não atrasar. Disse clara enfatizando aquela idéia de pontualidade mais pra ela mesma do que para Luisa.
- Clara.. ops, claro rs! Te encontro no metrô perto do seu trabalho :)

Luisa tinha mania de fazer piadas com coisas bem bobas, era sua marca. Logo em seguida da mensagem enviada percebeu que mais uma vez tinha feito isso e riu de si mesma. Assim se estendeu o dia, Luisa sem muito o que fazer pois era seu dia de folga, então estava com todo o tempo do mundo para se arrumar, mas era daquelas decididas que pensava na roupa que iria vestir enquanto tomava banho e em dez minutos já estava pronta. O relógio despertou às 16h, trinta minutos se arrumando e mais trinta no metrô. Luisa estava pontualmente no local combinado, mesmo sabendo que Clara iria demorar mais um pouco ate finalizar todas as tarefas. Mais trinta minutos se passaram e nesse tempo Luisa já estava sentada em um bar ao lado da saída lateral do metrô com uma cerveja na mão, avistou aquele sorriso intenso de Clara, sorriu de volta cantarolando em sua cabeça “cê tem uma cara de quem vai fuder minha vida”, música vívida entre os jovens.

-Desculpa, te deixei esperando mais uma vez, como vamos resolver essa dívida aí? Disse clara esperando que a resposta fosse “com um beijo”.
-Sem problemas, já estou quase me acostumando, me rendi a uma cerveja, mas podemos beber outras lá em casa, o que acha?

Sem mais nem menos Clara aceitou e ficou surpresa pelo convite, a timidez percebida por ela já tinha ido embora pelo jeito. Chegando lá sentou em um colchão em cima de um pallet que ficava na sala e começou a analisar todo o ambiente, uma estante com dezenas de livros e três plantas pequenas no topo. Luisa com o tempo livre do dia deixou a casa toda arrumada e a geladeira cheia de cerveja, abriu uma garrafa e sentou-se ao lado de Clara em seu sofá improvisado.

-Posso? Pergunta Luisa ao indicar que queria passar a mão no sidecut de Clara.
-Claro, aproveita que raspei ontem.

Com a deixa para carícias, a mão ia deslizando de um lado para o outro em um toque suave na parte raspada do cabelo, até chegar ao ponto em que Clara já estava ficando um pouco excitada e gentilmente virou-se para Luisa encarou-a e sorriu, sem dizer nada, silêncio total, deixando aquela tensão pré beijo no ar por uns segundos. E sem nenhum esforço deixou que acontecesse naturalmente, sentindo aquele beijo encantador de Luisa. Pernas se entrelaçaram, corpos mais pertos um do outro, Clara acariciava lentamente o ombro de Luisa, aproveitando o movimento para abaixar a alça de sua blusa e dar um leve beijo na parte exposta, se estendendo ao pescoço, fazendo Luisa se arrepiar. Naquele momento o ambiente começa a ficar mais quente e num piscar de olhos as duas já se livraram de suas blusas. Clara volta a acariciar a pele de Luisa, mas dessa vez mais intensamente, percorre a mão pela barriga, puxa cuidadosamente a pele perto do quadril para conter o tesão, vai deslizando pela coxa, e num movimento quase imperceptível abaixa o short de Luisa e beija seus lábios molhados, fazendo-a soltar gemidos de excitação, criando um clima mais ofegante. Luisa em um mix de sensações sentiu a pulsação mais rápida de suas veias acelerado o coração, pernas tremendo e mãos suando, até perceber que aquele oral era o primeiro em que se entregava por completo, e se entregou.  Estava segura de si que aquilo era mágica e com a respiração voltando ao normal, posou um sorriso no rosto, abraçou Clara e perdurou o afago até cair no sono.
Mariana Seabra Jul 2023
Chegaste a mim em forma de argila, num balde de plástico furado.  
Apanhei-te, de surpresa, embrulhada nas ondas do meu mar salgado.  
Estavas escondida, por entre os rochedos, rodeada pelas habituais muralhas que te aconchegam,  
                                                   ­     as mesmas que me atormentam,  
quando levantas uma barreira que me impede de chegar a ti.  

Segurei-te nos braços, como quem se prepara para te embalar. Sacudi-te as algas, e encostei o meu ouvido à casca que te acolhia no seu ventre.  
Não conseguia decifrar o som que escutava, muito menos controlar a vontade de o querer escutar mais. Algo ecoava num tom quase inaudível. Sentia uma vida...uma vida fraca, sim...mas, havia vida a pulsar. Podia jurar que conseguia sentir-te, para lá da barreira, como se me tivesses atravessado corpo adentro.
Ainda não conhecia o som da tua voz, e ela já me fazia sonhar.  

Pulsavas numa frequência tão semelhante à minha!... não resisti,  
fui impelida a chegar mais perto. Precisava de te tocar, precisava de te ver,
     só para ter a certeza se eras real,
                           ou se, finalmente, tinha terminado de enlouquecer.

Se tinha perdido os meus resquícios de sanidade,  
                                                     ­                                   consciência,
                                                                ­                        lucidez,                              
ou se era verdade que estávamos ambas a vibrar,
no mesmo espaço, ao mesmo tempo, no mesmo ritmo de frequência, uma e outra e outra...e outra vez.  

Vieste dar à costa na minha pequena ilha encantada. Na ilha onde, de livre vontade, me isolava.  
Na ilha onde me permitia correr desafogadamente,  

                                             ­                            ser besta e/ou humana,  
                                                       ­                  ser eu,  
                                                           ­              ser tudo,
                                                                ­         ser todos,  
                                                        ­                 ou ser nada.  

Na mesma ilha onde só eu decidia, quem ou o que é que entrava. Não sabia se estava feliz ou assustada! Mais tarde, interiorizei que ambos podem coexistir. Por agora, sigo em elipses temporais. Longos anos que tentei suprimir num poema, na esperança que ele coubesse dentro de ti.

(…)

“Como é que não dei pela tua entrada? Ou fui eu que te escondi aqui? Será que te escondi tão bem, que até te consegui esconder de mim? És uma estranha oferenda que o mar me trouxe? Ou és só uma refugiada que ficou encalhada? Devo ficar contigo? Ou devolver-te às correntes? Como é que não dei pela tua entrada...? Que brecha é que descobriste em mim? Como é que conseguiste chegar onde ninguém chegou? Como é que te vou tirar daqui?”.  

Não precisei de te abrir para ver o que tinha encontrado, mas queria tanto descobrir uma brecha para te invadir! Não sabia de onde vinha esse louco chamamento. Sei que o sentia invadir-me a mim. Como se, de repente, chegar ao núcleo que te continha fosse cada vez menos uma vontade e, cada vez mais uma necessidade.

Cheiravas-me a terra molhada,  
                                                      ­   depois de uma chuva desgraçada. Queria entrar em ti! Mesmo depois de me terem dito que a curiosidade matava. Queria tanto entrar em ti! Ser enterrada em ti!  

A arquiteta que desenhou aquele balde estava mesmo empenhada                                                        ­                                                             
                                 em manter-te lá dentro,  
e manter tudo o resto cá fora. A tampa parecia bem selada.  

Admirei-a pela inteligência. Pelo simples que tornou complexo.  
Pela correta noção de que, nem toda a gente merece ter o teu acesso.

(...)

Vinhas em forma de argila...e, retiradas as algas da frente, vi um labirinto para onde implorei ser sugada. Estava no epicentro de uma tempestade que ainda se estava a formar e, já se faziam previsões que ia ser violenta. O caos de uma relação! de uma conexão, onde o eu, o tu e o nós, onde o passado, o futuro e o presente, entram em conflito, até cada um descobrir onde se encaixa, até se sentirem confortáveis no seu devido lugar.  

Estava tão habituada a estar sozinha e isolada, apenas acompanhada pelo som da água, dos animais ou do vento, que não sabia identificar se estava triste ou contente. Não sabia como me sentir com a tua inesperada chegada. Não sabia o que era ouvir outro batimento cardíaco dentro da minha própria mente,  

e sentir uma pulsação ligada à minha, mesmo quando o teu coração está distante ou ausente.  

No começo, espreitava-te pelos buracos do balde, por onde pequenos feixes de luz entravam e, incandesciam a tua câmera obscura,  

                 e tu corrias para te esconder!
                 e eu corria para te apanhar!
                 e foi um esconde-esconde que durou-durou...
                 e nenhuma de nós chegou a ganhar.  

Quanto mais te estudava, menos de mim percebia. Mais admiração sentia por aquela pedra de argila tão fria. "Que presente é este que naufragou no meu mar? Como é que te vou abrir sem te partir?"

Retirei-te a tampa a medo,  
                                                a medo que o teu interior explodisse.  

E tu mal te mexeste.  
                                  E eu mexia-te,
                                                           remex­ia-te,
                                                           virava-te do direito e do avesso.  

És única! Fazias-me lembrar de tudo,
                                                          e não me fazias lembrar de nada.

És única! E o que eu adorava  
é que não me fazias lembrar de ninguém,  
                             ninguém que eu tivesse conhecido ou imaginado.

És única! A musa que me inspirou com a sua existência.  

“Como é que uma pedra tão fria pode causar-me esta sensação tão grande de ardência?”

(…)

Mesmo que fechasse os olhos, a inutilidade de os manter assim era evidente.  
Entravas-me pelos sentidos que menos esperava. Foi contigo que aprendi que há mais que cinco! E, que todos podem ser estimulados. E, que podem ser criados mais! Existem milhares de canais por onde consegues entrar em mim.  

A curiosidade que aquele teu cheiro me despertava era imensa,                                                          ­                                                

               ­                                                                 ­                  intensa,
                                                                ­                                                       
         ­                                                                 ­                         então,  
                                          
             ­                                                                 ­                    abri-te.

Abri-me ao meio,  
só para ver em quantas peças é que um ser humano pode ser desmontado.

Despi-te a alma com olhares curiosos. E, de cada vez que te olhava, tinha de controlar o tempo! Tinha de me desviar! Tinha medo que me apanhasses a despir-te com o olhar. Ou pior!  
Tinha medo que fosses tu a despir-me. Nunca tinha estado assim tão nua com alguém.  
Tinha medo do que os teus olhos poderiam ver. Não sabia se ficarias, mesmo depois de me conhecer. Depois de me tirares as algas da frente, e veres que não sou só luz, que luz é apenas a essência em que me prefiro converter. Que vim da escuridão, embrulhada nas ondas de um mar escuro e tenebroso, e é contra os monstros que habitam essas correntes que me debato todos os dias, porque sei que não os posso deixar tomar as rédeas do meu frágil navio.  

(...)

Vinhas em inúmeros pedaços rochosos,
                                                                ­             uns afiados,  
  
                                                   ­                          uns macios,

                                                               ­           todos partidos...

Sentia a tua dureza contra a moleza da minha pele ardente,  
E eu ardia.  
                    E tu não ardias,  
                                                 parecias morta de tão fria.  

Estavas tão endurecida pela vida, que nem tremias.  
Não importava o quanto te amasse,  
                                                       ­          que te atirasse à parede, 
                                                        ­         que te gritasse                                                         ­                                                                 ­                    
                                                                ­                            ou abanasse...

Não importava. Não tremias.  

Haviam demasiadas questões que me assombravam. Diria que, sou uma pessoa com tendência natural para se questionar. Não é motivo de alarme, é o formato normal do meu cérebro funcionar. Ele pega numa coisa e começa a rodá-la em várias direções, para que eu a possa ver de vários ângulos, seja em duas, três, quatro ou cinco dimensões.  

"Porque é que não reagias?"  
"Devia ter pousado o balde?"  
"Devia ter recuado?"
"Devia ter desviado o olhar,
                                                      em vez de te ter encarado?"  

Mas, não. Não conseguia. Existia algo! Algo maior que me puxava para os teus pedaços.  
Algo que me fervia por dentro, uma tal de "forte energia", que não se permitia ser domada ou contrariada. Algo neles que me atraía, na exata medida em que me repelia.

Olhava-te, observava-te,  
                                                absorvia-te...
e via além do que os outros viam.
Declarava a mim mesma, com toda a certeza, que te reconhecia.
Quem sabe, de uma outra vida.
Eras-me mais familiar à alma do que a minha própria família.  
Apesar de que me entristeça escrever isto.  

Eram tantas as mazelas que trazias...Reconhecia algumas delas nas minhas. Nem sabia por onde te pegar.
Nem sabia como manter os teus pedaços juntos. Nem sabia a forma certa de te amar.
Estava disposta a aprender,  
                                                   se estivesses disposta a ensinar.  

(…)

Descobri com a nossa convivência, que violência era o que bem conhecias,                                                       ­                                                         
                    então, claro que já não tremias!  
Um ser humano quebrado, eventualmente, habitua-se a esse estado. Até o amor lhe começa a saber a amargo.  

Só precisei de te observar de perto.  
Só precisei de te quebrar com afeto.

Culpei-me por ser tão bruta e desastrada, esqueci-me que o amor também vem com espinhos disfarçados. Devia ter percebido pelo teu olhar cheio e vazio, pelo reflexo meu que nele espelhava, que a semelhança é demasiada para ser ignorada.

Somos semelhantes.  

Tão diferentes! que somos semelhantes.  

Duas almas velhas e cansadas. Duas crianças ingénuas e magoadas. Duas pessoas demasiado habituadas à solidão.  

Só precisei de escavar através do teu lado racional.
Cegamente, mergulhei bem fundo, onde já nem a luz batia,

                                                               ­    e naveguei sem rumo certo  

nas marés turbulentas do teu emocional. E, algures dentro de ti,  
encontrei um portal que me levou a um outro mundo...

Um mundo onde eu nem sabia que uma outra versão de mim existia,                                                         ­                                                         
       ­       onde me escondias e cobrias com a lua.

Um mundo onde eu estava em casa, e nem casa existia,  
                                                      ­            
                       onde me deitava ao teu lado,                                          
                          onde te deitavas ao meu lado,                                                            ­                                            
                    ­            totalmente nua,
      debaixo da armadura que, finalmente, parecia ter caído.  

Creio que mergulhei fundo demais...  
Ultrapassei os limites terrestres,
                                 e fui embater contigo em terrenos espirituais.  

Cheguei a ti com muita paciência e ternura.
Tornei-me energia pura! Um ser omnipresente. Tinha uma vida no mundo físico e, uma dupla, que vivia contigo através da música, da escrita, da literatura…Tornei-me minha e tua!  
Eu sabia...
Há muito amor escondido atrás dessa falsa amargura.  
Então, parei de usar a força e, mudei de abordagem,  
para uma mais sossegada,
                                               uma que te deixasse mais vulnerável,                                                                    ­                                            
         em vez de assustada.  

(…)

“Minha pedra de argila, acho que estou a projetar. Estou mais assustada que tu! Estar perto de ti faz-me tremer, não me consigo controlar. Quero estar perto! Só quero estar perto! Mesmo que não me segure de pé. Mesmo que tenhas de me relembrar de respirar. Mesmo que me custem a sair as palavras, quando são atropeladas pela carrada de sentimentos que vieste despertar…”

És um livro aberto, com páginas escritas a tinta mágica.
A cada página que o fogo revelava, havia uma página seguinte que vinha arrancada. Mais um capítulo que ficava por ler. Outra incógnita sobre ti que me deixavas a matutar.

Soubeste como me despertar a curiosidade,
como a manter,
como me atiçar,
como me deixar viciada em ti,
como me estabilizar ou desestabilizar.  

E nem precisas de fazer nada! a tua mera existência abana a corda alta onde me tento equilibrar.

Segurei-te com todo o carinho! E, foi sempre assim que quis segurar-te.

Como quem procura
                                       amar-te.

Talvez transformar-te,  
                                        em algo meu,
                                        em algo teu,
                                                                ­ em algo mais,
                                                                ­                          em algo nosso.  

Oferecias resistência, e eu não entendia.  
A ausência de entendimento entorpecia-me o pensamento, e eu insistia...Não conseguia respeitar-te. Só queria amar-te!

Cada obstáculo que aparecia era só mais uma prova para superar,  
                    ou, pelo menos, era disso que me convencia.
Menos metros que tinha de fazer nesta maratona exaustiva!
onde a única meta consistia  
                                                   em chegar a ti.
Desse por onde desse, tivesse de suar lágrimas ou chorar sangue!

(...)

Olhava-te a transbordar de sentimentos! mal me conseguia conter! mal conseguia formar uma frase! mal conseguia esconder que o que tremia por fora, nem se comparava ao que tremia por dentro!
Afinal, era o meu interior que estava prestes a explodir.

"Como é que não te conseguiste aperceber?”

A tua boca dizia uma coisa que, rapidamente, os teus olhos vinham contrariar. "Voa, sê livre”. Era o que a tua boca pregava em mim, parecia uma cruz que eu estava destinada a carregar. Mas, quando eu voava, ficava o meu mar salgado marcado no teu olhar.  
Não quero estar onde não estás! Não quero voar! quero deitar-me ao teu lado! quero não ter de sair de lá! e só quero voar ao teu lado quando nos cansarmos de viajar no mundo de cá.  

“Porque é que fazemos o oposto daquilo que queremos? Porque é que é mais difícil pedir a alguém para ficar? Quando é que a necessidade do outro começou a parecer uma humilhação? Quando é que o mundo mudou tanto, que o mais normal é demonstrar desapego, em vez daquela saudável obsessão? Tanta questão! Também gostava que o meu cérebro se conseguisse calar. Também me esgoto a mim mesma de tanto pensar.”

(...)

O amor bateu em ti e fez ricochete,  
                                                    ­                acertou em mim,  
quase nos conseguiu despedaçar.  

Até hoje, és uma bala de argila, perdida no fluxo das minhas veias incandescentes. O impacto não me matou, e o buraco já quase sarou com a minha própria carne à tua volta. Enquanto for viva, vou carregar-te para onde quer que vá. Enquanto for viva, és carne da minha própria carne, és uma ferida aberta que me recuso a fechar.
Quero costurar-me a ti! para que não haja possibilidade de nos voltarmos a separar.

Não sei se te cheguei a ensinar alguma coisa, mas ansiava que, talvez, o amor te pudesse ensinar.  

Oferecias resistência, e eu não entendia.  
Então, eu insistia...
                                   Dobrava-te e desdobrava-me.
Fazia origami da minha própria cabeça  
                                                e das folhas soltas que me presenteavas,
escritas com os teus pensamentos mais confusos. Pequenos pedaços de ti!  
Estava em busca de soluções para problemas que nem existiam.  

"Como é que vou tornar esta pedra áspera, numa pedra mais macia? Como é que chego ao núcleo desta pedra de argila? Ao sítio onde palpita o seu pequeno grande coração?
Querias que explorasse os teus limites,  
                                                      ­      ou que fingisse que não os via?”

Querias ser pedra de gelo,  
                                                  e eu, em chamas,  
queria mostrar-te que podias ser pedra vulcânica.

(...)

Estudei as tuas ligações químicas, cada partícula que te constituía.
Como se misturavam umas com as outras para criar  

                 a mais bela sinestesia

que os meus olhos tiveram o prazer de vivenciar.


Tornaste-te o meu desafio mais complicado.  
“O que raio é suposto eu fazer com tantos bocados afiados?”.  
Sinto-os espalhados no meu peito, no sítio onde a tua cabeça deveria encaixar, e não há cirurgia que me possa salvar. Não sei a que médico ir.  Não sei a quem me posso queixar.
São balas fantasma, iguais às dores que sinto quando não estás.  
A dor aguda e congruente que me atormenta quando estás ausente.
Como se me faltasse um pedaço essencial, que torna a minha vida dormente.

Perdoa-me, por nunca ter chegado a entender que uso lhes deveria dar.  

(...)

Reparei, por belo acaso! no teu comportamento delicado  
quando te misturavas com a água salgada, que escorria do meu olhar esverdeado,
                                  quando te abraçava,  
                                  quando te escrevia,  
                          em dias de alegria e/ou agonia.
Como ficavas mais macia, maleável e reagias eletricamente.  
Expandias-te,  
                          tornav­as-te numa outra coisa,  
                                                        ­              um novo eu que emergia,  

ainda que pouco coerente.  


Peguei-te com cuidado. Senti-te gélida, mas tranquila...
"Minha bela pedra de argila..."
Soube logo que te pertencia,  
                                                    ­   soube logo que me pertencias.  
Que o destino, finalmente, tinha chegado.
E soube-o, mesmo quando nem tu o sabias.

A estrada até ti é longa, prefiro não aceitar desvios.  
É íngreme o caminho, e raramente é iluminado...
muito pelo contrário, escolheste construir um caminho escuro,  
cheio de perigos e obstáculos,  
                                                   ­      um caminho duro,  
feito propositadamente para que ninguém chegue a ti...
Então, claro que, às vezes, me perco. Às vezes, também não tenho forças para caminhar. E se demoro, perdoa-me! Tenho de encontrar a mim mesma, antes de te ir procurar.  

No fim da longa estrada, que mais parece um labirinto perfeitamente desenhado,
                                      sem qualquer porta de saída ou de entrada,
estás tu, lá sentada, atrás da tua muralha impenetrável, a desejar ser entendida e amada, e simultaneamente, a desejar nunca ser encontrada.  

“Como é que aquilo que eu mais procuro é, simultaneamente, aquilo com que tenho mais medo de me deparar?”

Que ninguém venha quebrar a tua solidão!  
Estás destinada a estar sozinha! É isso que dizes a ti mesma?
Ora, pois, sei bem o que é carregar a solidão às costas,  
a beleza e a tranquilidade de estar sozinha.

Não vim para a quebrar,  
                                   vim para misturar a tua solidão com a minha.

Moldei-te,  
                     e moldei-me a ti.

Passei os dedos pelas fissuras. Senti todas as cicatrizes e, beijei-te as ranhuras por onde escapavam alguns dos teus bocados. Tentei uni-los num abraço.
Eu sabia...
Como se isto fosse um conto de fadas…
Como se um beijo pudesse acordar…
Como se uma chávena partida pudesse voltar atrás no tempo,  
                                                        ­      
                                                         segundo­s antes de se estilhaçar.  

O tempo recusa-se a andar para trás.
Então, tive de pensar numa outra solução.
Não te podia deixar ali, abandonada, partida no chão.

Todo o cuidado! E mesmo assim foi pouco.  
Desmoronaste.  
Foi mesmo à frente dos meus olhos que desmoronaste.  

Tive tanto cuidado! E mesmo assim, foi pouco.
Não sei se te peguei da forma errada,  
                            
                              ou se já chegaste a mim demasiado fragilizada…

Não queria acreditar que, ainda agora te segurava...
Ainda agora estavas viva…
Ainda agora adormecia com o som do teu respirar…

Agora, chamo o teu nome e ninguém responde do lado de lá…
Agora, já ninguém chama o meu nome do lado de cá.

Sou casmurra. Não me dei por vencida.
Primeiro, levantei-me a mim do chão, depois, quis regressar a ti
                            e regressei à corrida.  
Recuperei-me, e estava decidida a erguer-te de novo.
Desta vez tive a tua ajuda,
                                                   estavas mais comprometida.
Tinhas esperança de ser curada.
Talvez, desta vez, não oferecesses tanta resistência!
Talvez, desta vez, aceitasses o meu amor!
Talvez, desta vez, seja um trabalho a dois!
Talvez, desta vez, possa estar mais descansada.
Talvez, desta vez, também eu possa ser cuidada.

Arrumei os pedaços, tentei dar-lhes uma outra figura.
Adequada à tua beleza, ao teu jeito e feitio. Inteligente, criativa, misteriosa, divertida, carismática, observadora, com um toque sombrio.

Despertaste em mim um amor doentio!  
Ou, pelo menos, era assim que alguns lhe chamavam.
Admito, a opinião alheia deixa-me mais aborrecida do que interessada. A pessoas incompreensivas, não tenho vontade de lhes responder. Quem entende, irá entender. Quem sente o amor como uma brisa, não sabe o que é senti-lo como um furacão. Só quem ama ou já amou assim, tem a total capacidade de compreender, que nem tudo o que parece mau, o chega realmente a ser.

Às vezes, é preciso destruir o antigo, para que algo novo tenha espaço para aparecer. Um amor assim não é uma doença, não mata, pelo contrário, deu-me vontade de viver. Fez-me querer ser melhor, fez-me lutar para que pudesse sentir-me merecedora de o ter.

Sim, pode levar-nos à loucura. Sei que, a mim, me leva ao desespero. O desespero de te querer apertar nos meus braços todos os dias. O desespero de te ter! hoje! amanhã! sempre! O desespero de viver contigo já! agora! sempre! O desespero de não poder esperar! O desespero de não conseguir seguir indiferente depois de te conhecer! O desespero de não me conseguir conter! Nem a morte me poderia conter!  
E , saber que te irei amar, muito depois de morrer.  

Quem nunca passou de brasa a incêndio, não entende a total capacidade de um fogo. Prefiro renascer das cinzas a cada lua nova, do que passar pela vida sem ter ardido.  

Já devia ter entendido, as pessoas só podem mergulhar fundo em mim se já tiverem mergulhado fundo em si. Quem vive à superfície, não sabe do que falo quando o assunto é o inconsciente.  
Se os outros não se conhecem sequer a si mesmos, então, a opinião deles deveria mesmo importar? Há muito já fui aclamada de vilã, por não ser mais do que mera gente. E, como qualquer gente, sou simples e complexa. A realidade é que, poucos são os que se permitem sentir todo o espectro de emoções humanas, genuinamente, e eu, felizmente e infelizmente, sou gente dessa.

(…)

Descobriste um oceano escondido e inexplorado.  
Um Mar que se abriu só para ti, como se fosse Moisés que se estivesse a aproximar. Um Mar que só existia para ti. Um Mar que mais ninguém via, onde mais ninguém podia nadar. Um Mar reservado para ti. Parecia que existia com o único propósito de fazer o teu corpo flutuar.  

Deste-lhe um nome, brincaste com ele, usaste-o, amassaste-o, engoliste-o
                      e, cuspiste-o de volta na minha cara.

Uma outra definição. Um Mar de água doce, com a tua saliva misturada.
Uma outra versão de mim, desconhecida, até então.  
Um outro nome que eu preferia.
Um nome que só tu me chamavas, e mais ninguém ouvia,  
Um booboo que nasceu na tua boca e veio parar às minhas mãos, e delas escorria para um sorriso tímido que emergia.

(...)

E, de onde origina a argila?
Descobri que, pode gerar-se através de um ataque químico. Por exemplo, com a água. "A água sabe."  Era o que tu me dizias.  

Era com ela que nos moldavas.
Talvez com a água doce e salgada que escorria do teu rosto
                                                   e no meu rosto caía,
                                                   e no meu pescoço secava,

enquanto choravas em cima de mim,
                                                                ­abraçada a mim, na tua cama.

Enquanto tremias de receio, de que me desejasses mais a mim, do que aquilo que eu te desejava.

“Como não podias estar mais enganada!  
Como é que não vias todo o tempo e amor que te dedicava?  
Tinhas os olhos tapados pelo medo? Como é que me observavas e não me absorvias?”

O amor tem muito de belo e muito de triste.  A dualidade do mundo é tramada, mas não me adianta de nada fechar os olhos a tudo o que existe.  

Ah! Tantas coisas que nascem de um ataque químico! Ou ataque físico, como por exemplo, através do vulcanismo ou da erosão.
Quando moveste as placas que solidificavam as minhas raízes à Terra,  
           e chegaste a mim em forma de sismo silencioso,  
mandaste-me as ilusões e as outras estruturas todas abaixo, e sobrou uma cratera com a forma do meu coração, de onde foi cuspida a lava que me transmutou. A mesma lava que, mais tarde, usei para nos metamorfosear. Diria que, ser destruída e reconstruída por ti, foi a minha salvação.
Sobrei eu, debaixo dos destroços. Só não sei se te sobrevivi. Nunca mais fui a mesma desde que nos vi a desabar.  

E, são esses dois ataques que geram a argila. Produzem a fragmentação das rochas em pequenas partículas,  
                                                   ­                                                             
                                                                ­                         umas afiadas,  
                                                      ­                                                        
                                                                ­                         umas macias,
                                                                ­                                                       
         ­                                                                 ­               todas partidas.  

Gosto de pegar em factos e, aproximá-los da ficção na minha poesia.
Brinco com metáforas, brinco contigo, brinco com a vida...mas, sou séria em tudo o que faço. Só porque brinco com as palavras, não significa que te mentiria. A lealdade que me une a ti não o iria permitir.  

É belo, tão belo! Consegues ver? Fazes vibrar o meu mundo. Contigo dá-se a verdadeira magia! Também consegues senti-la?  
Tudo dá para ser transformado em algo mais. Nem melhor nem pior, apenas algo diferente.  

Das rochas vem a areia, da areia vem a argila, da argila vem o meu vaso imaginário, a quem dei um nome e uma nova sina.  

Viva a alquimia! Sinto a fluir em mim a alquimia!  
Tenho uma capacidade inata de romantizar tudo,  

                                                   de ver o copo meio cheio,  

                                                       ­                          e nem copo existia.  

Revelaste-me um amor que não sabia estar perdido.
Entendeste-me com qualidades e defeitos.
Graças a ti, fiquei esclarecida! Que melhor do que ser amada,
é ser aceite e compreendida.

Feita de barro nunca antes fundido.
Assim seguia a minha alma, antes de te ter conhecido.
Dá-me da tua água! Quero afogar-me em ti, todas as vidas!
E ter o prazer de conhecer-te, e ter o desprazer de esquecer-te, só para poder voltar a conhecer-te,
sentir-te, e por ti, só por ti, ser sentida.  

Toquei-te na alma nua! Ainda tenho as mãos manchadas com o sangue da tua carne crua. E a minha alma nua, foi tocada por ti. Provaste-me que não estava doida varrida. Soube logo que era tua!  

Nunca tinha trabalhado com o teu tipo de barro.
Ainda para mais, tão fraturado.
Peguei em ti, com todo o cuidado...

"Tive um pensamento bizarro,
Dos teus pedaços vou construir um vaso! Tem de caber água, búzios, algumas flores! Talvez o meu corpo inteiro, se o conseguir encolher o suficiente.

Recolho todos os teus bocados, mantenho-os presos, juntos por um fio vermelho e dourado. Ofereço-me a ti de presente."

(…)

Amei-te de forma sincera.  Às vezes errada, outras vezes certa, quem sabe incoerente. Mas o amor, esse que mais importa, ao contrário de nós, é consistente.  

Sobreviveu às chamas do inferno, às chuvas que as apagaram, a dezenas de enterros e renascimentos.  

Nem os anos que por ele passaram, o conseguiram romper. Nem o tempo que tudo desbota, o conseguiu reescrever.

Foi assim que me deparei com o presente agridoce que me aguardava. Descobriste um dos vazios que carrego cá dentro e, depositaste um pedaço de ti para o preencher.
Invadiste o meu espaço, sem que te tivesse notado, nem ouvi os teus passos a atravessar a porta.  
Confundiste-te com a minha solidão, sem nunca a ter mudado. Eras metade do que faltava em mim, e nem dei conta que me faltavas.

“Como poderia não te ter amado? …"

(…)

Minha bela pedra de argila,  
Ninguém me disse que eras preciosa.
Ninguém o sabia, até então.
Não te davam o devido valor,
e, para mim, sempre foste o meu maior tesouro.
Até a alma me iluminavas,
como se fosses uma pedra esculpida em ouro.

  
Meu vaso de barro banhado a fio dourado,  
Ninguém me avisou que serias tão cobiçado,  
                                                     ­             invejado,
                                                               desdenhado,
ou, até, a melhor obra de arte que eu nunca teria acabado.
Ninguém o poderia saber.  
Queria guardar-te só para mim!
Não por ciúmes, além de os ter.
Mas sim, para te proteger.
Livrar-te de olhares gananciosos e, pessoas mal-intencionadas.  
Livrar-te das minhas próprias mãos que, aparentemente, estão condenadas
                       a destruir tudo o que tanto desejam poder agarrar.  

Perdoa-me, ter achado que era uma benção.

Talvez fosse mais como a maldição  
de um Rei Midas virado do avesso.
Tudo o que toco, transforma-se em fumo dourado.
Vejo o futuro que nos poderia ter sido dado!
Vejo-te no fumo espesso,
                                               a dissipares-te à minha frente,
antes mesmo de te ter tocado.

Tudo o que os deuses me ofereceram de presente, vinha envenenado.

  
A eterna questão que paira no ar.  
É melhor amar e perder? Ou nunca chegar a descobrir a sensação de ter amado?

É melhor amar e ficar!

Há sempre mais opções, para quem gosta de se focar menos nos problemas
                     e mais nas soluções.

O amor é como o meu vaso de argila em processo de criação.  
Cuidado! Qualquer movimento brusco vai deixar uma marca profunda. Enquanto não solidificar, tens de ter cuidado! Muito cuidado para não o estragar. Deixa-o girar, não o tentes domar, toca-lhe com suavidade, dá-lhe forma gentilmente, decora os seus movimentos e, deixa-te ser levado, para onde quer que te leve a sua incerta corrente.

Enquanto não solidificar, é frágil! Muito frágil e, a qualquer momento, pode desabar.

Era isso que me estavas a tentar ensinar?  

Duas mãos que moldam a argila num ritmo exaltante!
E une-se a argila com o criador!
                                            E gira! E gira! num rodopio esmagador,  
                                                    ­  E gira! E gira! mas não o largues!
Segura bem os seus pedaços! Abraça-os com firmeza!

Porque erguê-lo é um trabalho árduo
                                                           ­      e se o largas, vai logo abaixo!

São horas, dias, meses, anos, atirados para o esgoto. Sobra a dor, para que nenhuma de nós se esqueça.

                                        E dança! E dança! E dança!...
                             Tento seguir os seus passos pela cintura...  
                                       Se não soubesse que era argila,  
                          diria que era a minha mão entrelaçada na tua.

Bato o pé no soalho.
                                    E acelero!
                                                      e acalmo o compasso...
A água escorre por ele abaixo.
Ressalta as tuas belas linhas à medida da sua descida,
como se fosse a tua pele suada na minha.  

No final, que me resta fazer? Apenas admirá-lo.

Reconstrui-lo. Delimitá-lo. Esculpi-lo. Colori-lo. Parti-lo, quem sabe. É tão simples! a minha humana de ossos e carne, transformada em pedra de argila, transformada em tesouro, transformada em pó de cinza que ingeri do meu próprio vulcão...

A destruição também é uma forma de arte, descobri isso à força, quando me deixaste.  

Acho que, no meu vaso de argila, onde duas mãos se entrecruzaram para o moldar, vou enchê-lo de areia, búzios, pedras e água dourada,
         talvez nasça lá um outro pedaço de ti, a meio da madrugada.
Vou metê-lo ao lado da minha cama, e chamar-lhe vaso de ouro. Porque quem pega num pedaço rochoso e consegue dar-lhe uma outra utilidade, já descobriu o que é alquimia,  

o poder de ser forjado pelo fogo e sair ileso,
renascido como algo novo.
sunflower Nov 2016
sao os olhos que me partem
envoltados em prazer
desprazer,
que delicadamente
me deixam à mercê;

você
faz-se silenciosa
enquanto arde,
arte

enquanto me invades
em partes
que já não lembram
e não esquecem
você

seja dos olhos
ou das mãos
cortonando as sombrancelhas
acalmava o coração

nuca, costas, quadril
ainda me lembro do calafrio;
quando nossas almas colidiram
levou-me mais de um suspiro

no escuro, um certeiro tiro
deixou-me à beira do umbigo
para percorrer o labirinto
de nossos encontros meio aos seus vícios

e gentilmente me envolver
em êxtase
aos incontestáveis
problemáticos
olhos de morrer
Danielle Furtado Apr 2017
Desisto de te desistir
Várias foram as tentativas de destruir possibilidades
Enfeitadas com piadas e um pouco de dor natural do amor (e de mim)
Mas gentilmente barradas por ti
Sem esforço ou cansaço
Natural e fácil
Não como se nos conhecêssemos há muito mais tempo
Mas como se tivéssemos tempo a perder
E com prazer perco a hora esperando entardecer na tua íris
Subitamente invadida pela ideia de que não queria estar em nenhum outro lugar
Já não luto contra
Aceito
Deixo entrar

— The End —